Unione/Catechisti/Cordiale/Cordiale.txt Giovanni Cordiale Gli inizi: rincontro con l'Unione Catechisti Giovanni Cordiale, spese la sua vita donandosi generosamente e con umiltà, prestando servizio ai poveri, agli ammalati, e insegnando ai suoi allievi della Casa di Carità Arti e Mestieri di Torino, inizialmente situata in via Feletto e successivamente in corso Brin, con scrupolosità, attenzione e dedizione encomiabili. "Non aveva un titolo di studio elevato, avendo solo fatto gli studi elementari, ma era serio, e profondamente onesto nel suo lavoro… " ( Sig. F. Fonti ). Nato 1'8 agosto 1897 a Tronzano Vercellese, verso la fine degli anni 20 si era recato a Torino per cercare lavoro, e fortuitamente aveva conosciuto l'Opera dell'Unione Catechisti, che in quegli anni stava attuando i primi ampliamenti per i suoi corsi professionali festivi di indirizzo meccanico, nati inizialmente presso la Parrocchia intitolata alla Madonna della Pace. Era la Casa di Carità Arti e Mestieri, che veniva incontro alle necessità morali e materiali di quei giovani italiani, che dalle campagne confluivano nelle industrie cittadine ( spesso senza una preparazione adeguata ) per lavorare e costruirsi una vita. Agli inizi della Casa di Carità, poiché era difficile reperire le attrezzature e i materiali necessari alle esercitazioni, Cordiale stesso si era recato direttamente presso alcune ditte di Torino, allo scopo di procurarli. "Il gravoso problema era il trovarsi di fronte alla necessità di ristrutturare le fabbriche, che dopo la prima guerra mondiale dovevano, dopo aver fabbricato materiale bellico, riconvertirsi per tornare alle consuete attività produttive; a questo si aggiungevano i problemi connessi alla crescente urbanizzazione e alle migrazioni dalle campagne verso i centri abitati." ( Sig. Roggero, e Sig. Pierbattisti ). Giovanni inoltre aveva preso parte alla prima guerra mondiale, non combattendo al fronte, ma lavorando in qualità di fucinatore. ( Sig. Pierbattisti ). La Casa di Carità, per proseguire la sua attività didattica, acquistò proprio lo stesso stabile di via Feletto dove Giovanni abitava con una sorella, prima di trasferirsi in Via Saorgio. Conosciuta l'Unione Catechisti, dopo breve tempo vi aderì, decidendo di fame parte come catechista consacrato. Era già maturo, negli anni del suo noviziato, ma con molta modestia seguì, insieme ai compagni più giovani, tutte le disposizioni fissate ( dal Bollettino, anno 1983 ). In via Feletto dove andò ad abitare anche Giovanni Cesone, il nostro Giovanni svolgeva la mansione di custode. Giovanni si prese cura della sorella amorevolmente, in seguito alla grave malattia che l'aveva colpita, assistendola fino all'ultimo giorno, quando per un improvviso peggioramento fu ricoverata d'urgenza al Cottolengo, dove morì. ( Sig. P. Fonti ) Dopo la sua morte, verso gli anni settanta, abitò presso il Convitto dell'Unione di via Campiglia 7, insieme a Ughetto, Marietta, Brusa e Rollino, l'attuale presidente dell'opera. Insegnante alla Casa di Carità La sua attività di apostolato si svolse tra i giovani lavoratori, in qualità di insegnante di religione e di istruttore dal 1933 al 1964, prima nella sede di via Feletto, e successivamente nella nuova sede di corso Brin. Fino al 1955 fu insegnante di religione e aggiustaggio nei corsi festivi e serali, seguendo mediamente 3 classi ogni anno arrivando fino a 6 classi nel '38-'39. Dal 1948 al 1964 fu anche istruttore e insegnante tecnico pratico nei corsi diurni di riqualificazione per aggiustatori. Come insegnante fu sempre estremamente corretto, disponibile e calmo, non perdeva la pazienza e non si arrabbiava mai. Non aveva un atteggiamento distante di superiorità o cattedratico, ma quasi da fratello maggiore per i suoi allievi, che seguiva da vicino, sempre pronto a venire in aiuto, e a comprendere le necessità dei più bisognosi ( Sig. F. Fonti ). Non si tirava indietro, in quanto a generosità, e coniugava l'insegnamento con un intento morale e religioso, in accordo con l'indirizzo della Casa di Carità. Si notava il suo impegno e il suo forte senso di responsabilità nell'educare ( Sig. F. Fonti ). Per un certo periodo di tempo, in laboratorio, vi furono contemporaneamente quattro corsi con un totale di 72 ragazzi circa. Cordiale suonava il campanello e, ottenuto il silenzio, con voce pacata faceva dire una preghiera prima di iniziare le esercitazioni e al termine di esse. ( Sig. P.Fonti, Sig. Roggero ). Il signor Vettor, allievo di Giovanni e poi insegnante, ricorda come fosse estremamente disponibile nei confronti dei suoi allievi, e di come non perdesse mai la pazienza. Suo superiore e coordinatore per i corsi del primo anno era il catechista Claudio Brusa. " Era istruttore, prendeva tutto con la massima serenità. Con gli allievi sapeva far calare le tensioni, evitando di arrivare allo scontro. Era generoso, e non si tirava mai indietro se qualcuno gli chiedeva aiuto." "È stato mio collega - dice il Sig. Fragomeni - Lo ricordo come uomo mite, piissimo, utilizzava sistemi didattici suoi propri, personali, non sempre in accordo con quelli ufficiali, per far sì che i ragazzi imparassero a limare, e poi ce la facevano anche i meno preparati. Si faceva un baffo delle regole: noi che utilizzavamo mezzi tecnici più ortodossi, avevamo magari la squadra meno preparata, mentre invece la sua era sempre pronta… Perché probabilmente concedeva loro più fiducia, partendo magari anche da cose errate." "Non è che Cordiale non insegnasse a lavorare bene - continua il Sig. Fragomeni - ma inizialmente lasciava fare al giovane. Per esempio, nella limatura, è logico che la lima deve essere inclinata, per dare dei colpi incrociati. Tenerla dritta, anche se è più semplice, è un grosso errore, contro ogni regola. ( Se la limatura avviene nello stesso senso, si creano delle asimmetrie nel materiale meccanico prodotto ). Eppure Cordiale faceva iniziare il giovane proprio da lì. Poi con la sicurezza e la fiducia, gli insegnava la tecnica esatta e il ragazzo apprendeva il modo giusto di limare. " Il Sig. Roggero chiarisce meglio questo punto spiegando come Cordiale non seguisse il metodo ufficiale di insegnamento che stava introducendo il catechista Brusa, suo coordinatore, il metodo cosiddetto "simultaneo,"anche perché inizialmente le attrezzature per le esercitazioni erano insufficienti. Il metodo simultaneo prevedeva che, nel ciclo di produzione di un pezzo meccanico, tutti i ragazzi della squadra eseguissero nel medesimo tempo le stesse operazioni, con le stesse attrezzature, e terminassero tutti entro un certo limite di tempo, per passare poi tutti insieme alla fase successiva del ciclo; nella squadra di Cordiale invece, non tutti svolgevano lo stesso lavoro, le stesse operazioni contemporaneamente: i più bravi proseguivano più agevolmente nella lavorazione, passando su altre macchine ( fresatrici, trapani ) mentre i meno abili magari erano più indietro ma seguiti da vicino. "Cordiale si affiancava discretamente durante il lavoro dei suoi allievi, e quando vedeva qualcuno in difficoltà, interveniva a dare dei colpi di lima e aggiustava lui il pezzo." ( Sig. Roggero, catechista consacrato U.C. ed ex allievo ) "Con i ragazzi era paziente, non si imponeva con severità ma con una presenza serena, tranquilla e sorridente. Una presenza continuativa di fedeltà… senza far rumore. Poi aveva uno stile anche scherzoso, gioviale, come quella volta che per insegnare ad impugnare il martello a noi, ragazzini di tredici, quattordici anni, disegnò col gessetto due occhietti sulla parte metallica, esordendo con la battuta: " così è più facile battere dei colpi senza farsi male, dato che il martello ora ci vede!" ( Sig. Roggero ). "Era amato dai suoi allievi, che lo ricordano anche ora a molti anni dalla sua morte. La sua presenza nei laboratori della scuola era di piena disponibilità: vigile ma non oppressiva. Sapeva cogliere ogni occasione, durante le esercitazioni, per dei richiami a Dio; qualche volta si fermava e radunava tutti gli allievi della sua squadra o della classe per fare una semplice catechesi occasionale su qualche punto che le circostanze richiedevano che fosse sottolineato. I giovani presenti all'Unione Catechisti venivano da lui circondati da tanto affetto perché si sentissero a loro agio. Non voleva si sentissero emarginati e a questo scopo provvedeva a creare un clima accogliente di fraternità. Fedele alla preghiera con i suoi allievi all'inizio e al termine delle lezioni e delle esercitazioni in officina, non mancava di pregare con loro, e talvolta raccontava qualche innocente storiella per sollevare l'animo dei ragazzi." ( Sig. L. Pierbattisti ). "Ottima persona, ben disposta ad aiutare tutti, a rendersi disponibile. Come insegnante: era giusto, parecchio umile, non prevaleva sugli altri. Non dava nell'occhio, ma è un ricordo che è rimasto, perché è stato un buon esempio, anche nella vita. " ( Sig. Lesquier, un ex allievo ). "Ho conosciuto nel '48 il signor Cordiale in via Feletto lo ricordo come una persona semplice, una persona a modo… Era istruttore nel laboratorio di aggiustaggio, aveva gli alunni dei primi anni. Una persona professionalmente molto preparata che sapeva con semplicità e naturalezza insegnarci come lavorare…nella limatura. E lui passava da tutti, uno per uno a vedere a che punto eri nel lavoro che stavi facendo e dava consigli: devi fare questo…quello. Ma la ricchezza di Cordiale non stava tanto qui, ma nel fatto che fondamentalmente lui era un uomo innamorato di Dio, e questa ricchezza spirituale interiore traspariva ad esempio, nell'intensità dell'invito alla preghiera dei suoi allievi all'inizio e al termine delle lezioni dove non si limitava a farci recitare il Pater, l'Ave e il Gloria, ma ci invitava talvolta a recitare l'adorazione a Gesù Crocifisso. E quando, dopo aver fatto il segno della croce sentiva ancora brusio, diceva: così non vale! In tono serio e calmo interrompeva la preghiera per richiamare all'ordine, e solo dopo averlo ottenuto permetteva di continuarla." ( Sig. Canzoneri, ex allievo ). "Lo ricordo bene in laboratorio: la sua bontà d'animo di istruttore semplice, ma preciso e scrupoloso per ciò che riguardava il lavoro; calmo e tranquillo, una figura dolce, tutto compito nel fare le osservazioni ai ragazzi. Magari con l'espressione del volto corrucciata quando doveva riprendere qualcuno, ma in fondo bonario, lasciando intravedere un certo dispiacere quando doveva imporsi con maggior autorità, come se quasi si vergognasse, di correggere." ( Sig. Montaldo, ex allievo ). "Quando ci insegnava la forgiatura, verso gli anni 51-52 aveva un'abilità eccezionale… mingherlino, ma usava quel martellone con destrezza, come un fringuello. L'ho avuto anche come collega, una persona altruista, sempre disponibile. Si prestava a tutto." ( Sig. Sacco Adriano, ex allievo ). Servizio alla Messa del Povero Era fedelissimo ai suoi impegni e ai doveri di apostolato, specialmente in parrocchia e alla Messa del Povero dove si dedicava all'assistenza e alla catechesi. Quando l'istituzione era in via Molino Colombini a Torino nei pressi della parrocchia intitolata alla Gran Madre di Dio, la presenza di Giovanni colpiva tutti per l'umanità e la semplicità con la quale partecipava alla vita e ai problemi delle persone più bisognose, prestando con discrezione il suo aiuto ascoltando i poveri e offrendo un'assistenza morale, oltre che materiale, presentandosi anche ai funerali di questi suoi amici. "Era un sant'uomo. Si dedicava ai poveri, non mancava mai nei sabati, con gli altri catechisti. Fino a quando stava bene… La presenza di Cordiale edificava tutti col suo esempio." ( Sr. Vincenza ). L'umiltà, la bontà d'animo l'atteggiamento comprensivo e umano di un catechista che viveva con semplicità e pienezza la sua vocazione. ( Sr. Vincenza ). Parlava sovente, della povertà, riferendosi anche ai suoi allievi e alle loro difficoltà. "Una miseria non solo materiale, ma anche morale, molto frequente di quei giovani malati nella volontà. " ( F. Fonti ). " L'ambiente era difficile nascevano spesso dei problemi. Ma Cordiale, insieme ai suoi confratelli catechisti, cercava di creare un ambiente sereno e attento, e aveva un atteggiamento aperto e disponibile, non solo con i poveri: accogliente, calmo, sorridente… ava confidenza ai ragazzi e dimostrava una grande padronanza di sé. Non l'ho mai visto arrabbiato… " ( Don Gasparini, salesiano ). Il Sig. Luigi C. Arbinolo, catechista associato, collaborò anch'egli al servizio offerto ai poveri e racconta: "Puntuale, non si faceva notare… Nascosto. A quei tempi la Messa del Povero di via Colombini accoglieva circa 120 poveri… Cordiale era una persona mite, umile, ammirevole, una presenza interessante. Pregava molto e con devozione, legava molto con i poveri, i barboni, sempre modesto, con una parola affettuosa per tutti. Verso gli anni 60-70, veniva col signor Ronco alla Messa del Povero. Dava una mano a servire, a portare i piatti a tavola… Stava volentieri con i poveri, persona umile e modesta, non si notava granché, ma partecipava attivamente, ogni domenica puntuale alle 8.00 a Messa, e poi al servizio e al pranzo. Carattere e spiritualità "Piccolo di statura, molto esile e cagionevole di salute; ( facilmente si ammalava di raffreddori e bronchiti ), avanti negli anni portava in testa uno zucchetto di lana di colore grigio oppure di colore nocciola. Era molto ordinato e vestito sempre a puntino, e pur non essendo ricercato, indossava sempre giacca e cravatta. Di temperamento mite, molto misurato nel parlare, raramente alzava la voce, ilare e gioioso dominava le situazioni difficili senza lasciarsi travolgere da esse, e l'esuberanza dei ragazzi non lo esasperava." ( Sig. L. Pierbattisti ). La sua indole era riservata e serena, la bontà d'animo risaltava dal sorriso aperto e dalla padronanza di sé come dalla disponibilità e dall'accoglienza nel trattare coi ragazzi e coi poveri. Diligente e preciso nei suoi impegni, stimato dai suoi colleghi, sapeva intrecciare facilmente rapporti amichevoli e socievoli con gli altri. Aveva un atteggiamento calmo e comprensivo. Il cognome si adattava benissimo a quest'uomo: Cordiale di nome e di fatto! ( Testimonianza del Sig. Vettor, confermata anche da suor Vincenza ). Un collega: "Era bravissimo, aveva una bontà enorme, dolce, sempre disponibile, pronto ad aiutare chiunque. Mi aveva indicato qualche malizia per insegnare ai ragazzi a piegare il ferro. Ricordo la sua figura: con la sua tuta, con lo zucchetto in testa… sempre gioviale, allegro con una buona parola per tutti. Non l'ho mai visto triste. Aveva un carattere, un fare, che ti rendeva allegro… " ( Sig. A. Casale ). "Un omino piccolo, molto affabile, sempre sereno, disponibile anche a parlare; minuto di una mitezza e gracilità… ma con una notevole carica di vitalità e umanità nei confronti dei suoi colleghi e allievi" ( Sig. M. Barutello ). Generoso nel donarsi, manteneva la calma nelle contrarietà della vita, vedendo ogni cosa che gli capitava sotto il segno della Provvidenza, prendendo tutto con serenità, di buon animo, accettandolo dalla volontà di Dio. Encomiabile il modo di ricevere gli ordini: sapeva fermarsi e interrompere il vecchio lavoro per rispondere a nuove richieste che gli venivano fatte, con spirito di obbedienza. ( Sig. Vettor ). Anche il signor Provera, un suo ex collega, rimase colpito dalla sua bontà e da come osservasse prontamente le direttive dei suoi superiori, senza subirle. Era un catechista da cui emanava un'intensa fede, un uomo di preghiera, di una levatura e profondità spirituali non comuni. Il catechista Marietta riportò l'affermazione di Fratel Teodoreto circa il fatto che Cordiale fosse il catechista dotato della più alta spiritualità ( Sig. V. Moccia ). "Durante un'assemblea dell'Unione, mentre faceva delle osservazioni costruttive nell'interesse dell'Opera, lo vidi stringere fortemente tra le mani il Crocifisso della corona del suo Rosario: questo mi rivelò quanto fosse appassionato al Crocifisso. Schietto e obiettivo, manifestava il suo disappunto in modo pacifico e paterno." ( Sig. V. Moccia ). "Io l'ho conosciuto ancora in via Feletto, ero ex allievo. Lui, ( Cordiale ) era molto sollecito nel consigliare, anche per non spendere dei soldi in più… Poi lo ricordo nei ritiri, e dava l'impressione che lui fosse immerso nell'amore di Gesù Crocifisso. Quando avevamo i ritiri era come assorto nella preghiera,e cercava di rispettare tutti i momenti di riflessione… L'ho vista sempre come una persona umile e capace di perdono quando qualcuno diceva qualche cosa in contrario" ( Sig. U. Armani ). La preghiera e il servizio confluivano l'una nell'altra, come nota Fratel Egidio, a proposito sia di Cordiale che di Lorenzatto: "Una caratteristica tutta particolare era l'amore alla preghiera che si perpetuava sulle loro labbra durante le ore della giornata. Si vedeva in essi la presenza quasi tangibile dello Spirito Santo che li sosteneva in tutte le loro attività quotidiane. " "Pregava a mani giunte davanti ai suoi allievi, concentrato nella preghiera… Una persona semplice, umile e misurata di una profondità spirituale interiore che riusciva a trasmettere in modo naturale ai suoi allievi. Si vedeva proprio che viveva nella luce del Signore… Nell'insegnare non era solo attento alla parte professionale,c'era qualcosa in più, l'intenzione di inviare un messaggio di vita: viveva in grazia di Dio, e trasmetteva mentre insegnava, quello spirito di amore che aveva nei confronti del Signore."( Sig. Canzoneri ) Anche i signori Baiano, catechisti, hanno conosciuto Giovanni Cordiale. Il fratello più giovane, Giovanni, ne parlava molto bene; diceva di come fosse umile e avesse un fare semplice. Non si vantava mai delle attività che intraprendeva, non si metteva in mostra, tanto che il Professor Albino ( il fratello ) lo ammirò senza conoscerlo per la sua modestia, quando più tardi seppe dei suoi numerosi impegni. Gli ultimi anni al Centro La Salle "Ammalato, fu ospitato per qualche tempo al Centro La Salle di Torino, qui dedicava tutto il tempo libero alla preghiera e all'assistenza ai Fratelli ammalati ai quali poteva portare qualcosa e fare loro qualche servizio. Presso i Fratelli ha lasciato il ricordo di una santità spicciola ma profonda; tutti gli volevano bene. Non potendo più essere ospitato presso i FSC, per l'aggravarsi della sua infermità fu ospitato presso la casa di cura "La Quiete". Qui soffrì in silenzio l'isolamento perché non erano molto frequenti le visite che poteva ricevere. Anche in condizioni di immobilità su una sedia a rotelle sapeva ridere delle sue infermità che sdrammatizzava per non perdere il suo comportamento in tutto da figlio di Dio, con spirito di fede. Le infermiere che lo assistevano avevano rispetto di una persona tutta immersa in Dio: una di esse confidava, dopo la sua morte, che era rimasta così impressionata da quel paziente, che andò a trovarlo e a recitare per lui il rosario nella camera ardente della casa di cura, cosa che non aveva fatto mai per nessun altro defunto. Ancora prima di essere mandato in clinica, soggiornò presso l'ospedale Gradenigo e chi lo vide mentre vi si recava, fu molto colpito notando che in una mano teneva il Crocifisso, e nell'altra la corona del rosario." ( Sig. L. Pierbattisti ). Fratel Egidio, che ha conosciuto Giovanni al centro La Salle durante la sua permanenza negli ultimi anni prima della morte, avvenuta a Torino l'otto giugno 1981 all'età di 83 anni, sottolinea il suo atteggiamento e lo avvicina anche a quello di Lorenzatto, che fu di una carità non comune, una dedizione eccezionale nell'assistenza prestata ai Fratelli anziani e malati. "Portavano loro grande rispetto e venerazione, vedendoli quali fratelli del loro fondatore… " "Vita con i Fratelli ricca di rispetto, gentilezza, affetto, disponibilità, premura" ( Fr. Egidio ). Giovanni è ricordato per la sua grande dedizione e pazienza, e la sincera amicizia dimostrata in modo particolare nei confronti dell'anziano e malato Fr. Ezio. ( Fr. Egidio, FSC ). Il Sig. Umberto Armani, catechista associato, rivela un fatto degli ultimi tempi di malattia di Giovanni, che lo ha molto colpito: "In quel periodo lui viveva solo di spiritualità… Non ragionava quasi più, parlava male; non in modo corretto, ma se gli si parlava dell'Unione, si illuminava e ricordava benissimo. " Un uomo che si è donato in silenzio, senza chiedere nulla, povero fra i poveri, piccolo, ma grande, di fronte a un Dio Crocifisso per amore. La forza della debolezza, che confonde i "sapienti," l'umile e gioiosa vita di un servo "inutile," che non ha trattenuto nulla per sé, testimoniando la sua Fede, seminando la Speranza tra i poveri e la Parola di Dio, tra i suoi allievi, in quei laboratori, dove ancora vive il suo ricordo. E quella sua bontà semplice, quella Carità genuina e compassionevole che si intrecciava ad ogni istante con il dialogo interiore con lo Sposo, in una vita di preghiera e dono gratuito, rivelano il volto di Cristo, dietro il volto di un catechista che ha vissuto le Beatitudini. Beati ipoveri in spirito, perché di essi è il regno dei celi. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. ( Mt 5 ).