Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se l'atto della volontà possa essere comandato

In 1 Ethic., lect. 20

Pare che l'atto della volontà non possa essere comandato.

Infatti:

1. S. Agostino [ Conf. 8,9.21 ] scrive: « L'anima comanda all'anima di volere, ma non fa sì che voglia ».

Ora, volere è un atto della volontà.

Quindi gli atti della volontà non si comandano.

2. Può essere comandato chi può intendere il comando.

Ma non spetta alla volontà intendere il comando: infatti la volontà è distinta dall'intelletto.

Quindi l'atto della volontà non può essere comandato.

3. Se fosse comandato un qualche atto della volontà, per lo stesso motivo lo sarebbero tutti.

Ma se tutti gli atti della volontà sono comandati è necessario procedere all'infinito: poiché il comando della ragione è preceduto da un atto della volontà, come si è detto [ a. 1 ]; e se tale atto è a sua volta comandato, questo comando è preceduto da un altro atto della volontà, e così all'infinito.

Ma è inammissibile che si proceda all'infinito.

Quindi gli atti della volontà non sono comandati.

In contrario:

Tutto ciò che è in nostro potere sottostà al nostro comando.

Ma gli atti della volontà sono quanto mai in nostro potere: infatti tutti i nostri atti in tanto sono in nostro potere in quanto sono volontari.

Quindi gli atti della volontà sottostanno al nostro comando.

Dimostrazione:

Il comando, come si è detto [ a. 1 ], non è altro che un atto della ragione che ordina e dispone una cosa ad agire mediante una mozione.

Ora, è evidente che la ragione può disporre dell'atto della volontà: come infatti può giudicare che è bene volere una cosa, così può disporre col comando che uno la voglia.

È chiaro quindi che gli atti della volontà possono essere comandati.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino [ Conf. 8,9.21 ] aggiunge che l'animo, quando comanda perfettamente a se stesso di volere, allora già vuole; e se talora gli capita di comandare e di non volere, è perché non comanda perfettamente.

E l'imperfezione del comandare dipende dal fatto che la ragione viene sollecitata da più parti a comandare o a non comandare: per cui ondeggia tra due soluzioni, senza un vero comando.

2. Come tra le membra del corpo ciascun membro non agisce solo a proprio vantaggio, ma per tutto l'organismo - l'occhio, p. es., vede per tutto il corpo -, così avviene per le potenze dell'anima.

Infatti l'intelletto intende non solo per sé, ma per tutte le potenze; e la volontà non vuole solo per sé, ma per tutte le potenze.

Quindi l'uomo può comandare a se stesso l'atto del volere, in quanto è un essere dotato di intelligenza e di volontà.

3. Essendo il comando un atto della ragione, possono essere comandati quegli atti che sono sottoposti alla ragione.

Ora, il primo atto della volontà non dipende dall'ordine della ragione, ma dall'istinto della natura, o da una causa superiore, come si è già spiegato [ q. 9, a. 4 ].

Quindi non è necessario procedere all'infinito.

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