Summa Teologica - III

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Articolo 7 - Se in Cristo ci fosse il timore

In 3 Sent., d. 15, q. 2, a. 2, sol. 3; expos.; De Verit., c. 26, a. 8; Comp. Theol., c. 232

Pare che in Cristo non ci fosse il timore.

Infatti:

1. Si legge nei Proverbi [ Pr 28,1 Vg ]: « Il giusto è senza timore, sicuro come un leone ».

Ma Cristo era sommamente giusto.

Quindi in Cristo non c'era alcun timore.

2. Scrive S. Ilario [ De Trin 10,10 ]: « Domando a coloro che pensano diversamente se sia ragionevole ammettere la paura di morire in colui che, fugando dagli Apostoli ogni timore della morte, li esortò alla gloria del martirio ».

Non è dunque ragionevole ammettere in Cristo il timore.

3. Il timore è solo per i mali che l'uomo non può evitare.

Ma Cristo poteva evitare sia il male della pena che soffrì, sia il male della colpa che commettono gli altri.

Quindi in Cristo non ci poteva essere il timore.

In contrario:

Il Vangelo [ Mc 14,33 ] attesta che « Gesù cominciò a sentire paura e angoscia ».

Dimostrazione:

Come la percezione di un male presente provoca la tristezza, così la conoscenza di un male futuro provoca il timore.

Se però il male futuro si prospetta con assoluta certezza, allora non si ha più il timore.

Per cui dice il Filosofo [ Reth. 2,5 ] che c'è il timore solo dove c'è una qualche speranza di evitare il male: quando infatti non c'è alcuna speranza di evitarlo si apprende il male come presente, e allora si ha la tristezza piuttosto che il timore.

Il timore quindi si presenta sotto due aspetti.

Primo, come ripugnanza naturale dell'appetito sensitivo per il male corporale, il quale causa tristezza se il male è presente, e timore se il male è futuro.

E sotto questo aspetto in Cristo c'era il timore, come pure la tristezza.

- Secondo, come incertezza del futuro: come quando di notte ci spaventiamo nel sentire qualche rumore di cui ignoriamo la causa.

E sotto questo aspetto in Cristo non c'era il timore, come afferma il Damasceno [ De fide orth. 3,23 ].

Analisi delle obiezioni:

1. È detto che il giusto è « senza timore » nel senso della passione perfetta che distoglie l'uomo dal bene razionale.

E tale timore non c'era in Cristo, ma c'era solo la propassione.

Per questo si dice che « Gesù cominciò a sentire paura e angoscia », cioè a modo di propassione, come spiega S. Girolamo [ In Mt 4, su 26,37 ].

2. S. Ilario esclude da Cristo il timore nello stesso senso in cui esclude la tristezza: cioè quanto alla necessità di subirlo.

Tuttavia, per dimostrare la realtà della sua natura umana, Cristo assunse volontariamente sia il timore che la tristezza.

3. Sebbene Cristo potesse con la sua potenza divina evitare i mali futuri, nondimeno rispetto alla debolezza della sua carne questi si presentavano inevitabili, o difficilmente evitabili.

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