Discorsi sui tempi Liturgici

Indice

Nei giorni di Pasqua

1 - Le due pésche miracolose narrate negli Evangeli
2 - La fede dev'essere manifestata con le opere
3 - Legge e Spirito simboleggiati nel numero 17

1 - Le due pésche miracolose narrate negli Evangeli

Dal Vangelo abbiamo udito che il Signore Gesù dopo la resurrezione apparve ai discepoli mentre pescavano nel mare di Tiberiade. ( Gv 21,1-11 )

Quando li aveva chiamati per la prima volta aveva detto loro: Venite con me e io vi farò pescatori di uomini. ( Mt 4,19; Lc 5,11 )

E fu in quell'occasione, cioè quando furono chiamati, che, avendo gettato le reti fidandosi della sua parola, presero una grande quantità di pesci; il loro numero tuttavia non ci è stato reso noto.

Ugualmente, in quella prima pesca, il Signore non disse loro: Gettate la rete a destra; ( Gv 21,6 ) ma soltanto: Gettate, ( Lc 5,4 ) senza menzionare né la destra né la sinistra.

Il numero dei pesci catturati fu tale e tanto che lo si potrebbe definire innumerevole, tanto che le barche ne erano sovraccariche.

E fino a che punto sovraccariche? Il Vangelo dice: Al punto che stavano per affondare. ( Lc 5,6-7 )

Fu in quell'occasione che Gesù disse ai discepoli la frase sopra ricordata: Venite con me e io vi farò pescatori di uomini.

Noi rientriamo in quelle reti, cioè siamo stati catturati da quelle reti, non però perché vi rimanessimo imprigionati.

Nessuno tema di farsi catturare!

Se si lascia catturare, eviterà di cadere nella falsità.

Ma qual è il significato di questa seconda pesca, di cui abbiamo ascoltato oggi la lettura nel Vangelo?

Quando il Signore apparve ai discepoli intenti a pescare, stava sulla spiaggia e chiese loro se avessero del cibo.

Risposero di no, perché in tutta la notte non avevano preso nulla.

Al che egli replicò: Gettate a destra: cosa che l'altra volta non aveva aggiunto.

Essi fecero così, e per la gran quantità di pesci non riuscivano a tirare la rete.

Si constatò che i pesci erano centocinquantatre; e siccome nel racconto della prima pesca era stato detto che per la quantità di pesci le reti stavano per rompersi, in questa nuova pesca l'Evangelista, accurato nel suo dire, si sentì in dovere d'aggiungere che, pur essendo così grandi, la rete non si squarciò. ( Gv 21,11 )

2 - La fede dev'essere manifestata con le opere

Sottolineiamo le note distintive delle due pesche, quella avvenuta prima della resurrezione e quella avvenuta dopo la resurrezione.

Nella prima le reti vengono gettate in modo imprecisato: non si fa menzione della destra perché non vi si intendano solo i buoni, non si nomina la sinistra perché non vi si intendano solo i cattivi.

In effetti buoni e cattivi sono mescolati.

Inoltre per la quantità le reti erano sul punto di squarciarsi. ( Lc 5,6 )

Ora, le reti squarciate rappresentano gli scismi; e noi li vediamo: è così, capita così.

Le barche riempite sono due, a significare due popoli: quello della circoncisione e quello della incirconcisione; e sono riempite a tal segno che, gravate, stanno per affondare.

Quel che un tal fatto rappresenta è cosa che ci fa gemere: la troppa gente ha creato turbolenze nella Chiesa.

Certo hanno contribuito a render grande il numero quei tali che vivono male, ma essi appesantiscono la Chiesa e quasi la fanno affondare.

Tuttavia in grazia dei pesci buoni le barche non andarono a fondo.

Adesso soffermiamoci a dire qualcosa su quell'altra pesca, la seconda, avvenuta dopo la resurrezione.

Lì non figurano cattivi, lì c'è grande tranquillità: occorre però che tu sia buono.

Siate buoni in mezzo ai cattivi e sarete buoni là dove mancheranno i cattivi.

Riguardo alla pesca del tempo presente dovete aver timore: si è in mezzo ai cattivi.

Mi rivolgo a voi che mi ascoltate con fede, a voi che non mandate sciupato quel che vi dico, a voi nei quali la parola non entra da un orecchio ed esce dall'altro ma scende nel cuore, a voi che temete di più una cattiva vita che una cattiva morte - poiché se vivi bene, non puoi morire male -.

Ebbene, a voi che mi ascoltate al fine non solo di nutrire la fede ma anche di vivere bene, questo io dico: Vivete da buoni, e vivete da buoni anche in mezzo ai cattivi, né vogliate squarciare le reti!

Coloro che, volendo compiacere in maniera esagerata a se stessi, non vollero tollerare gli altri, che reputavano cattivi, hanno squarciato le reti e sono periti nel mare.

Vivete bene in mezzo ai cattivi: i cattivi cristiani non v'inducano a vivere male.

Mai dica il tuo cuore: Soltanto io sono buono.

Se hai cominciato ad essere buono, sii convinto che, come hai potuto esserlo tu, così ci sono altri che lo hanno potuto.

Non commettete né adulterio né fornicazione, non frodate né rubate, non dite falsa testimonianza né giurate il falso, non ubriacatevi, non ricusate di restituire il prestito, e, se avrete trovato per strada una cosa appartenente al prossimo; ridategliela.

Fate queste cose e le altre simili a queste con animo sereno, in mezzo ai pesci cattivi.

Ora nuotate inclusi nella stessa rete, ma arriverete al porto: dopo la resurrezione vi troverete alla destra.

Lì non ci sarà più alcun cattivo.

Se infatti conoscete la legge, se conoscete i comandamenti di Dio, se sapete distinguere fra ciò che è bene e ciò che è male, ma poi non traducete in pratica tutto questo, che vantaggio ne avrete?

Non succederà forse che la stessa scienza punirà la vostra coscienza?

Apprendete dunque ma per mettere in pratica.

3 - Legge e Spirito simboleggiati nel numero 17

I comandamenti di Dio sono racchiusi in un decalogo perché emerga il grande mistero della perfezione.

I dieci comandamenti della legge furono scritti in tavole di pietra dal dito di Dio, ( Dt 9,10 ) cioè dallo Spirito Santo.

In una tavola furono scritti i comandamenti che riguardano Dio e nell'altra quelli che riguardano l'uomo.

Perché questo? Perché nell'amore di Dio e del prossimo si compendiano interamente la legge e i profeti. ( Mt 22,37-40 )

Ma a cosa giovano questi dieci? Fu data la legge, ma, se fosse stata data una legge capace di giustificare, allora senza alcun dubbio la giustizia sarebbe derivata dalla legge. ( Gal 3,21 )

Ecco invece che, pur conoscendo la legge, non riesci a praticarla, in quanto la lettera uccide.

Perché tu sia in grado di praticare quel che conosci occorre lo Spirito che dà vita. ( 2 Cor 3,6 )

Ai dieci debbono aggiungersi i sette.

Come infatti la legge è rappresentata nel decalogo, così lo Spirito Santo è noto come datore dei sette doni.

È lui che viene invocato sopra i battezzati affinché Dio conceda loro - al dire del profeta - lo Spirito di sapienza e d'intelletto ( e sono due ), lo Spirito del consiglio e della fortezza ( e sono quattro ), lo Spirito della scienza e della pietà ( e sono sei ), lo Spirito del timore del Signore ( e sono sette ). ( Is 11,2-3 )

Quando sopraggiungono questi sette, si ottiene dieci.

Che dico mai? È una specie di assurdità dire: Quando a dieci si aggiunge sette, si ottiene dieci.

Che io abbia dimenticato come si conti?

Avrei dovuto senz'altro dire: Quando a dieci si aggiunge sette si ottiene diciassette.

Lo sanno tutti; e quando io dicevo: Se a dieci si aggiunge sette si ottiene dieci, non mi ridevano in faccia anche i bambini presenti?

Eppure, lo dico e lo ripeto, e non ne ho vergogna.

Quando avrete compreso non mi farete rimostranze per il mio modo di contare, ma mi amerete di più, per il modo di esporle.

I precetti della legge sono dieci, ma ho elencato anche le sette mozioni che opera lo Spirito Santo.

Quando sopravvengono queste sette allora si realizzano quei dieci: quando interviene lo Spirito Santo si osserva la legge.

Se queste sette non sopravvengono, quei dieci restano inadempiuti: restano al livello di lettera, quella lettera che uccide, quella conoscenza che ci rende prevaricatori.

Sopraggiunga lo Spirito! Allora la legge viene osservata: mediante l'aiuto di Dio, non in virtù delle tue forze.

Nota bene dunque: non siamo troppo smaniosi d'appartenere a quei dieci poiché, se la giustizia derivasse dalla legge, Cristo sarebbe morto senza un perché. ( Gal 2,21 )

A che cosa allora vorremo appartenere? a quei sette?

Sarebbe lo stesso che aver la possibilità di fare senza conoscere che cosa fare.

Occorre dunque appartenere ai diciassette.

La legge prescrive, lo Spirito soccorre; la legge agisce in te facendoti conoscere il da farsi, lo Spirito perché tu faccia.

Vogliamo quindi appartenere ai diciassette, e computiamo diciassette, per trovarci nei centocinquantatre.

Sono cose che sapete, poiché spesso ve le ho dette e spiegate.

Computando dall'uno fino al quattro, se fai la somma completa, ottieni dieci.

Dopo l'uno fa' seguire il due e aggiungilo all'uno: ecco hai tre.

Dopo il due fa' seguire il tre e hai sei.

Dopo il tre fa' seguire il quattro e hai dieci.

Ma perché starmi così a scervellare? Parlo di cose note.

Aggiungete gli altri numeri e arriverete alla conclusione.

Giungete a diciassette: e aumentando sempre arriverete a centocinquantatre.

Che vuol dire: aumentando sempre?

Avanzando [ spiritualmente ] con un processo graduale vi sarà dato giungere alla destra.

Prestateci quindi obbedienza; quanto poi al computo, fatelo da voi stessi.

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