15 ottobre 2021

Domenica 29° Tempo Ordinario anno B ( Mc 10,35-45 )

Tra voi non è così. Servire non servirsi.

1 - Due discepoli di Gesù, Giacomo e Giovanni, lo avevano avvicinato per fargli una domanda originale ( anzi non chiedono, vogliono, pretendono: "vogliamo che tu faccia …" ): volevano sapere se potevano ambire a sedere nella gloria l'uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra.

Il Maestro vuole assicurarsi se sono in grado di soffrire come lui.

Alla loro avventata risposta affermativa ( si fidavano delle loro forze ), spiega che quel posto è riservato a chi è destinato.

Gli altri apostoli, seccati per la domanda posta a Gesù, se la prendono con i due.

Gesù riuniti tutti, dice loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano si di esse e i loro capi le opprimono.

Tra voi però non è così: ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore".

L'ambizione dice come i due discepoli avevano un concetto ancora terreno del Regno instaurato da Cristo, rispecchiando così il pensiero dei giudei di quel tempo.

Non avevano capito che si poteva arrivare alla gloria solo passando, come il loro Maestro, per la via della passione e della morte.

2 - "La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma dal peccato della Chiesa " ( Benedetto XVI ).

Il primo scisma nella Chiesa è avvenuto sotto gli occhi di Gesù: due discepoli contro dieci e dieci contro due.

Il motivo del contendere: non una discussione teologica o il rifiuto di qualche dogma, ma la smania per il potere, la competizione per i primi posti.

Fu l'inizio di una dolorosa storia di divisioni e conflitti ecclesiali, sempre determinati da rivalità meschine.

Quando qualcuno vuole prevalere sugli altri il gruppo si sgretola.

Ma nemmeno il sistema democratico elimina i litigi, perché non li cura alla radice, è solo un gioco di equilibri, un tentativo di conciliare opposti egoismi.

Gesù ha costituito i Dodici perché nel mondo fossero il segno di una società nuova in cui fosse abolita ogni pretesa di dominio e si coltivasse un'unica ambizione: il servizio del più povero.

Impresa ardua!

La mentalità di questo mondo si è infiltrata, fin dall'inizio, anche nella chiesa e lungo i secoli sono riemersi i criteri di questo mondo: il dominio, il possesso.

La Tiara, il celebre copricapo del Papa, era il simbolo dell'autorità e della giurisdizione universale del vescovo di Roma.

Resta incerta la sua origine, ma nel secolo XIII era costituita da una sola corona, nel secolo seguente da due e, pochi decenni dopo, da tre corone sovrapposte, simboli dei tre regni su cui il Papa estendeva il suo potere: il cielo, la terra e sottoterra.

Eletto Papa, Paolo VI compì un gesto storico: se la pose sul capo e subito se la tolse, questa volta per sempre.

Il Triregno era un simbolo troppo equivoco, incompatibile con l'unico diadema glorioso che aveva ornato il capo del Maestro, la corona di spine.

3 - I figli di Zebedeo cercano di scavalcare gli altri dieci.

Gli altri dieci si arrabbiano perché i due li vogliono scavalcare.

È la fotografia di tutti noi.

Chi di noi non è, più o meno segretamente, convinto di essere più degli altri?

Chi di noi può dire di non soffrire per la paura che altri cerchino di essere più di noi?

In famiglia, nei gruppi, nei luoghi di lavoro o volontariato … dovunque, siamo o figli di Zebedeo che brigano per scavalcare gli altri, o gli altri dieci che si arrabbiano perché non vogliono essere scavalcati.

Questo è il peccato originale perché sbuca fuori da tutte le foglie e i rami della nostra vita.

Ogni giorno.

Originale perché tutti gli altri peccati ( contrasti, liti, rancori, malumori, incomprensioni, depressioni, violenze … ) prendono origine.

Quando siamo riusciti a superare contrasti, divisioni, tensioni … come abbiamo fatto?

Abbiamo rinunciato a volere essere "più", a volere essere serviti, abbiamo accettato di servire.

Il potere è il contrario del servizio.

Il potere asservisce, cioè usa l'altro per i propri scopi.

4 - Chi non vorrebbe stare il più vicino possibile a Gesù?

Fanno bene Giacomo e Giovanni ad ambire al primo posto.

Desiderare il massimo dilata l'anima e la rende capace di un rapporto sempre più vero e profondo.

Perché accontentarsi di essere buoni quando si può essere santi?

Aveva fatto bene Maria a Betania a decidere di stare accanto a Gesù, aveva scelto la parte migliore, che non le sarebbe stata tolta.

Che tristezza quando ci rassegniamo alla mediocrità, seguendo Gesù da lontano.

Ma hanno capito bene i due discepoli cosa significa stare accanto a Gesù?

Affermano di sì con convinzione, invece non lo immaginano neppure.

Quando l'evangelista Marco scrive questo brano, le cose sono radicalmente cambiate.

Giacomo ha già dato la vita per Cristo, è morto martire a Gerusalemme e Giovanni sta dedicandosi generosamente alla causa del Vangelo.

Alla fine hanno dunque dato prova di aver capito l'insegnamento del Maestro e la comunità primitiva nutre per loro un'immensa venerazione.

Ecco la ragione per cui l'evangelista Luca evita di riferire l'episodio e Matteo lo modifica, garantendo che è stata la loro madre a farsi avanti, e pone sulle labbra della donna parole più educate ( Mt 20,20-24 ).

La vicenda però si è svolta come l'ha raccontata Marco, ed è talmente destabilizzante da aver fatto impallidire le prime comunità cristiane.

Ai due figli di Zebedeo Gesù rivela quale sia la vera gloria di Dio: è la gloria di chi serve, perché è proprio nella logica del servizio vissuto fino al dono totale di sé che Dio rivela la verità del suo volto.

Questo, non altro, significa sedere nella sua gloria e nella gloria del Padre: condividere con lui la disponibilità a offrire se stessi in un servizio che è per le moltitudini, anteponendo il loro bene al proprio.

Marco introduce questa rivelazione con un verbo significativo: "Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro …"

Per i dodici si tratta di una nuova chiamata, che esplicita e attualizza il significato nascosto nella prima chiamata.

5 - Dio non chiama i capaci, ma, con la sua grazia, rende capaci i chiamati.

Ci aspetteremmo che al seguito di Gesù ci siano i migliori - spesso noi così ci pensiamo, pur senza dirlo - invece a ben vedere, dietro al Signore, coloro che Egli stesso ha chiamato a stare con Lui vivono ire e passioni, euforie e tristezze, cadono nella tentazione e nel peccato, proprio come noi.

La sequela non è per uomini già santi, ma per quanti, consapevoli del bisogno vitale che hanno di Cristo, lo seguono per intraprendere un itinerario che ha come meta la santità di Dio.

6 - La spiritualità del servizio è il vaccino più efficace contro il morbo dell'io.

Il servo secondo il Vangelo è uno che scrive sulla sabbia quello che dona e incide sulla pietra quello che riceve.

È colui che appartiene alla razza di quanti dopo aver fatto il loro turno, dicono: "Siamo soltanto dei semplici servi, abbiamo fatto quanto dovevamo fare".

Maria dice che Dio: "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni".

Ella addita implicitamente un ambito preciso nel quale bisogna combattere la volontà di potenza, quello del proprio cuore.

La nostra mente ( i pensieri del cuore ) può diventare una specie di trono sul quale sediamo, per dettare legge e fulminare chi non si sottomette.

Siamo, almeno nei desideri se non nei fatti, dei potenti sui troni.

Alle esequie di madre Teresa di Calcutta, morta il 5/9/1997, al momento dell'offertorio si snodò la solenne processione che portava all'altare le offerte.

Ultima giungeva la nuova superiora generale, che prendeva il posto della Madre, e offriva all'altare una semplicissime matita.

Quell'umile simbolo esprimeva quanto la Madre diceva: "Quando si legge una lettera, si pensa a colui che ha scritto la lettera, non alla matita con cui essa è stata scritta.

È esattamente questo che io sono nelle mani di Dio: una piccola matita.

È Dio, Lui in persona, che scrive in modo suo una lettera d'amore al mondo, servendosi della mia opera".

Nasce così la Chiesa, "comunità alternativa", identificata dal cardinal Martini come "una comunità che, in una società connotata da relazioni fragili, conflittuali e di tipo consumistico, esprima la possibilità di relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal perdono reciproco".

È la Chiesa che sogniamo e che ad ogni costo vogliamo essere.

Dormivo e sognavo che la vita era gioia.

Mi svegliai e vidi che la vita era servizio.

Volli servire e vidi che servire era gioia. ( Tagore ).

7 - Una mistica francese, Madeleine Delbrel, scrisse queste parole stupende: "Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino, colmo d'acqua sporca.

Girare il mondo con quel recipiente, e ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio, e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio, per non distinguere i nemici dagli amici.

E lavare i piedi del vagabondo, dell'ateo, del drogato, del carcerato, dell'omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai.

In silenzio, finché tutti abbiano scoperto, nel mio, il tuo Amore.

Mandaci, o Dio, dei folli, che s'impegnano a fondo, che amano sinceramente, non a parole, e che veramente sanno sacrificarsi fino alla fine.

Abbiamo bisogno di folli che accettino di perdersi per servire Cristo, le sorelle e i fratelli".

Don Osvaldo