15 aprile 2022

Domenica di Pasqua anno C ( Gv 20,1-9 )

È risorto!

È vivo!

Nascosto, ma presente.

Vedere e credere.

1 – La fede in Gesù risorto è all'origine storica del cristianesimo e ne costituisce il fondamento.

"Se Cristo non è risorto, vuota è la vostra fede" ( S. Paolo ).

Nonostante questo, almeno in Occidente, la risurrezione è rimasta piuttosto marginale in ambito teologico e solo grazie agli studi del '900 ha ritrovato centralità.

Il tema si è così liberato da alcune ipoteche del passato che, in modo riduttivo, appoggiavano tutto il peso salvifico sulla morte di Gesù, considerando la sua risurrezione solo come il lieto fine di un dramma, o un merito acquisito dall'obbedienza del Crocifisso.

Gesù non ha mai detto io sono la morte, ma sempre io sono la risurrezione e la vita.

2 – Scrivendo ai Colossesi, Paolo fa un'osservazione che non è di facile comprensione.

"Fratelli, voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria" ( Col 3,1-4 ).

È come se dicesse: Cristo è morto ed è risorto e anche voi siete morti e risorti con lui.

Sin da ora la vostra vita non è più la stessa di prima.

È una vita differente, anche se la sua diversità non appare in modo evidente, immediatamente riconoscibile.

È una novità per il momento nascosta nel mistero di Dio; diventerà manifesta quando, nell'ultimo giorno, Gesù verrà come il fine e il compimento di ogni realtà.

Allora ciò che per il momento è nascosto diventerà visibile.

Quando Pietro si reca al sepolcro con il discepolo amato, vede il sepolcro vuoto, osserva dei segni, i teli posati là …

Tuttavia, a differenza dell'altro discepolo che subito vide e credette, Pietro non riesce a comprendere il significato di quei segni.

Per lui il loro significato rimane nascosto.

Questo non significa che il Signore non sia risorto.

È Pietro che per il momento non riesce ancora a vedere, a capire, a credere.

3 – Qualcosa di simile accade anche a noi.

La Pasqua di Gesù ha già trasformato la nostra esistenza, ha impresso in noi una novità, non siamo più gli stessi di prima, anche se tutto sembra essere come prima.

C'è però qualcosa in noi che, pur nascosto, è tuttavia reale; dobbiamo attendere che venga pienamente rivelato, come dice Paolo, e diventerà così manifesto ciò che era già presente.

Allora ci accadrà di poter rileggere tutta la nostra vita e comprendere quello che, nel corso della nostra esistenza storica, non eravamo riusciti a capire.

Capiremo, ad esempio, che quei gesti di amore che avremo saputo compiere, e che nel corso della nostra storia ci erano sembrati sprecati, inutili, incompresi, o addirittura derisi e rigettati, Dio li ha saputo nascondere e custodire nel suo segreto.

Ha consentito loro di crescere e di portare frutto.

Comprenderemo che le tante lacrime che abbiamo versato, o che altri hanno versato, e che nessuno ha saputo consolare, non sono state inutili o sterili, hanno al contrario irrigato e fecondato la terra.

Capiremo che i poveri, gli sfruttati, gli oppressi, ai quali nessuno ha reso giustizia, erano sacramento della presenza di Gesù nella storia degli uomini.

Il Signore risorto era con loro, nella loro umiliazione, e loro erano già seduti con lui nella sua gloria.

Come la morte di Gesù ha generato vita nuova, così anche le loro ferite hanno dilatato la salvezza nella storia.

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma quanto sin qui accennato ci aiuta a comprendere che cosa significhi che Gesù è risorto.

Attesta che anche noi risorgeremo con lui, ma rivela anche che non dobbiamo aspettare l'ultimo giorno per gustare e frutti della risurrezione.

Questa ha già cambiato la nostra vita, anche se per il momento non riusciamo a riconoscerne con evidenza i segni.

Tutto sembra essere come prima, eppure niente è più come prima.

Tutto ciò che ora accade appartiene alla luce e al significato della risurrezione.

La morte non è più morte, è già risurrezione.

Il male non è più male, è già redento e riscattato.

Il peccato non è più peccato, è già perdonato.

Il dolore non è più dolore, è già consolato.

La disperazione è già vinta dalla speranza.

Tutto è nascosto, ma tutto è reale.

E tutto sarà manifestato.

4Come vivere nel frattempo, mentre ancora non vediamo?

Pietro vede, ma non riesce a credere.

C'è però Giovanni che crede e aiuterà Pietro ad aprire gli occhi su ciò che ancora non vedeva.

È proprio sulla sua esperienza di fede che dobbiamo soffermare lo sguardo.

L'esperienza di fede di Giovanni è più simile alla nostra di quanto non lo sia quella della Maddalena.

Maria, infatti, si è sentita chiamare per nome, ha visto il Signore, ha potuto ascoltarlo.

Invece Giovanni che cosa ha visto?

Non il Signore ma soltanto dei segni, eppure gli è bastato per credere.

Noi siamo nella sua stessa condizione: crediamo non perché abbiamo visto e ascoltato il Signore, ma soltanto perché ci sono dei segni che ci fanno passare dall'incredulità alla fede.

Gesù dirà a Tommaso: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto.

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto".

Tale è la fede di Giovanni, che crede ancor prima di incontrare personalmente il Risorto.

Gli bastano dei segni, purché vengano visti ascoltando la Parola di Dio, aprendo l'orecchio alla testimonianza delle Scritture, che fino ad ora, neppure lui aveva compreso e che, ora, inizia a capire in modo nuovo.

Occorre ascoltare per vedere, e vedere in modo diverso.

Ci sono dei testimoni che, annunciando la risurrezione, ci aiutano a sollevare, almeno un poco, il velo che ancora nasconde il senso della storia e della nostra vita.

Abbiamo già luce sufficiente per camminare nella speranza.

Ciò che è nascosto in Dio è affidabile, fondato, credibile.

5 – Maria si reca presto al sepolcro.

Non riesce a dormire.

Il dramma di quei giorni l'ha sconvolta e il dolore la tiene sveglia.

Perché aspettare ancora?

È meglio correre là, vicino a lui, restargli accanto muta, mentre le lacrime solcano il volto e le mani accarezzano dolcemente quel viso e spargono profumi e balsami su quel corpo ormai rigido e freddo.

Anche questo può consolare chi piange colui che non c'è più.

Maria esce di casa che è ancora buio.

Non ha paura.

Cosa può succedere di peggio di quanto è già accaduto?

Ha bisogno di vedere ancora una volta Gesù, di toccarlo, di stargli vicino ancora un poco.

Ma giunta trafelata al sepolcro, si accorge che qualcosa di grande è successo.

La pesante pietra che ne chiudeva l'entrata è stata ribaltata e il sepolcro è vuoto.

Il dolore aumenta, sente crescere dentro di sé l'angoscia per questa nuova perdita.

Ma bisogna correre ancora, gli apostoli devono sapere, devono far qualcosa, al più presto.

Maria corre e grida la sua disperazione.

Al suo richiamo corrono pure Pietro e Giovanni.

Neppure loro riescono a capire.

Il sepolcro è vuoto e le bende sono per terra.

Qualcuno ha rubato il morto e prima l'ha di nuovo spogliato.

Che significa tutto questo?

6 – Il Vangelo ci dice che tutta questa sorpresa dipende dal fatto che non avevano ancora compreso la Scritture, non avevano capito che Gesù sarebbe risorto dai morti.

Non ricordavano le sue parole e a tutto pensavano fuorché al Risorto che, rivestito di luce, si era sfilato le bende e tolto il sudario: roba che al Vivente non serve più.

Giovanni ci parla così delle prime ore di Pasqua: confuse, agitate.

La gioia non è ancora esplosa.

I suoi sono più turbati di prima.

Ma ancora un poco e Gesù stesso si farà vedere.

Succede così anche a noi, di fronte alla Parola di Dio.

Ascoltiamo, crediamo, ma poi, se non la facciamo diventare vita, la dimentichiamo.

E così non siamo più capaci di capire il significato della vita, delle cose, della storia e di ciò che ci aspetta.

Non riusciamo più a guardare oltre il sepolcro delle nostre sconfitte, delle nostre paure.

Non siamo più capaci di lasciare spazio alla sorpresa, allo stupore, abituati come siamo a ragionare troppo.

Crediamo che sia possibile solo il possibile.

Ma la pietra del sepolcro è stata ribaltata per sempre, e ha schiacciato la morte.

Anche noi siamo risorti con Gesù, oggi, corriamo a dirlo a tutti, dopo averne gustato tutta la bellezza.

Anche se la notte è lunga, tornerà il mattino, spunterà la luce.

Non ti farà male il buio se tu, con Dio, sai attendere l'aurora.

Guarda ai miracoli che Dio ha compiuto nella tua vita, ricorda l'aiuto che non ti ha fatto mai mancare, la forza che ti ha dato per affrontare il dolore e per vincerlo.

Ripensa alla pace che ha sostenuto anche i tuoi momenti più duri.

Questi sono i frutti della Pasqua!

7 – Narrano di San Serafino, un santo russo assai popolare, che molte persone si recavano al monastero per confidargli le proprie pene.

Il santo usciva dalla sua cella, andava loro incontro sorridendo e ripeteva semplicemente queste parole: "Gioia mia, Cristo è risorto!".

La gente tornava via risolta e felice.

Un giorno Gino, il calzolaio, sognò che Gesù gli diceva: "Ti verrò a trovare domani".

Lui aspettò tutto il giorno, ma non riuscì a vedere Gesù.

Regalò a una donna una coperta, perché ella aveva freddo; offrì una tazza di tè al vecchio Artemio, che stava pulendo il cortile; non si fece pagare la riparazione da un giovane che era poverissimo.

Ma di Gesù neanche l'ombra.

La notte sognò ancora Gesù, che gli sorrideva e assumeva le sembianze della donna, di Artemio e del giovane.

Intanto gli diceva: "Tre volte ti sono venuto a trovare, caro Gino, tre volte …".

È vivo, ma si nasconde!

Alleluia!

Sei risorto Gesù e tutto il mondo è risorto con te.

Anch'io sono risorto con te.

Mi sento nuovo anch'io, mi sento meglio.

Tu hai vinto le mie paure e i miei dubbi.

Credo in te vivo in mezzo a noi.

S. Pasqua!

Don Osvaldo