11 Novembre 2015

La Famiglia - 32. Convivialità

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi rifletteremo su una qualità caratteristica della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l'attitudine a condividere i beni della vita e ad essere felici di poterlo fare.

Condividere e saper condividere è una virtù preziosa!

Il suo simbolo, la sua "icona", è la famiglia riunita intorno alla mensa domestica.

La condivisione del pasto – e dunque, oltre che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi … – è un'esperienza fondamentale.

Quando c'è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola.

In alcune culture è consuetudine farlo anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel dolore per la perdita di un familiare.

La convivialità è un termometro sicuro per misurare la salute dei rapporti: se in famiglia c'è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta, a tavola si capisce subito.

Una famiglia che non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia "poco famiglia".

Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato.

Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla convivialità, tutti lo sanno.

Il Signore Gesù insegnava volentieri a tavola, e rappresentava talvolta il regno di Dio come un convito festoso.

Gesù scelse la mensa anche per consegnare ai discepoli il suo testamento spirituale - lo fece a cena - condensato nel gesto memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l'amore vero e durevole.

In questa prospettiva, possiamo ben dire che la famiglia è "di casa" alla Messa, proprio perché porta all'Eucaristia la propria esperienza di convivialità e la apre alla grazia di una convivialità universale, dell'amore di Dio per il mondo.

Partecipando all'Eucaristia, la famiglia viene purificata dalla tentazione di chiudersi in sé stessa, fortificata nell'amore e nella fedeltà, e allarga i confini della propria fraternità secondo il cuore di Cristo.

In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall'Eucaristia, diventa un'opportunità cruciale.

L'Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono vincere le chiusure e costruire ponti di accoglienza e di carità.

Sì, l'Eucaristia di una Chiesa di famiglie, capaci di restituire alla comunità il lievito operoso della convivialità e dell'ospitalità reciproca, è una scuola di inclusione umana che non teme confronti!

Non ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e delusi, disperati e abbandonati, che la convivialità eucaristica delle famiglie non possa nutrire, rifocillare, proteggere e ospitare.

La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire.

Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora conosciamo, quali miracoli possono accadere quando una madre ha sguardo e attenzione, accudimento e cura per i figli altrui, oltre che per i propri.

Fino a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini del cortile!

E ancora: sappiamo bene quale forza acquista un popolo i cui padri sono pronti a muoversi a protezione dei figli di tutti, perché considerano i figli un bene indiviso, che sono felici e orgogliosi di proteggere.

Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla convivialità familiare.

É vero, oggi non è facile.

Dobbiamo trovare il modo di recuperarla.

A tavola si parla, a tavola si ascolta.

Niente silenzio, quel silenzio che non è il silenzio delle monache, ma è il silenzio dell'egoismo, dove ognuno fa da sé, o la televisione o il computer … e non si parla.

No, niente silenzio.

Occorre recuperare quella convivialità familiare pur adattandola ai tempi.

La convivialità sembra sia diventata una cosa che si compra e si vende, ma così è un'altra cosa.

E il nutrimento non è sempre il simbolo di una giusta condivisione dei beni, capace di raggiungere chi non ha né pane né affetti.

Nei Paesi ricchi siamo indotti a spendere per un nutrimento eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare all'eccesso.

E questo "affare" insensato distoglie la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e dell'anima.

Quando non c'è convivialità c'è egoismo, ognuno pensa a se stesso.

Tanto più che la pubblicità l'ha ridotta a un languore di merendine e a una voglia di dolcetti.

Mentre tanti, troppi fratelli e sorelle rimangono fuori dalla tavola.

É un po' vergognoso!

Guardiamo al mistero del Convito eucaristico.

Il Signore spezza il suo Corpo e versa il suo Sangue per tutti.

Davvero non c'è divisione che possa resistere a questo Sacrificio di comunione; solo l'atteggiamento di falsità, di complicità con il male può escludere da esso.

Ogni altra distanza non può resistere alla potenza indifesa di questo pane spezzato e di questo vino versato, Sacramento dell'unico Corpo del Signore.

L'alleanza viva e vitale delle famiglie cristiane, che precede, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua ospitalità le fatiche e le gioie quotidiane, coopera con la grazia dell'Eucaristia, che è in grado di creare comunione sempre nuova con la sua forza che include e che salva.

La famiglia cristiana mostrerà proprio così l'ampiezza del suo vero orizzonte, che è l'orizzonte della Chiesa Madre di tutti gli uomini, di tutti gli abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli.

Preghiamo perché questa convivialità familiare possa crescere e maturare nel tempo di grazia del prossimo Giubileo della Misericordia.