Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se le cose che si vedono possano essere oggetto di fede

In 3 Sent., d. 24, q. 1, a. 2, sol. 1; De Verit., q. 14, a. 9; In Hebr., c. 11, lect. 1

Pare che le cose che si vedono possano essere oggetto di fede.

Infatti:

1. Il Signore [ Gv 20,29 ] disse a Tommaso: « Tu hai visto e hai creduto ».

Quindi una stessa cosa può essere oggetto di visione e di fede.

2. L'Apostolo [ 1 Cor 13,12 ] afferma: « Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa ».

E parla della conoscenza della fede.

Quindi ciò che uno crede può anche vederlo.

3. La fede è una luce dello spirito.

Ora, con qualsiasi luce si vede sempre qualcosa.

Perciò la fede ha per oggetto cose che si vedono.

4. Secondo S. Agostino [ Serm. 112,6 ], col termine vista si può intendere qualsiasi senso.

Ora, la fede ha per oggetto cose che si odono, secondo l'espressione di S. Paolo [ Rm 10,17 ]: « La fede viene dall'ascoltare ».

Perciò la fede ha per oggetto cose che si vedono.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 11,1 ] insegna che « la fede è prova delle cose che non si vedono ».

Dimostrazione:

La fede implica l'assenso dell'intelletto a ciò che si crede.

Ora, l'intelletto può assentire a una cosa in due modi.

Primo, perché è mosso dall'oggetto, il quale può essere conosciuto o direttamente per se stesso, come avviene per i primi princìpi di cui si ha un abito naturale, oppure indirettamente, come avviene per le conclusioni di cui si ha la scienza.

Secondo, non perché è mosso adeguatamente dal proprio oggetto, ma per una scelta volontaria, che inclina più verso una parte che verso l'altra.

E se ciò viene fatto col dubbio e col timore che sia vero l'opposto, avremo l'opinione; se invece è fatto con la certezza e senza tale timore, avremo la fede.

Ora, noi diciamo che sono viste quelle cose che muovono direttamente i sensi o il nostro intelletto alla loro conoscenza.

È quindi chiaro che né la fede né l'opinione possono essere di cose evidenti per il senso o per l'intelletto.

Analisi delle obiezioni:

1. Tommaso « altro vide e altro credette.

Vide l'uomo, e credendo lo confessò suo Dio, quando disse: "Mio Signore e mio Dio" » [ cf. Greg., In Evang. hom. 26 ].

2. Le verità di fede possono essere considerate da due punti di vista.

Primo, in particolare: e così non possono essere insieme oggetto di visione e di fede, come si è dimostrato [ nel corpo ].

Secondo, in generale, cioè sotto l'aspetto generico di cose da credere.

E in questo senso sono viste da chi crede: infatti costui non le crederebbe se non vedesse che sono da credersi, o per l'evidenza dei segni, o per qualcos'altro di analogo.

3. La luce della fede fa vedere quali siano le cose da credersi.

Come infatti gli altri abiti virtuosi fanno sì che un uomo veda ciò che gli conviene secondo tali abiti, così l'abito della fede inclina l'anima umana ad accettare le cose che collimano con la vera fede, e a respingere le altre.

4. L'udito ha per oggetto le parole che esprimono le verità della fede, non le cose stesse che formano l'oggetto della fede.

Quindi non è detto che tali cose debbano essere viste.

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