Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se gli angeli della seconda gerarchia siano tutti inviati

In 2 Sent., d. 10, q. 1, a. 3; In Hebr., c. 1, lect. 6

Pare che gli angeli della seconda gerarchia siano tutti inviati.

Infatti:

1. Tutti gli angeli o sono del numero degli assistenti o sono del numero dei ministranti, come si ricava dal profeta Daniele [ Dn 7,10 ].

Ma gli angeli della seconda gerarchia non appartengono al numero degli assistenti, essendo illuminati dagli angeli della prima gerarchia, come afferma Dionigi [ De cael. hier. 8,1 ].

Quindi sono tutti quanti inviati in ministero.

2. Secondo S. Gregorio [ Mor. 17,13 ] « gli angeli ministranti sono più numerosi degli angeli assistenti ».

Ma ciò non sarebbe vero se gli angeli della seconda gerarchia non fossero inviati in ministero.

Quindi tutti gli angeli della seconda gerarchia sono inviati in ministero.

In contrario:

Dionigi [ l. cit. ] afferma che « le Dominazioni sono al disopra di ogni soggezione ».

Ma l'essere inviato in ministero comporta soggezione.

Quindi le Dominazioni non vengono inviate in ministero.

Dimostrazione:

In base alle spiegazioni date [ a. 1 ], l'essere inviato per un ministero esterno compete propriamente agli angeli, in quanto essi compiono qualche opera sulle creature materiali per comando di Dio, il che appartiene certamente all'esecuzione del divino ministero.

Ora, le proprietà degli angeli vengono rivelate dai loro nomi, come insegna Dionigi [ De cael. hier. 7,1 ].

Quindi vengono inviati per ministero gli angeli di quegli ordini i cui nomi denotano una esecuzione [ pratica ].

Ma il nome delle Dominazioni non denota alcuna esecuzione, bensì solo disposizione e comando sulle cose da fare.

Invece nei nomi degli ordini inferiori è chiaramente espressa l'esecuzione: infatti gli Angeli e gli Arcangeli sono così denominati perché annunziano, e le Virtù e le Potestà perché dicono rapporto con qualche azione da compiere: poiché, come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 34 ], « è proprio del principe essere il primo tra coloro che operano ».

Quindi l'essere inviati per ministeri esterni appartiene a questi cinque ordini, e non ai quattro superiori.

Analisi delle obiezioni:

1. Le Dominazioni sono annoverate tra gli angeli ministranti non come esecutori del ministero, ma come ideatori e committenti di ciò che deve essere eseguito dagli altri.

Come fanno appunto gli architetti, i quali non prendono parte al lavoro manuale, ma solo dispongono e ordinano ciò che gli altri debbono fare.

2. Nell'assegnare il numero degli angeli assistenti e ministranti si segue un doppio criterio.

S. Gregorio infatti sostiene che sono più gli angeli ministranti che quelli assistenti.

Poiché egli interpreta le parole della Scrittura [ Dn 7,10 ]: « Mille migliaia lo servivano » non in senso moltiplicativo, ma in senso partitivo, come se si dicesse: « alcune migliaia del numero di quelle migliaia ».

E in questo senso il numero degli angeli ministranti viene posto come indefinito, per denotare una cifra esorbitante, mentre rimane definito il numero degli assistenti in base alle altre parole: « diecimila volte centomila [ = un miliardo ] lo assistevano ».

E questa opinione si fonda su una tesi dei Platonici, secondo i quali quanto più gli esseri si avvicinano a un primo principio, tanto più piccolo è il loro numero: infatti un numero tanto più è piccolo quanto più si accosta all'unità.

E tale criterio è esatto relativamente al numero degli ordini, poiché sei amministrano e tre assistono.

Dionigi invece [ De cael. hier. 14 ] sostiene che il numero degli angeli sorpassa ogni moltitudine materiale: per cui, come i corpi celesti superano quasi infinitamente per grandezza i corpi inferiori, così le nature superiori incorporee superano per numero tutte le nature corporee: poiché le realtà migliori sono maggiormente volute e moltiplicate da Dio.

E in base a ciò, essendo gli angeli assistenti superiori agli angeli ministranti, saranno più numerosi gli assistenti che i ministranti.

Quindi, secondo tale opinione, la formula numerica « mille migliaia » va presa in senso moltiplicativo, come se si dicesse « mille per mille » [ = 1.000.000 ].

E poiché cento per dieci fa mille, se si fosse detto « centomila per dieci » [ = 1.000.000 ] si sarebbe potuto intendere che tanti erano gli angeli assistenti quanti i ministranti; invece si dice « diecimila volte centomila » [ = 1.000.000.000 ], in modo da significare che gli assistenti sono molto più numerosi dei ministranti.

- Si badi però che tali cifre non vanno prese materialmente, quasi che gli angeli siano tanti e non più: poiché il loro numero è molto maggiore, superando qualunque moltitudine materiale.

E ciò viene indicato dalla moltiplicazione dei numeri massimi per se stessi, e cioè dei numeri dieci, cento e mille, come fa osservare Dionigi [ ib. ].

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