Summa Teologica - II-II

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Articolo 17 - Le diverse specie della preghiera

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 3; In Philipp., c. 4, lect. 1; In 1 Tim., c. 2, lect. 1

Pare che non sia giusto distinguere nella preghiera « la supplica, le preghiere, le domande e le azioni di grazie ».

Infatti:

1. La supplica non è altro che una specie di scongiuro.

Ora, secondo Origene [ In Mt 110, su 26,63 ], « non sta bene che un uomo che voglia vivere secondo il Vangelo scongiuri un'altra persona: se infatti non è lecito giurare, non lo è neppure scongiurare ».

Quindi non è giusto mettere la supplica tra le parti della preghiera.

2. La preghiera, stando al Damasceno [ De fide orth. 3,24 ], è « una domanda fatta a Dio di cose convenienti ».

Quindi non è giusto presentare le preghiere come contrapposte alle domande.

3. Le azioni di grazie riguardano il passato, le altre cose invece il futuro.

Ma il passato viene prima del futuro.

Quindi non è giusto mettere le azioni di grazie all'ultimo posto.

In contrario:

Basta il testo di S. Paolo [ 1 Tm 2,1 ].

Dimostrazione:

Per la preghiera si richiedono tre cose.

Primo, che l'orante si avvicini a Dio, che egli intende pregare.

E ciò viene indicato col termine preghiera: poiché la preghiera è « un'elevazione della mente a Dio » [ Damasc., l. cit. ].

- Secondo, è necessaria la richiesta, che viene indicata col termine domanda: sia che la richiesta sia fatta in maniera determinata, il che secondo alcuni sarebbe la domanda in senso proprio; sia che venga fatta in maniera indeterminata, come quando uno chiede di essere aiutato da Dio, il che i suddetti autori denominano supplica; sia che si limiti alla sola presentazione del fatto, come in quell'espressione evangelica [ Gv 11,3 ]: « Ecco, colui che tu ami è ammalato », il che corrisponderebbe all'insinuazione.

- Terzo, si richiede una ragione per impetrare ciò che si domanda.

E ciò sia rispetto a Dio, sia rispetto a chi chiede.

Ora, il motivo che giustifica l'impetrazione dalla parte di Dio è la sua santità, alla quale ci appelliamo per essere esauditi, secondo l'espressione del profeta [ Dn 9,17s ]: « Porgi l'orecchio, o mio Dio, per la tua grande misericordia ».

E a ciò si riferisce l'supplica, che avviene « mediante un appellarsi a cose sacre », come quando diciamo: « Per la tua nascita liberaci, o Signore ».

- Il motivo invece che giustifica l'impetrazione dalla parte di chi prega è il rendimento di grazie: poiché, come si legge in un'orazione liturgica, « ringraziando per i benefici ricevuti, meritiamo di riceverne di più grandi ».

Per questo la Glossa [ ord. ] afferma che « nella messa abbiamo le suppliche nelle formule che precedono la consacrazione », e che commemorano alcune realtà sacre; « abbiamo le preghiere nella consacrazione stessa », che impone la massima elevazione della mente a Dio; « abbiamo le domande nelle preghiere che la seguono, e le azioni di grazie alla fine ».

- E queste quattro forme di preghiera si possono riscontrare anche in molte orazioni liturgiche della Chiesa.

Nella colletta della Trinità, p. es., l'espressione: « Dio onnipotente ed eterno » riguarda l'elevazione della mente a Dio propria della preghiera; le parole: « che hai concesso ai tuoi servi », ecc., si riferiscono al rendimento di grazie; quelle altre invece: « concedici, te ne preghiamo », ecc., costituiscono la domanda; la finale poi: « per il Signore Nostro », ecc., è l'supplica.

Invece nelle Conferenze di Cassiano [ 9,11 ] si legge che « si ha la supplica quando imploriamo per i peccati, la preghiera quando consacriamo qualcosa a Dio, la domanda quando chiediamo per gli altri ».

Ma la prima spiegazione è migliore.

Analisi delle obiezioni:

1. La supplica è uno scongiuro non di imposizione, che è proibito, ma di implorazione della misericordia.

2. La preghiera presa in senso lato include tutte le suddivisioni qui ricordate, ma come elemento distinto implica propriamente un'elevazione a Dio.

3. In cose diverse il passato precede il futuro, ma un'identica cosa prima di essere passata è futura.

Così il ringraziamento per certi benefici precede la domanda di altri benefici, ma l'identico beneficio prima viene domandato e da ultimo, dopo che è stato ricevuto, diventa oggetto di rendimento di grazie.

La domanda però è preceduta dalla preghiera, con la quale ci avviciniamo a colui al quale domandiamo.

E la preghiera a sua volta è preceduta dalla supplica: poiché osiamo avvicinarci a lui in considerazione della bontà divina.

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