Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se Dio possa fare ciò che non fa

In 1 Sent., d. 43, q. 2; C. G., II, cc. 23, 26, 27; III, c. 98; De Pot., q. 1, a. 5

Pare che Dio non possa fare se non ciò che fa.

Infatti:

1. Dio non può fare quelle cose che non ha previsto e non ha prestabilito di fare.

Ma non ha previsto e preordinato di fare se non le cose che fa.

Quindi non può fare se non ciò che fa.

2. Dio non può fare se non ciò che deve [ fare ], e ciò che è giusto che sia fatto.

Ma Dio non deve fare ciò che non fa, e non è giusto che faccia quello che non fa.

Quindi non può fare se non ciò che fa.

3. Dio non può fare se non ciò che è buono e conveniente per le cose create.

Ma per le cose fatte da Dio non è bene né conveniente che siano diversamente da come sono.

Quindi Dio non può fare se non le cose che fa.

In contrario:

Sta scritto nel Vangelo [ Mt 26,53 ]: « Non posso io pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? ».

Ma Gesù non lo pregò, e neppure il Padre inviò degli angeli per respingere i Giudei.

Quindi Dio poteva fare ciò che non ha fatto.

Dimostrazione:

Questo problema ha dato luogo a due errori.

Alcuni affermarono che Dio agisce per necessità di natura, vale a dire: come dall'operazione delle realtà naturali non possono provenire se non quelle cose che ne derivano, p. es. dal seme dell'uomo l'uomo, dal seme dell'olivo l'olivo, così dall'operazione divina non possono scaturire altre cose o altro ordine di cose all'infuori di quello attuale.

- Noi invece abbiamo dimostrato [ q. 19, aa. 3,4 ] che Dio non opera per necessità di natura, ma la sua volontà è la causa di tutte le cose; e tale volontà non è determinata naturalmente e necessariamente alle cose presenti.

Quindi in nessuna maniera l'ordine attuale delle cose proviene da Dio così necessariamente che non ne possano provenire altre cose.

Altri, invece, hanno sostenuto che la potenza divina è determinata al corso attuale delle cose a motivo dell'ordine della sapienza e della giustizia divina, senza delle quali Dio non opera.

- Ma siccome la potenza di Dio, che è la sua stessa essenza, non è distinta dalla sapienza di Dio, si può a buon diritto affermare che nulla rientra nella potenza di Dio che non rientri anche nell'ordine della divina sapienza: infatti la sapienza divina abbraccia tutto ciò che può la potenza.

Tuttavia l'ordine che la divina sapienza ha impresso nelle cose e che, come si è già dimostrato [ q. 21, a. 4 ], costituisce l'essenza della giustizia, non adegua la sapienza divina in modo che la sapienza divina sia limitata all'ordine attuale.

È evidente infatti che tutta la concezione dell'ordine imposto dal sapiente alle sue opere si desume dal fine.

Quando dunque il fine è proporzionato alle cose fatte per questo fine la sapienza dell'agente è limitata a un certo ordine determinato.

Ma la bontà divina è un fine che eccede senza proporzione le realtà create.

Quindi la sapienza divina non è determinata a un ordine fisso di cose in modo tale che da essa non ne possa derivare un altro.

Bisogna dunque affermare puramente e semplicemente che Dio può fare altre cose oltre a quelle che fa.

Analisi delle obiezioni:

1. In noi la potenza e l'essenza sono distinte dall'intelligenza e dalla volontà, l'intelletto è distinto dalla sapienza e la volontà dalla giustizia: per cui ci può essere in noi qualcosa che rientra nella [ nostra ] potenza, ma non può rientrare nella volontà giusta o nell'intelletto sapiente.

Ma in Dio sono tutt'uno la potenza e l'essenza, la volontà e l'intelligenza, la sapienza e la giustizia.

Quindi nella potenza divina non può rientrare cosa alcuna che non possa rientrare nella sua volontà giusta e nel suo intelletto sapiente.

Tuttavia, siccome la sua volontà non è determinata necessariamente a questa o a quella cosa, se non forse ipoteticamente, come già vedemmo [ q. 19, a.3 ], e siccome neanche la sapienza e la giustizia di Dio, come si è detto sopra [ nel corpo ], sono determinate a questo ordine di cose, nulla impedisce che nella potenza di Dio rientri qualcosa che egli non vuole, e che non è contenuto entro l'ordine che ha fissato alle cose.

E poiché la potenza viene concepita come esecutrice, la volontà invece come ordinatrice e l'intelletto e la sapienza come principio direttivo [ di ciò che la potenza esegue ], quanto viene attribuito alla potenza considerata in se stessa si dice che Dio lo può secondo la potenza assoluta.

E tali sono tutte le cose in cui si può trovare la ragione di ente, come si è detto sopra [ a. 3 ].

Ciò che invece viene attribuito alla potenza divina in quanto esegue gli ordini della volontà giusta, si dice che Dio lo può fare di potenza ordinata.

In tale senso dunque dobbiamo dire che Dio, di potenza assoluta, può fare cose diverse da quelle che ha previsto e stabilito di fare: non può invece essere che faccia cose all'infuori di quelle che ha preconosciuto e che ha preordinato di fare.

Poiché lo stesso suo fare è soggetto alla prescienza e al preordinamento; non invece il suo potere, che è naturale.

[ Quando ] infatti Dio fa qualcosa, lo fa perché vuole; invece non ha la potenza di farlo perché vuole, ma perché tale è la sua natura.

2. Dio non deve nulla a nessuno, tranne che a se stesso.

Per cui, quando si dice che Dio non può fare se non ciò che deve, si vuol solo dire che Dio non può fare se non ciò che è giusto e conveniente per lui.

Ora, questa affermazione: « [ Dio non può fare se non ciò che è ] conveniente e giusto » possiamo intenderla in due modi.

In un primo modo [ i termini ] conveniente e giusto vengono considerati in strettissimo rapporto con la parola è, in modo da restringere la frase a significare soltanto le cose presenti: e così, [ con tale restrizione ], vengono riferiti alla potenza.

E in tal modo l'affermazione è falsa, poiché ne viene fuori questo senso: Dio non può fare se non ciò che nel momento attuale è conveniente e giusto.

Se invece [ i due termini ] vengono considerati principalmente in rapporto alla parola può, che ha un valore [ non restrittivo, ma ] di amplificazione, e soltanto secondariamente sono messi in rapporto con la parola è, allora si verrà a significare un presente indeterminato, e ne risulterà un'affermazione vera, con questo significato: Dio non può fare se non ciò che, se egli lo facesse, sarebbe conveniente e giusto.

3. Sebbene l'ordine attuale delle cose sia limitato a quelle ora esistenti, tuttavia la sapienza e la potenza di Dio non si limitano a tale ordine.

Quindi, sebbene per queste cose che esistono ora nessun altro ordine sarebbe buono e conveniente, Dio, tuttavia, potrebbe fare altre cose e fissare ad esse un altro ordinamento.

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