Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se le ceneri del corpo umano dovranno ritornare con la risurrezione in quelle medesime parti del corpo che si dissolsero in esse

Pare che le ceneri del corpo umano debbano ritornare con la risurrezione in quelle medesime parti del corpo che si dissolsero in esse.

Infatti:

1. Secondo il Filosofo [ De anima 2,1 ], « come l'anima tutta intera sta a tutto il corpo, così una parte dell'anima sta alla parte rispettiva del corpo », come la vista alla pupilla.

Ora, dopo la risurrezione il corpo deve essere riassunto dall'identica anima.

Quindi è necessario che siano riprese anche tutte le parti del corpo per ricomporre le identiche membra perfezionate dalle rispettive parti dell'anima.

2. La diversità di materia implica una diversità numerica.

Ma se le ceneri non ritornassero nell'identica posizione, le singole parti non verrebbero ricostruite con l'identica materia di prima.

Perciò non sarebbero numericamente le stesse.

Ma se sono diverse le parti, sarà diverso anche il tutto: poiché le parti stanno al tutto come la materia alla forma, come dice Aristotele [ Phys. 2,3 ].

Quindi non avremmo l'identico uomo.

Il che equivale a negare la verità della risurrezione.

3. La risurrezione è ordinata alla retribuzione che l'uomo deve ricevere per le sue opere.

Ora, alle diverse opere meritorie o demeritorie servono parti diverse del corpo umano.

Perché dunque nella risurrezione ogni parte riceva nella sua misura il merito che le spetta, bisogna che ciascuna torni al suo posto.

In contrario:

1. Le realtà artificiali dipendono dalla loro materia più degli esseri naturali.

Ma nelle realtà artificiali per la riparazione di un identico manufatto con la stessa materia non si richiede che le parti riprendano l'identico posto di prima.

Quindi ciò non sarà necessario neppure per l'uomo.

2. Una variazione accidentale non implica una diversità numerica.

Ora, la dislocazione delle parti nel tutto è un certo accidente.

Quindi un'eventuale diversità in tale dislocazione non produce nell'uomo una diversità numerica.

Dimostrazione:

Nel presente argomento bisogna distinguere ciò che è possibile fare senza pregiudicare l'identità da ciò che va fatto per salvare la convenienza.

Circa il primo punto si deve notare che nell'uomo le diverse parti possono essere intese in due modi:

primo, come le parti diverse di un tutto omogeneo, quali sono le varie parti della carne o le varie parti di un osso;

secondo, come le parti diverse di specie diversa di un tutto eterogeneo, quali sono appunto la carne e le ossa.

Se quindi si dicesse che una parte di materia verrà ricollocata in un'altra parte della medesima specie, ciò non implicherebbe altro che una variazione nella dislocazione delle parti.

E tale variazione nelle parti non pregiudica la specie propria di un tutto omogeneo.

Per cui la reciproca sostituzione delle parti in tal caso non pregiudicherebbe in alcun modo l'identità del tutto.

E lo stesso si dica per il caso accennato nel testo delle Sentenze [ 4,44,2 ]: infatti una statua rifusa secondo la forma non è numericamente identica alla precedente, però è identica secondo la materia in forza della quale è una sostanza: poiché da questo lato essa è un tutto omogeneo, sebbene non lo sia secondo la forma artificiale.

Se invece si dicesse che nella risurrezione la materia di una parte prenderà il posto di un'altra parte di specie diversa, allora avremmo necessariamente non solo una diversità di dislocazione, ma anche di identità: ciò però nel caso in cui tutta la materia, o almeno quanto in una data parte apparteneva alla verità della natura umana, venga trasportata in un'altra; non invece nel caso in cui venga così trasferito ciò che in una parte era superfluo.

Ora, eliminata l'identità delle parti si elimina anche l'identità del tutto quando si tratta di parti essenziali; non così invece quando si tratta di parti accidentali, quali sono i capelli e le unghie, a cui sembra riferirsi S. Agostino [ Enchir. 89 ].

Risulta così evidente quando la trasposizione della materia da una parte all'altra pregiudica l'identità del tutto, e quando non la pregiudica.

Se invece facciamo una questione di convenienza, allora è più probabile che nella risurrezione venga conservata anche l'identica dislocazione delle parti [ omogenee ], soprattutto quanto alle parti essenziali e organiche; sebbene forse non quanto alle parti accidentali, quali le unghie e i capelli.

Analisi delle obiezioni:

1. Il primo argomento è valido rispetto alle parti organiche, non rispetto alle parti omogenee.

2. La diversa dislocazione delle parti di una data materia non produce una diversità numerica; può produrla invece la diversità della materia stessa.

3. L'operare, propriamente parlando, non va attribuito alla parte, ma al tutto.

Perciò il premio non è dovuto alla parte, ma al tutto.

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