Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se il dolore e la tristezza siano alleviati dalla contemplazione della verità

Pare che la contemplazione della verità non mitighi il dolore.

Infatti:

1. Sta scritto [ Qo 1,18 ]: « Chi accresce il sapere aumenta il dolore ».

Ora, la scienza appartiene alla contemplazione della verità.

Quindi la contemplazione della verità non allevia il dolore.

2. La contemplazione della verità appartiene all'intelletto speculativo.

Ora, come dice Aristotele [ De anima 3,9 ], « l'intelletto speculativo non muove ».

Essendo dunque la gioia e il dolore moti dell'animo, sembra che la contemplazione della verità non contribuisca per nulla a mitigare il dolore.

3. Il rimedio va applicato dove si trova il male.

Ma la contemplazione della verità è nell'intelletto.

Quindi non può alleviare il dolore fisico, che risiede nel senso.

In contrario:

S. Agostino [ Solil. 1,12.20 ] racconta: « Mi sembrava che se alle nostre menti si fosse mostrato lo splendore della verità, o non avrei sentito quel dolore, o l'avrei sopportato come un'inezia ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 3, a. 5 ], nella contemplazione della verità abbiamo il massimo godimento.

Ora, ogni godimento allevia il dolore, secondo le dimostrazioni date [ a. 1 ].

Quindi la contemplazione della verità allevia la tristezza, o dolore, nella misura in cui uno ama la sapienza.

E così grazie alla contemplazione di Dio e della futura beatitudine gli uomini godono nelle tribolazioni, secondo l'esortazione di S. Giacomo [ Gc 1,2 ]: « Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove ».

Anzi, tale gioia si trova persino, ed è una cosa ancora più grande, fra i tormenti del corpo: come fu per « il martire S. Tiburzio, il quale nel camminare a piedi nudi sui carboni ardenti diceva: Mi sembra di passeggiare sulle rose, nel nome di Gesù Cristo » [ Brev. O.P., 10 Ag. ].

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che « chi accresce il sapere aumenta il dolore » o per le obiezioni e gli insuccessi che si incontrano nello scoprire la verità, oppure perché mediante la scienza uno viene a conoscere molte cose contrarie al suo volere.

Quindi la scienza può causare dolore dalla parte delle cose conosciute; causa però godimento dalla parte della contemplazione della verità.

2. L'intelletto speculativo non muove l'animo in forza dell'oggetto contemplato, ma in forza della contemplazione stessa, che è un certo bene dell'uomo, e per sua natura piacevole.

3. Tra le facoltà dell'anima c'è una ridondanza dalle superiori nelle inferiori.

E in questo modo il godimento della contemplazione, che risiede nella parte superiore, ridonda anche a sollievo del dolore che risiede nel senso.

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