Concilio Laterano IV

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LXIII - La Simonia

Sappiamo con certezza che quasi dappertutto moltissime persone - quasi venditori di colombe nel tempio ( Mt 21,12; Mc 11,15; Gv 2,14 ) - esigono e estorcono turpemente e malamente denaro per le consacrazioni di vescovi, per le benedizioni di abati e l'ordinazione di chierici.

E vi sono tariffe per quanto deve andare a questi, quanto a quello, e quanto bisogna pagare ad altri; a maggior dannazione, vi è chi cerca di difendere questa vergognosa e malvagia condotta adducendo una consuetudine stabilita da molto tempo.

Volendo abolire un così grave abuso, riproviamo assolutamente questa consuetudine, seppure non si debba chiamar piuttosto corruzione, e stabiliamo fermamente che per conferire o ricevere ordini sacri nessuno si azzardi ad esigere e a estorcere alcunché sotto qualsiasi pretesto.

Diversamente, sia chi ha ricevuto sia chi ha pagato questo prezzo dannato sia condannato come Giezi ( 2 Re 5,20-27 ) e come Simone. ( At 8,9-24 )

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