Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la pazienza sia la più grande delle virtù

I-II, q. 66, a. 4, ad 2

Pare che la pazienza sia la più grande delle virtù.

Infatti:

1. In ogni genere di cose la più importante è quella che è perfetta.

Ma « la pazienza ha un operare perfetto », come afferma S. Giacomo [ Gc 1,4 ].

Dunque la pazienza è la virtù più importante.

2. Tutte le virtù sono ordinate al bene dell'anima.

Ma ciò vale in modo speciale per la pazienza, poiché il Signore dice nel Vangelo [ Lc 21,19 ]: « Con la vostra pazienza possiederete le vostre anime ».

Quindi la pazienza è la più grande delle virtù.

3. Ciò che conserva e causa altre cose è superiore a ciò che è conservato.

Ora, secondo S. Gregorio [ In Evang. hom. 35 ] « la pazienza è la radice e la custode di tutte le virtù ».

Perciò essa è la più grande delle virtù.

In contrario:

La pazienza non è enumerata, né da S. Gregorio [ Mor. 22,1 ] né da S. Agostino [ De mor Eccl. 1,15 ], fra le quattro virtù principali.

Dimostrazione:

Le virtù per loro natura sono ordinate al bene: poiché, come dice Aristotele [ Ethic. 2,5 ], la virtù è « ciò che rende buono chi la possiede e l'opera che egli compie ».

Perciò una virtù è tanto più importante e superiore quanto maggiormente e più direttamente è ordinata al bene.

Ora, ordinano più direttamente al bene le virtù che lo costituiscono che non quelle destinate a toglierne gli ostacoli.

E come tra quelle che costituiscono il bene le une sono superiori alle altre nella misura in cui è maggiore il bene di cui esse arricchiscono l'uomo - la fede, la speranza e la carità, p. es., sono superiori alla prudenza e alla giustizia -, così tra quelle ordinate a togliere gli ostacoli del bene l'una è tanto superiore all'altra quanto più è di impedimento al bene l'ostacolo che essa toglie.

Ora, distolgono dal bene più i pericoli di morte, oggetto della fortezza, o i piaceri del tatto, oggetto della temperanza, che non un'avversità qualsiasi, di cui si occupa la pazienza.

Dunque la pazienza non è la più grande delle virtù, ma è inferiore non solo alle virtù teologali e alla prudenza e alla giustizia, che direttamente fondano l'uomo nel bene, ma anche alla fortezza e alla temperanza, che tolgono ostacoli più gravi.

Analisi delle obiezioni:

1. Quando si dice che la pazienza ha un operare perfetto, ciò va inteso in ordine alla sopportazione delle avversità.

Poiché queste ultime producono:

primo, la tristezza, che viene moderata dalla pazienza;

secondo, l'ira, che è frenata dalla mansuetudine;

terzo, l'odio, che viene distrutto dalla carità;

quarto, il danno ingiusto, che è impedito dalla giustizia.

Ora, eliminare il principio di un male è una cosa più perfetta.

Da ciò però non segue che la pazienza sia più perfetta in senso assoluto.

2. Il possesso indica un dominio pacifico.

Per questo si dice che l'uomo possiede la propria anima con la pazienza, in quanto con essa svelle dalle radici le passioni causate dalle avversità che turbano l'anima.

3. La pazienza è la radice e la custode di tutte le virtù non nel senso che le causi e le conservi direttamente, ma solo perché ne elimina gli ostacoli.

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