Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se gli angeli beati abbiano meritato la loro beatitudine

In 2 Sent., d. 5, q. 2, a. 2; Quodl., 9, q. 4, a. 3

Pare che gli angeli beati non abbiano meritato la loro beatitudine.

Infatti:

1. Il merito proviene dalla difficoltà dell'atto meritorio.

Ma gli angeli non trovarono alcuna difficoltà a ben operare.

Quindi l'azione buona non fu meritoria per essi.

2. Non si può meritare con le [ sole ] forze naturali.

Ma per gli angeli era cosa naturale volgersi a Dio.

Quindi con ciò essi non meritarono la beatitudine.

3. Se gli angeli beati meritarono la beatitudine, o la meritarono prima di averla, o dopo.

Ma non poterono meritarla prima, poiché, come molti ritengono, prima non avevano la grazia, senza la quale non si dà merito.

E neppure la meritarono dopo: poiché in tal caso anche adesso meriterebbero; e ciò è falso, perché allora gli angeli inferiori con i loro meriti potrebbero raggiungere il grado di quelli superiori, e non ci sarebbero più distinzioni stabili dei gradi di grazia: il che è inammissibile.

Quindi gli angeli non meritarono la loro beatitudine.

In contrario:

Nella Scrittura [ Ap 21,17 ] si legge che nella Gerusalemme celeste « la misura dell'angelo » è come « la misura dell'uomo ».

Ora, l'uomo non può raggiungere la beatitudine senza meriti.

Quindi neppure l'angelo.

Dimostrazione:

La perfetta beatitudine è naturale soltanto per Dio, per il quale essere ed essere beato sono la stessa cosa.

Per tutte le creature invece essere beate non rientra nella loro natura, ma è il loro ultimo fine.

Ora, ogni cosa raggiunge l'ultimo fine per mezzo della sua operazione.

E questa operazione terminante al fine o causa il fine - se questo non supera la virtù dell'atto compiuto per raggiungerlo, come la medicatura che ridona la sanità -, oppure merita il fine - quando questo supera la virtù di colui che agisce per conseguirlo, il quale perciò si aspetta il fine come dono di un altro -.

Ora, la beatitudine ultima, come è chiaro da quanto si è detto [ a. 1; q. 12, a. 4 ], supera la natura angelica e quella umana.

Rimane dunque che tanto l'uomo quanto l'angelo hanno dovuto meritare la loro beatitudine.

Se dunque gli angeli furono creati in grazia, senza la quale non ci può essere il merito, si può affermare senza obiezionie che essi hanno meritato la loro beatitudine.

- E così pure se uno sostiene che hanno ricevuto la grazia in un modo o nell'altro prima della gloria.

Se invece gli angeli non ebbero la grazia prima di essere beati, si dovrà dire che essi ebbero la beatitudine senza meritarla, come noi riceviamo la grazia.

Ma ciò è contro la nozione di beatitudine, la quale presenta il carattere di fine, ed è il premio della virtù, come insegna anche Aristotele [ Ethic 1,9 ].

- Oppure bisognerà dire, come altri sostennero, che gli angeli meritano la beatitudine con gli atti che essi compiono nel ministero divino.

Ma ciò sarebbe in contrasto con il concetto di merito: il merito infatti è la via che conduce al fine; ora, chi è già arrivato al termine non ha più ragione di muoversi.

Per questo nessuno merita ciò che già possiede.

- Oppure si dovrebbe arrivare a dire che lo stesso e identico atto della conversione a Dio in quanto procede dal libero arbitrio è meritorio, e in quanto raggiunge il fine è fruizione beata.

Ma anche questo non è ammissibile.

Il libero arbitrio infatti non è causa sufficiente del merito: perciò l'atto che procede dal libero arbitrio non è meritorio se non in quanto è informato dalla grazia.

Ora, non è possibile che esso sia informato al tempo stesso dalla grazia imperfetta, che è la causa del merito, e dalla grazia consumata, che è la causa della fruizione.

Non è dunque possibile che gli angeli simultaneamente fruiscano di Dio e ne meritino la fruizione.

È meglio ritenere perciò che gli angeli ebbero la grazia prima di essere beati, e che per mezzo di essa meritarono la beatitudine.

Analisi delle obiezioni:

1. La difficoltà a bene operare non proviene negli angeli da contrarietà o da ostacoli che riguardino le loro facoltà naturali, ma dal solo fatto che l'opera buona [ richiesta ] supera le capacità della loro natura.

2. Gli angeli non meritano la beatitudine con una conversione naturale [ a Dio ], bensì con la conversione dovuta alla carità, che avviene per mezzo della grazia.

3. La risposta appare chiara in base a quanto si è detto [ nel corpo ].

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