Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se sia proprio di Dio essere dappertutto

Infra, q. 52, a. 2; q. 112, a. 1; In 1 Sent., d. 37, q. 2, a. 2; q. 3, a. 2; C.G., IV, c. 27; Quodl., 11, a. 1; In Div. Nom., c. 3, lect. 1

Pare che essere dappertutto non sia proprio di Dio.

Infatti:

1. L'universale, secondo Aristotele [ Anal. post. 1,31 ], è dovunque e sempre: parimenti la materia prima è dovunque, poiché è in tutti i corpi.

Ma Dio non è nessuna delle due cose, come appare da ciò che abbiamo detto [ q. 3, aa. 5, 8 ].

Quindi essere dovunque non è proprio di Dio.

2. Nelle cose numerate c'è il numero.

Ma tutto l'universo è stato costituito nel numero [ cioè è numerato ], come appare dalla Scrittura [ Sap 11,20 ].

Vi è dunque un certo numero che è in tutto l'universo, e così [ il numero ] è dappertutto.

3. L'universo intero, al dire di Aristotele [ De Caelo 1,1 ], è nel suo tutto un corpo perfetto.

Ma l'universo è dappertutto, poiché fuori di esso non vi è luogo alcuno.

Quindi non solo Dio è dappertutto.

4. Se qualche corpo fosse infinito, non vi sarebbe alcun luogo fuori di esso.

Quindi sarebbe dappertutto.

E così pare che l'essere dovunque non sia proprio di Dio.

5. L'anima, dice S. Agostino [ De Trin. 6,6.8 ], « è tutta in tutto il corpo e tutta in ciascuna delle sue parti ».

Se dunque nel mondo non esistesse che un solo animale, l'anima di esso sarebbe dappertutto.

E così essere dovunque non è proprio di Dio.

6. Dice S. Agostino [ Epist. 137,2.5 ]: « L'anima dove vede, sente; dove sente, vive; dove vive, è ».

Ma l'anima vede come dappertutto, dato che in successione vede anche tutto il cielo.

Quindi l'anima è dappertutto.

In contrario:

Dice S. Ambrogio [ De Spir. Sancto 1,7 ]: « Chi oserà dire creatura lo Spirito Santo, il quale è sempre e in tutte le cose e dovunque, il che certamente è proprio della divinità? ».

Dimostrazione:

Essere dappertutto primariamente e di per sé è proprio di Dio.

Ora, io dico che è dappertutto primariamente ciò che è dappertutto nella sua totalità.

Se infatti qualcosa fosse ovunque trovandosi in diversi luoghi secondo le sue varie parti, non sarebbe dappertutto in questo modo: poiché ciò che conviene a una cosa in ragione di una sua parte non le conviene primariamente: come se un uomo è bianco a motivo dei denti, la bianchezza non appartiene primariamente all'uomo, ma ai denti.

Dico poi che è dappertutto di per sé ciò a cui non conviene essere ovunque accidentalmente, a motivo di una data supposizione: altrimenti un granello di miglio, supposto che non esistesse alcun altro corpo, sarebbe dappertutto.

Essere dunque dappertutto di per sé conviene a un essere tale che, in qualunque ipotesi, debba necessariamente essere dappertutto.

E in questo senso ciò è proprio di Dio poiché, per quanti altri luoghi si ammettano oltre a quelli esistenti, anche in numero infinito, bisognerebbe che Dio fosse in tutti, poiché nulla può esistere se non per opera sua.

Così dunque essere dappertutto primariamente e di per sé appartiene a Dio in modo esclusivo, dato che per quanti luoghi si ammettano è necessario che Dio sia in ciascuno di essi non parzialmente, ma secondo tutto se stesso.

Analisi delle obiezioni:

1. L'universale e la materia prima sono dappertutto, ma non secondo un identico essere reale.

2. Il numero, essendo un accidente, non è in un luogo di per sé, ma indirettamente; e non è tutto in ciascuno dei numerati, ma parzialmente.

E così non segue che sia dappertutto primariamente e di per sé.

3. L'universo intero è sì dappertutto, non però primariamente, poiché non è tutto in ciascun luogo, ma secondo le sue varie parti; e neppure vi è di per sé poiché, ove si supponessero altri luoghi, non sarebbe in essi.

4. Se esistesse un corpo infinito sarebbe certo dovunque, però [ soltanto ] secondo le sue parti.

5. Se ci fosse un solo animale al mondo, la sua anima sarebbe ovunque primariamente, ma accidentalmente, [ cioè soltanto a motivo della supposizione fatta ].

6. L'espressione « l'anima vede in qualche luogo » può essere intesa in due modi.

In un primo modo l'espressione « in qualche luogo » può determinare l'atto del vedere dal lato dell'oggetto, e allora è vero che se l'anima vede il cielo, vede nel cielo, e per la stessa ragione sente nel cielo; ma non ne segue che essa viva o sia nel cielo, poiché il vivere e l'essere non comportano un atto che passi nell'oggetto esterno.

In un secondo modo l'espressione può determinare l'atto del vedere dal lato del soggetto che vede.

E così, secondo questo modo di parlare, è vero che l'anima dove sente e vede, lì è e vive.

Non ne segue però che sia dappertutto.

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