Padri/Agostino/DisNT/077a.txt Trattato sulla donna cananea secondo Matteo 1 - Che cosa c'insegna la donna cananea Avete sentito come questa donna, che gridava dietro al Signore, cercò, chiese, bussò alla porta e le fu aperto. Essa quindi c'insegna a cercare affinché troviamo, a chiedere affinché riceviamo, a bussare perché ci venga aperto. Che significa dunque il fatto che il Signore rifiutava di concedere la grazia domandata? Era forse spietato? Al contrario: sapeva lui quando concederla, lui che differiva di concederla; poiché non rifiutava la sua grazia ma voleva mettere alla prova il desiderio di lei. Rivolgiamo dunque a lui ad alta voce la supplica che poc'anzi abbiamo cantato: Abbi misericordia di me, o Dio, abbi pietà, poiché in te confida l'anima mia. ( Sal 57,2 ) Abbi pietà di me, o Dio, è detto. Perché? Perché in te confida l'anima mia. "È questo - è detto - il sacrificio che ti offro affinché tu mi esaudisca: perché in te confida l'anima mia". Chi mai ha sperato in Dio ed è stato abbandonato? ( Sir 2,11-12 ) Anche nei grandi avviene la prova e per quanto insignificante possa essere il nostro progresso con l'aiuto di Dio, noi viviamo sotto il regno del perdono. Forse che il Signore Gesù insegnava come pregare agli agnellini e non agli stessi arieti del suo gregge? Sì, lo insegnava anche ai suoi discepoli, i nostri Apostoli, agli stessi capi del suo gregge, dei quali noi siamo figli; a proposito dei quali è detto: Offrite al Signore i figli degli arieti; ( Sal 29,1 ) il Signore dunque insegnava agli stessi arieti come pregare quando disse loro di pregare così: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 ) Se questa è la preghiera d'ogni giorno, noi viviamo sotto il regno del perdono. Nel battesimo inoltre ci sono stati rimessi tutti i peccati, eppure viviamo sotto il regno del perdono. Noi facciamo progressi se la nostra speranza viene alimentata dalla grazia di Dio e si rafforza col suo aiuto, affinché possiamo tenere a freno ogni passione disordinata. Dobbiamo lottare: la nostra lotta è nota a Colui ch'è in grado di vederci e d'aiutarci. 2 - Sacrificio spirituale è confidare nel Signore Avete udito mentre si leggeva il brano dell'Apostolo: Noi sappiamo - è detto - che la legge è spirituale, ma io sono carnale. Considerate chi lo dice e che cosa dice: La legge - dice - è spirituale, ma io sono carnale, schiavo del peccato, poiché non riesco a capire quello che faccio. ( Rm 7,14-15 ) Che vuol dire: non riesco a capire? Vuol dire: "non accetto, non approvo". Non compio infatti ciò che voglio, ma faccio quello che non voglio. Ora, se faccio quel che non voglio, sono d'accordo con la legge poiché è buona. ( Rm 7,15-16 ) Che vuol dire: Sono d'accordo con la legge? Vuol dire che ciò ch'io non voglio, non lo vuole la legge; quando perciò faccio quel che non voglio, e non voglio ciò che la legge non vuole, sono d'accordo con la legge poiché è buona. Ma essa è spirituale mentre io sono carnale; che avverrà dunque? Noi facciamo ciò che non vogliamo; se commetteremo ogni specie di male, saremo forse esenti dal castigo? Per nulla affatto. Non devi riprometterti una simile prospettiva, o amico, ma considera quanto è detto subito dopo: Ma se faccio quello che non voglio, allora non sono io a farlo ma il peccato che abita in me. ( Rm 7,16-17 ) Che cos'è ciò che chiama peccato se non la concupiscenza carnale? E affinché per caso tu non dica che non ha nulla a che fare con te, egli afferma: il peccato che abita in me. E che significa: Non sono io a farlo? Io provo desideri sensuali a causa della carne, ma con lo spirito non acconsento. La carne ha desideri disordinati ma lo spirito non acconsente: ecco qui la lotta. Persisti, spirito, nella tua lotta e chiedi l'aiuto a Dio tuo Signore. Persevera, o spirito, nella tua lotta e grida con la donna cananea: Signore, aiutami. ( Mt 15,25 ) Persisti, o spirito, nella tua lotta, e grida ciò che hai cantato: Abbi misericordia di me, o Dio, abbi pietà di me. Ecco qui il sacrificio: in te confida l'anima mia. Nel battesimo viene cancellato il peccato, ma rimane la debolezza; nella risurrezione _ invece non ci sarà alcun peccato e la debolezza scomparirà. Quando questo corpo destinato alla morte si sarà rivestito d'immortalità, e questo corpo destinato a corrompersi si sarà rivestito dell'incorruttibilità, allora si compirà la parola che sta scritta: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov'è, o morte, la tua prepotenza? ( 1 Cor 15,54-55 ) Se dunque la prepotenza della morte è la nostra lotta, non sono già io che faccio il male, ma lo fa il peccato che abita in me. Chiama peccato la concupiscenza carnale; sento desideri carnali, pur non consentendo con la volontà, la concupiscenza non cessa di spingermi al male. Ecco la prepotenza della morte. Orbene, il nemico esterno, cioè il diavolo, non sarà sotto i nostri piedi se non quando la concupiscenza, ch'è il nemico interiore, sarà stata guarita e potremo vivere in pace. In quale pace? Quella mai vista dagli occhi né sentita dalle orecchie. ( 1 Cor 2,9 ) In quale pace? quella che nessuna intelligenza può immaginare e non è accompagnata da nessuna discordia. In quale pace? Quella di cui l'Apostolo dice: E la pace di Dio, che sorpassa quel che possiamo immaginare custodisca i vostri cuori. ( Fil 4,7 ) A proposito di tale pace Isaia dice: O Signore Dio nostro, concedici la pace; tu infatti hai mantenuto tutte le tue promesse. ( Is 26,12 ) Tu promettesti il Cristo; hai mantenuta la promessa. Promettesti la sua croce e il sangue che sarebbe stato versato in remissione dei peccati; hai adempiuta la promessa. Facesti la promessa che il Cristo sarebbe asceso al cielo e dal cielo sarebbe stato inviato lo Spirito Santo: l'hai mantenuta. Facesti la promessa che la Chiesa si sarebbe diffusa in tutto il mondo: l'hai mantenuta. Preannunziasti che ci sarebbero stati gli eretici per far esercitare la nostra riflessione e metterci alla prova e per dare alla Chiesa la vittoria sui loro errori: lo hai fatto avverare. Predicesti che sarebbero stati distrutti gl'idoli dei pagani: lo hai realizzato. Signore Dio nostro, concedici la pace, poiché tu hai mantenuto tutte le tue promesse. 3 - Occorre una lotta quotidiana contro la concupiscenza Nel frattempo, fintanto che non arriviamo a quella pace, quando non avremo più alcun nemico, continuiamo a combattere con fede e coraggio, per meritare d'essere premiati dal Signore Iddio. L'apostolo Giacomo dice: Nessuno, quando è tentato, deve dire: È Dio che mi tenta. Parla della tentazione che tende a farci uscire dalla retta via. Dio - dice - non può essere tentato da nessun male ed egli non tenta nessuno; in effetti ognuno è tentato dalla propria concupiscenza, da cui è attirato e poi preso in trappola. La concupiscenza poi, quando ha concepito, genera il peccato e il peccato, quando sarà stato compiuto, genera la morte. ( Gc 1,13-15 ) Ciascuno dunque è tentato dalla propria concupiscenza: per questo deve combattere, opporsi, non acconsentire, non lasciarsi trascinare, non deve permetterle di concepire ciò che poi farà nascere. Ecco, la concupiscenza lusinga, stimola, insiste, esige che tu faccia qualcosa di male: non acconsentire ed essa non concepirà. Se tu proverai piacere nel tuo pensiero essa concepirà: partorirà perché tu muoia. Considera ciò che dice l'Apostolo: Quando il peccato sarà stato compiuto, genera la morte. Dolce è il peccato, ma la morte è amara: evita la dolcezza del peccato per non assaporare l'amarezza della morte; guardati dalla concupiscenza che, se non riguarda le azioni, riguarda certamente le parole. Tu ascolti con piacere qualcosa che non dovresti ascoltare, dici ciò che non dovresti dire, pensi ciò che non dovresti pensare. Nulla è più veloce del pensiero; possiede ali straordinarie; parte dal cuore e passa attraverso la lingua; il male, prima d'essere proferito con la parola, viene pensato. Non ti fermare in quel pensiero. Un pensiero s'è insinuato di soppiatto; allontanati da esso; va' altrove, non trattenerti lì in quel pensiero. Non hai intenzione di fare il male: perché allora pensi volentieri a ciò che non vuoi fare? Fratelli miei, chi reputa piccoli questi peccati di pensiero, esita a perseverare tra coloro per i quali il Signore dice: Dite: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 ) Per quanto possiate far progressi, avete sempre in voi la concupiscenza. Prima dunque che la morte sia inghiottita nella vittoria, dite: Rimetti a noi i nostri debiti. Non innalzate il capo verso la superbia; ma abbiate timore di Dio: noi viviamo sotto il regno del perdono. Dite con tutto il cuore: Rimetti a noi i nostri debiti. Ditelo riguardo ai peccati trascorsi, commessi in azioni, in parole e in pensieri; che dire a proposito dei peccati futuri? Sentite, e dite quanto segue: Non ci esporre alla tentazione. ( Mt 6,13 ) Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. ( Mt 26,41 ) Che significa: "entrare in tentazione "? Acconsentire ai cattivi desideri. Se hai consentito ci sei entrato; escine almeno presto. Prima di arrivare al peccato, sopprimi il tuo consenso. Rallegrati di non aver commesso il peccato, pentiti d'averlo pensato. 4 - Si deve temere più il peccato che la morte Fratelli, cerchiamo d'avere un cuore sapiente: temiamo Dio che promette cose grandi e minaccia castighi terribili. Questa vita terrena deve pur finire una volta. Voi vedete come ogni giorno gli uomini passano da questa all'altra vita; la morte può essere differita, ma non può essere abolita. Volere o no, questa vita deve terminare; cerchiamo di desiderare la vita che non ha fine e alla quale non si può arrivare senza passare attraverso la morte. Non dobbiamo dunque temere ciò che presto o tardi accadrà ma ciò che, se accadrà e ci sorprenderà nei peccati, ci trascinerà alla morte non temporale ma eterna. Dio tenga lontana questa disgrazia da tutti, da noi e da voi. O uomo, non temi forse d'andare incontro alla morte eterna tu che agisci in modo da essere castigato o morire per l'eternità? Il timore d'una tale morte ti faccia capire come deve temersi la morte futura. Tu hai paura della morte: potrai forse sfuggire la morte? Volere o no, è ineluttabile ch'essa venga. Tu hai paura della morte ma devi avere più paura del peccato, poiché è a causa del peccato che l'anima muore, è il peccato il nemico dell'anima tua. Orbene, tu potrai essere un giorno o l'altro liberato dal peccato; ma una volta liberato dai legami corruttibili della carne, bada di non venire legato dai lacci dell'inferno. Se sei stato liberato dai peccati, devi essere libero, non schiavo. Evitate le frodi a causa della concupiscenza che si chiama attaccamento al denaro; guardatevi dai turpi guadagni a causa della concupiscenza che si chiama amore del denaro, poiché è proprio l'amore del denaro la radice di tutti i mali, ( 1 Tm 6,10 ) come dice la Scrittura. Guardatevi dall'ubriachezza, dall'adulterio, dal furto, dalla menzogna, dalla falsa testimonianza. Evitate le bestemmie, gli amuleti contro le malattie, gl'incantesimi e le diverse superstizioni. Non praticate le usure e non prestate denaro a interesse. Non abbiate a che fare con gli usurai, lasciateli perdere. Verrà un giorno quando sarà loro detto: "Vada alla malora il vostro denaro ". ( At 8,20 ) Verrà il giorno del giudizio quando a causa dello stesso denaro e insieme con esso bruceranno nel fuoco eterno, ove sarà pianto e stridore di denti. ( Mt 8,12 ) Il denaro degli usurai sarà una prova contro di loro. Non dovete dare né ricevere denaro in questo modo, perché nel giorno del giudizio non rendiate un cattivo conto a Dio. Quale altro giovamento infatti potranno essi ricavare se non quello di perdere la propria anima, che non potranno riscattare, per guadagnare del denaro che potranno perdere da vivi o dovranno lasciare da morti? Così dice anche il Vangelo: Che giova ad uno se guadagnerà tutto il mondo ma poi perderà la propria anima? O che cosa potrà uno dare in cambio della propria anima? ( Mt 16,26 ) Evitate dunque, fratelli miei, di praticare l'usura e il dare a prestito, e non dovete dire: "E di che cosa vivremo?". Quello che voi fate non è procurarsi il necessario per vivere, ma è procurarsi la morte. Non dovete dire: "E di che cosa vivremo?". Ci sono altre occupazioni per mezzo delle quali uno può vivere. Non dovete attendere a cose che Dio proibisce, non dovete vivere per mezzo di esse. O misero, miserabile e infelice! Tu pensi che vivi di quell'attività, ma non ti dài pensiero per causa di che cosa tu potresti morire. "Ma come farò - dirai - a vivere? ". Potrebbe dirmi così anche un ruffiano e me lo potrebbe dire anche un brigante. Si dovrà forse praticare il brigantaggio o il ruffianesimo perché quelli che li praticano ne traggono i mezzi per vivere? Guai agl'infelici che vivono con tali attività, poiché a causa di esse morranno. È meglio mendicare che vivere di guadagni illeciti. Infine è meglio che uno muoia anziché, vivendo di guadagni illeciti, procurarsi d'essere tormentato dalla morte eterna. La morte di quaggiù mette fine al dolore, quell'altra morte durerà in eterno tra i dolori. Credetemi, dovete capire, aver paura, astenervi da ogni azione cattiva: applicatevi invece alla parola di Dio, amate di sentire che cosa vuole Dio e che cosa Dio promette a coloro che fanno la sua volontà. E perché si faccia quel che Dio comanda, cerchiamo di pregare Dio e Dio ci aiuterà. [ Termina l'omelia sulla donna cananea secondo Matteo ].