Summa Teologica - II-II

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Articolo 7 - Se per evitare lo scandalo si debba tralasciare il bene spirituale

III, q. 42, a. 2; In 4 Sent., d. 38, q. 2, a. 4, sol. 1, 2; In Matth., c. 15; In Rom., c. 14, lect. 3

Pare che per evitare lo scandalo si debba tralasciare il bene spirituale.

Infatti:

1. S. Agostino [ Contra epist. Parmen. 3,2.3 ] insegna che quando si teme il pericolo di uno scisma, bisogna tralasciare la punizione dei peccati.

Ora, la punizione dei peccati è un bene spirituale, essendo un atto di giustizia.

Quindi per evitare lo scandalo si deve tralasciare il bene spirituale.

2. L'insegnamento sacro è un bene spirituale.

Eppure bisogna cessare da esso per evitare lo scandalo, poiché sta scritto [ Mt 7,6 ]: « Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non si voltino per sbranarvi ».

Quindi per motivi di scandalo si deve tralasciare il bene spirituale.

3. La correzione fraterna, essendo un atto di carità, è un bene spirituale.

Eppure talora essa viene tralasciata per motivi di carità, per evitare lo scandalo di altri, come dice S. Agostino [ De civ. Dei 1,9 ].

Quindi il bene spirituale deve essere tralasciato per evitare lo scandalo.

4. S. Girolamo [ ? ] insegna che per evitare lo scandalo si deve tralasciare tutto quanto si può tralasciare, salva la triplice verità « della vita, della giustizia e della dottrina ».

Ora, il compimento dei consigli e l'elargizione dell'elemosina possono essere tralasciati molte volte senza intaccare tale triplice verità: altrimenti tutti quelli che omettono queste cose commetterebbero continui peccati.

E tuttavia sono tra le più grandi opere di ordine spirituale.

Quindi le opere spirituali vanno omesse per evitare lo scandalo.

5. La fuga di un peccato qualsiasi è un bene spirituale, poiché qualsiasi peccato arreca un danno spirituale a chi lo commette.

Ma per evitare lo scandalo del prossimo talora uno è tenuto a commettere dei peccati veniali, come quando col peccato veniale può impedire il peccato mortale di un altro: infatti l'uomo è tenuto a impedire per quanto può la dannazione del prossimo, senza compromettere la propria salvezza, la quale non è impedita dal peccato veniale.

Quindi l'uomo è tenuto a tralasciare un bene spirituale per evitare lo scandalo.

In contrario:

Scrive S. Gregorio [ In Ez hom. 7 ]: « Se si prende scandalo dalla verità, è preferibile far nascere lo scandalo che abbandonare la verità ».

Ma i beni spirituali appartengono massimamente alla verità.

Quindi i beni spirituali non vanno tralasciati per motivi di scandalo.

Dimostrazione:

Essendo lo scandalo di due specie, attivo e passivo, diciamo subito che il problema non esiste per lo scandalo attivo: poiché essendo questo scandalo una parola o un'azione meno retta, non si deve far nulla che implichi uno scandalo attivo.

- Il problema si presenta invece per lo scandalo passivo.

Si deve perciò determinare ciò che siamo tenuti a tralasciare perché gli altri non si scandalizzino.

Tra i beni spirituali, dunque, si devono fare delle distinzioni.

Infatti alcuni di essi sono necessari per la salvezza, e non possono essere tralasciati senza peccato mortale.

Ora, è evidente che nessuno deve peccare mortalmente per impedire il peccato di un altro: poiché secondo l'ordine della carità l'uomo deve preferire la salvezza spirituale propria a quella di un altro.

Per cui le cose che sono indispensabili alla salvezza non vanno tralasciate per evitare lo scandalo.

Tra i beni spirituali non indispensabili per la salvezza bisogna invece distinguere.

Poiché lo scandalo che può accompagnarli talora nasce da malizia, quando cioè col suscitare scandali si vogliono impedire tali beni spirituali: e questo è lo scandalo dei Farisei, i quali si scandalizzavano dell'insegnamento del Signore.

E il Signore insegna a non curarsi di tale scandalo [ Mt 15,14 ].

- Talora invece lo scandalo deriva da fragilità o da ignoranza: e questo è lo scandalo dei pusilli.

E per tale scandalo talvolta bisogna nascondere o anche rimandare certe opere buone, quando non c'è urgenza, fino a che non venga a cessare lo scandalo, essendo state date le debite spiegazioni.

Se però dopo le spiegazioni date lo scandalo perdura, allora esso è da considerarsi come dovuto a malizia: e in tal caso le suddette opere spirituali non vanno tralasciate.

Analisi delle obiezioni:

1. Il castigo non è desiderabile per se stesso, ma come una certa medicina per mettere un freno ai peccati.

Esso perciò appartiene alla giustizia nella misura in cui serve a reprimere i peccati.

Ora, se è evidente che col castigo si provocano peccati più numerosi e più gravi, allora il castigo non sta nei limiti della giustizia.

E S. Agostino parla appunto di questo caso, del caso cioè in cui la scomunica di alcuni provochi il pericolo di uno scisma: allora infatti lanciare la scomunica non rientrerebbe nella verità della giustizia.

2. Nell'insegnamento bisogna considerare due cose: la verità che viene insegnata e l'atto stesso dell'insegnare.

La prima è di necessità per la salvezza: poiché chi ha l'ufficio di insegnare non deve insegnare il contrario della verità, ma solo la verità secondo l'opportunità del tempo e delle persone.

Quindi per nessuno scandalo che ne possa seguire uno può mai insegnare il falso, tralasciando la verità.

- Invece l'atto stesso dell'insegnare è una delle elemosine spirituali, come sopra [ q. 32, a. 2 ] si è visto.

E così per l'insegnamento valgono le stesse cautele da osservarsi nelle altre opere di misericordia, di cui parleremo fra poco [ ad 4 ].

3. La correzione fraterna, come si è detto [ q. 33, a. 1 ], è ordinata all'emendamento del colpevole.

Essa perciò va elencata tra i beni spirituali in quanto giova a tale scopo.

Ora, ciò non avviene se il fratello rimane scandalizzato dalla correzione.

Se quindi la correzione viene omessa per evitare lo scandalo, non si tralascia un bene spirituale.

4. La verità « della vita, della dottrina e della giustizia » non abbraccia soltanto le cose strettamente necessarie alla salvezza, ma anche i mezzi per raggiungere la salvezza in maniera più perfetta, poiché sta scritto [ 1 Cor 12,31 ]: « Aspirate ai carismi più grandi ».

Per cui né le opere consigliate né quelle di misericordia vanno tralasciate del tutto per evitare lo scandalo, ma talora vanno fatte di nascosto, o differite per evitare lo scandalo dei pusilli, come si è detto [ nel corpo ].

Talora invece l'osservanza dei consigli e il compimento delle opere di misericordia sono di necessità per la salvezza.

Il che è evidente per coloro che hanno già fatto voto di osservare i consigli e per quelli che hanno il compito stretto di provvedere alle altrui necessità, sia nell'ordine temporale, p. es. dando da mangiare agli affamati, sia nell'ordine spirituale, p. es. insegnando agli ignoranti.

E questo dovere può nascere sia dall'ufficio che uno ha, come è evidente nel caso dei prelati, sia dalla necessità dell'indigente.

E allora queste cose vanno considerate alla stregua delle altre che sono indispensabili alla salvezza.

5. Alcuni dissero che per evitare lo scandalo siamo tenuti a commettere il peccato veniale.

Ma questa è un'affermazione contraddittoria: se infatti un'azione è da farsi non è cattiva né peccaminosa, non potendo il peccato essere degno di scelta.

Invece può capitare che un'azione non sia peccato veniale per una data circostanza, e che tolta quella circostanza sia peccato veniale: come una parola scherzosa è peccato veniale quando è detta senza alcuna utilità, ma se viene pronunziata per un motivo ragionevole non è oziosa e non è un peccato.

- Sebbene poi il peccato veniale non tolga la grazia, da cui dipende la salvezza dell'uomo, tuttavia pregiudica la salvezza, inquantoché il peccato veniale dispone al mortale.

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