Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la fortezza abbia per oggetto solo i pericoli di morte

Infra, a. 11; In 3 Sent., d. 33, q. 2, a. 3, ad 6; q. 3, a. 3, sol. 1; De Virt., q. 1, a. 12, ad 23; In 2 Ethic., lect. 8; 3, lect. 14

Pare che la fortezza non abbia per oggetto solo i pericoli di morte.

Infatti:

1. S. Agostino [ De mor. Eccl. 1,15 ] afferma che la fortezza è « un amore che sopporta facilmente ogni cosa per l'oggetto amato ».

E altrove [ De musica 6,15.49 ] insegna che la fortezza è « un amore che non si lascia intimorire dalla morte né da alcuna contrarietà ».

Dunque la fortezza non ha di mira solo i pericoli di morte, ma tutte le avversità.

2. Tutte le passioni devono essere portate al giusto mezzo da qualche virtù.

Ora, non esiste una virtù che abbia il compito di stabilire nel giusto mezzo gli altri timori.

Perciò la fortezza non ha per oggetto solo il timore della morte, ma anche gli altri timori.

3. Nessuna virtù si colloca agli estremi.

Ma il timore della morte è un estremo, trattandosi, come dice Aristotele [ Ethic. 3,6 ], del timore più grave.

Quindi la fortezza non ha di mira il timore della morte.

In contrario:

Andronico [ De affect. ] afferma che « la fortezza è una virtù dell'irascibile che non si lascia facilmente spaventare dal timore della morte ».

Dimostrazione:

È proprio della fortezza, come si è visto [ a. prec. ], impedire che la volontà si ritragga dal bene di ordine razionale per timore di un male fisico.

Ora, tale bene va difeso con fermezza contro qualsiasi male: poiché nessun bene fisico può reggerne il confronto.

È quindi necessario che la fortezza d'animo consista nella virtù che mantiene ferma la volontà dell'uomo nel bene di ordine razionale contro i più gravi mali: poiché chi sta fermo contro i mali più gravi, è logico che stia fermo anche di fronte ai mali minori, mentre non è vero l'opposto.

Inoltre è caratteristico della virtù come tale il tendere al massimo in ogni cosa.

Ora, ciò che è temibile al massimo fra tutti i mali temporali è la morte, che toglie tutti i beni materiali.

Per cui S. Agostino [ De mor. Eccl. 1,22 ] afferma che « il legame del corpo per non essere scosso e tormentato ispira il timore della pena e del dolore, e per non essere eliminato o distrutto turba l'anima col timore della morte ».

Per cui la virtù della fortezza ha per oggetto il timore dei pericoli di morte.

Analisi delle obiezioni:

1. La fortezza serve a comportarsi bene in tutte le avversità.

Un uomo però non viene detto forte puramente e semplicemente perché sopporta delle avversità qualsiasi, ma solo perché sopporta i mali più gravi.

Per la resistenza nelle altre avversità si dice invece che uno è forte in senso relativo.

2. Siccome il timore nasce dall'amore, ne segue che ogni virtù che modera l'amore di qualche bene, indirettamente modera anche il timore del male contrario.

Come la liberalità, che modera l'amore delle ricchezze, modera anche il timore della loro perdita.

E lo stesso si dica della temperanza e delle altre virtù.

Ora, l'amare la propria vita è una cosa naturale.

È quindi necessario che vi sia una virtù speciale per moderare il timore della morte.

3. Nel caso delle virtù, gli estremi sono gli eccessi che si allontanano dalla retta ragione.

Se quindi uno sopporta dei pericoli estremi seguendo la ragione, non vi è nulla in lui che sia contrario alla virtù.

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