Unione/Ritiri/2004/R2004_02_15.txt Ritiro del 15/2/2004 La virtù dell'umiltà - Vito Moccia La virtù dell'umiltà - Definizione comune L'umiltà è coscienza della propria insufficienza, che induce l'uomo ad abbassarsi volontariamente, reprimendo nel suo intimo ogni moto di orgoglio. Nella mentalità contemporanea - Egotismo e successo Oggi è difficile capire ( a livello teoretico ) e vivere ( a livello pratico ) la virtù dell'umiltà in un ambiente di esagerata stima di sé, in una continua ricerca di autoaffermazione e di successo. L'autosufficienza e l'autonomia personale, favorite dalla tecnica, portano ad assumere un atteggiamento di indipendenza da tutto e da tutti, persino da Dio. Superuomo L'esaltazione di sé stesso ( teoria del superuomo di Nietzsche ) ha delle ramificazioni in ognuno di noi. Lo stesso vale per certi aspetti della psicanalisi e dello stesso collettivismo fascista e marxista, nonché di molti filoni della cultura contemporanea. Parlare oggi di umiltà può sembrare fuori luogo. In ogni caso occorre parlarne con precisione ed accortezza. Superbia La superbia è la pretesa dell'uomo di avere autonomia assoluta sul bene e sul male. È l'opposto dell'umiltà, non è solo desiderio di diventare "grandi" ma presunzione di ottenere la grandezza con le proprie forze. Vizi derivanti dalla superbia Gli aspetti più gravi della superbia sono i vizi contro le virtù teologali: il rifiuto di credere la disperazione in luogo della speranza l'odio in luogo dell'amore. Contro le altre virtù si hanno vari vizi, quali, in via esemplificativa: esagerata cura di sé stessi permalosità il disprezzo della vita altrui attribuirsi virtù che non si possiedono il vantarsi di quelle che si possiedono il sottovalutare la volontà degli altri o l'ingigantirne i difetti Odio della verità La superbia allontana dalla verità: "Compiacendosi della propria eccellenza, disprezza il valore della verità" ( San Tommaso ). Il superbo raramente loda, volentieri critica, difficilmente domanda e, ancora più difficilmente ringrazia, quasi mai riconosce la propria colpevolezza. Megalomania L'etica laica di oggi non conosce l'umiltà, conseguentemente ha un concetto suo proprio anche della superbia: si tratterebbe di megalomania in cui vi è confluenza di vanità, perlomeno negli atteggiamenti esteriori. L'umiltà per S. Agostino È l'inizio, la via e il culmine della conversione a Dio, è delegata alla conoscenza di sé stesso, anche come peccatore. Per S. Bernardo - ("Sui gradi dell'umiltà e della superbia") L'umiltà è la virtù per la quale l'uomo, mediante una vera cognizione di sé, si reputa di bassa condizione. Enumera i frutti dell'umiltà, su tre gradi: I° - Conoscenza della verità (su azione del Verbo) II°- Disposizione alla carità: abbassandoci amiamo il prossimo disinteressatamente (su azione dello Spirito Santo). III°- Contemplazione della verità di Dio (su azione del Padre) Per S. Tommaso d'Aquino L'umiltà è il fondamento della vita morale, atto a rimuovere la superbia, a rendere l'uomo sottomesso a Dio, e a disporlo alla sua grazia. L'umiltà ha tre punti di riferimento: - verso sé stessi, per la stima esatta delle proprie capacità, - verso gli altri, come sottomissione (nel prossimo c'è del bene che non è in noi, oppure in noi c'è del male che non si trova negli altri), - verso Dio: la sottomissione piena a Dio non è umiliazione, ma elevazione interiore. Caratteristiche dell'umiltà 1) Regola direttiva dell'umiltà: la conoscenza di sé, coscienza della propria condizione di creatura, per cui riconoscimento di Dio e del prossimo, coscienza del peccato con riconoscimento di Cristo Salvatore. 2) Fondamento dell'umiltà: la nullità e la dignità della creatura, rovina morale e redenzione. 3) Umiltà nei suoi atti e nelle sue proprietà. Enumeriamo quattro atti principali dell'umiltà: - ringraziare sia il Signore che il prossimo per il bene ricevuto, non nutrire rancore per l'ingratitudine umana; - ricevere con gratitudine il bene dagli altri, riconoscendo la propria povertà di bene, di verità, ecc… - donare il bene, anzi sé stessi agli altri; - domandare perdono a Dio e al prossimo per il male fatto, perdonare a nostra volta. Possiamo considerare l'umiltà sotto due proprietà: sopportazione delle umiliazioni e delle difficoltà della vita, nella coscienza del peccato e dei conseguenti effetti; generosità nel donare e gratitudine nel ricevere in considerazione della dignità umana e cristiana. Per Rosmini - (Compedio di etica e altre opere) L'umiltà è la virtù che tempera l'appetito di credere sé stesso eccellente attribuendosi doti che non si hanno, o non riferendole a Dio da cui si hanno, oppure pretendendo dagli uomini onori indebiti La moralità - e santità - nell'uomo ha forma di riconoscenza e di umiltà, non esistendo riconoscenza morale nell'uomo, se non con l'umiltà. Questa virtù è perciò un essenziale costitutivo della moralità, e quindi della santità. Motivazioni. L'uomo riceve tutto Tutto quello che l'uomo è ed ha lo riceve da Dio, l'Essere assoluto. Così l'anima, creata da Dio. Così il corpo, che ognuno di noi riceve. L'uomo è un ente reale finito. Egli partecipa dell'essere, è un soggetto, ma solo perché la Mente divina lo pronuncia esistente, cioè lo crea Partecipa pure dell'essere ideale per intuizione, ma lo conosce imperfettamente, in modo iniziale, come possibilità, virtualità, come idea. In tal modo conosce sé stesso e il mondo esterno. Ma l'essere oggettivo dall'uomo intuito non è lui stesso, ma altro da lui. Tendenza morale Essendo un essere reale finito, che però intuisce l'essere oggettivo ancorché in modo iniziale e virtuale, l'uomo ha una tendenza morale verso l'essere, e pertanto verso l'Essere assoluto, che è Dio, poiché è essenziale alla forma tendere verso il suo principio. Questa tendenza inclina l'uomo alla felicità, la quale si trova pienamente attuata nella santità, con la quale in definitiva si identifica. La persona umana, costituita da elementi non suoi propri L'uomo, come soggetto, separato da ciò che non è lui, cessa di esistere, è nulla. Deve quindi la massima riconoscenza a Dio, che gli presta qualcosa di sé, affinché sia, viva, intenda, ami, si perfezioni, sia beato. Unito ad altro, il reale uomo è anche lui qualcosa, senza però divenire l'altro. Ma allora l'uomo che cosa ha di suo? Ha l'esercizio delle sue facoltà, cioè dell'intelligenza e della volontà. Per questo è libero e responsabile. L'uomo ha la tendenza morale verso l'essere: se asseconda questa tendenza verso l'Essere assoluto egli è umile, perché lo riconosce, è buono, è orientato alla santità. Se viceversa preferisce i reali contingenti, il proprio limite, in altri termini il proprio nulla, è superbo e pecca. L'uomo può creare, ma, ahimè, il male, che è privazione di essere. Intuizione del divino- (non di Dio, sul piano naturale) L'uomo intuisce l'essere, ma in modo iniziale, virtuale. Questo essere però ha requisiti suoi propri, che trascendono l'uomo, come l'universalità, l'infinità, l'eternità, ecc… che l'uomo in qualche modo intuisce, anche se imperfettamente. Questo essere ideale ha qualcosa di divino, ma come è intuito dall'uomo non è Dio. Esso è il riflesso che scaturisce dalla "luce vera che illumina ogni uomo" ( Gv 1,9 ). L'uomo in questa vita, sotto l'aspetto naturale, non intuisce il Verbo come persona, ma come luce, come irraggiamento: un raggio di sole in una stanza buia, ma senza osservare il sole. Equivoco del superbo Ora il superbo attribuisce questo raggio divino come scaturente da sé stesso, e non come altro da sé. Viceversa l'essere ideale è per sua natura oggettivo, ossia contrapposto al soggetto al quale è norma di pensiero e di comportamento: esso è la verità, e la verità è altresì il bene. Il superbo ritiene di essere norma a sé stesso, mentre invece è la verità che è legge suprema, e Gesù ci ha dichiarato che è Lui la Verità. L'umiltà nell'ordine soprannaturale "La luce vera che illumina ogni uomo si è fatto carne" ( Gv 1,14 ), per cui nell'ordine soprannaturale l'uomo può percepire il Verbo come persona in Gesù Cristo. "Senza di me non potete fare nulla" ( Gv 15,5 ) "Se rimanete uniti a me, e le mie parole sono radicate in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato" ( Gv 15,7 ). - Senza Cristo l'uomo non può fare nulla; - Unito a Cristo l'uomo può portare molto frutto, anzi il massimo frutto e divenire suo discepolo. Sentimenti di nullità e di magnificenza nel cristiano Nel cristiano vi devono essere questi due sentimenti: - Il proprio nulla; - La propria grandezza, dignità e potenza. Il sentimento del proprio nulla è luce, perché dà la consapevolezza della propria impotenza e nullità ad ogni bene, e della potenza di Cristo che in lui fa tutto e può tutto. Questa è l'origine, la prima, la sommaria causa dell'umiltà cristiana, fondamento e condizione della virtù dei seguaci e dei discepoli del Salvatore. Caratteristiche dell'umiltà cristiana L'umiltà dell'uomo incorporato in Cristo è unita a un timore: non reverenziale verso il Signore, perché Lui si dona, ma un grande timore verso sé stesso, per la libertà che ha di operare il male e di staccarsi da Gesù. L'umiltà cristiana si basa su due fondamenti: Il cristiano incorporato in Cristo sa che l'artefice della vita spirituale non è lui, ma Gesù, di cui è strumento attivo; Nell'ordine morale egli non può nulla con le proprie forze, senza l'aiuto della Grazia, né nell'ordine naturale e molto meno nel soprannaturale. Il senso morale - Concezioni erronee (quietismo, giansenismo, servilismo, ecc…) - Conoscenza di sé: regola direttiva dell'umiltà - Dignità umana e cristiana: fondamento dell'umiltà - Umiltà come spirito di servizio - Magnanimità nell'impegno Il senso teologico - Umiltà e giustificazione - Umiltà e virtù teologali - Umiltà e spirito di perdono - Umiltà obbediente - Umiltà e morale sociale Educazione all'umiltà - Presentazione integrale di essa - Sensibilità ai doni divini naturali e soprannaturali e consapevolezza dei propri limiti, difetti e peccati - Insegnare a pregare: ringraziamento e richiesta di perdono, nella preghiera si instilla l'umiltà - Dipendenza totale da Dio Padre, nella salvezza operata da Gesù, nella realizzazione di questa nella Chiesa per opera dello Spirito - Devozione mariana: "Ha guardato l'umiltà della sua serva" Conseguimento dell'umiltà Due vie (S. Tommaso): - la Grazia: è il principio operativo di tutte le virtù, quindi anche dell'umiltà. - lo sforzo personale Come tutte le virtù autentiche, l'umiltà è infusa da Dio S.G.B. de La Salle Siamo umili perché siamo solo una voce che da sola è incapace di produrre il minimo bene nelle anime, un bene che possa lasciare in loro una traccia. Fra Leopoldo "Come è possibile che Dio voglia abbassarsi fino a me, poveretto peccatore?" "Il mio pensiero, il mio sguardo primo è rivolto a Roma". ( 15 maggio 1906 ) "Riguardo a me sono un poverissimo strumento nelle mani di Dio" Fr. Teodoreto "Dirai al fratello Teodoreto……. di tenersi come corpo morto, questo sarebbe il compimento della sua santificazione" ( 3 giugno 1921 ) Riferimenti - E. Kaczynski Nuovo dizionario di teologia morale - Voce: Umiltà. - S.Tommaso - Opere varie - A. Rosmini - Opere varie - S.G.B. de La Salle - Pensieri - Fr. Teodoreto - nell'intimità del Crocifisso - Fra Leopoldo - Diario