Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se il seme provenga dal superfluo dell'alimento

In 2 Sent., d. 30, q. 2, a. 2

Pare che il seme non provenga dal superfluo dell'alimento, ma dalla sostanza del generante.

Infatti:

1. Il Damasceno [ De fide orth. 1,8 ] dice che la generazione « è l'opera della natura che produce il nuovo essere dalla sostanza del generante ».

Ma ciò che è generato, è generato dal seme.

Quindi il seme proviene dalla sostanza del generante.

2. Il figlio ha la somiglianza del padre in quanto riceve qualcosa da lui.

Ma se il seme da cui viene generato il nuovo essere appartenesse al sovrappiù dell'alimento, uno non riceverebbe nulla dal nonno e dai proavi, nei quali tale alimento non poteva trovarsi.

Quindi nessuno dovrebbe rassomigliare più al nonno o ai suoi proavi che ad altri uomini.

3. L'alimento del generante può provenire dalle carni di bue o di maiale o di altri animali simili.

Ammesso quindi che il seme derivasse dal sovrappiù dell'alimento, l'individuo generato dal seme avrebbe più affinità con il bue o con il maiale che non con il padre e con gli altri consanguinei.

4. Secondo S. Agostino [ De gen. ad litt. 10,20.35 ] noi saremmo esistiti in Adamo « non solo quanto alla ragione seminale, ma anche quanto alla sostanza corporea ».

Ma ciò non potrebbe verificarsi se il seme derivasse dal superfluo dell'alimento.

Quindi il seme non proviene dal superfluo dell'alimento.

In contrario:

Il Filosofo [ De gen. animal. 1,18 ] prova con molti argomenti che « il seme è il sovrappiù dell'alimento ».

Dimostrazione:

La presente questione dipende in parte dalle cose già viste [ a. 1; q. 118, a. 1 ].

Se è vero infatti che l'essere umano possiede la virtù di comunicare la propria forma a dell'altra materia non solo in un altro essere, ma anche nel proprio, è evidente che l'alimento, il quale da principio è dissimile, diventa alla fine simile in forza della forma ad esso comunicata.

Ora, l'ordine naturale vuole che una cosa sia portata dalla potenza all'atto gradatamente: quindi negli esseri prodotti per generazione noi riscontriamo che ognuno di essi inizialmente è imperfetto e in seguito diventa perfetto.

È poi evidente che il generico sta al proprio e al determinato come l'imperfetto sta al perfetto: perciò vediamo che nella generazione dell'animale esso viene generato prima dell'uomo o del cavallo.

Così dunque anche l'alimento prima acquista una virtù generica in ordine a tutte le parti del corpo, e in seguito riceve una determinazione in ordine a questa o a quella parte.

Non è possibile quindi che divenga seme ciò che già si è convertito nella sostanza delle membra, quasi tornasse a separarsene.

Perché tale elemento separato, se non conservasse più la natura del soggetto da cui si è separato, già si troverebbe avulso dalla natura del generante e quasi sulla via della corruzione: e così non potrebbe avere la virtù di trasformare altre cose in tale natura.

Se invece conservasse ancora la natura di ciò da cui si separa allora, avendo ricevuto una determinazione per una parte speciale, non potrebbe più agire in ordine alla natura del tutto, ma solo in ordine alla natura di una parte.

A meno che non si voglia ritenere che esso si separi come un prodotto di tutte le parti del corpo, conservando perciò la natura di tutte le parti.

In tal caso però il seme verrebbe a essere quasi un piccolo animale in atto: e allora la generazione di un animale dall'altro non avverrebbe altro che per scissione, come il fango è generato dal fango, e come accade in quegli animali che, fatti a pezzi, continuano a vivere.

Ma ciò è inammissibile.

Diciamo dunque che il seme non è scisso da ciò che era il tutto in atto, ma piuttosto è il tutto in potenza, avente in sé la virtù di produrre tutto il corpo: virtù derivata, come si è detto [ ib. ], dall'anima del generante.

Ma questo tutto potenziale può essere soltanto ciò che è generato dall'alimento prima che si trasformi nella sostanza delle membra.

Quindi è da qui che è preso il seme.

- E per tale motivo si dice che la potenza nutritiva è al servizio di quella generativa: poiché ciò che è trasmutato dalla potenza nutritiva è assunto come seme dalla potenza generativa.

E il Filosofo [ De gen. animal. 1,18 ] trova un segno di ciò nel fatto che gli animali di grossa corporatura, avendo bisogno di molto nutrimento, sono scarsi di seme e poco fecondi in rapporto alla mole del loro corpo; e anche gli uomini pingui sono scarsi di seme per lo stesso motivo.

Analisi delle obiezioni:

1. Negli animali e nelle piante la generazione deriva dalla sostanza del generante in quanto il seme trae la sua virtù dalla forma del generante, e in quanto è in potenza alla sostanza [ o natura ] del medesimo.

2. La rassomiglianza del generante col generato non viene raggiunta per mezzo della materia, ma per mezzo della forma dell'agente, che tende a produrre un essere consimile.

Perché dunque uno abbia somiglianza col suo nonno non è necessario che la materia corporea del seme si trovasse già nel nonno, ma basta che nel seme vi sia una virtù derivata dall'anima del nonno, attraverso il padre.

3. Vale la stessa risposta.

Infatti l'affinità non dipende dalla materia, bensì dalla derivazione della forma.

4. L'affermazione di S. Agostino non va interpretata nel senso che in Adamo sia esistita già in atto o la ragione seminale prossima di questo individuo o la sua sostanza corporea, ma nel senso che sia l'una che l'altra esistevano in Adamo come nella loro sorgente.

Infatti anche la materia corporea che viene somministrata dalla madre, e che egli chiama « sostanza corporea », deriva originariamente da Adamo; e similmente deriva da lui la virtù attiva che è nel seme paterno, e che è la ragione seminale prossima di questo individuo.

Si dice invece che Cristo fu in Adamo secondo la sostanza corporea, ma non secondo la ragione seminale.

E ciò perché la materia del suo corpo, che venne somministrata dalla Vergine madre, derivava da Adamo, ma non derivava da Adamo la virtù attiva, poiché il corpo di Cristo non fu formato per virtù di seme virile, ma per opera dello Spirito Santo.

Tale generazione infatti conveniva a colui che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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