Supplemento alla III parte

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Articolo 12 - Se i suffragi fatti per un defunto giovino a lui più che agli altri

Pare che i suffragi fatti per un defunto non giovino a lui più che agli altri.

Infatti:

1. La luce spirituale è più comunicabile di quella materiale.

Ma la luce materiale, ad es. quella di una candela, si estende a tutti quelli che sono riuniti insieme, anche se viene accesa per uno solo.

Essendo perciò i suffragi una specie di lume spirituale, anche se vengono fatti per uno in particolare valgono ugualmente per tutte le anime del purgatorio.

2. Secondo le Sentenze [ 4,45,2 ], i suffragi giovano ai defunti perché « mentre ancora vivevano meritarono che potessero loro giovare ».

Ma alcuni questo lo meritarono più di quelli per cui si fanno certi suffragi.

Quindi questi ultimi giovano ad essi in misura maggiore: altrimenti il loro merito sarebbe inutile.

3. Per i poveri si fanno meno suffragi che per i ricchi.

Perciò se fosse vero che i suffragi fatti per alcuni giovano più ad essi che ad altri, i poveri verrebbero sacrificati.

Il che sembra incompatibile con le parole del Signore [ Lc 6,20 ]: « Beati voi che siete poveri, perché vostro è il regno dei cieli ».

In contrario:

1. La giustizia umana è modellata su quella divina.

Ora, secondo la giustizia umana, se uno paga il debito di un altro, solo quest'ultimo ne riceve il beneficio.

Siccome quindi chi fa i suffragi per uno in qualche maniera paga il debito per lui, è chiaro che essi giovano solo a lui.

2. Facendo i suffragi si soddisfa in un certo senso per un morto esattamente come si può soddisfare per un vivo.

Ora, quando si soddisfa per un vivo, la soddisfazione vale solo per colui per cui essa è fatta.

Quindi anche chi fa i suffragi aiuta solo colui per il quale intende farli.

Dimostrazione:

Su questo problema ci sono state due opinioni.

Alcuni, tra cui il Propositino, affermarono che i suffragi fatti per uno giovano non a lui più che agli altri, ma a chi ne è più degno.

E adducevano l'esempio della candela, che pur essendo accesa per un ricco, non rischiara tuttavia meno coloro che stanno assieme a lui, anzi, questi se ne giovano forse di più, se hanno gli occhi più sani; oppure portavano l'esempio della lezione, che non giova al discepolo per cui viene tenuta più che a coloro che la ascoltano insieme con lui: anzi, se costoro hanno più ingegno, ne ritraggono un profitto maggiore.

- E all'obiezione che in tal caso la disposizione della Chiesa, che prega in modo particolare per alcuni, sarebbe inutile, essi rispondevano che la Chiesa fa così per fomentare la devozione dei fedeli, che sono più disposti ai suffragi particolari che a quelli di carattere generale, e pregano con maggior fervore per i propri parenti che per gli estranei.

Altri invece affermarono che i suffragi sono più vantaggiosi per quelli ai quali sono diretti.

Ora, entrambe le opinioni hanno qualcosa di vero.

Il valore dei suffragi infatti ha una doppia origine.

Prima di tutto essi devono la loro efficacia alla carità, che rende comuni tutti i beni.

E sotto questo aspetto i suffragi valgono di più per chi è più perfetto nella carità, anche se non vengono fatti espressamente per lui.

Però da questo lato il suffragio, più che una riduzione della pena, produce piuttosto una certa consolazione interna, inquantoché colui che è nella carità gode dei beni altrui dopo la morte.

Infatti dopo la morte la grazia non può essere né acquistata né aumentata come in vita per mezzo delle opere altrui in virtù della carità.

In secondo luogo i suffragi devono la loro efficacia all'intenzione di chi li applica a un altro.

E sotto questo aspetto la soddisfazione che uno compie viene riversata su di un altro.

Ora, da questo lato non c'è dubbio che i suffragi giovano di più a quell'anima per cui vengono fatti: anzi valgono unicamente per essa, poiché la soddisfazione è ordinata per se stessa a rimettere la pena.

Per cui quanto alla remissione della pena i suffragi valgono soprattutto per colui in favore del quale vengono fatti.

Quindi da questo lato la seconda opinione è più vera della prima.

Analisi delle obiezioni:

1. I suffragi giovano a modo di luce in quanto sono accettati dai morti, che ne percepiscono una certa consolazione proporzionata alla loro carità.

Ma in quanto essi, per l'intenzione di chi li fa, servono a soddisfare per un altro, assomigliano non alla luce, ma al saldo di un debito.

Ora, se si salda il debito per uno, non si saldano necessariamente i debiti degli altri.

2. Il merito suddetto è condizionale: meritarono cioè che loro giovassero i suffragi qualora questi venissero fatti.

Quei defunti cioè si resero solo capaci di riceverli.

Perciò non meritarono direttamente il sollievo dei suffragi, ma per i meriti precedenti si resero capaci di ricevere il frutto dei suffragi.

Quindi non ne segue che il loro merito rimanga frustrato.

3. Nulla proibisce che i ricchi si trovino in condizioni migliori dei poveri quanto all'espiazione della pena; ma ciò è nulla in paragone al possesso del regno dei cieli, rispetto al quale i poveri si trovano in una condizione migliore, come risulta dalle parole riferite.

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