Rapporti con l'Unione Fr Saturnino Gallego incaricato dal Consiglio Generalizio dei Fratelli delle Scuole Cistiane per esaminare i rapporti con l'Unione Riassunto delle Conversazioni con il Dott. Conti, Presidente Generale dell'Unione Catechisti, e Fr. Gustavo Luigi, Assessore Generale della stessa Unione, in vista di una presentazione dell'opera a tutti i Fratelli del mondo, affinché essi possano interessarvisi. Si sono svolte a Torino nei giorni 6-7-8 maggio 1968. Al mio ritorno ho letto più accuratamente "Il Segretario del Crocifisso", le conferenze del Dott. Conti a Barcellona, le deliberazioni dell'Assemblea Generale del 1966, e le Regole dell'Unione. Presenterò sempre il mio pensiero personale, scevro dunque di ogni autorità, tranne che quella delle mie ragioni o pareri. Devo dire che nel considerare i fatti e le realtà, e particolarmente il possibile avvenire, ho fatto il possibile per pensare non da individuo, e se posso neppure solo da spagnuolo, ma volendo guardare sempre alla totalità dell'Istituto dei Fratelli, anche se la mia conoscenza di questa universalità può essere - anzi, dovrà essere - difettosa. Non essendo membro dell'Unione, i miei piani o le mie considerazioni sono state fatte "a tavolino"; accetto dunque sin d'ora rispettosamente qualunque osservazione fattami da un catechista che vive dall'interno l'esistenza complessa e ricca dell'Unione. Posso anzi dire che certe cose le ho cambiate proprio perchè le conversazioni mi hanno fatto intravedere più chiaramente cose che alla semplice lettura e riflessione su di essa si sono rivelate insufficienti. Questo scritto non può andare così a mano di molti: tanto vale a dire che non è stato redatto in vista della sua diffusione. Certe cose le ho scritte con tanta sincerità quanto dispiacere: le lascio così perchè andranno solamente ai responsabili. I. L'Unione Lo stato della questione A. Fratel Teodoreto ebbe un'idea originale a Lembecq, e cioè, assicurare la perseveranza dei giovani nostri allievi per mezzo della generosità cristiana, e più precisamente per la pietà e il buon esempio, ma oltre i confini degli anni scolastici: nell'intera vita. Quel nocciolo si arricchì successivamente di certe convergenze: - Fr. Teodoreto, da Fratello Lasalliano, pensò a plasmare questa generosità cristiana nell'apostolato della catechesi: man mano questo è diventato rilevante e in certo senso caratteristico. - Fra Leopoldo, per vaglio di Fr. Teodoreto, trasmise ai Catechisti una divozione rinnovata, quella del Crocifisso; anzi, una pratica concreta, l'Adorazione delle Sante Piaghe. ( Ancora di più: l'una e l'altra - difficili da separare in Fra leopoldo son state commesse ai Fratelli stessi, e fino a un certo punto, ufficialmente accettate ). - Il Card. Gamba, per una sua opportuna intervenzione, diede all'Unione una spinta verso l'Istituto secolare. Quella consacrazione "religiosa" nel mondo era già stata intravista da Fr. Teodoreto almeno sin dal 1925. Dobbiamo dunque considerare per primo quest'Istituto Secolare. Inaugurata l'Unione il 17 maggio 1914 da Pia Unione canonicamente eretta, e convertita in Istituto secolare di diritto diocesano per decreto del 24 giugno 1948, è ancora quest'oggi ridotta in effettivi, giacché i membri congregati non oltrepassano la trentina. Orbene, siccome il fatto di essere Istituto Secolare ( oggi tanto moderno ) di essere catechisti o educatori ( oggi tanto necessario ) di essere in intimo rapporto coi Fratelli ( oggi Istituto universale ) porterebbe da sé verso una diffusione molto più larga, c'è da chiedersi sinceramente: su i capisaldi dell'Unione stessa, per vedere se là c'è qualche cosa che comporta un ostacolo imprevedibile o sconosciuto a questa diffusione o sviluppo; sul poco interessamento e poca conoscenza da parte dei Fratelli, e sul perchè di questa situazione. B. L'Unione è nata in un momento storico, in un tempo, in un luogo, da un Fondatore tale, concreto. Per fortuna, ma anche per sfortuna, l'opera subisce il loro marchio, e lavorano insieme la grazia e il carisma del Fondatore, con le limitazioni di quell"Insieme storico. Se l'Unione vuol essere universale deve esser pronta a varcare quella cerchia di tempo luogo persone, dentro della fedeltà al Vangelo, e alle intenzioni specifiche del Fondatore ( Perf. Car., 2 ) e nella misura in cui sia necessario al "decollo". Ho parlato di fedeltà. Infatti, questo suggerimento a varcare una soglia storica, è tutt'altro che un invito all'infedeltà. Ma devo chiarire ( leggendo la Dichiarazione del Capitolo Generale sul Fratello delle Scuole Cristiane, ai nn. 5-6-7 ), che - Ciò che conta nel Fondatore non sono i suoi gesti materiali, neanche i suoi gusti o divozioni personali, a titolo individuale. Lui aveva la sua psicologia, intrasferibile, italiana, piemontese, di quell'epoca … - ciò che conta è il suo carisma di Fondatore. Si deve dunque esaminare oggettivamente la vita, l'opera, il pensiero "come Fondatore", di Fratel Teodoreto. Non possiamo aspettarci che Fr. Teodoreto, al suo tempo -preconciliare - abbia già apportato una risposta a tutti i nostri problemi di oggi e a tutte le nostre domande. La sua psicologia individuale è morta con lui; e invece il carisma di Fondatore non è scomparso con lui. È la comunità viva dei suoi figli, depositari oggi del suo ideale apostolico e di consacrazione, il possidente di quel carisma. È da uomini vivi e consapevoli che questi catechisti di oggi debbono chiedersi nella preghiera e nella vivenza profonda della loro esistenza stessa cosa fare oggi, qui o altrove, per mantenersi fedeli allo spirito del Fondatore, alle sue intenzioni specifiche. Se un idea - apparentemente nuova - nascesse nell'ambito dell'Unione, prima di affermare se sia o no nella via della fedeltà, ci si dovrebbe sentire il parere dell'Unione intera, particolarmente dell'Assemblea Generale, dove i ragionamenti e le preghiere possono palesare una nuova strada, anche di apparenza rivoluzionaria, che se ottenesse l'appoggio della stragrande maggioranza, dovrebbe esser considerata frutto di quel carisma che continua vivo tra i Catechisti e in essi stessi. Dobbiamo però ricordare che agli inizi - perchè ci troviamo ancora agli inizi - le luci più chiare sull'andamento dell'Unione e sul suo futuro vengono normalmente dai membri che vi hanno vissuto più a lungo, ad ancora di più da parte di quelli che condivisero col Fondatore i primi lavori, i travagli e le difficoltà della difficile gestazione dell'Unione. ( Così come anche nella Chiesa i Padri Apostolici, ed anche i sub apostolici, godono di una autorità più grande ed indiscussa, perchè più vicini alle sorgenti ). Sinceramente però, devo dire che nell'ultima Assemblea Generale si direbbe che le decisioni sono state prese sempre all'unanimità e questo mi fa pensare ad un'assenza di pensiero individuale che potrebbe significare diminuzione nell'attività del carisma. Certe deliberazioni infatti, come quelle di pagina 18 ( 2° ), e 19 ( 3° ) oppure 25 ( sempre citando la circolare n° 4 ) non sembrano proprie di un Capitolo Generale, ma piuttosto di un Congresso catechistico o cosa simile. Non sarebbe buono che ogni assemblea continuasse per la stessa strada, aggiungendo preghiere di regolamento o Patroni all'Unione. Ad ogni modo - parlo sempre da spettatore oggettivo, che pensa a tutti i Fratelli - quelle pagine fanno pensare a un'Unione troppo diocesana; certo che lo è; ma io voglio dire non abbastanza aperta verso un futuro universale. A questo proposito voglio ricordare l'esempio caratteristico dei PP. Redentoristi. Sembra che per Sant'Alfonso l'opera non sarebbe mai andata oltre i confini italiani, o addirittura campani, e ci si è voluto San Clemente Maria Hofbauer per farne un Istituto veramente universale. E questo santo, oltre che santo, è stato il più fedele al Fondatore, anche se sembrasse rivoluzionario … ( È forse il momento di dire che la decisione dell'Assemblea del 1966 sulla sede centrale a Torino ( p. 48 ), se mi sembra normale per l'espressione 'in modo stabile" ( anche se lo trovo assolutamente innecessario ), non mi sembra affatto normale per quel che dice di 'in modo definitivo'. E le ragioni che lo giustificano sembrano piuttosto sentimentali, e persino sintomi di un serrato schieramento contro ogni decollo ). Presentazione dell'Unione ai Fratelli, e da essi agli altri I Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata sono: A) Dei consacrati nel mondo ( proprio degli Istituti secolari ) Non sono canonicamente religiosi Possono essere, sia Congregati ( vincolati coi voti di religione, e particolarmente del celibato: membri senso pieno ) sia Associati ( uniti da legami speciali, ma normalmente vivendo in matrimonio: membri senso largo ). B) Con una certa vita comune, ma ben diversa da quella dei religiosi. Normalmente stanno a casa loro, ma per l'apostolato uniscono comunitariamente i loro sforzi fino a una certa misura, in vista all'aiuto vicendevole. L'Assemblea 1966 ha pensato seriamente ai Convitti, p. 46. Le attività private dei Catechisti non vengono sostenute dall'Unione. C) Con una spiritualità particolare e caratteristica: quella della divozione a Gesù Crocifisso. Persino la riparazione ( uniti a Maria ) appartiene esplicitamente alla loro vocazione ( Regole 9, 79, 80, 202 ). ( Di questo ne parleremo a lungo più tardi ). D) Con un apostolato specifico. Ma qui risiede una difficoltà, al mio parere: 1) Si presenta spesso come finalità dell'Unione quella che é comune a tutti gli Istituti secolari: - testimonio della vita cristiana generosa - consecratio mundi, nel proprio mestiere, impiego, posto, casa, ambiente … ( Questo aspetto dovrebbe esprimersi soltanto in genere, parlando di tutti gli Istituti secolari. Ma nel parlare di uno di essi, ciò che si deve sottolineare è la sua finalità apostolica specifica. Altrimenti: - o lì dove esiste, qualunque persona può aderirvi, anche quelle che mai potranno votarsi al suo apostolato specifico; e con questo si disperdono le forze e scompare la faccia concreta dell'Istituto, - o lì dove non esiste, chi si sente chiamato alla vita come consacrato a Dio nel mondo, tralascierà quell'Istituto così generico per andare ad un altro, nel quale l'apostolato specifico è primo e chiaro ). 2) Ora, per l'Unione questo apostolato specifico esiste: - Viene espresso come: catechistico e sociale ( Regole, 1 ). E doppio o no? Qui il dott. Conti è molto chiaro, particolarmente nelle sue conferenze a Barcellona oppure nell'Assemblea Generale, migliorando, io direi, fors'anche le Regole, "Il loro compito sociale è anzitutto di natura educativa". "L'Apostolato sociale dei Catechisti non tende direttamente a modificare o trasformare le strutture o gli strumenti della politica". "La scuola è dunque come il centro del loro apostolato sociale". Tutto però non è tanto chiaro negli scritti: Circolare sull'Assemblea, p. 32,6. Lo è nella vita? Voglio pensare di sì. E mi rassicura quando leggo ( Assemblea, p. 37,1° ): "La collaborazione alla scuola cristiana è la sintesi caratteristica e fondamentale dell'apstolato catechistico e sociale della Unione". - La Regola dice: "e più specialmente quelle opere che consentono la diffusione e difesa della verità e la cristiana educazione della gioventù" ( 81 ). Ma, giunti qui, devo sinceramente manifestare le mie impressioni: - a. Le Regole, considerate nel loro insieme, non solo nel capo X, danno un'importanza direi ridotta all'apostolato diretto, sia catechistico che sociale. E fanno pensar ad una Pia Unione, piuttosto che ad un Istituto secolare di consacrati per sempre ad un apostolato ( forse è valido però per i soli associati ). C'è poi da considerarsi il modo di fare l'apostolato che è quanto mai confuso, e comunque non troppo specifico. Mi permetto di citare: - Regola, 15: "La loro civile professione" è diversa dal loro apostolato catechistico; si tratta dunque del testimonio cristiano. - Regola, 51: "ciò che rimane delle loro rendite e del frutto del loro lavoro …" - Regola, 82,3°: "occupano i giorni festivi e tutto il tempo che loro rimane … nelle opere di apostolato". ( Ripeto, che se si trattasse degli Associati sarebbe facile a capire; ma per essi c'è il n° 208 ). - Assemblea 1966; pag. 37,4°: orientare ciascun catechista nella scelta della attività professionale verso quelle occupazioni che offrano possibilità. .. nel senso dell'apostolato dell'Unione". ( Si tratta di una svolta? di un nuovo indirizzo? ) Id. Ibid, p. 38: "L'attività professionale deve considerarsi come una caratteristica espressione della consacrazione e dell'apostolato dei catechisti". ( E qui si torna da capo? ) b. Gli scritti trasmessi da Fr. Teodoreto ( nel citare gli scritti di Fra Leopoldo ) si parla molto di una spiritualità di contemplativo ( lui lo era almeno nella pratica: portineria e preghiera ): ma non corrispondono a delle anime consacrate nell'apostolato attivo. Vi si insiste sulla vita di orazione ( senza vedere in essa una connessione chiara con l'apostolato ); di riparazione, con un'alta importanza; di diffusione di una pratica di divozione. Per esempio si lega questo testo citato tre volte da Fratel Teodoreto: "L'Ordine che verrà sarà fondato sulla pietà, l'assistenza mutua ( ? ), e l'umiltà, sull'attività ( ? ), la modestia ed una grande carità fraterna" 29-8-1908; pag. 249 dell'edizione francese; ho dovuto tradurre! ). Tutto questo fa pensare, sia ad un momento di evoluzione che il Fondatore non riuscì o non potè portare a fine, sia ad un tipo di unione che non è prevalentemente votata all'apostolato attivo, bensì prevalentemente a quello del testimonio: preghiera, riparazione, buon esempio, perseveranza, occasionalmente con qualche mezzo attivo intervenzione in favore della "salvezza del prossimo …" c. D'altra parte abbiamo una realtà ( sempre più avvincente che ogni parola ) le opere dell'Unione: Casa di Carità Catechesi sotto tante specie Messa del povero le domeniche Aiuto alla scuola, vario, anche se piccolo Esercizi spirituali di giovani … E la domanda finale di chi cerca è questa: - Si tratta o meno di un vero Istituto "apostolico", oppure cerca sopratutto il "testimonio" in mezzo al mondo? - Se è apostolico, quale è, strettamente parlando, il suo apostolato specifico, prevalente, predominante? 3) Rispondo da me, così come io lo vedrei ( in questo caso credo che il dott. Conti è d'accordo ma riconosco che se la mia risposta è esatta, ci vorrebbe un'altra redazione delle Regole! ) - L'Istituto è apostolico ( attivo! ) Il suo apostolato specifico dovrebbe essere l'educazione cristiana ( meglio che la catechesi; e per questo sarebbe buono leggere la Dichiarazione capitolare sul Fratello, ai numeri 35-38 e 42 ). Ragioni: 1. Lo dice quel capitolo X delle Regole 2. Lo indica già il loro primo nome ( Unione dei Catechisti ) 3. Lo suggerisce il fatto di essere nati da un Fratello delle Scuole Cristiane, nell'ambito della scuola cristiana. 4. Lo proclama la loro principale opera ( provvidenziale! ): Casa di carità, strettamente ( e egregiamente ) educativa. 5. Lo ribadisce la loro opera o attività apostolica più frequente oggi. 6. Lo ricordano i Catechisti nella formula ( d'altronde un po' strana ) della loro professione: vocazione all'apostolato catechistico! 7. Si ricordi quella condizione 'unica' per diventare catechista effettivo ( Regole, 191, 2° ): diploma di catechista e disposizioni! 8. E anche quell'anno di esercizio prima del noviziato ( Regole, 23 ). 9. E lo hanno ricordato loro nelle decisioni della loro Assemblea Generale del 1966: 'il campo fondamentale del loro apostolato sociale e catechistico' ( pag. 39,3 ): la scuola cristiana ( pag. 37,1 ). - Il loro unico impiego, la loro professione civile normale ( parlo dei Congregati ), quella dalla quale vivono loro e la loro famiglia, sarebbe quella di educatore. Sempre ci saranno delle eccezioni. 4) In questo sforzo per veder chiaro, credo che il dott. Conti non condivida il mio pensiero in due o tre cosette. - a) Che la Casa di Carità sia un'opera caratteristica dell'Unione. Lui considera piuttosto che loro ci sono perchè i Fratelli non hanno saputo conservare una "Casa di carità". Ho visto poi che l'Assemblea Generale ha pensato a passare l'opera ai Fratelli ( pag. 42, 43 ). Io mi chiedo, però, se non è da considerarsi questo fatto come rivelatore della volontà di Dio, come provvidenziale, proprio per indicar loro la strada definitiva e caratteristica, anche se non prendono dei centri di educazione così comunitariamente dopo di questo qua. I frutti che lì si raccolgono per il bene spirituale di quei giovani e della società, e l'assistenza costante e miracolosa della Divina Provvidenza, non ci dovrebbe far pensare così? - b) Che un posto caratteristico per i catechisti siano le scuole statali, lì dove i Fratelli o i religiosi in genere non possono arrivare, specialmente nei paesi - ogni giorno più numerosi - di spiccata neutralità o anticlericalismo. Lui dice che preferisce l'aiuto alla scuola cristiana, a fianco dei Fratelli, per fedeltà e ringraziamento alla loro origine, per preparare la élite del popolo di Dio … senza escludere la scuola di stato, ove di fatto ci sono oggi uno o due Congregati. c) Credo che ci sia ancora un altro particolare. Quel centrare lo sforzo specie adesso che sono pochi, su di un apostolato più concreto che avvicinerebbe tutti i catechisti, e che io considero necessario, a lui non sembra così conveniente né ottimo. Preferisce il lavoro così com'è, ognuno al suo posto e nel suo ambiente, riuniti forse le domeniche in altri sforzi catechistici comuni. Ho dovuto scrivere questo perchè credo che ci sono tanti Fratelli che non muoveranno un dito mentre non si possa rispondere schiettamente a queste cose. Anzi, ritengo che mentre tutto non sia nitido sull'apostolato specifico dell'Unione, non sarebbe ancora giunto il momento favorevole per presentarla ai Fratelli. Dei quattro elementi ( A. B. C. D. ) sù esposti ( chiarito per me questo ultimo, anche se non nell'unanimità … ), ci sarebbe soltanto una altra difficoltà ed è il terzo: quella spiritualità particolare. Per molti Fratelli son certo che creerà delle difficoltà, specie se va congiunto alla recita dell'Adorazione. Su questo tornerò subito dopo certe osservazioni generali o particolari in merito all'Istituto. Osservazioni 1. Gli associati Anche se membri veri, per forza debbono esserlo in senso più largo, così come parla la Provida Mater, e vengono considerati nella Regola. Solo volontari, spinti dal desiderio di amare Dio e di farlo amare, dunque non si deve far troppo difficile l'aderire all'Unione. Promesse di castità, di austerità, di ubbidienza ( salvi i doveri e i diritti della vita familiare e professionale, e solo dentro dei temi rispondenti ai fini dell'Istituto ). Sforzo permanente per rinvigorire la propria formazione cristiana e apostolica. Certi esercizi di pietà, molto personali, perchè ci sia più la convinzione e la responsabilità che non l'obbligo materiale. Contatti periodici coi superiori ( rendiconto o altra cosa ). 2. I rami Si parla della possibilità di avere tre rami, che sarebbero come tre Istituti, uniti solo per la Regola, lo spirito, e il Fondatore, ma non gli stessi superiori o gli stessi beni materiali, ecc. il primo, maschile, di laici, come adesso il secondo, femminile, parallelo al primo il terzo, sacerdotale, che si trova in fase iniziale. Non ho niente da suggerire, né meno ancora da opporre. Ma vedo il problema che quest'ultimo ramo potrebbe impostarsi sotto due modi: - o un Istituto indipendente dagli altri due, - oppure, un gruppo di servizio agli altri due, ma integrato nel primo, senza diventare indipendente. Non saprei giudicare. Trovo il primo perù forse più schietto, e che sopprime dei problemi che certamente sorgerebbero nel secondo stile. Sono i Catechisti che debbono pensarci su. 3. La 'lasallianità' dell'Istituto maturo maggiorenne È un fatto che l'Unione è nata da un Fratello - e che essa è ispirata all'ideale apostolico di S. Giov. B. de La Salle A - dunque, ci sarà sempre una finalità molto vicina, sia per andare là ove i Fratelli non possono andarvi ( come la penso io ), sia per aiutare anche preferentemente la stessa scuola cristiana ( come vede il dott. Conti ). Per tutte queste ragioni di avvicinamento, ci deve essere e ci sarà sempre simpatia e aiuto vicendevole tra i due Istituti. Io direi che la lasallianità non dovrebbe andare oltre: le vocazioni debbono venire da ogni parte, non soltanto dal mondo lasalliano? - il ramo ( ? ) sacerdotale potrebbe rendere un giorno innecessario il Fratello delle Scuole Cristiane assessore generale. - il vederlo troppo 'lasalliano' può ritrarre non pochi dall'avvicinarsi. - oppure, non sarebbe da escludersi che ogni Istituto di Fratelli-educatori pensi a creare il "suo" Istituto secolare. Là dove c'è qualche rapporto di dipendenza, anche se solo spirituale, ( almeno trattandosi di suore ) si ha l'impressione che esse siano sempre minorenni. L'Istituto delle Suore Oblate Lasalliane ( fondate da un Fratello ) per il nostro servizio ( ! ), sono interamente indipendenti. - A questo punto il dott. Conti rigetta questa opinione. Il Fratello Assessore Generale è necessario e lo sarà sempre, perchè è il miglior modo di collegarsi alle origini. Non è da sopravalutarsi il suo ruolo, ma è insostituibile. Quanto ai rapporti, lui afferma che non c'è nessuna dipendenza, ma un semplice collegamento spirituale, ispirato dalla divozione a Fratel Teodoreto e al suo volere; e lo considera nuovo, senza paragone con altri. - Io continuo a mantenere il mio parere, e anche se un erto collegamento spirituale ci può essere ( i Congregati sono Affiliati; si trasmetteranno i libri, gli studi, le decisioni capitolari … ), ma che l'assenza di un Assessore Fratello significherà la vera maturità deldell'Unione. 4. I nostri allievi apostolici nelle scuole del mondo L'Unione vorrebbe che venissero tutti incorniciati nella sezione giovanile dell'Unione. L'esperienza, dicono, prova che è l'unica forma che può assicurare la continuità attraverso tutti gli anni scolastici e oltre la scuola, senza far ombra alle parrocchie, anzi senza staccarsene. È poi l'organizzazione che ha dato più vocazioni. E in fine, che inconveniente c'è? - Io penso che veramente quel piano è possibile in astratto. Anzi che non c'è nessun inconveniente. Ma per molti non piacerà, e queste son cose che non si possono imporre. Vedo però che i Catechisti ci contano tanto, sia per il loro sviluppo che per la perseveranza dei ragazzi. ( Cf. Assemblea Generale, pag. 39, 2° 3° e la Circolare nostra n° 328 a pagina 21/22 lo raccomanda. E per questo che ancora l'Assemblea dei Catechisti lo augura, a pag. citata ). - D'altronde però, penso che non sia necessario, sinceramente. L'esperienza fa vedere che a seconda delle nazioni certe forme apostoliche vengono preferite ad altre ( così come succede per lo sviluppo di certi movimenti come "Mondo Migliore", "Cursillos de Cristiandad", "Legione di Maria"… ). Ciò che interessa è sviluppare nei ragazzi il senso apostolico sia nell'apostolato catechistico sia in altre forme pariscolastiche, e di aumentare in essi la capacità di essere apostoli efficienti. Perciò penso che ogni regione deve cercare la sua formola propria. Tra questi ragazzi apostolici, quelli che si sentiranno specialmente chiamati da Dio a una consacrazione a vita al servizio del Signore nell'apostolato secolare ( vocazione che i Fratelli faranno loro intravedere ), verranno invitati dai Fratelli ad avvicinarsi all'Unione, sia come Congregati sia come Associati, sia anche prima come membri di una Sezione giovanile … 5. Il nome ufficiale dell'Unione So che per rispetto ed altre ragioni che vengono considerate addirittura come manifestazioni di fedeltà, non lo si vuol cambiare. Bene. Diciamo però che per i Fratelli, può sembrare oggettivamente lungo, poco moderno, e che riduce forse il vero programma dell'Unione. Infatti la parola "catechisti", almeno se tradotta letteralmente, ha bisogno di chiarimenti, se il vero fine apostolico dell'Unione è quello che abbiamo delineato prima. "Educatori cristiani" abbraccia "catechisti", ma non viceversa. Poi, di fronte a stati meno cattolici, o addirittura anticlerícali, un titolo così "pio", potrebbe danneggiare inutilmente i rapporti, o i primi avvicinamenti. Suggerisco dunque che, conservando lo stesso nome come ufficiale, si cerchi un altro, brevissimo, apparentemente filantropico, che possa servire alla vita pratica, chiarendo d'altra parte la propria finalità. Il vero e ufficiale si potrebbe mettere sempre come sottotitolo. Per esempio: Alleanza di Educatori Istituto Secolare dei Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata Così capita con l'Opus Dei ( "Società Sacerdotale della Santa Croce e Opus Dei" ) e con tanti altri, come gli Scolopi ( nome vulgare ), o Padri delle Scuole Pie ( nome corrente e non più volgare ) anche se il loro nome ufficiale sia "Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio per le Scuole Pie". Diciamo pure che nella pratica tutti diciamo adesso "Unione Catechisti" e basta. II. L'Adorazione a Gesù Introduzione Ci troviamo dinnanzi ad un fatto: l'Unione fa della Divozione a Gesù Crocifisso e dell'Adorazione alle Sante Piaghe una decisiva sfumatura della loro spiritualità, e la sua diffusione una delle forme del loro apostolato. Ora, l'origine di questo fatto per i Catechisti è nel loro Fondatore, Fratel Teodoreto; ma per costui lo fu Fra Leopoldo Maria Musso; e infine, questo ultimo la fa derivare da rivelazioni ricevute direttamente dal Signore, sia sotto forma di locuzioni, sia sotto forma di luci intime, più o meno straordinarie, ma sempre al disopra delle sue luci naturali. Quest'aureola di soprannaturalità nella nascita di una divozione sembra giovare a questa, ma tante volte dopo un certo tempo può fare piuttosto difficoltà. Così nacque una divozione ben radicata come quella della Medaglia Miracolosa, ma oggi si delineano due indirizzi: - o si rigetta ciò che ormai viene considerato come alquanto superstizioso, - o si insiste sulla vita cristiana, ispirata nell'amore alla Madonna, del quale la Medaglia non è altro che una prova, d'altronde di poco valore. Ma i fatti della rue du Bac ( a malgrado della sua festa il 27.11, e della canonizzazione della vedente ) sono sconosciuti o dimenticati. Voglio dire che oggi si torna all'essenza delle cose ( anche se con un senso fors'anche troppo critico: ma il fatto è là ), oppure si abbandonano quando vengono ridotte ad una formalità superficiale. Più ancora: questa fede nella soprannaturalità della pratica dell'Adorazione non si può imporre a nessuno, neppure ai Catechisti. Ammetto che per un sentimento di "pietas erga parentes", come ama ripetere il dott. Conti, molti Catechisti si fidino di Fratel Teodoreto che ci credeva fermamente. Ma non penso che se qualcuno - il mondo è ampio e svariato - non ci vuol credere debba esser considerato come apostata e neppure come figlio snaturato. Altra cosa è la pratica in se, e sopratutto la Divozione in genere a Gesù Crocifisso, qualunque sia la sua origine. Se questo fa parte della loro spiritualità non possono esimersi dall'abbracciarla. E gli scritti concreti ascetici, esortativi, che Fratel Teodoreto ha fatto propri suoi e li ha trasmessi ai Catechisti sempre dovranno essere accettati da questi come gli scritti del loro Fondatore ( indipendentemente di una possibile origine mistica o soprannaturale ). È una dottrina di vita, rispecchiata poi in un'esistenza vissuta, ciò che si propone; la Chiesa dirà poi se l'origine è preternaturale o meno, e per quale strada il Signore e la Madonna si siano manifestati. Senza imporre questa fede bisogna dire che la si può proporre come credibile, poiché ragioni non mancano. Si tratta infatti di anime sante; e i frutti son chiari: diffusione di migliaia di formole, giornate del Santo Crocifisso, circolare del Superiore Generale dei Fratelli; e tra i frutti possiamo ancora annoverare la Casa di Carità, e persino, sotto certi aspetti, l'Unione stessa. Per finire questa introduzione io dirò che considero capitalissimo distinguere tra Divozione a Gesù Crocifisso e la pratica dell'Adorazione alle Sante Piaghe. Presentazione della Divozione a Gesù Cristo ai Fratelli, e da essi a tutti. Nelle nostre conversazioni, il dott. Conti partiva da una realtà; prendeva lo spunto cioè dalla pratica dell'Adorazione, e voleva far vedere tutti i suoi pregi. Non discuto adesso questo contenuto, ma ritengo che quella strada è buona parlando ai Catechisti, che tra l'altro hanno l'obbligo di praticarla ( Regole, 74,4; 80,8; 190; 196,3°; 208,2° ). Invece la mia strada è necessariamente un'altra. Parlare ai Fratelli di una pratica così è schiantarsi contro un muro in non pochi casi. E non parlo per modo di dire. Nel nostro Capitolo Generale è stato impossibile imporre come obbligatoria la pratica della corona alla Madonna ( pratica imposta al suo tempo dal Fondatore, e obbligatoria fino al Capitolo! ), e neppure come obbligo privato; e certe voci si sono alzate per rigettare l'imposizione di qualsiasi pratica concreta all'infuori di quelle strettamente liturgiche … Dobbiamo avere davanti agli occhi il mondo; non il piccolo cerchio nel quale l'Unione è nata e dove ancora si sviluppa a stento. Si deve andare dunque verso la sostanza della Divozione, che per fortuna è essenziale al cristianesimo ( al meno sotto certo aspetto che poi spiegherò ), e far sì che i Fratelli vivano questa divozione; in quella cornice si può parlare anche di una pratica concreta. A. Divozioni La Divozione ( atto della virtù di religione, prima fra le virtù non teologali ) è la volontà di darsi ( vivere ) a Dio per servirlo, è l'impegno religioso di tutto l'essere verso Dio. Le divozioni, per il fatto di adoperare lo stesso vocabolo, hanno per forza un intimissimo rapporto con la Divozione, ed è appunto per la qualità di questo rapporto che esse vengono giudicate, sia nel la loro costituzione oggettiva, sia nei loro frutti ancora di più. Anche se c'è motta diffidenza in certi ambienti oggi contro le divozioni, - fondata nell'aspetto superstizioso che talvolta hanno manifestato certe anime, o in altre ragioni contingenti - il fatto è che esse esistono: che si sviluppano, portando dei frutti di santità ( segno chiaro del soffio dello Spirito Santo ); che corrispondono alla natura dell'uomo, sensibile, analitico: e che il Concilio ne ha preso atto, sia sotto la forma generale nel riconoscere l'esistenza dei carismi nella Chiesa ( Lumen Gentium, 12 ), sia più chiaramente ancora nel resto della Costituzione Liturgica ( 12-13 ). - In ogni divozione ci sono due elementi: - oggettivo il primo, con un indirizzo spirituale ( che deve essere ispirato nell'anima dallo Spirito Santo ), con un oggetto concreto con un motivo teologico con un contenuto dogmatico e normalmente, anche con una pratica speciale per o norare Iddio, che manifesta spontaneamente quella divozione e la fa crescere. - soggettivo l'altro, costituito da un complesso affettivo, fatto di preferenze, di idee, di sentimenti, di pratiche varie … In questo secondo elemento troviamo il fondamento per la libertà di scelta. "Ogni anima può scegliere la divozione che le conviene" ( Il Segretario del Crocifisso, ed. francese, p. 68 ). La scelta dipende quindi dalla mozione dello Spirito Santo, dalla propria psicologia e formazione, dal gruppo etnico, culturale o apostolico in cui vive, dall'epoca storica … ( C'è anche in questo il rischio della degradazione o del traviamento delle divozioni, frutto generalmente dell'ignoranza, o dell'illuminismo, o di ambedue ). - Parecchie divozioni complicano la vita spirituale e la marcia verso Dio. Ci vuole un subordinamento a quella principale che diventa così la divozione propria; è questa che cagiona l'organizzazione della vita intera secondo uno schema unificante. È dunque qualche cosa di capitale importanza. - Questa divozione preeminente può evoluzionare, svilupparsi, trasformarsi in un'altra ( ! ). Non lascia mai il suo carattere di "mezzo". Storicamente si trovano dei casi nei quali lo stesso "oggetto" ha dato nuove forme di spiritualità nelle anime. - Oggettivamente, le divozioni più eccellenti sono quelle - che hanno più contenuto dogmatico che permettono meglio unificare con semplicità la vita spirituale e apostolica di chi la pratica, che si adeguano a più persone - che possono durare più a lungo. È vera però ogni divozione che abbia ricevuto l'approvazione della Chiesa e che produce frutti di virtù ( segno della sua origine dallo Spirito Santo ). Deve pure nelle sue pratiche orientarsi subordinatamente alla Liturgia della Chiesa ( Cost. Sacra Lit., 13 ). - Fra le divozioni di contenuto dogmatico più ricco sono da citarsi: . La Santissima Trinità . Lo Spirito Santo . Gesù, Verbo Incarnato . La Santissima Vergine Maria . La Chiesa Gesù è stato considerato sotto molti aspetti, tant'è vero che la sua persona e persino la sua natura umana è ineffabile e inafferrabile. Gli stati di Gesù più favoriti dalla divozione sono: Infanzia, Vita nascosta, Passione, Eucaristia; a cui si aggiungono certi aspetti di Gesù, che non sono degli stati, e cioè: - Sacro Cuore, Sacerdozio, Cristo Re. La divozione alla Passione, che ha attratto tante anime amanti e riparatrici, esiste nella Chiesa come tale divozione con certezza sin dal sec. IV. La forma però della divozione alle Sante Piaghe è nata nel medioevo, si è incentrata gradualmente sulla Piaga del Costato, e ha disposto la via alla divozione al Sacro Cuore, agli inizi dell'età moderna. - Sarà buono, per finire quest'introduzione, dire che certe divozioni ( specialmente nei tempi recenti ) sono state respinte dalla Chiesa per diverse ragioni: - perchè erano stravaganti così come si presentavano ( Div. alla Testa Sacra del Signore, rigettata nel 1938 ) - perchè nate da sole rivelazioni private, e piene di strane promesse ( come quella alle Mani piagate del Signore, respinta nel 1896 ), - o anche senza di queste, per la sua novità innecessaria ( Div. all'anima di Gesù, rigett. nel 1901 ). - questa ragione di aggiungere delle novità non necessarie, che incitano i fedeli a fare differenze tutt'altro che edificanti o costruttive, è stata pure alla base dei rigetti delle div. al Sacro Viso del Signore, 1893, o quella alla Piaga della Spalla, 1879 ). Non credo che sarà indiscreto ricordare che ci sono state non poche difficoltà con l'advocazione della "Madonna del Sacro Cuore" ( proprio quella della cappella ove pregava tanto Fra Leopoldo ), con insistenza perchè non la si faccia apparire come "una nuova realtà nella Madonna". E questo anche se c'è una Congregazione religiosa richiamantesi a quel titolo. B. La divozione a Gesù Crocifisso Dopo tutto quello testé detto, ritengo che per ogni cristiano ci deve essere una vera e propria divozione a Gesù, Uomo-Dio, nostro Salvatore e Redentore. E non sarà necessario darne le prove. Orbene, dietro a questa linea di obbligo, ciò che segue entra nel campo delle opzioni personali e delle mozioni dello Spirito Santo. Sembra normale che certe anime siano attratte direttamente dal mistero della Croce e sia per esse Gesù Crocifisso la sintesi della loro visione del Cristo e del loro approccio a Lui. Anzi, questa potrebbe essere la via più frequentata, direi. E tutte le altre, anche se indirettamente, dovranno per forza riferirsi al Crocifisso, perchè l'Infanzia, la vita nascosta, o la vita pubblica di Gesù sono "la redenzione in fieri" ed è lì, nell'opera redentiva culminante nel Calvario, che trovano il loro pieno senso. E se invece consideriamo l'Eucaristia, o la Regalità di Gesù, il riferìmento alla Croce è quasi sinonimico ( affare di sfumatura ), e lo stesso vale per il Sacro Cuore o Cristo Sacerdote. ( Non parlo di quelle anime che sembrano assorbite dalla divozione alla Madonna, alla Chiesa, alla Trinità …: o conducono a Cristo Redentore, o partono da lui! ). - Questo vale a dire che per ogni cristiano Cristo Redentore è una divozione necessaria, o addirittura centrale; e che Cristo Crocifisso non potrà essere assente dalla loro divozione, o più normalmente sarà la forma centrale accettata dalla maggioranza delle anime. Perchè questa sottile distinzione? - Ciò che sintetizza l'opera di Cristo, di fatto, è la nostra Redenzione: riscatto dal peccato, e divinizzazione dell'anima. - Ciò che costituisce la Redenzione, l'atto meritorio di valore infinito che ci redime ( e che abbraccia tutti gli altri della vita di Gesù ), è formalmente, l'ubbidienza di Cristo al Padre ( 'Ecce venio' 'Non la mia volontà ma la tua' ). materialmente, culmina nella passione e Morte di Cristo ( Poi, il Padre lo ha glorificato con la Risurrezione e l'Ascensione ). - È dunque necessario per ogni cristiano l'unirsi al Cristo Redentore ( 'abbiate gli stessi sentimenti di Cristo Gesù …' ) di piacere al Padre ( 'faccio sempre ciò che gli piace' 'il mio alimento è quello di far la volontà del mio Padre' … ) dico redimere, di cooperare all'estensione del suo Regno … tutto ciò, nella volontà del piano divino della salvezza, comporta un'alta percentuale di croce e di passione. Ma può non darsi in tutti lo stesso sentimento - di compassione - o di ammirazione - o di adorazione proprio nella Croce; qui c'entra la spinta dello Spirito, e la psicologia di ognuno. - Negli aspetti necessari su esposti, ed anche in quelli aggiunti, la figura di Maria Vergine, Co-Redentrice, è insostituibile, per volere del Padre. Si legga il Concilio ( Lumen Gentium, capo VIII ), ma sarà pure buono ricordare Pio XII nell'enciclica Haurietis Aquas: "Il Padre ha voluto che dai dolori e dall'amore di Maria meravigliosamente ( o misteriosamente ) congiunti alla carità e alle sofferenze di Cristo sia nata ( profecta sit ) la nostra salvezza". C. Le pratiche di questa Divozione e particolarmente della sua forma "a Gesù Crocifisso". Questo dipende ancora molto di più da ciascuno. A. Genericamente, nell'intento di "imitare" o di "far propri i sentimenti" sotto l'aspetto fondamentale, dell'essenza della Redenzione, possono essere considerate come pratiche di questa divozione: - La consacrazione più completa alla gloria di Dio, anche sotto la forma di vita contemplativa ( piacere al Padre ), con un fervido slancio di apostolato di preghiera: Cfr. Santa Teresina. - Oppure, ogni attività veramente apostolica, fatta generosamente con l'idea di completare l'opera redentiva di Gesù. B. Specificamente, nell'intento di "imitare" o di "far propri i sentimenti" sotto l'aspetto modale, del modo di farsi la redenzione, specialmente per quelli che considerano più direttamente Gesù Crocifisso: 1. L'accettazione di ogni lavoro, dolore, spiacere, … in unione all'opera redentiva di Cristo, sia col senso di espiare i peccati propri o altrui, sia col senso di estendere il regno di Cristo, … ma sempre con l'ottimismo sorto dalla Risurrezione di Gesù. 2. Fare volontariamente dei sacrifici, delle penitenze … nello stesso spirito del numero appena citato, 1. 3. Fra le pratiche-preghiera, la più normale sarà un ripristino della assidua partecipazione alla Santa Messa, facendone il centro della vita spirituale ( poichè è il sacrificio della Croce perenne ), sorgente e traguardo di tutte le altre pratiche di pietà e di vita ( Cost. Sacra. Liturgia, 10-13; 47-48 ). - altre preghiere o meditazioni sulla Passione: Via Crucis, per esempio, adorazioni, ecc … Tra esse l'Adorazione alle Sante Piaghe. Le formule concrete da adoperarsi possono farsi personalmente oppure adottare altre già esistenti, specialmente tra quelle benedette dalla Gerarchia ( Sacra Liturgia, 13 ). Un'anima può trovare in una di queste pratiche-preghiera l'avvicinamento più avvincente per entrare nelle totalità del mistero e voverne profondamente. L'uomo procede per analisi in cammino verso la sintesi, e poi, anche dopo la sintesi, gli piace di tornare agli elementi per capirci meglio. E poi, tutti i suoi sentimenti possono esprimersi meglio attraverso certo formole, che, approfondite giorno per giorno, li porteranno facilmente a modificarle arricchendole. Osservazioni 1. La pratica dell'Adorazione pei Catechisti Per capire meglio il genere d'obbligo che c'è, sia della Divozione a Gesù Crocifisso, sia dell'Adorazione, ho letto la Regola con grande attenzione. Devo dire che sono un po' stupito di quello che ho trovato. Il testo più chiaro per me è quello dell'articolo 196, 3°, dove la Divozione a Gesù Crocifisso è nettamente differente dall'Adorazione, che ne costituisce una pratica, così come la meditazione sulla Passione che viene indicata prima. E non si vede che sia più esigente che la Divozione alla Madonna e la recita della corona ( una decina qui ), al 5°. Pure così, il capo I, all'art. 11,1°, sullo spirito religioso, parla dell'amore a Gesù Crocifisso, ma non dell'adorazione. Se prendo come luce quell'articolo 196, e leggo poi il 74, vedo ancora l'Adorazione come un servizio di pietà non più rilevante di quello della corona o di altri. In questa linea mi sembra meno orientativo l'articolo 190,1°; la differenza chiara tra Divozione e Pratica c'è, ma ambedue sono mescolate e poste nel primo posto. Se passiamo poi agli articoli riguardanti la riparazione, che è il secondo fine concreto dell'Unione ( art. 9,2° ), troviamo che al n° 80 l'Adorazione è una fra le forme di riparazione, e viene in ultimo posto: e addirittura manca totalmente nel 202. Se guardiamo invece gli articoli sull'apostolato, sulle opere di zelo, all'82 non si legge niente in merito ( io lo troverei normale al 5° ), e capita lo stesso al 203; c'è invece nel 208 in riguardo alle famiglie dei catechisti anziani. La pratica della diffusione come tale appare all'infuori di questi temi ( riparazione o apostolato ) ai nn. 5 - il più impegnativo credo, dato il posto - e 80,8°. Com'era da aspettarsi torna la pratica dell'Adorazione quando si parla dei Zelatori ( nn. 219-220) o degli Ascritti ( 219-221 ). ( Mi permetto di suggerire che nel caso dei zelatori, sarebbe più giusto impegnarsi prima ad aiutare le opere dell'Unione e poi a recitare l'Adorazione ). Io concluderei che i Catechisti, se partiamo da questa Regola, sono caratterizzati spiritualmente da un amore particolare a Gesù Crocifisso e a Maria Immacolata e di un senso di riparazione a Dio ( uniti proprio a Gesù e a Maria ). Ma non vedo che la pratica dell'Adorazione vada più in là di una pratica concreta che si adopera perchè la si crede utile a tale fine, a vivere cioè e a diffondere quella postura spirituale. Ma non riesco a trovarla definitiva, specificativa, e molto meno ancora esclusiva. Non potrei affermare che "L'Unione è stata fondata per diffondere questa pratica " i suoi fini sono chiari nell'articolo 9, e non vi includono né questa pratica né la sua diffusione. Questa è una fra le opere che l'Unione spiega e coltiva. Oltre alla lettera della Regola, però, capisco che ci può essere di più. Quelli che son vissuti col Fondatore ne sanno di più. Così leggendo le deliberazioni dell'Assemblea del 1966 l'accento di inseparabilità tra Divozione e Adorazione è così forte da non capire quando lo guardiamo dal difuori. A rileggere le pagine 8 a 12 della circolare n° 4 non posso a meno di avere un sentimento di disagio: cosa si nascondono sotto queste righe? Ci vedono tutti chiaro? Qui io debbo tacere e rispettare. Ma così dal di fuori, ritengo importante far vedere che non è lo stesso la caratteristica spirituale dell'Unione nonché la sua diffusione, e d'altra parte la diffusione dell'Adorazione. 2. Giudizio sull'Adorazione Faccio sempre traduzione dal francese nel libro "Dans l'intimité du Crucifié". È evidente che in una redazione definitiva cercherò il testo originale. Credo che nelle citazioni che seguono ogni volta "Divozione" sia sinonimo di "Adorazione" e viceversa. p. 142: detto del 29.3.1917: "Son io, il tuo Gesù, chi ti ha guidato quando tu scrivevi le parole dell'Adorazione". p. 77: del 17.11.1908 p. 78: del 19.11.1908 p. 96: del 24.3.1909 p. 99: del 16.1.1909 Da questi quattro brani si deduce che l'Adorazione deve essere presentata al Papa, e da costui diffusa in tutto il mondo, affinché il mondo possa emendarsi. Si farà così; ed allora il mondo si convertirà. p.112: del 10.8.1920: "Il Santissimo Sacramento è la sorgente dell'acqua viva; il santissimo Crocifisso è la sorgente della misericordia" ( Curioso e strano ). p.110: del 6.1.1912: "Nel giardino mistico delle divozioni, quella che mi sta più a cuore è la divozione al S.moCrocifisso, fonte di tutte le altre e arma da utilizzare nella predicazione e la preghiera per difendere i miei diritti" ( anche qui si tratta dell'Adorazione? o si tratta solamente della Divozione? ) p.116: del 16.10.1920: "Quelli che non credono alle mie parole dovranno credere alle mie opere" ( Questo sempre sarà convincente ). Mi permetterò però di fare qualche critica: a) È molto strano che una pratica di divozione venga presentata sotto questa luce: dettata dal Signore, commessa al Papa perchè la trasmetta al mondo, considerata causa di conversione generale, e sorgente di tutte le altre divozioni. Se guardiamo altri casi ( medaglia miracolosa, primi venerdì, primi sabato, corona, ecc … ) ci troviamo dinnanzi ad atteggiamenti diversi sotto parecchi aspetti, e specialmente l'insistenza su qualche cosa più fondamentale, che va al di là della pratica: far penitenza, pregare con certe disposizioni, fare una consacrazione impegnativa, ecc … Io mi chiedo a questo punto se la volontà del Signore viene centrata nella diffusione di una pratica o non piuttosto di un ripristinamento della divozione profonda al Signore sotto l'aspetto del Crocifisso. Se così fosse è da sperare che il Papa proclamasse a diffondesse la Divozione. Ma sinceramente non ho nessuna speranza che il Papa proponga al mondo la pratica della Adorazione, malgrado il suo valore oggettivo. Io chiedo ancora se quella pratica non sarebbe nelle vie della Provvidenza il modo concreto, accessibile a tutti, di alimentare il ripristino di quella divozione fondamentale e di farla radicarsi più facilmente tra i fedeli. b) Il testo attuale dell'Adorazione è ortodosso, ricco di sentimenti ( e il dott. Conti fa vedere con vera eloquenza quanta ne sia la ricchezza, ben oltre a quella che la semplice prima meditazione lascia vedere ). - È però incompleto, anche se questo è normale: una pratica, una preghiera, non può esaurire tutto il contenuto di una devozione. Infatti: l'oggetto dell'Adorazione viene espresso come "riparazione, orrore al peccato, amore a Gesù e petizione". Sviluppa poi il sentimento di adorazione, di amore, di petizione, di unione a Maria e ai Santi, e una volta quello di ringraziamento e di pentimento ( prima piaga ). Ma, oltre quell'apostolato della preghiera, non esprime il senso dell'impegno personale nell'apostolato, attivo o meno, ma impegnativo, che è un'idea essenziale a una divozione riguardante il Redentore! Certo che non c'è preghiera più perfetta del Padre Nostro, ed in questa l'impegno apostolico è solamente implicito nelle tre prime petizioni, ma nell'Adorazione non esiste nemmeno sotto questa luce. ( Vero che il Padre Nostro viene ripetuto ben cinque volte nell'Adorazione, ma non è la preghiera "propria", ma piuttosto un ritornello ). Anzi, quel ripetere cinque volte il Padre Nostro, l'Avemaria e il Gloria non è moderno. Probabilmente risiede qui l'opposizione che sí fa adesso al rosario: ma non si accorgono gli oppositori che il rosario è una meditazione limitata nel tempo e sostenuta poi da un mormorio monotono di bellissime preghiere e tanto fondamentali: proprio ci aggrappiamo al senso delle parole quando la meditazione diventa difficile per qualunque ragione. Forse la stessa risposta varrebbe pure qui. Ma ne dubito, visto il contenuto della formola completa. Oggi si preferisce la meditazione ovvero la preghiera libera anziché le formole ripetute e fisse ( e anche questo viene dallo Spirito Santo ). c) Le aggiunte all'Adorazione possono venir considerate da tante anime come proprie di tempi scaduti: - un'efficienza per ricavare dei favori più o meno materiali ( vi si insiste troppo negli 'scritti' ) - una pratica opposta ad altre, un po' messianica, talismanica … ( garanzia di buona morte …: ricordare l'opposizione attuale ai Primi venerdì per questa ragione … ) - il fondare il suo valore su rivelazioni private … Credo che sia realismo ammettere che queste cose ( segnalate sotto a) e b) ), se guardiamo il mondo, generano un disagio che spinge verso il rigetto in molti spiriti. E perciò bisogna impostare ancora una volta la domanda: è questa Adorazione il centro, o dobbiamo presentare sopratutto la Divozione a Gesù Crocifisso, e poi forse suggerire questa formala tra le altre pratiche di divozione? Credo che dobbiamo scegliere tra un vero rinnovamento generale di una cosa sostanziale, prima che la diffusione particolare, ridotta, di una pratica soltanto. Dove si adempie meglio la volontà del Signore? d) Leggo a pagina 141: Quanto alla maniera di presentare la Divozione Fra Leopoldo scrive tra le sue comunicazioni questa frase: "Per il momento si faccia così; se più tardi c'è da fare modifiche, l'avvenire è tra le mie mani. Fin deve possiamo pensare che vadano queste possibili modifiche? E per quando? E chi sarebbe l'esegeta qualificato per dire il sì o il no? E l'ultima domanda: Qual'è la Divozione affidata ai Fratelli delle Scuole Cristiane? Una pratica contingente, benché ricca, oppure una Divozione essenziale? Possono essi pure pensare da loro oppure debbono accettare alla cieca così come viene trasmessa? Il dott. Conti non sembra ammettere per il futuro altro che uno sviluppo, un approfondimento, ma non un cambiamento. Io mi chiedo se non è il vero approfondimento questo modo di considerare la questione. 3. I Fratelli e la Divozione Sempre guardando l'Istituto nel mondo intero credo concordare con il dott. Conti: - che ci troviamo troppo lontani dall'ideale sognato dal Fondatore così come viene espresso nella meditazione 102: "Che i ragazzi pensino a Gesù, che amino Gesù, che respirino per Gesù e aspirino a Lui - che il rinvigorire la nostra consacrazione e il nostro apostolato per un ritorno consapevole a una Divozione approfondita a Gesù Redentore, a Gesù Crocifisso ( cfr. circolare n° 328, pp. 23-31 ), potrebbe agevolare il ritorno a quell'ideale. - Più ancora, accetto come provvidenziale questa via di rinnovamento, i cui effetti sono imprevedibili. Ma non credo utile, anzi temo che sia controproducente, l'insistere sulla pratica dell'Adorazione. Le ragioni sono già state esposte, e la mia esperienza internazionale lo ribadisce. Per molti è la Messa l'unica pratica di divozione che ammettono … ( è un estremo, ma non possiamo noi andarci all'altro ). III. I fratelli delle Scuole Cristiane e l'Unione L'avvenire Dopo tutto quello che ho già detto, posso essere breve: 1. L'Istituto Lasalliano deve ricavare dal fatto dell'Unione ( e da un rinnovamento nella Divozione a Gesù Crocifisso ) una forte spinta verso l'autentico apostolato specifico dell'educazione cristiana, con ogni zelo e consapevolezza. Il bisogno c'è; e questa può essere la via di arrivo. 2. Perchè la necessaria conoscenza di tutto "questo" possa diventare una realtà forse sarà conveniente una Circolare del Superiore Generale o chissà, un numero del Bollettino? oppure un foglietto scritto dai Fratelli italiani e vagliato dal Consiglio Generale? Oltre a ciò che segue ( nei numeri qui appresso ) potrebbe essere suggerito nella pubblicazione la costituzione di un delegato per Assistenza o Nazione, incaricato ufficialmente dei rapporti con l'Unione. Non è facile però dire quale sarebbe esattamente il contenuto, e meno ancora il tono di questa pubblicazione. Ma, mi si dirà che la Circolare c'è stata! ( n° 328 ). È vero, ma mi permetto di far vedere: - che era, per intenzione e scopo dichiarato, informativa: alla fine vuol essere impegnativa, ma troppo dolcemente. - che in questa informazione il tema capitalissimo del fine apostolico dell'Unione è confuso. Per molti infatti l'impressione è stata che si trattasse di un'opera apostolica, principalmente catechistica, ma sviluppata o spiegata all'infuori della giornata normale di lavoro o nelle domeniche; allora si desta un sentimento di ammirazione per questi Catechisti, ma non vi si vede un oggetto raggiungibile da mettere come ideale alla portata dei nostri ragazzi. E poi il rapporto tra catechesi e diffusione della Divozione-Adorazione non è chiaro ( Cfr. circolare, pp. 3/4, 10,12,16,22 ). - che è discreto, delicato, quasi un po' impaurito direi, sui due problemi che creano disagio quando parliamo a tutto un Istituto universale. E sono: l'origine straordinaria dei detti a Fra Leopoldo ( pp. 21 e 22 solo ) e l'Adorazione, chiaramente annegata nella cornice rigogliosa di una dottrina sulla divozione al Crocifisso. In fondo, la posizione io la trovo prudente, come dirò subito. - e in fine, qual è stato il frutto e quali sono stati gli echi di questa circolare? Non so se l'esistenza dell'Unione ci ha fatto pensare alla nostra missione specifica, come voleva la circolare; non so se molti Fratelli hanno pensato a far conoscere l'Unione ( forse io sono fra i pochi che in quella primavera del 1949 abbiamo parlato dell'Unione ai loro allievi, poco dopo la ricezione della Circolare; ma con quella difficoltà di intelligenza; sul fine apostolico) ; non so se si fa una diffusione dell'Adorazione, nata da una convinzione nella pratica stessa; temo, anzi, che la pratica abbia impedito un vero rinnovamento nella Divozione al Crocifisso per il fatto che è più facile e concreto distribuire un fogliettino che inculcare una dottrina e far vivere di essa; so che la Giornata del Crocifisso, ricordata dal Calendrier, si faceva nelle Case di formazione ( non però dappertutto ); adesso non si ricorda più; ma forse le pratica è rimasta perchè di fatto si sceglieva il venerdì di Passione o il venerdì Santo. 3. I Fratelli, se conoscono bene l'Istituto secolare, potranno offrire questo ideale - ai giovani coraggiosi dei loro istituti o collegi, attratti dalla vocazione alla vita consacrata nel mondo. Ritengo che così come io intendo la finalità specifica ci saranno non pochi, poiché si tratta di una funzione troppo necessaria alla quale per forza Dio chiamerà tanti; - ai giovani allievi o ex-allievi di altri Istituti religiosi votati all'educazione, persino tra gli istituti femminili, in vista al ramo femminile dell'Unione. Lavoro, questo, forse, dei Delegati nazionali. - ai fratelli che lasciano l'Istituto ancora giovani, perchè non se la sentono per un celibato per la vita intera, ma spinti da un vero spirito apostolico, che potrebbero essere invitati a raggiungere l'Unione da membri Associati. Ne conosco degli esempi ben chiari. 4. I Fratelli possono essere chiamati fortemente a intensificare una Divozione profonda a Cristo Redentore, e concretamente sotto la forma di Gesù Crocifisso; man mano questo passerà ai nostri allievi e alle loro famiglie, specialmente se un giorno Roma si pronunciasse in modo più o meno incoraggiante. Fra tante pratiche possibili a questa divozione, certi Fratelli preferiranno utilizzare proprio l'Adorazione alle Cinque Piaghe. 5. La presentazione dunque che si farebbe ai Fratelli ( a questo riguardo ), e quella che i Fratelli farebbero dell'Unione e della Divozione tralascierebbe sia i fatti soprannaturali avvenuti a Fra Leopoldo, sia la pratica dell'Adorazione. Questa presentazione si farebbe più tardi, dall'Unione stessa, ai giovani che vi si avvicinerebbero. L'opposizione e sopratutto l'indifferenza che l'Unione trova oggi tra i Fratelli può derivare da questi "fatti" e "pratica", o sicuramente almeno essi si aggiungono per rafforzare quell'indifferenza. 6. Dubito ( contro il suggerimento della circolare 328 ) che i Fratelli debbano creare i Zelatori o gli Ascritti, innanzitutto perchè lì c'è l'Adorazione che sembra affiancarsi all'apostolato catechistico, o addirittura primeggiare su di esso. Se qualcuno vuol farlo nella sua classe …, benissimo. Se l'Unione, per mezzo dei suoi membri o simpatizzanti, vuol farlo, dovrebbe essere tanto libera. Però non dimentichiamo che ciò che conta per la vitalità di un movimento apostolico è la sua spontaneità sia nella costituzione, sia nella autonomia e nella susseguente attività. 7. Il problema della Casa di Carità di Torino è un problema locale. Non saprei suggerire niente in merito. Epilogo e riflessione finale È facile vedere, da quanto ho detto, qual è il mio scopo nei riguardi della Divozione. Vorrei infatti aprire la via al rinnovo nella Chiesa della Divozione a Gesù Crocifisso - dietro alla spinta che ci viene dall'Unione dei Catechisti - come sintesi del mistero della Redenzione; nella Chiesa ho detto, quindi, tra le anime contemplative come tra quelle attive, tra le anime preconciliari nonché tra quelle postconciliari, e questo a scapito, se fosse necessario, della diffusione di una formula concreta per quanto essa sia ortodossa e ricca di contenuto dogmatico e ascetico. Per quel che riguarda l'Unione stessa, io tendo a far sì che possa crescere in numero, ciò che non può significare indebolimento della qualità. Ma è qui che mi trovo dinnanzi a certe contraddizioni: - I catechisti fondano una speranza di crescita nei detti di Fra Leopoldo come questo: "L'Opera che nascerà sarà un'opera mondiale …" ( 17.1.1912 ). "Anche se saranno diffusi sotto ogni cielo non dovranno formare se non un cuore" ( 28.3.1917; pag. 162 ) - oppure quello dell'8.7.1918, a pag. 250. Ma d'altra parte si constata il leggerissimo sviluppo in 50 anni, e sentiamo dire che preferiscono sacrificare il numero pur di conservare la qualità ( sempre che ci sia da scegliere tra i due, evidentemnte ) ( Circolare 328, p.15 ); idea che mi ha ripetuta il dott. Conti sotto un'altra forma: Non cerchiamo numero, bensì qualità; speriamo però il numero nella terza generazione, come predisse Fratel Teodoreto". Oltre a queste apparenti contraddizioni ( non chiaramente nei termini ma piuttosto dietro le quinte ), ci sono nell'Unione certe cose che costituiscono degli ostacoli ad uno sviluppo numerico possente: - a) il genere di vita che si presenta con tante attività per così pochi, tanto diverse, e fatte per lo più all'infuori della giornata normale di lavoro, fa ammirare ma non attrae … ( si leggano i brani citati sopra, p.5/6 ) b) Il testo fondamentale ripetuto anche da Fr. Teodoreto ( pag. 249 ): pietà, assistenza mutua, umiltà, attività, modestia, carità" fa pensare a un gruppo di cristiani ferventi che vivono per predicare col testimonio, ma non tanto a un Istituto secolare di Educatori o Catechisti. - c) Certi scritti di Fra Leopoldo, ricevuti rispettosamente da Fra tel Teodoreto, sono pensati chiaramente per lui, per un contemplativo. - d) Il fondamento più o meno diretto dell'Unione a partire da rivelazioni private trova molti spiriti sull'attenti! - e) La diffusione di una pratica concreta di divozione anzichè di una Divozione fondamentale produce a prima vista un'impressione alquanto fanatica di alterazione nel subordinamento normale dei valori. Sí va o non si va al numero? Quindi forse ho sbagliato tutto lo sforzo. Un piccolo numero - anche più numeroso di quello attuale - sarà sempre possibile, che accetterà l'Unione così come ora si presenta. Riconosco che lavoravo in un'altra direzione. Non credo però che lo sforzo sia stato inutile. Fr. Saturnino Gallego fsc Roma, 27.5.68