Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se il sacrilegio consista nella violazione di una cosa sacra

Pare che il sacrilegio non consista nella violazione di una cosa sacra.

Infatti:

1. Nel Decreto [ di Graz. 2,17,4,29 ] si legge: « Commettono sacrilegio coloro che discutono le decisioni del principe, mettendo in dubbio che sia degno di onore colui che egli ha eletto ».

Eppure qui non si accenna per nulla a cose sacre.

Quindi il sacrilegio non implica la violazione di una cosa sacra.

2. Poco dopo [ can. 31 ] si aggiunge che se uno permette ai Giudei di esercitare uffici pubblici « deve essere scomunicato come sacrilego ».

Ma gli uffici pubblici non pare che rientrino nelle cose sacre.

Quindi non pare che il sacrilegio implichi la violazione di cose sacre.

3. La virtù di Dio è superiore alla virtù di un uomo.

Ma le cose sacre ricevono la santità da Dio.

Quindi non possono essere violate dall'uomo.

E così il sacrilegio non consiste nella violazione di una cosa sacra.

In contrario:

S. Isidoro [ Etym. 10 ] scrive che « si dice sacrilego colui che sacra legit, cioè che ruba delle cose sacre ».

Dimostrazione:

Come risulta dalle spiegazioni già date [ I-II, q. 101, a. 4 ], una cosa è detta sacra perché è ordinata al culto divino.

Come infatti una cosa ha natura di bene perché è ordinata a un fine buono, così diventa in qualche modo divina se è destinata al culto di Dio, per cui si deve ad essa un certo rispetto che ridonda su Dio stesso.

E così tutte le mancanze di rispetto verso le cose sacre costituiscono un'ingiuria verso Dio, e hanno natura di sacrilegio.

Analisi delle obiezioni:

1. Secondo il Filosofo [ Ethic 1,2 ], il bene comune del popolo è qualcosa di divino.

Per questo anticamente i supremi moderatori dello stato erano chiamati divini, quali ministri della divina provvidenza, secondo quelle parole [ Sap 6,4 ]: « Pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente ».

E così, per una certa analogia, si usa denominare sacrilegio tutto ciò che costituisce una mancanza di rispetto verso il principe, come ad es. mettere in discussione le sue decisioni e l'obbligo di accettarle.

2. Il popolo cristiano è stato santificato dalla fede e dai sacramenti di Cristo, come dice S. Paolo [ 1 Cor 6,11 ]: « Ma siete stati lavati, siete stati santificati ».

E S. Pietro [ 1 Pt 2,9 ] afferma: « Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato ».

Perciò quanto costituisce un'ingiuria per il popolo cristiano, cioè che siano posti a comandarlo degli increduli, costituisce una mancanza di rispetto per una cosa sacra.

Quindi è ragionevole parlare di sacrilegio.

3. Violazione qui sta per qualsiasi mancanza di onore, o di rispetto.

« L'onore » però, come dice il Filosofo [ Ethic. 1,5 ], « è presso colui che onora, non già presso chi è onorato »; e così anche la mancanza di rispetto è in colui che si comporta in maniera irrispettosa, anche se non fa alcun danno a colui a cui manca di rispetto.

Egli quindi, per quanto dipende da lui, viola ciò che è sacro, anche se la cosa non può essere violata.

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