Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se Dio ami ugualmente tutte le cose

In 2 Sent., d. 26, q. 1, a. 1, ad 2; In 3 Sent., d. 19, q. 1, a. 5, sol. 1; d. 32, q. 1, a. 4; C. G., I, c. 91

Pare che Dio ami ugualmente tutte le cose.

Infatti:

1. Sta scritto [ Sap 6,7 ]: « Dio si cura ugualmente di tutti ».

Ma la provvidenza che Dio ha delle cose scaturisce dall'amore che porta alle medesime.

Quindi Dio ama tutte le cose con uguale amore.

2. L'amore di Dio si identifica con la sua essenza.

Ma l'essenza di Dio non è suscettibile del più e del meno.

Quindi neppure il suo amore.

Di conseguenza egli non può amare alcuni esseri più di altri.

3. L'amore di Dio si estende alle creature così come la scienza e la volontà.

Ma non si può dire che Dio conosce e vuole alcune cose più di altre.

Quindi non si deve neppure dire che le ama di più.

In contrario:

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 110 ] scrive: « Dio ama tutte le cose che ha fatto; ma tra esse ama di più le creature razionali, e tra queste maggiormente quelle che sono membra del suo Figlio unico; e molto di più ancora il suo stesso Unigenito ».

Dimostrazione:

Siccome amare significa volere del bene a qualcuno, una cosa può essere amata di più o di meno per due motivi.

Primo, a motivo dell'atto stesso della volontà, il quale può essere più o meno intenso.

E sotto questo aspetto Dio non ama una cosa più di un'altra, poiché ama tutte le cose con un solo e semplice atto della sua volontà, sempre invariabile.

Secondo, a motivo di quel dato bene che si vuole per l'essere amato.

E in questo senso si dice che noi amiamo di più colui per il quale vogliamo un bene maggiore, anche se [ lo amiamo ] con un'intensità minore.

E in questa seconda maniera bisogna dire che Dio ama alcune cose più di altre.

Essendo infatti l'amore di Dio causa della bontà delle cose, come si è già dimostrato [ a. 2 ], non vi sarebbe una cosa migliore di un'altra se Dio non volesse per una un bene maggiore che per un'altra.

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che Dio ha ugualmente cura di tutte le cose non perché nella sua provvidenza dispensi a tutte dei beni uguali, ma perché tutte le amministra con uguale sapienza e bontà.

2. Questa obiezioni riguarda l'intensità dell'amore nell'atto della volontà, che si identifica con l'essenza divina.

Ma il bene che Dio vuole per la creatura non è l'essenza divina.

Quindi nulla impedisce che esso possa crescere o diminuire.

3. La conoscenza e la volizione indicano soltanto degli atti, e nel loro significato non includono, come invece si è potuto affermare per l'amore, dei dati oggettivi dalla cui diversità si possa dire che Dio conosca o voglia di più o di meno.

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