14 Ottobre 1964

Diletti Figli e Figlie!

Tanti sono oggi i gruppi presenti a questa Udienza generale, ai quali dobbiamo un saluto particolare, che limitiamo queste Nostre parole ad una semplice esortazione: quella di ricordare, anzi di ripensare questa Udienza come uno stimolo a meglio capire che cosa praticamente significhi appartenere alla Chiesa.

Chi partecipa ad un'Udienza come questa, così numerosa, così composita, così fervorosa, non può non chiedere a se stesso qual è il suo posto nella Chiesa di Cristo: sono io membro della Chiesa?

membro vivo? avverto la dignità che a me deriva da questa appartenenza sono lieto e fiero d'essere cristiano?

d'essere cattolico? e quale è la mia funzione nel corpo mistico di Cristo?

Bisogna avvertire l'unità di questo corpo mistico, in cui siamo inseriti, e la diversità organica delle funzioni in cui i membri sono distinti e distribuiti.

Ci ricordiamo della celebre parola di S. Paolo: « Vi sono differenze di carismi, ma lo Spirito è uno solo … » ( 1 Cor 12,4 ).

E il fedele che, mosso da un incontro come questo con il Papa, con il capo visibile della Chiesa, si inoltra per questi pensieri, sentirà sorgere in fondo alla propria coscienza una duplice conclusione: la prima possiamo definirla, con un termine ora molto corrente, l'« impegno »: appartenere alla Chiesa non è cosa da poco, è un fatto decisivo nella vita, è un principio da cui derivano molte conseguenze, prima delle quali l'impegno della fedeltà, la responsabilità del dono ricevuto della fede e della grazia, il dovere e l'energia di corrispondere all'elezione divina.

La seconda conclusione è l'« impulso » allo sviluppo, alla crescita, alla perfezione.

La fortuna di essere nella Chiesa, la nave della salvezza, non ci autorizza alla pigrizia di chi crede d'essere ormai dispensato dalla ricerca e dal progresso sulle vie di Cristo.

La vita cristiana non è statica, ma dinamica.

La fedeltà alla Chiesa non ci immobilizza, ma ci sprona ad una continua elaborazione interiore, per crescere nella fede, nella speranza e nella carità, e ad una continua attività esteriore in ogni sorta di opere buone.

Così che quest'udienza può essere in voi un nuovo fermento di generosi pensieri e di progredienti virtù: è ciò che Noi vi auguriamo, accompagnando il Nostro augurio con la Nostra preghiera e la Nostra Benedizione.