Supplemento alla III parte

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Articolo 6 - Se nella Chiesa ci possa essere qualcuno superiore ai vescovi

Pare che nella Chiesa non ci possa essere nessuno superiore ai vescovi.

Infatti:

1. Tutti i vescovi sono successori degli Apostoli.

Ma l'autorità conferita a uno di essi, cioè a S. Pietro [ Mt 16,19 ], fu data a tutti gli apostoli [ Gv 20,23 ].

Quindi i vescovi sono tutti uguali, e nessuno è superiore all'altro.

2. Il rito della Chiesa deve conformarsi più a quello dei Giudei che a quello dei gentili.

Ora, la gradazione della dignità episcopale, cioè la precedenza dell'uno sull'altro, « deriva dai gentili », come dicono le Sentenze [ 4,24,17 ], mentre nell'antica legge non c'era.

Perciò nella Chiesa un vescovo non deve essere superiore all'altro.

3. Un potere superiore non può essere conferito da un inferiore, e neppure da un uguale: poiché « la contraddizione è esclusa dal fatto che l'inferiore è benedetto dal superiore » [ Eb 7,7 ].

Per cui un sacerdote non promuove un vescovo, e neppure un altro sacerdote, ma il sacerdote è promosso dal vescovo.

Invece un vescovo può ordinare qualsiasi vescovo: poiché anche il vescovo di Ostia consacra il Papa.

Quindi la dignità episcopale è uguale in tutti.

Così dunque un vescovo non deve sottostare all'altro, come si dice nella lettera ( l. cit. ).

In contrario:

1. Negli atti del Concilio di Costantinopoli [ cf. S. Tommaso, Contra err. Graec. ] si legge: « Secondo la Scrittura e secondo le disposizioni dei Canoni noi riconosciamo che il vescovo santissimo dell'antica Roma è il primo e il più grande dei vescovi, e dopo di lui il vescovo di Costantinopoli ».

Perciò i vescovi sono subordinati l'uno all'altro.

2. S. Cirillo vescovo di Alessandria [ ib. ] ha scritto: « Restiamo membra del nostro capo, che è il trono apostolico dei Pontefici Romani, al quale noi dobbiamo domandare ciò che bisogna credere e ritenere, venerandolo e ricorrendo a lui più che a ogni altro.

Poiché spetta soltanto a lui il compito di ammonire, correggere, decretare, disporre, sciogliere e legare in nome di colui che lo ha stabilito; e a nessun altro egli ha concesso il suo pieno potere, ma a lui soltanto, al quale tutti per legge divina inchinano il capo, e i principi del mondo obbediscono come al Signore nostro Gesù Cristo ».

Quindi i vescovi anche per legge divina devono sottostare a qualcuno.

Dimostrazione:

Dove si riscontrano molteplici autorità ordinate a un unico scopo, ci deve essere un'autorità universale sulle autorità particolari.

Poiché, come dice Aristotele [ Ethic. 1, cc. 1,2 ], in tutte le virtù e nei loro atti c'è un ordine secondo l'ordine dei fini.

Ora, « il bene comune è più divino di quello particolare » [ ib., c. 1 ].

Perciò sopra il potere di governo che ha di mira il bene particolare ci deve essere un potere universale relativo al bene comune: altrimenti non ci potrebbe essere il collegamento verso l'unico scopo.

Essendo dunque la Chiesa tutta « un unico corpo » [ 1 Cor 10,17 ], se tale unità deve conservarsi si richiede che ci sia un potere di governo per tutta la Chiesa superiore al potere episcopale, che governa ogni Chiesa particolare.

E questo è il potere del Papa.

Perciò quelli che negano tale potere sono chiamati scismatici, cioè frazionatori dell'unità ecclesiastica.

Tra un semplice vescovo poi e il Papa ci sono altri gradi intermedi di dignità, corrispondenti alle varie articolazioni di cui si compone l'unità, per cui una collettività include l'altra: come la provincia include la città, il regno include la provincia e il mondo intero include il regno.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene il potere di legare e di sciogliere sia stato dato in comune a tutti gli apostoli, tuttavia, per significare l'ordine con cui viene conferito tale potere, esso fu dato prima a Pietro soltanto, mostrando così che tale potere doveva derivare da lui agli altri.

Per questo a lui solo fu detto: « Conferma i tuoi fratelli » [ Lc 22,32 ], e « Pasci le mie pecore » [ Gv 21,17 ].

« Cioè », come spiega il Crisostomo [ In Ioh. hom. 88 ], « sii in mia vece guida e capo dei tuoi fratelli: affinché essi, considerandoti mio vicario, proclamino e affermino per tutta la terra la supremazia del tuo trono ».

2. Il culto giudaico non era diffuso in vari regni e regioni, ma ristretto a un unico popolo.

Perciò non era necessario che sotto il pontefice sommo, il quale aveva il potere supremo, ci fossero altri pontefici.

Invece il culto della Chiesa, come quello dei gentili, è diffuso in molte nazioni.

Quindi da questo punto di vista l'ordinamento della Chiesa deve conformarsi più al rito dei gentili che a quello dei Giudei.

3. Il potere del vescovo supera quello del sacerdote come un potere di genere diverso.

Invece il potere del Papa supera quello del vescovo come un potere dello stesso genere.

Per cui tutte le funzioni gerarchiche che può esercitare il Papa nell'amministrazione dei sacramenti può esercitarle anche il vescovo, mentre non tutte le funzioni che può esercitare il vescovo nel conferire i sacramenti può esercitarle il sacerdote.

Perciò quanto alle funzioni dell'ordine episcopale tutti i vescovi sono uguali.

E così qualsiasi vescovo può consacrare un altro vescovo.

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