Supplemento alla III parte

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Articolo 8 - Se i suffragi giovino in qualche modo ai beati del cielo

Pare che i suffragi giovino in qualche modo ai beati del cielo.

Infatti:

1. Nel messale si legge: « O Signore, come il Sacramento dell'altare giova alla gloria dei santi, così giovi anche a nostro rimedio ».

Siccome dunque il sacrificio dell'Altare tiene il primo posto tra i suffragi, sembra che questi giovino ai beati del cielo.

2. « I sacramenti producono gli effetti da essi raffigurati » [ cf. III, q. 62, a. 1, ad 1 ].

Ora, la terza parte dell'ostia che si lascia cadere nel calice rappresenta i beati del cielo.

Quindi i suffragi giovano anche ad essi.

3. I santi in cielo godono anche del bene altrui, oltre che del proprio: infatti nel Vangelo [ Lc 15,10 ] si legge che « c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte ».

Perciò la gioia dei beati comprensori aumenta per le opere buone dei vivi.

Quindi giovano ai beati anche i nostri suffragi.

4. Nel riferire le parole di S. Giovanni Crisostomo, il Damasceno [ De his qui in fide dorm. 6 ] dice: « Se i pagani bruciano assieme ai morti tutto ciò che ad essi apparteneva, tanto più a te che sei cristiano conviene far accompagnare il defunto da ciò che è suo: non già per ridurre tutto in cenere, ma per circondarlo di una gloria più grande.

Se si tratta di un peccatore, per eliminare i peccati; se di un giusto, per procurarne il premio ».

Quindi i suffragi dei vivi giovano anche ai giusti.

In contrario:

1. S. Agostino [ Serm. 159 ] insegna: « Non è giusto che la Chiesa preghi per un martire, alle cui preghiere siamo piuttosto noi che ci dobbiamo raccomandare ».

2. Si può aiutare solo chi si trova in necessità.

Ma i beati del cielo non abbisognano di nulla.

Quindi non possono essere aiutati dai suffragi della Chiesa.

Dimostrazione:

È proprietà essenziale del suffragio essere in qualche modo un aiuto.

Ciò però disdice a chi non patisce difetto alcuno: infatti si può aiutare solo chi manca di qualcosa.

Siccome dunque i beati in cielo sono immuni da ogni indigenza, essendo « saziati dall'abbondanza della casa del Signore » [ Sal 36,9 ], non si addice ad essi l'aiuto offerto dai suffragi.

Analisi delle obiezioni:

1. Le espressioni di questo genere non significano che i santi nella gloria ricevano un vantaggio dal fatto che noi celebriamo le loro feste, ma piuttosto che giova a noi celebrarne solennemente la gloria.

Come dal fatto che noi conosciamo o lodiamo Dio, per cui la sua gloria in un certo qual modo cresce in noi, Dio non ne ritrae alcun giovamento, ma siamo noi a guadagnarci.

2. È vero che i sacramenti « producono gli effetti che significano », ma non producono tale effetto in tutto ciò che significano; altrimenti, dato che significano anche Cristo, essi dovrebbero produrre qualcosa anche in Cristo, il che è assurdo.

Invece per virtù di Cristo essi producono ciò che il sacramento significa nell'anima di chi lo riceve.

Non ne segue dunque che i sacrifici offerti per i fedeli defunti giovino ai santi, ma che per i meriti dei santi, ricordati o raffigurati nel sacramento, essi giovano a coloro per i quali sono offerti.

3. Non è detto che i beati in cielo, pur godendo di tutti i nostri beni, col moltiplicarsi delle nostre gioie abbiano l'aumento formale della loro gioia, bensì solo quello materiale.

Infatti ogni passione o sentimento aumenta formalmente solo in rapporto al proprio oggetto.

Ora, l'oggetto unico di tutte le gioie dei santi è Dio stesso, del quale non possono godere più o meno, poiché altrimenti muterebbe il loro premio essenziale, che consiste nel godimento di Dio.

Quindi il moltiplicarsi dei beni dei quali essi godono in Dio non aumenta la loro gioia in intensità, ma solo in estensione.

Non ne segue dunque che i santi traggano un vantaggio dalle nostre buone opere.

4. Quel testo non va inteso nel senso che l'aumento del premio per mezzo dei suffragi fatti da altri venga concesso al santo defunto, ma piuttosto a coloro che fanno quei suffragi.

Oppure si può dire che il premio viene accresciuto al santo defunto per il merito da lui acquisito quando da vivo dispose che gli fossero fatti tali suffragi.

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