La teologia mistica di San Bernardo

Prefazione

Dopo aver studiato in più riprese i più importanti scritti mistici di san Bernardo, ho creduto di avere individuato le linee fondamentali della sua dottrina con una chiarezza tale da dedicargli un intero corso al College de France nel 1933.

Invitato nello stesso anno dall'University College of Wales ( Aberystwith ), per tenervi cinque lezioni su un problema di storia delle idee medievali, ho tentato di riassumere per questo nuovo pubblico l'aspetto forse meno studiato della mistica cistercense: quello che si potrebbe definire la sua « sistematica ».

Adempiendo alla promessa che avevo fatto, queste che ora pubblico sono quelle lezioni in parte arricchite nei contenuti, felice di testimoniare così la mia gratitudine all'Università gallese, che mi aveva invitato, e al pubblico sempre così ben disposto da non lasciarsi scoraggiare ne dalla difficoltà del problema, ne dalla timidezza di un professore che non si esprime nella propria lingua.

L'argomento è chiaramente delimitato dal titolo stesso di quest'opera.

Non si tratta né della vita di san Bernardo, né della sua teologia in generale e neppure dell'insieme della sua mistica, ma soltanto di quella parte della sua teologia su cui si fonda la sua mistica.

Persino le personali esperienze mistiche di san Bernardo, il cui studio tuttavia è avvincente, sono state toccate solo incidentalmente e in occasione delle speculazioni teologiche che le interpretano.

Questa limitazione si spiega con il desiderio di isolare, per mettere in risalto, l'unica conclusione di qualche importanza alla quale mi ha condotto questo studio: « La mistica di san Bernardo », ha scritto P. Pourrat, « non si presenta sotto forma di sintesi; … non ha d'altra parte alcun carattere scientifico; essa è essenzialmente pratica ».

Credo che questo sia un grave errore.

Se, nonostante la sua schematicità, il disegno molto semplificato della sua dottrina che io propongo qui, può essere accettato come vero, sarà vero dire che Bernardo non fu in alcun modo un metafisico, ma dovrà anche essere da noi considerato un teologo la cui capacità di sintesi e il cui vigore speculativo lo avvicinano ai più grandi.

Senza dubbio la sua teologia mistica è essenzialmente la scienza di una pratica, ma spero di mostrare che è anche una scienza e che era difficile spingere oltre il rigore della sintesi.

Soltanto che, per vederlo, bisogna attendere con pazienza di averne individuato i principi.

Dopo che lo si è fatto, tutto si chiarisce.

Una volta conosciuti i principi e il linguaggio dell'autore, i suoi trattati e i suoi sermoni si spiegano esattamente e tecnicamente come le pagine più dense di sant'Anselmo o di san Tommaso d'Aquino.

Nessuno commetterà l'errore di dimenticare l'anima del mistico; al contrario, penso che la si conoscerà meglio se in futuro si dimenticherà meno il pensiero del teologo.

Precisiamo che le citazioni delle opere di san Bernardo - secondo il testo critico stabilito da J. Leclercq e H. Rochais - indicheranno la sigla dell'opera, la parte da cui è tratta ( sermone, libro, capitolo o paragrafo, in numeri arabi e talvolta romani ), il volume dell'edizione critica ( l'unico o il secondo numero romano ), le pagine e, quando necessario, le righe, ( ndt )

Atqui Deum et hominem, quia propriis exstant oc distant et voluntatibus et substantiis, longe aliter in se dterutrum manere sentimus, id est non substantiis confusos, sei voluntatibus consentaneo!. Et haec unio ipsis communio volunta-tum et consensus in cariiate. Felix unio, si experiaris; nulla si comparaveris. ( SC 71,10,II,221,8-12)

Indice