Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se l'uomo fu posto nel Paradiso terrestre per lavorarlo e custodirlo

Pare che l'uomo non fosse posto nel Paradiso terrestre per lavorarlo e custodirlo.

Infatti:

1. Nel Paradiso terrestre e nello stato di innocenza non si doveva trovare ciò che fu introdotto come pena del peccato.

Quindi l'uomo non fu posto nel Paradiso perché lo coltivasse.

2. Non c'è bisogno di custodia dove non si temono invasori violenti.

Ma nel Paradiso non c'erano da temere invasori violenti.

Quindi non era necessario custodirlo.

3. Se l'uomo fu posto nel Paradiso terrestre per lavorarlo e per custodirlo, pare seguirne che l'uomo sia stato creato per il Paradiso e non viceversa; il che è falso.

Quindi l'uomo non fu posto nel Paradiso per coltivarlo e custodirlo.

In contrario:

Dice la Scrittura [ Gen 2,15 ]: « Il Signore prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo lavorasse e lo custodisse ».

Dimostrazione:

Come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 8,10.19 ], questo passo della Scrittura può essere inteso in due modi.

Primo, nel senso che Dio pose l'uomo nel Paradiso affinché lo stesso Dio lavorasse e custodisse l'uomo: lo lavorasse, cioè dandogli la giustificazione - poiché se l'azione divina abbandona l'uomo questi subito si ottenebra, come fa l'aria quando cessa l'influsso della luce -, e lo custodisse da ogni corruzione e da ogni male.

Secondo, può essere inteso nel senso che l'uomo doveva lavorare e custodire il Paradiso.

Quel lavoro tuttavia non sarebbe stato gravoso, come lo è dopo il peccato, ma piacevole, poiché permetteva di sperimentare la virtù della natura.

E anche la custodia non aveva per oggetto gli invasori, ma suo scopo era che l'uomo custodisse per sé il Paradiso, evitando di perderlo con il peccato.

Il Paradiso era perciò ordinato al bene dell'uomo, e non viceversa.

Sono quindi evidenti le risposte alle obiezioni.

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