Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se l'audacia derivi dalla speranza

Supra, q. 25, a. 3; De Verit., q. 26, a. 5, ad 2; In 3 Ethic., lect. 15

Pare che l'audacia non derivi dalla speranza.

Infatti:

1. L'audacia riguarda cose cattive e temibili, come dice Aristotele [ Ethic. 3,7 ].

Invece la speranza riguarda il bene, secondo le spiegazioni date [ q. 40, a. 1 ].

Quindi esse hanno oggetti diversi, e non sono dello stesso ordine.

Perciò l'audacia non deriva dalla speranza.

2. L'audacia si contrappone al timore, come la disperazione alla speranza.

Ma il timore non deriva dalla disperazione: anzi, la disperazione esclude il timore, come afferma il Filosofo [ Reth. 2,5 ].

Quindi l'audacia non deriva dalla speranza.

3. L'audacia ha di mira un bene, cioè la vittoria.

Ma tendere verso il bene arduo appartiene alla speranza.

Quindi l'audacia si identifica con la speranza.

E così non deriva da essa.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 3,8 ] insegna che « i provvisti di solida speranza sono audaci ».

Quindi l'audacia deriva dalla speranza.

Dimostrazione:

Si è detto più volte [ cf. q. 22, a. 2; q. 35, a. 1; q. 41, a. 1 ] che tutte queste passioni dell'anima appartengono alle potenze appetitive.

Ora, ogni moto delle facoltà appetitive si riduce a una propensione o a una fuga.

E sia l'una che l'altra possono essere sia per se che per accidens: sono per se la propensione per il bene e la fuga per il male; sono invece per accidens la propensione verso un male in vista di un bene connesso, e la fuga da un bene motivata da un male che lo accompagna.

Ora, ciò che è per accidens deriva sempre da ciò che è per se.

E così la propensione verso un male deriva da quella verso il bene; come la fuga di un bene deriva dalla fuga di un male.

Ma questi quattro atteggiamenti corrispondono a quattro passioni: infatti la propensione verso il bene corrisponde alla speranza, la fuga del male al timore, l'aggressione di un male temibile all'audacia e la fuga di un bene [ arduo ] alla disperazione.

Per cui segue che l'audacia deriva dalla speranza: infatti uno prende ad assalire audacemente un male temibile perché spera di vincerlo.

Invece la disperazione deriva dal timore: uno infatti dispera in quanto teme le obiezioni che accompagnano il bene sperato.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento sarebbe valido se il bene e il male non fossero correlativi.

Il male invece è correlativo al bene, essendo posteriore al bene come la privazione al possesso: perciò l'audacia, che persegue il male, presuppone la speranza, che persegue il bene.

2. Nonostante che il bene, assolutamente parlando, sia prima del male, tuttavia la fuga non ha come suo primo oggetto il bene, bensì il male: al contrario della propensione.

Come quindi la speranza viene prima dell'audacia, così il timore viene prima della disperazione.

E come la disperazione deriva dal timore non sempre, ma solo se questo è grave, così l'audacia deriva dalla speranza non sempre, ma solo quando questa è intensa.

3. Sebbene l'audacia abbia di mira un male a cui è annesso, secondo la persuasione dell'audace, il bene della vittoria, tuttavia ha per oggetto il male: il bene connesso è invece oggetto della speranza.

E similmente la disperazione riguarda direttamente il bene che abbandona, mentre il timore riguarda il male connesso.

Perciò, propriamente parlando, l'audacia non fa parte della speranza, ma ne è un effetto: così come la disperazione non fa parte del timore, ma ne è un effetto.

E anche per questo motivo l'audacia non può essere una delle passioni principali.

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