Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo Tema di partecipazione al Convegno di Verona 2006 Il desiderio di tutto l'Episcopato Italiano è che tutti i cristiani si preparino e poi cerchino di vivere un evento ormai a cadenza decennale " veramente significativo, analogamente a quanto avvenuto per i tre Convegni precedenti: Roma 1976, Loreto 1985, Palermo 1995, tutti dedicati alla considerazione del ruolo dei cristiani nel contesto della realtà storica in cui vivono e operano. " Il contesto, la vita quotidiana, il qui e adesso è altamente coinvolgente e compromettente e merita tutto il nostro impegno per farcela ad essere davvero cristiani e a, conseguentemente, testimoniarlo. Stiamo parlando della nostra tipica "consacratio mundi" che anche questo convegno sottolinea, almeno nella traccia, essere e rappresentare il vertice o la base che dir si voglia del vero impegno cristiano nel "secolo" che giustifica pienamente il nostro esistere come istituto. Dedicati cristianamente a vivere il quotidiano implica necessariamente di sciogliere le eroicità debilitanti in un confronto rigenerante che è possibile solo all'interno di una comunione raffinata in ogni senso dalla vite vissute così e raccontate bene come noi sappiamo. Questa documento sembra scritto per noi. E merita, forse e come sempre nel caso di documenti magisteriali, più dei commenti, un attentissima meditazione. Ma speriamo che la meditazione sia tanto intensa e quindi esuberante da comunicare le sensazioni e le "illuminazioni" agli altri. Mentre dobbiamo riflettere su questi quarant'anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, siamo comunque sollecitati a non distrarci e a riprenderne gli intenti e lo slancio per annunciare il vangelo della speranza. La " speranza viva " affonda le radici nella fede e rafforza lo slancio della carità. In essa s'incontrano il Risorto e gli uomini, la sua vita e il loro desiderio. Il nostro tempo, le nostre giornate sono fortemente sollecitate, subiamo moltissime interferenze di ogni tipo alla nostra educazione cattolica. Tutti dobbiamo riconoscere ed accogliere che " … nel tramonto di un'epoca segnata da forti conflittualità ideologiche, emerge un quadro culturale e antropologico medito, segnato da forti ambivalenze e da un'esperienza frammentata e dispersa. Nulla appare veramente stabile, solido, definitivo." Tocca a noi vivere questo tempo come ad altri tempi di guerre, crisi economiche, epidemie gravissime, rivoluzioni anche contro Dio. Noi stiamo vedendo che il mondo si allontana da Dio ma non siamo su una nave spaziale che ci distacca dalla terra, la nostra visione è dall'interno e prospettica, per questo più sofferente ma potenzialmente più profonda, radicale. La nostra prospettiva però, Pierrot come mi diceva sorridendo Don Nicolao, intravede pur con intensità diverse, insieme ad ogni sofferenza, il nostro amico del cuore Gesù Cristo. La speranza è un bene fragile e raro, e il suo fuoco è sovente tenue anche nel cuore dei credenti " La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi [ la fede e la carità ] e non si nota neanche ". Quasi invisibile, la " piccola " sorella sembra condotta per mano dalle due più grandi, ma col suo cuore di bimba vede ciò che le altre non vedono. E trascina con la sua gioia fresca e innocente la fede e l'amore nel mattino di Pasqua. " È lei, quella piccina, che trascina tutto " Come pensare in questo modo avvolti dalle interessate rudezze impietose della debolezza umana …? È sufficiente una piccola rivoluzionaria speranza cristiana perché la bellezza della misericordia di Dio ci liberi da ogni rassegnazione. La nostra speranza ha così un altro nome: il Crocifisso Risorto è il nome della speranza cristiana. Su queste premesse la nostra riflessione avrebbe innumerevoli punti di partenza e tentativi di risposta; nella necessità di scegliere cosa è meglio per sostenere il nostro integrale impegno cristiano credo sia importante entrare nel merito della essenziale dinamica dei rapporti che sono espressi al punto 14 del documento: Si tratta, più precisamente, di sviluppare una continua interconnessione tra la formazione cristiana e la vita quotidiana, tra i principi dell'antropologia cristiana e le decisioni etiche, tra la dottrina sociale cristiana e le scelte e i comportamenti, per cercare con libertà, con creatività e nel dialogo con le diverse espressioni culturali le iniziative più efficaci e le soluzioni appropriate. In particolare occorre tenere presenti alcuni nodi problematici, tipici del nostro tempo, come la scissione tra razionalità strumentale ( tecnologico-scientifìca, giuridico-amministrativa, economico-finanziaria … ) e vissuto affettivo ed emotivo; la giustapposizione di fiducia quasi illimitata nella conoscenza scientifica e tecnologica e lo scetticismo diffuso quanto alla capacità dell'uomo di conoscere la verità e il senso dell'esistenza; la rivendicazione della libertà individuale insindacabile accompagnata a una credenza largamente condivisa nel determinismo ( biologico, psichico, sociale ); la giustapposizione di individualismo e di apprezzamento per i valori dell'etica pubblica e del bene comune; la tensione tra nuove condizioni del lavoro, benessere sociale e giustizia internazionale. Il nostro compito credo sia quello di esprimere come persone impegnate all'interno della storia e della vita ecclesiale del popolo di Dio, elementi seri di riflessione, preghiera/ascolto e sostegno per offrire agli uomini e alle donne di oggi che incontriamo un orizzonte di senso, forti del richiamo ad una esemplare …. spiritualità anche e specialmente laicale, caratterizzata dall'impegno nel mondo e dalla simpatia per il mondo, come via di santificazione, prospettata già a conclusione del Convegno Ecclesiale di Palermo [ per fare ] emergere l'immagine del fedele cristiano quale testimone del Risorto nel mondo. L'impossibilità di non condividere queste intenzioni conferma che il cammino e la proposta di gran parte dei laici, del popolo di Dio, nati alla fede dopo e con il Concilio è una via giusta,da prendere ad esempio, da proteggere e da non ostacolare in nulla vista la delicatezza e la sensibilità che queste persone hanno acquisito come pecore fra i lupi e quindi in vita solo per l'amore cristiano che sa comprendere. Abbiamo bisogno di una catechesi quotidiana da fare, imparare ed insegnare e questo per aiutare a crescere ogni aspetto della religiosità anche in senso "culturale" ma sempre in una logica di comprensione come fine vero del nostro vivere. Proporrei, anche nelle nostre meditazioni, una ricerca di concrete risposte ad una serie di perché che spesso continuano ad essere quegli impliciti che il nostro mondo cattolico, le persone che credono e quelle che ci contestano, tendono ad esplicitare, a far vedere, molto spesso con ritrosia, quasi con una giustificante timidezza. La testimonianza di Gesù Crocifisso Risorto, se è vera, pur nella debolezza e nell'imperfezione del risultato, non può essere timida o implicita, nascosta. Andando per ordine ecco una serie di domande che possono smuovere quel troppo privato che nasconde la bellezza dell'essere cristiano che va professata e manifestata per piacere e per sostanzialmente renderGli gloria: 1. Perché … sviluppare una continua interconnessione tra la formazione cristiana e la vita quotidiana …? 2. Perché affermiamo la distinzione tra "antropologia" e "antropologia cristiana"? 3. Perché le decisioni devono essere etiche? 4. Perché è necessario un rapporto tra la dottrina sociale cristiana e le scelte e i comportamenti? Solo queste risposte, e la loro assunzione in coscienza come premesse mediabili solo nell'attuazione, consentono di "cercare con libertà, con creatività e nel dialogo con le diverse espressioni culturali le iniziative più efficaci e le soluzioni appropriate. " Giungiamo quindi al "come" derivante, che è innanzitutto personalistico, nel senso che apre ognuno all'incontro e alla risposta che le situazioni creano, riconducendo tutto, ma proprio tutto, nel rapporto con Gesù Cristo risposta incerta e mediata solo dalla nostra paura, ovvero , poca fede. La comunione nascente , riflesso del corpo mistico ecclesiale, sarà la civiltà dell'amore nella quale l'integrale risposta personale di philia-eros-agape, affrontata da Papa Ratzinger, illuminerà le zone d'ombra rimaste e tutto e tutti vedranno e saranno attratti da Gesù proprio come ci ha detto: "Quando sarò innalzato da terra trarrò tutto a me" ( Gv 12,32 ). La forza di gravita che un tempo sembrava essere solo una dimensione di attrazione fisica verso il centro della terra oggi si manifesta come riduzione materiale della dimensione umana staccata sempre più dalla sua capacità di trascendere, creare, sognare e poi vivere una dimensione diversa da quella, per capirci, semplicemente biologica-animale. Ecco perché è essenziale … affrontare le questioni del vissuto … [ secondo ] nodi problematici, tipici del nostro tempo: - scissione tra razionalità strumentale ( tecnologico-scientifìca, giuridico-amministrativa, economico-fìnanziaria … ) e vissuto affettivo ed emotivo - la giustapposizione di fiducia quasi illimitata nella conoscenza scientifica e tecnologica e lo scetticismo diffuso quanto alla capacità dell'uomo di conoscere la verità e il senso dell'esistenza; - la rivendicazione della libertà individuale insindacabile accompagnata a una credenza largamente condivisa nel determinismo ( biologico, psichico, sociale ); - la giustapposizione di individualismo e di apprezzamento per i valori dell'etica pubblica e del bene comune; - la tensione tra nuove condizioni del lavoro, benessere sociale e giustizia internazionale Se concordiamo in questa analisi della situazione reale nella quale viviamo, e a partire da questa, analizziamo i " perché" premessi. 1 - Perché sviluppare una continua interconnessione tra la formazione cristiana e la vita quotidiana … 1.1. Un Cristiano, una persona che non solo crede ma ha la possibilità reale di essere credente per la grazia battesimale e la continua possibile riconciliazione che ripristina l'origine spirituale non può credere al Vangelo, avere fede in Gesù Cristo, e non tentare di viverlo sempre. 1.2 Il problema sta nel considerare il tentativo non come un atto imperfetto a partire dal quale si insinua l'impossibilità, l'insuperabile utopia , un disvalore, ma come un convincente cammino di crescita tra "resistenza e resa". 1.3. Solo così la distinzione cristiana che deve vedersi, comincia ad apparire, nella sofferenza della sconfitta come nello sforzo della risalita. 1.4. Un impegno che tende ad essere integrale cioè indiviso nel suo comportarsi a seconda delle situazioni ( siamo banali: … davanti ai soldi … ) e dimostra sensibilità e quindi personalità coerente ma non radicatele! senso emarginante, che impara per comprendere il come dell'integralità possibile e del suo limite in sé e intorno a sé. 1.5. Questa comprensione vista e vissuta quotidianamente coopera nella costruzione della civiltà dell'amore di Dio. 2 - Perché affermiamo la distinzione tra "antropologia" e "antropologia cristiana" ? 21. Gesù Cristo, il Vangelo, forma , conforma, chi lo segue. 2.2 Altre culture, altre nascite, costruiscono altre persone. 2.3 Se la nostra cultura , sempre nel senso del suo fine di comprendere il più possibile noi stessi e il nostro prossimo, è cristiana già per il nostro Battesimo e di conseguenza cerca di farci crescere per comprendere il mondo in rapporto a Gesù Cristo, noi e la nostra generazione abbiamo un "aspetto" cristiano, pensiamo cristiano, operiamo cristiano e naturalmente il mondo in cui viviamo risente della nostra cultura. 2.4 Un cristiano può amare per sempre anche chi non lo ama più; può perdonare guardando il Crocifisso e ricordando ascoltando le sue parole in croce; non sfrutta mai il prossimo più debole ma lo aiuta; vive del proprio lavoro e della propria professionalità; fonda la propria sicurezza sulla sua famiglia e ne costruisce la stabilità a partire dai legami di sangue e di amore filiale e coniugale; rispetta la natura e la giustappone ai bisogni umani. 2.5. Molte altre persone hanno culture simili e non sono cristiani. 2.6. La distinzione è nell'essere cristiani non in una teorizzazione dell'esserlo. 2.7. L'antropologia cristiana è la storia vissuta dei cristiani che hanno sempre tentato di mettere in rapporto a Gesù Cristo le loro vite. 2.8. L'affermazione è nei fatti e quindi si propone l'incontro. Non siamo solo noi in questa storia. Il "distinguere per unire" è necessario. 2.9. Dobbiamo distinguerci per incontrarci nel dialogo. Come si potrebbe vivere, avere relazioni con altre persone, in assenza di diversità? 3 - Perché le decisioni devono essere etiche? 3.1. L'etica, l'agire in senso morale, non è una prerogativa cristiana. 3.2. I cristiani non possono non avere un etica cristiana. Una serie di principi comportamentali derivanti dall'insegnamento, compreso, del Vangelo. 3.3. Un etica però può essere altruista o egoista. 3.4. Quando l'egoismo, l'interesse di parte, la speculazione o lo sfruttamento prevalgono o sottintendono un comportamento non c'è un etica che è tale solo se considera in un qualche modo anche il bene comune, il bene dell'altro, derivante da una scelta. 3.5. Un incontro costruttivo avviene tra persone che hanno un etica di riferimento e quindi, di conseguenza, certamente delle convergenze etiche pur in presenza di divergenze politiche o economiche o filosofiche o religiose … 3.6. Una persona una cultura un gruppo che riesce ad esprimere un etica solo autoreferenziale e quindi egoistica si costituisce come elemento non positivo in un contesto sia interpersonale che sociale ad ogni livello. Un etica strumentale fonda la divisione ed è settaria. 4 - Perché è necessario un rapporto tra la dottrina sociale cristiana e le scelte e i comportamenti? 4.1. Il cristianesimo è una cultura, un'antropologia, che si è costruita nella storia vissuta tentando, per ogni battezzato, di mettere in rapporto la propria vita con il Vangelo. 4.2. Questo ha messo in evidenza una realtà interpersonale e sociale che nel corso dei secoli il nostro nucleo apostolico ha saputo e potuto trasmettere nei suoi aspetti essenziali. 4.3. Negli ultimi secoli a partire prima dagli scambi commerciali fino all'industrializzazione e alle attuali evoluzioni mediatiche globali, la predicazione della scienza, della tecnica, dell'economia, della finanza e della comunicazione come conquiste di una umanità autoreferente, ha richiesto una serie di proposte che si contraddistinguono per aver saputo profeticamente sempre coniugare il predicato di matrice sostanzialmente materialista con una idea di mondo dove la formidabile capacità intellettuale delle persona umana è avvalorata da una visione trascendente che pone in alto il fine esistenziale rompendo la crio-realtà ipotizzata come salvezza umana. 4.4 Molti ritengono che l'insieme dei documenti guida del popolo cristiano-cattolico siano inadeguati o utopia o strumenti ad usum di un potere clericale; in realtà il "limite" è solo nella profezia, termine in borsa tradotto con previsione, che tende a preoccupare gli speculatori che sono abituati a precostruire gli ambiti delle loro ipotesi mercantili e poi ci fanno precipitare i consumatori infarinati per friggerli. 4.5. Un comportamento che si sceglie a vari livelli, al di là di un colpo di tosse tattico o spontaneo, vive di una previsione e pone la fiducia nelle verità su cui si fonda. Fiducia, verità, previsione hanno bisogno di un riferimento culturale o intellettuale o di analisi sociale, politica, economica, famigliare, personale che guidi oltre lo spontaneismo una scelta. 4.6. Per un cristiano sembra adeguato concorrere a decisioni anche importanti a partire dalle conoscenze e indicazioni che l'intera dottrina sociale cristiana propone. 4.7 Si può integrare il processo culturale che produce questa documentazione magisteriale ma certo sembra improbabile una rianalisi fondante dottrine migliori, rinnovatrici o alternative costruite in sostanza per risolvere interessi particolari, e quindi pensate in chiave relativistica o almeno riduzionistica . 5 - In conclusione per incoraggiare alla Rivoluzione di Dio Come d'abitudine, come in ogni traccia, si vede una certa tendenza a chiedere e dare risposte evitando rischi di interferenze inquinanti l'ordine attentamente studiato: questo può servire ad incoraggiare la Rivoluzione di Dio attraverso il suo Popolo? Forse è conveniente accogliere benevolmente un po' di sano e mite disordine. La parte conclusiva del documento apre la problematica alla speranza che il richiamo alla prima lettera di Pietro, che ci esorta alla " dolcezza ", al " rispetto " e alla " retta coscienza " ( 1 Pt 3,15-16 ) non affievolisca il premesso desiderio di una nuova spiritualità anche e specialmente laicale, caratterizzata dall'impegno nel mondo e dalla simpatIa per il mondo non certo accogliente. Se l'obiettivo è la "dolce"'applicazione del Vangelo anche attraverso la nostra dottrina sociale dobbiamo ricordarci del suo valore rivoluzionario se messo in rapporto alla realtà. I mercanti sono nel tempio, anche quelli che vendono colombe. Per tornare agli impliciti di cui sopra concluderei con una riflessione sui discernimenti consigliati per verifIcarne la loro coerenza, in senso evidentemente laico e per un impegno integrale e non diviso del cristiano, al fine di evitare che una serie di considerazioni, come quelle emerse a Palermo dieci anni fa, non siano spesso le pie intenzioni che liberano deboli e stanche coscienze, inamovibili dalle sicurezze che hanno sottoposte. Purtroppo queste sono la forza occulta del mercantilismo ricchissimo finanziatore, legalmente criminale e ammaliatore che per questo ci lascia sperare e sopravvivere, ma solo sopravvivere, non vivere la nostra fede. L'esercizio del discernimento è del resto già una componente della testimonianza: esso non solo prepara alla testimonianza, ma già la fa vivere … se vive la possibilità di scelte reali e compromettenti del vivere cristianamente il quotidiano. Il discernimento è anche ascesi e purificazione: purifica la nostra conoscenza, e la conoscenza della realtà arricchisce la carità rendendola viva e operante nella storia quotidiana … se gustiamo i frutti del discernimento amari o dolci che siano del vivere cristianamente il quotidiano. Il discernimento è vigilanza paziente: vigilanza sempre richiesta dalla vita cristiana e pazienza oggi particolarmente necessaria rispetto alle ambivalenze dischiuse dalle trasformazioni sociali e culturali … se la nostra vigilanza tenta di indirizzare il traffico che incontriamo solo nel vivere cristianamente il quotidiano Il discernimento, infine, va accompagnato con un atteggiamento umile nei confronti della verità, da cui nasce anche attenzione verso gli altri e verso le condizioni della loro esistenza, così che la testimonianza non sia mai fonte di divisione o di contrasto, ma sempre di edificazione, se umilmente possiamo riconoscerei e distinguerci quali testimoni nel vivere cristianamente il quotidiano. L'esperienza del passato, proprio perché vissuto, non può non sollecitare tutti coloro che credono utile, oltre la formalità che scrive le pagine inutili della storia, impegnarsi sulle premesse di lavori come questo a farlo sul serio. I laici non devono più ascoltare i richiami alla prudenza che dimostrano favorire gli interessati pseudo-cristiani prudenti. I testimoni dì Gesù, Crocifisso e Risorto, sanno le prudenze da correre. La nuova laicità cattolica ha bisogno che queste proposte non siano più formali e periodici esercizi psico-socio-religiosi ma confronti dell'attività derivante affinché dalla dottrina cristiana, dove il tutto sociale e tutto lo spirituale si con-fondono, affiori e si veda quella cristianità che attrae per le sua scelta di vita. A questo punto, dopo queste analisi, tornando alla fondamenta del Convegno e prima ancora ai desideri dei nostri Vescovi potremmo interpretare in modo nuovo la proposta della "traccia" che " intende far convergere quattro fondamentali elementi " : 1. la persona di Gesù il Risorto che vive in mezzo a noi; 2. il mondo nella concretezza della svolta culturale e sociale nella quale noi stessi siamo destinatari e protagonisti; 3. le attese di questo mondo, che il Vangelo apre alla vera speranza che viene da Dio; 4. l'impegno dei fedeli cristiani, in particolare dei laici, per essere testimoni credibili del Risorto attraverso una vita rinnovata e capace di cambiare la storia. Ecco allora che nei prossimi incontri potremmo essere preparati a rispondere ad alcuni interrogativi di fondo e di grande interesse che questo contesto e le sue indicazioni ci propongono ed in particolare senza discostarci in nulla dalla traccia, anche per mantenere un ordine mentale utile a tutti: - che cosa il Vangelo comunica alla vita dei cristiani? - come Gesù Cristo può rigenerare questo vissuto, soprattutto nella sua dimensione quotidiana? - come può essere plasmata una nuova prospettiva antropologica nell'epoca della complessità? - quali forme e modalità possono caratterizzare la presenza dei cristiani in questo momento storico nel nostro Paese? Non possiamo rinunciare a dare risposte. Il tempo economico e politico sembra strumentalizzare il tempo della religiosità e Dio viene asservito ad ogni guerra, sotto ogni specie. Per noi non è così. Poniamo al centro del nostro vivere integralmente il vangelo di Gesù Cristo, a partire dal Suo Amore Crocifisso, e per questo degnissimo di essere condiviso da chiunque si soffermi sulle sue piaghe, lo, sarò sempre indegno, forse tutti noi lo saremo, ma preghiamo e adoriamo insieme, in Unione e comunione, il nostro Gesù Crocifisso perché in noi ed intorno a noi sia fatta la Sua volontà. Domenico mi diceva in un giorno di sofferenza: "che grande invenzione la misericordia di Dio". Alla luce della proposta che i Vescovi hanno fatto possiamo dire che la Speranza cristiana è un invenzione altrettanto grande che Dio ci ha messo nel cuore e che illumina sempre il nostro buio e manifesta l'amicizia di Gesù. Grazie - Viva Gesù nei nostri cuori, Sempre Riccardo M.