Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se l'anima sia composta di materia e di forma

In 1 Sent., d. 8, q. 5, a. 2; In 2 Sent., d. 17, q. 1, a. 2; C. G., II, c. 50; Quodl., 3, q. 8; 9, q. 4, a. 1; De Spir. Creat., a. 1; a. 9, ad 9; De anima, a. 6; Opusc. 15, De Angelis, c. 7

Pare che l'anima sia composta di materia e di forma.

Infatti:

1. La potenza si contraddistingue dall'atto.

Ora, tutti gli enti che sono in atto partecipano il primo atto, che è Dio: poiché essi sono buoni, enti e viventi per una sua partecipazione, come insegna Dionigi [ De div. nom. 5 ].

Quindi allo stesso modo tutti gli enti in potenza partecipano la potenza prima.

Ma la potenza prima è la materia prima.

Essendo quindi l'anima umana in qualche modo in potenza, come appare dal fatto che l'uomo talora è solo potenzialmente conoscente, pare che l'anima umana partecipi la materia prima come sua parte.

2. Dovunque si trovino le proprietà della materia, ivi è la materia.

Ora, nell'anima si trovano le proprietà della materia, che sono il fare da soggetto [ a una forma ] e il subire trasmutazioni: l'anima infatti è il soggetto della scienza e della virtù, e può passare dall'ignoranza alla scienza, dal vizio alla virtù.

Quindi nell'anima ci deve essere la materia.

3. Le cose prive di materia non hanno una causa del proprio essere, come afferma Aristotele [ Met. 8,6 ].

Ma l'anima ha una causa del suo essere, essendo creata da Dio.

Quindi in essa ci deve essere la materia.

4. Ciò che non è materia, ma è solo forma, è atto puro e infinito.

Ma ciò spetta soltanto a Dio.

Quindi nell'anima non può mancare la materia.

In contrario:

S. Agostino [ De Gen. ad litt. 7, cc. 7-9 ] dimostra che l'anima non è fatta né di materia corporea, né di materia spirituale.

Dimostrazione:

L'anima non ha materia.

E questo lo possiamo desumere da due considerazioni.

La prima parte dal concetto generico e universale di anima.

Infatti è proprio della natura dell'anima essere la forma di un corpo.

Ora, essa sarà forma o totalmente o per una sua parte.

Se totalmente, allora è impossibile che una sua parte sia materia, se per materia intendiamo un ente che sia solo in potenza: infatti la forma, in quanto forma, è atto, e ciò che esiste solo in potenza non può essere parte dell'atto, essendo la potenza incompatibile con l'atto, che è il suo contrario.

Se invece l'anima è forma [ di un corpo ] per una sua parte, chiameremo anima quella parte, e chiameremo primo animato quella materia di cui essa è l'atto primo.

La seconda considerazione parte dal carattere specifico dell'anima umana, cioè dal suo essere intellettiva.

È infatti evidente che quanto viene ricevuto in un soggetto è ricevuto in conformità alla natura del ricevente.

D'altra parte ogni oggetto è conosciuto secondo il modo in cui la sua forma si trova nel soggetto conoscente.

Ora, l'anima intellettiva conosce alcuni oggetti nella loro natura universale e assoluta, p. es. la pietra in quanto è pietra, nella sua assolutezza.

Vi è dunque nell'anima intellettiva la forma della pietra nella sua assolutezza, secondo la sua ragione formale.

Quindi l'anima intellettiva è una forma assoluta, non già un composto di materia e di forma.

- Se infatti l'anima intellettiva fosse composta di materia e di forma, le forme delle cose sarebbero ricevute in essa nella loro individualità; e così essa conoscerebbe le cose soltanto nella loro singolarità, come avviene nelle potenze sensitive, che ricevono le forme delle cose in un organo corporeo: la materia infatti è il principio di individuazione delle forme.

Rimane dunque che l'anima intellettiva, e ogni sostanza intellettuale che conosca le forme nella loro assolutezza, non è composta di materia e di forma.

Analisi delle obiezioni:

1. L'atto primo è il principio universale di tutti gli atti, perché essendo infinito « contiene in sé virtualmente tutte le cose », come dice Dionigi [ De div. nom. 5 ].

È quindi partecipato dalle cose non dividendo se stesso in parti, ma mediante l'esercizio della sua causalità.

Invece la potenza deve essere proporzionata all'atto, essendo ricettiva dell'atto.

Ma gli atti ricevuti, che procedono dal primo atto infinito e sono in certo modo partecipazioni di esso, sono diversi tra loro.

Non può quindi esistere una potenza capace di ricevere tutti gli atti, come invece esiste un atto unico il quale causa tutti gli atti partecipati: altrimenti quella potenza ricettiva adeguerebbe la potenza attiva del primo atto.

Ora, nell'anima intellettiva vi è una potenza ricettiva che è ben diversa dalla potenza ricettiva della materia prima, come si rileva dalla diversità delle cose ricevute: infatti la materia prima riceve le forme individuali, mentre l'intelletto riceve le forme assolute.

Quindi l'esistenza di tale potenza nell'anima intellettiva non prova che l'anima sia composta di materia e di forma.

2. Fare da soggetto e subire trasmutazioni appartiene alla materia in quanto è in potenza.

Come dunque la potenza dell'intelletto è diversa da quella della materia prima [ cf. ad 1 ], così è diversa la natura delle due funzioni suddette.

L'intelletto infatti è il soggetto della scienza, e si trasmuta dall'ignoranza alla conoscenza in quanto è in potenza alle specie intelligibili.

3. La forma causa e determina l'essere della materia: infatti l'agente, in quanto riduce la materia all'atto della forma mediante il processo di trasmutazione, ne causa l'essere.

Ma se una cosa è una forma sussistente non riceve l'essere da un principio formale, e neppure ha una causa che la muti dalla potenza all'atto.

Quindi il Filosofo, dopo le parole riportate, conclude dicendo che negli esseri composti di materia e di forma « non si trova altra causa oltre a quella che muove dalla potenza all'atto; invece in quelli che sono privi di materia tutta la natura è un'entità semplice ».

4. Ogni partecipato si rapporta al partecipante come suo atto.

Ora, è necessario che tutte le forme create sussistenti per se stesse partecipino l'essere: poiché anche « la vita in se stessa », o qualunque altra entità assoluta « partecipa l'essere », come scrive Dionigi [ De div. nom. 5,9 ].

Ma l'essere partecipato è limitato alla capacità del partecipante.

Quindi Dio solo, che è lo stesso suo essere, è un atto puro e infinito.

Nelle sostanze intellettuali invece si ha composizione di atto e di potenza: non già di materia e di forma, ma di forma e di essere partecipato.

Quindi alcuni dicono che esse risultano composte di quo est [ ciò per cui la cosa è ] e di quod est [ ciò che è ]: infatti l'essere è ciò per cui [ id quo ] una cosa esiste.

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