Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se le virtù cardinali siano ben ripartite in virtù politiche, purificanti, proprie di un animo purificato ed esemplari

In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 4, ad 2; d. 34, q. 1, a. 1, arg. 6; De Verit., q. 26, a. 8, ad 2

Pare che queste quattro virtù non siano ben ripartite in virtù esemplari, proprie di un animo purificato, purificanti e politiche.

Infatti:

1. Macrobio [ Super somn. Scip. 1,8 ] insegna che « sono esemplari quelle virtù che si trovano nella mente stessa di Dio ».

Il Filosofo [ Ethic. 10,8 ] però osserva che « è ridicolo attribuire a Dio la giustizia, la fortezza, la temperanza e la prudenza ».

Quindi tali virtù non possono essere esemplari.

2. Le virtù degne di un animo purificato sarebbero quelle senza passioni: infatti Macrobio [ ib. ] aggiunge che « appartiene alla temperanza di un animo purificato non già reprimere, ma dimenticare del tutto le terrene cupidige; e alla fortezza non già vincere, ma ignorare le passioni ».

Ora, sopra [ q. 59, a. 5 ] si è detto che queste virtù non possono stare senza le passioni.

Quindi non possono essere le virtù proprie di un animo purificato.

3. Per Macrobio [ l. cit. ] le virtù purificanti appartengono a coloro « che fuggendo le realtà umane si immergono in quelle divine ».

Ma ciò è peccaminoso: infatti Cicerone [ De off. 1,21 ] scrive che « coloro i quali dicono di disprezzare il comando e le magistrature che i più ambiscono, non solo non li considero degni di lode, ma li considero in colpa ».

Perciò non esistono virtù purificanti.

4. Per Macrobio [ l. cit. ] le virtù politiche sarebbero « quelle con le quali gli uomini onesti provvedono allo stato e difendono la città ».

Ora, è la sola giustizia legale che è ordinata al bene comune, come insegna il Filosofo [ Ethic. 5,1 ].

Quindi le altre virtù non possono dirsi politiche.

In contrario:

Scrive Macrobio [ l. cit. ]: « Plotino, che con Platone tiene il primato tra i filosofi, diceva: - Quattro sono i generi delle quattro virtù.

Le prime tra di esse sono politiche; le seconde purificanti; le terze proprie di un animo purificato; le quarte esemplari ».

Dimostrazione:

Come insegna S. Agostino [ De mor. Eccl. 6 ], « è necessario che l'anima abbia un modello da seguire, per poter concepire una virtù: e questo è Dio, seguendo il quale viviamo bene ».

È quindi necessario che in Dio preesista l'esemplare delle virtù umane, come preesistono in lui le ragioni di tutte le cose.

Perciò le virtù possono essere considerate in quanto sono « esemplarmente » in Dio: e allora vengono dette esemplari.

E in questo senso la prudenza in Dio sarà la stessa mente divina; la temperanza sarà il volgersi dell'intenzione divina verso Dio stesso, come in noi si dice temperanza il conformarsi del concupiscibile alla ragione; la fortezza di Dio sarà la sua immutabilità; la giustizia sarà la sua osservanza della legge eterna nel compimento delle sue opere, come diceva Plotino [ cf. Macrob., l. cit. ].

E poiché l'uomo è per natura un animale politico queste virtù, in quanto si trovano nell'uomo in conformità a tale sua natura, vengono dette politiche: poiché l'uomo in forza di esse ottiene la disposizione atta a eseguire i compiti umani.

E noi finora ci siamo limitati a parlare di queste virtù stando su questo piano.

Siccome però l'uomo ha il compito di adeguarsi per quanto è possibile alle realtà divine, come nota anche il Filosofo [ Ethic. 10,7 ], e questo ci viene più volte raccomandato dalla Sacra Scrittura, come in quel testo [ Mt 5,48 ]: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste », è necessario ammettere delle virtù intermedie tra quelle politiche, che sono virtù umane, e quelle esemplari, che sono virtù divine.

E tali virtù si suddividono in base alla distinzione esistente fra il moto e il suo termine.

Alcune sono proprie di coloro che camminano verso la somiglianza con Dio: e queste sono dette purificanti.

E allora la prudenza ha il compito di disprezzare tutte le realtà mondane in vista della contemplazione delle cose di Dio, e di indirizzare tutti i pensieri dell'anima soltanto verso queste ultime; la temperanza invece ha il compito di abbandonare, per quanto è possibile alla natura, ciò che il corpo richiede; la fortezza poi fa sì che l'anima non si spaventi per l'abbandono del corpo e l'accesso ai beni superiori; la giustizia finalmente fa sì che tutta l'anima acconsenta a percorrere la via di questo proposito.

- Altre invece sono proprie di coloro che hanno già raggiunto la somiglianza con Dio: e queste vengono dette proprie di un animo già purificato.

E allora la prudenza si riduce alla contemplazione delle sole cose divine; la temperanza al misconoscimento delle cupidige terrene; la fortezza all'imperturbabilità di fronte alle passioni; la giustizia a un'alleanza perpetua con la volontà di Dio, mediante l'imitazione di essa.

E queste virtù le possiamo attribuire ai beati, e in questa vita a pochi perfettissimi.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Filosofo parla di queste virtù in quanto limitate alle cose umane: p. es. della giustizia limitata alla compravendita, della fortezza limitata ai timori e della temperanza limitata ai desideri o concupiscenze.

È in questo senso infatti che sarebbe ridicolo attribuire a Dio queste virtù.

2. Le virtù umane, cioè le virtù degli uomini esistenti in questo mondo, riguardano sempre le passioni, ma le virtù di coloro che hanno raggiunto la perfetta beatitudine sono senza passioni.

Infatti Plotino [ cf. Macrob., l. cit. ] osserva che « le virtù politiche addolciscono le passioni », cioè le riducono al giusto mezzo; « le seconde », ossia quelle purificanti, « le eliminano »; « le terze », cioè quelle degne di un animo purificato, « le dimenticano »; « le quarte » poi, cioè le esemplari, « considerano peccato solo il nominarle ».

- Si potrebbe però anche rispondere che Macrobio parla delle passioni nel senso di moti disordinati.

3. Abbandonare le cose umane quando una necessità lo impone è riprovevole, ma negli altri casi è virtuoso.

Infatti Cicerone poco sopra aveva detto: « Forse dobbiamo concedere che hanno fatto bene a non assumere responsabilità politiche quelli che con ingegno eccellente si dedicarono allo studio; e anche quelli che ne furono impediti o dalla malferma salute o da una causa più grave, sebbene apprezzassero quelli che accettavano le cariche ».

E ciò concorda con quanto scrive S. Agostino [ De civ. Dei 19,19 ]: « La carità della verità richiede una santa tranquillità, e il dovere della carità ci fa assumere un incarico giusto.

Se nessuno ci impone un tale peso, si deve attendere alla contemplazione della verità; se invece ci viene imposto, lo si deve accettare per un dovere di carità ».

4. La sola giustizia legale riguarda direttamente il bene comune, ma essa convoglia verso tale bene tutte le altre virtù col suo comando, come insegna il Filosofo [ l. cit. nell'ob. ].

Si deve infatti osservare che alle virtù politiche, secondo il significato che qui viene loro riconosciuto, appartiene il ben operare non soltanto a favore della collettività, ma anche a favore delle sue parti, cioè di una famiglia o di una persona particolare.

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