La Casa di Carità fatto generazionale

" La Casa di Carità Arti e Mestieri è un'opera impegnata nella formazione professionale dei giovani e dei lavoratori, in vista del loro inserimento o reinserimento nella attività produttiva della società in cui viviamo ''.

E qui Carità va intesa nel significato genuino e perciò evangelico della parola.

È la Carità che è sinonimo di amore, quell'Amore che si manifesta nel vincolo che lega i componenti di una famiglia, dove i genitori, dopo aver donato loro l'esistenza, condividono con i figli i problemi della vita e continuano a donare senza chiedere nulla in contraccambio, ma li aiutano nel la crescita per portarli ad essere capaci di affrontare le responsabilità della vita nella famiglia e nella società.

Questa Carità è, nel suo significato originale, la Carità di Cristo Gesù, il quale ha dato tutto se stesso per renderci capaci di essere liberi dal peccato e crescere nel suo amore, cooperare con la sua azione di salvezza e poterci così condurre nella Casa del Padre perché ci impegniamo nella diffusione del suo Regno.

La Casa di Carità è iniziata nel 1925 a Torino, per opera dei Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, animati dal loro Fondatore il Servo di Dio Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, dietro l'ispirazione di Fra Leopoldo Maria Musso dell'Ordine dei Frati Minori.

Fra Leopoldo, prima di farsi frate Francescano, si chiamava Luigi Musso, esercitava la professione di cuoco ed era molto apprezzato per la sua abilità nel fare cucina.

Nato a Terruggia nel Monferrato l'anno 1850, aveva frequentato la seconda classe elementare e poi i genitori erano stati costretti a fargli sospendere la scuola per farlo lavorare, a causa delle ristrettezze economiche in cui versava la famiglia, cosa per altro nomale specialmente negli ambienti rurali di quegli anni.

La sua istruzione era perciò molto modesta, in compenso era tanto ricco di quella sapienza che è dono dello Spirito Santo, lo si può riscontrare leggendo i suoi scritti anche se piuttosto sgrammaticati e stilati di notte durante le ore di preghiera.

Entrato nell'Ordine di S. Francesco come frate laico nel 1900 all'età di 50 anni gli fu dato l'incarico della cucina nel Convento di S. Tommaso in Torino.

Il tempo libero dai suoi impegni lo dedicava alla orazione.

In particolare alla sera, dopo la cena, si recava nel piccolo Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore e rimaneva in preghiera davanti a Gesù Sacramentato fin verso le ore 22; è in questo Santuario che si verificarono fatti di particolare rilievo e di massima importanza per noi della Casa di Carità.

Qui, normalmente, sentiva la voce di Gesù e quella di Maria SS. che gli parlavano, come diremo più avanti.

Circa questi fatti è da segnalare che all'inizio del 1909, per motivi di sicurezza, il frate sacrestano ricevette l'ordine di chiudere a chiave la porta, che dalla sacrestia dà accesso al Santuario.

Fra Leopoldo, che non aveva la chiave, non poteva più entrare e quando gli capitava di trovare la porta aperta, veniva regolarmente chiuso dentro dal sacrestano che eseguiva gli ordini senza fare troppi accertamenti.

Questa disposizione ostacolava seriamente quell'incontro serale tra il Servo di Dio e Gesù Sacramentato, che oramai si stava manifestando fondamentale per il messaggio di cui doveva essere portatore e per le Opere che dovevano sorgere di conseguenza.

Per più di un anno, dal marzo del 1909 all'agosto del 1910, Maria SS. gli venne in aiuto ed aprì lei stessa la porta quando entrava per poi richiuderla dopo che ne era uscito.

Il fatto prodigioso della porta cessò di verificarsi regolarmente il giorno in cui gli fu data la chiave di sui aveva bisogno.

A questo proposito leggiamo nel suo diario: Quanto sono in dovere di amare e benedire continuamente la mia Mamma Santissima, la gran Madre di Dio!

Più volte, in un anno, fui chiuso in chiesa, ma all'ora di licenziarmi dal mio buon Gesù, ero certo che Mamma Santissima mi accompagnava, per aprirmi la porta, tanto che una volta mi aprì pur rimanendo fuori il ferro della serratura lungo quattro dita. ( 26 - 3 - 1909 )

In questo Santuario, dal 1919 in poi, Gesù e Maria SS. gli parleranno della Casa di Carità, lo incoraggeranno nei momenti difficili, gli parleranno dei futuri allievi preannunciandogli pure che un giorno questi sarebbero andati in pellegrinaggio di ringraziamento per i tanti benefici ricevuti.

In data 28 maggio 1920, egli scriverà nel suo diario: Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù desidera che i membri della pia Unione del SS. Crocifisso, unitamente ai figlioli della Casa di Carità Arti e Mestieri vengano una volta all'anno a visitarla, in ricordo dei favori e grazie ricevute e da Lei cooperati in loro vantaggio, con una S. Comunione in ringraziamento dell'amabile bontà usata loro da Dio e dalla sua SS. Madre. ( 28 - 5 - 1920 )

Finita la preghiera davanti a Gesù presente nel Eucaristia, andava nella sua cella per fare l'Adorazione alle Cinque Piaghe prostrato a terra, secondo l'usanza francescana, davanti ad un Crocifisso.

La preghiera si protraeva fin verso la mezzanotte per poi riprendere, dopo un po' di riposo, verso le tre e mezza o le quattro del mattino seguente, e a volte durava anche tutta la notte.

Erano ore passate nella contemplazione delle Piaghe di Gesù Crocifisso, sull'esempio della Adorazione fatta da Maria SS. sul Calvario davanti a suo Figlio inchiodato sulla croce, e in comunione con la Chiesa celeste, gli angeli e beati che nel cielo, davanti all'Agnello come immolato, così scrive S. Giovanni nell'Apocalisse, adorano dicendo a gran voce: " L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore gloria e benedizione, " …

" A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli." ( Ap 5,12.13 )

Durante questa preghiera Gesù e Maria SS. continuavano a parlargli, gli ricordavano quanto gli avevano già detto nel Santuario e lui lo riportava nel suo diario scrivendo inginocchiato, con il quaderno su una sedia, a lume di candela.

Gli davano suggerimenti per la sua vita, nello stesso tempo gli preannunciavano un grande Movimento di Adoratori a Gesù Crocifisso, che sarebbe sorto per offrire riparazione a Dio per i tanti peccati che si commettono nel mondo, e gli dicevano delle Opere che sarebbero pure sorte in seguito per quella Adorazione; per questo motivo gli avevano chiesto di far conoscere le parole dalla preghiera e di diffonderla.

Noi, pur prestando una fede puramente umana a questi avvenimenti, facciamo notare che le Opere preannunciate ed effettivamente sorte in seguito e tuttora vitali, sono una testimonianza di questi fatti straordinari.

Fra Leopoldo, stimolato dalle insistenze di Gesù e di Maria SS., parlava della preghiera della Adorazione con tutte le persone che aveva occasione di incontrare.

In breve tempo si formò intorno a lui un piccolo gruppo che si organizzò per diffonderla e già nel 1906 distribuivano copie scritte a mano e duplicate con mezzi di fortuna.

Successivamente, nel 1907, egli ricevette delle offerte in denaro per stampare il testo di quella preghiera; su quei foglietti veniva incollata una immaginetta di Gesù Crocifisso, e poi diffusa.

Nel novembre del 1911 una signora di questo gruppo di Zelatori dell'Adorazione alle Cinque Piaghe, si presentò da Fratel Teodoreto che era allora Direttore della Scuola di via delle Rosine 14, e gli consegnò alcuni foglietti della Adorazione aggiungendo: " Le presento una pratica di pietà molto efficace; fu scritta da un frate sotto la guida di Gesù Crocifisso che gli parla familiarmente nell'orazione; se lei ha bisogno di qualche grazia, pratichi questa Divozione e ne sperimenterà l'efficacia. "

In quel periodo Fratel Teodoreto ai trovava in serie difficoltà per alcuni problemi che lo assillavano e pensò di mettere alla prova quella Divozione: nel giro di poco tempo le difficoltà si risolsero in modo inconsueto.

Fatta questa esperienza Fratel Teodoreto ebbe il desiderio di conoscere quel Frate privilegiato da Dio e l'anno successivo, occasionalmente, venne a sapere che viveva nel Convento di San Tommaso e che si chiamava Fra Leopoldo.

Si recò al convento il giorno 12 ottobre 1912 ed ottenne di parlare con lui.

Dopo quel primo incontro ne seguirono altri e il rapporto tra i due religiosi si fece sempre più confidenziale, fino a quando Fra Leopoldo gli diede da leggere alcuni quaderni del suo diario.

Leggendo quelle pagine Fr. Teodoreto si accorse che contenevano le indicazioni per realizzare quella Associazione di giovani impegnati che egli, da alcuni anni, aveva in mente di fare senza per altro poterla realizzare per le difficoltà che lo avevano ostacolato fino ad allora.

Dopo aver riflettuto e pregato, Fratel Teodoreto, nell'aprile del 1913, espose la sua idea a Fra Leopoldo chiedendogli di pregare il Signore per sapere se una simile Associazione poteva sussistere.

Fra Leopoldo pregò e la sera stessa ebbe la risposta di Gesù: " Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente. " ( 23 - 4 - 1913 )

Scrisse queste parole su un biglietto a lo fece pervenire al Fratello Teodoreto, che subito riunì, con incontri settimanali, un gruppo di giovani e ragazzi, allievi della Scuola di via dalle Rosine, ed un anno dopo, il 17 maggio 1914, si inaugurava la Pia Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS, Immacolata.

Fratel Teodoreto, aiutato da alcuni dei suoi confratelli, li formò ad una intensa vita di fede e di preghiera incentrata nella " Adorazione a Gesù Crocifisso ", che progressivamente divenne per tutti lo stile di vita caratteristico ed uno stimolo all'impegno nell'apostolato catechistico, come mezzo per far conoscere l'amore che Gesù ha verso di noi.

Intanto il diario di Fra Leopoldo si andava arricchendo di annotazioni.

Gesù Crocifisso e Maria SS. continuavano nel loro messaggio con suggerimenti, incoraggiamenti per lui e consigli da comunicare al Fratello Teodoreto che doveva guidare un'opera che egli aveva pensato ma non immaginato in quel modo, con quegli sviluppi e in un momento storico che stava diventando particolarmente difficile.