La predicazione di Gesù

1-3-2003

Don Mauro Agreste

Indice

1) Gesù parla con autorità
2) Gesù parla con la potenza di Dio
3) Per essere annunciatori di Dio noi parliamo della nostra esperienza
4) Essere totalmente disponibili all'azione dello Spirito Santo in noi
5) Obiettivo del kerigma è l'esperienza della salvezza
6) Oggi non c'è più il senso del peccato
7) Il peccato è un rifiuto posto a Dio
8) Sparito il senso del peccato, il paradiso è un diritto
9) Al catechista occorre chiarezza dottrinale
10) Il vero cristiano vuole che le persone si convertano
11) Lo zelo - lo Spirito di Dio, che si sta servendo di noi
12) Avere quella libertà santa, per parlare di qualsiasi cosa
13) Il senso del peccato, la salvezza, l'inferno
14) La fornicazione, subito dopo l'omicidio come gravità di peccato

1) Gesù parla con autorità

Riassumo qualche concetto. La predicazione di Gesù è una predicazione particolare.

Gli stessi personaggi del suo tempo dicono che Gesù parlava come uno che ha autorità e non come gli Scribi e i Farisei.

Allora dobbiamo domandarci cosa significa parlare con autorità, anche perché, essendo Catechisti, è molto importante che si abbia questa capacità di parlare come uno che ha autorità.

Non è una tecnica che si acquisisca con particolari artifici, perché l'autorità non è l'arroganza, l'autorità è una forma di verità riconosciuta dagli altri.

Dunque parlare come uno che ha autorità significa fare riferimento a una potenza, che non è insita in te, della quale tu usufruisci.

È molto importante che si acquisisca uno stile particolare dell'essere cristiani che ci spinge poi ad essere anche Catechisti, cioè di appropriarci del nostro cristianesimo, non solo viverlo in senso passivo ma diventarne attivi.

2) Gesù parla con la potenza di Dio

Cosa significa diventare attivi nel nostro cristianesimo?

Significa dare libertà di azione a Dio, che abita dentro di noi.

Allora capite che questa non è una tecnica ma è un progetto di vita, è portare alla concretezza il significato del nostro battesimo e della nostra cresima.

Certo è più facile dirlo che farlo, soprattutto se non lo abbiamo mai fatto prima, o non ci abbiamo mai pensato prima.

In realtà la predicazione di Gesù è una predicazione efficace, perché Gesù parla con la potenza di Dio, tutto ciò che Lui dice si realizza.

Lui non sta dicendo qualche cosa di qualche altro, sta dicendo qualche cosa di se stesso.

3) Per essere annunciatori di Dio noi parliamo della nostra esperienza

Capite che essere annunciatori di Dio, come Catechisti o altre forme, implica ed esige che noi non si parli semplicemente di qualcun altro, ma si parli di qualche cosa che fa parte di noi stessi, quindi si parli della nostra esperienza.

Se io questa esperienza non l'ho fatta, o solo in modo marginale, allora parlerò agli altri per sentito dire, non con la convinzione profonda.

Se qualcuno trattasse male una persona che voi amate come reagireste?

Anche di una che è già in Cielo.

Allora quando tu devi parlare di Dio, parli di un estraneo o di qualcuno che ti coinvolge direttamente, fino al punto che hai delle emozioni, e anche delle reazioni, forti?

Allora parlare con autorità significa avere questo tipo di consonanza, di unità così forte che mi permette di avere i medesimi suoi sentimenti.

Tutto questo non è un qualche cosa che io acquisisco leggendo dei libri, è qualche cosa che viene dentro di me nella misura in cui io mi lego a Lui.

Allora mi capite che il corso dell'anno scorso, ma anche quello di quest'anno in cui si parla veramente della formazione di base dei Catechisti parrocchiali, consiste non nel trasmettere una dottrina, ma nel trasmettere un'esperienza di dottrina.

L'esperienza che tu hai di Dio all'interno stesso degli insegnamenti di Dio.

Allora parlare con autorità significa che non sei tu che parli, significa che tu stai lasciando Dio parlare dentro di te, con tutte quelle che sono le tue facoltà e le tue capacità.

4) Essere totalmente disponibili all'azione dello Spirito Santo in noi

Però è Dio che si serve di te, mai senza di te!

Tu non vai in trance e dici delle cose che non sai, Dio si servirà delle tue esperienze e le trasformerà in insegnamento.

Allora l'obbiettivo di questo corso è quello di renderci capaci a essere totalmente disponibili all'azione dello Spirito Santo dentro di noi, affinché quello che noi diciamo (per dirlo in parole povere) non sia semplicemente farina del nostro sacco, ma sia veramente l'esperienza che noi abbiamo fatto di Dio all'interno della Chiesa, all'interno di quello che è Dio stesso.

5) Obiettivo del kerigma è l'esperienza della salvezza

Ecco perché qui alla pagina 21 si dice questo: "L'obbiettivo del kerigma allora non è altro che esperienza della salvezza di Gesù, primizia della salvezza totale e definitiva che si avrà quando parteciperemo pienamente della resurrezione di Cristo."

Se io non ho fatto l'esperienza della salvezza, se non ho fatto l'esperienza della conversione, con che animo parlerò agli altri dell'amore verginizzante di Dio?

Se io non ritengo di essere una persona che ha bisogno di convertirsi, se io non riconosco dentro di me la lontananza da quello che Dio si aspetta da me, come potrò parlare dell'amore di Dio che mi ama, che mi salva?

Come potrò portare un annuncio che sia coinvolgente per gli altri?

Se io riferisco solo parole di altri, quello che dico sarà espresso solo a livello psicologico non a livello vitale, cioè non c'è la mia partecipazione, c'è solo una comunicazione verbale.

Allora queste esercitazioni hanno principalmente questa funzione: di acquisire un certo grado di dottrina, seguendo un itinerario che riguarda i punti principali del kerigma.

Nella pagina 21 vediamo il tema della salvezza: "La salvezza, innanzitutto, è l'adempiersi della promessa fatta da Dio ai nostri padri in paradiso".

Prima parte della salvezza.

Dio ha promesso qualche cosa nel Paradiso Terrestre, cosa aveva promesso?

Se voi doveste dire qualche cosa a proposito della salvezza, che cosa direste?

Cos'è la salvezza? Se un bambino viene e ti dice: "Cos'è la salvezza?

Chi ha bisogno di essere salvato? Noi abbiamo bisogno di essere salvati? ".

Il punto centrale, è un punto un po' di amarezza, però dobbiamo avere chiaro questa visione: se noi non diciamo di avere bisogno di essere salvati, che è venuto a fare Gesù tra di noi?

Lo dice la lettera di Giovanni.

Se noi eliminiamo il pericolo e la realtà del peccato dal nostro orizzonte, se noi eliminiamo le conseguenze del peccato allora eliminiamo anche la necessità della salvezza.

6) Oggi non c'è più il senso del peccato

Nel tempo che viviamo noi a me non pare, ma ce ne siamo resi conto tutti, che ci sia molto chiaro il senso del peccato.

La coscienza del peccato è molto evaporata.

Provate a chiedere a qualcuno: "Cos'è il peccato?". Rimarrete sconvolti.

Praticamente troverete che il peccato coincide col non riconoscere certe possibilità degli altri.

Quindi il peccato viene identificato come una mancata filantropia.

Certamente è una mancanza di carità, però chi ne ha la consapevolezza.

Fate questa esperienza, chiedete a chiunque: "Devo fare un'indagine: che cos'è il peccato secondo te?" e poi dopo mi dite quello che avete trovato.

Chiedete a persone diverse, anche a quelli che vanno in Chiesa, a persone qualsiasi e poi raccogliamo quello che avete trovato.

Io do per scontato che voi sappiate che cos'è il peccato, per cui parlo ad un certo livello, anche perché vi devo dare un certo tipo di dottrina, non è che io possa fare un discorso di sociologia, però voi dovete rendervi conto che le parole che userete debbono essere parole che debbono suscitare degli interrogativi, non avallare una situazione di fatto: "Poiché non c'è più il senso del peccato allora non c'è il peccato".

Ma dove è scritto questo! Voi capite che su un orizzonte di questo genere parlare di salvezza diventa molto difficile; perché se uno non ha peccato da che cosa deve essere salvato?

7) Il peccato è un rifiuto posto a Dio

Il peccato non è solo una mancanza di bene, una mancanza di pienezza (il vuoto), sotto un certo punto di vista filosofico è questo, ma teologicamente il peccato è un rifiuto posto a Dio.

In che cosa consiste una grande offesa fatta a Dio? Il peccato è dire no a Dio!

Gesù dice a Pietro: "Pietro mi ami tu?" e Pietro risponde: "Signore, ti voglio bene."

Si capisce in greco, in italiano no perché dovevano tradurlo in modo giusto.

In greco Gesù usa il verbo agapao (che significa un amore al di sopra di tutto) e Pietro risponde con il verbo fileo (che vuol dire ti voglio bene).

E per tre volte Gesù gli chiede questo e per tre volte Pietro gli risponde fileo.

È importante, il Signore ti dice: "Tu mi ami al di sopra di tuo padre, tua madre, di tutti i tuoi beni, persino di più della tua stessa vita…".

Il nostro rispondere è già un dire sì o un no al Signore.

Quando noi amiamo qualcuna di queste cose più di Dio, allora noi gli diciamo: "No. Non ti amo."

Quando noi amiamo Dio non abbiamo paura di perdere le altre cose, perché siamo convinti spiritualmente non intellettualmente (questa è la grande differenza), siamo convinti che avendo Dio non ci mancherà nulla.

Capite che non è rassegnazione, è abbandono! È fiducia!

8) Sparito il senso del peccato, il paradiso è un diritto

Una persona che non ha più il senso del peccato non sente di aver bisogno di chiedere scusa di niente.

E se non sente il bisogno di chiedere scusa di niente non sente neanche il bisogno di essere salvo perché, secondo lui, è già salvo, che male ha fatto?

Non si può fare, ma vorrei che poteste sentire certe confessioni che fan cadere le braccia: "io non rubo… non faccio niente di male…", poi mi parlano dei peccati della suocera, oppure di quello che il marito fa e che non dovrebbe fare; confessano i peccati degli altri.

Allora il senso del peccato è sparito.

Voi capite che se sparisce il senso del peccato il Paradiso diventa un diritto.

Un diritto! Quindi non ho bisogno di impegnarmi per seguire Gesù, perché tanto io non ho bisogno di seguire Gesù: io sono già a posto; che bisogno ho io di convertirmi?

Se tanto più niente è peccato perché fanno tutti così e dato che tutti fanno così allora è una cosa lecita da fare.

È come la favola del pifferaio magico.

Noi abbiamo un pifferaio che ci fa credere che più niente è peccato.

Se una cosa viene detta a "Uno mattina " e ripetuta a "Costanzo show", è diventata la verità.

Quale responsabilità, non solo loro, ma noi abbiamo visto che sappiamo come stanno realmente le cose?

Se a tutto questo vogliamo anche aggiungere una nota di amarezza, che mi colpisce direttamente e mi fa' soffrire molto, quando talvolta si sentono certe predicazioni veramente lontane dalla verità.

Allora capite che il nostro lavoro diventa molto più faticoso.

9) Al catechista occorre chiarezza dottrinale

Se una persona non è convinta del peccato non chiederà neanche scusa.

Se una persona è convinta di non avere il cancro, solo perché non sente il male, morirà lo stesso.

C'è questa difficoltà, come Catechisti, come educatori, la riflessione sulla salvezza implica il riconoscimento della nostra fallacia; ma il riconoscimento della nostra fallacia esige anche una chiarezza dottrinale: che il peccato esiste, che l'uomo è libero nelle sue azioni, che le sue azioni non sono neutrali ossia inconsistenti, senza significato, ma che ogni azione dell'uomo esige, scaturisce in un risultato; che non esiste la predestinazione, noi viviamo una volta sola e le nostre decisioni sulla Terra hanno delle conseguenze per l'Eternità.

Ci vuole una chiarezza dottrinale che dev'essere fermissima, ci troveremo di fronte, sempre di più, a persone che questa chiarezza non ce l'hanno.

Vi rendete conto che, mi pare, il 25% dei cattolici crede alla reincarnazione?

Casualmente mi è capitato di sintonizzarmi su Tele-Subalpina, televisione della Diocesi, e vedere un film per ragazzi dove si parla chiaramente della reincarnazione.

I nostri ragazzi non hanno la capacità critica, come possiamo avere noi, e dire: "sì è un film" e poi capisco che lì c'è una dottrina che è molto distante dall'insegnamento del Vangelo.

Ma quanti degli adulti che voi conoscete sono in grado di avere una visione critica su quello che vedono, su quello che ascoltano? Quanti? Pochissimi.

10) Il vero cristiano vuole che le persone si convertano

Capite che la salvezza è un tema fondamentale, se uno non riconosce di essere malato come potrà chiedere di guarire?

Se voi leggete la lettera di Giovanni, qui lo dice chiaramente, se uno dice di non avere peccati fa di Dio un bugiardo.

Lo so che qualcuno, un po' scherzando un po' ridendo, dice che l'ottavo Sacramento è l'ignoranza.

Poiché non lo sanno, sono un po' come a Ninive e Dio dice: ma non dovrei avere misericordia di loro?

Dio ha misericordia, ma questo non ci deve far dire che, poiché Dio ha misericordia, lasciamo fare tutto a Lui, tanto io so qual è la verità, gli altri si arrangino.

Sapete come si distingue un vero cristiano da un "cristiano della domenica"?

Il vero cristiano ha lo spirito di Cristo dentro di sé, e vuole incontrare altre persone, perché vuole che altre persone cambino e conoscano Gesù veramente.

E cambino veramente dentro, si convertano.

Il vero cristiano è uno che si impegna nella sua propria conversione quotidiana, perché si rende conto che non assomiglia ancora al Signore.

Si sforza per assomigliargli sempre di più, ma anche questo accanito desiderio che anche altri conoscano Gesù, più profondamente, come amico, come padre, come Dio, come Signore, come salvatore, come tutto.

11) Lo zelo - lo Spirito di Dio, che si sta servendo di noi

Quando si ha dentro di sé questo zelo, questo zelo divorante, allora gioisci perché lo spirito di Dio si sta servendo di te.

Ti darà tanta fantasia, ti farà dire delle cose che tu non ti immagini neanche, ti farà parlare con autorità, e mentre tu parli impari le cose che stai dicendo e dici. "ma da dove mi viene tutto questo?".

È lo spirito di Dio che si sta servendo di te e sta parlando con autorità attraverso di te, e l'altra persona ti ascolta, e poi ti dice: "ma sai che io non avevo mai pensato a questi aspetti, ma sai che nessuno mi diceva mai queste cose?", e magari tu hai detto delle cose molto serie, e magari anche esigenti, però le hai dette con autorità.

Gesù diceva delle cose molto esigenti: "Chiunque guarda una donna desiderandola in suo cuore ha già commesso adulterio."; ditemi che non è esigente tutto questo!

Eppure qualcuno si scandalizzava per l'esigenza di Gesù oppure si scandalizzava per le cose che non riusciva a capire di Gesù?

"Chi non mangia la mia carne, chi non beve il mio sangue…".

Parlava di se stesso.

Se Dio apparisse qui in mezzo e ci dicesse qualcosa di se stesso; che cosa capiremmo noi?

Avremmo bisogno di tutta l'eternità per capire l'amore di Dio per noi, cioè un tempo che non finisce mai.

Per questo staremo sempre con Lui, e sperimenteremo sempre di più il Suo amore.

12) Avere quella libertà santa, per parlare di qualsiasi cosa

Ora la salvezza implica che una persona senta il bisogno di essere salvata.

Quindi è necessario insistere sul tema del peccato e dire con chiarezza che cos'è il peccato.

Io non so con chi voi vi verrete a trovare nella vostra vita.

A seconda della età delle persone con cui parlerete vi prego di fare molti esempi, quindi parlate con degli esempi che le persone a cui parlate sono in grado di capire; se parlate a dei bambini fate esempi da bambini, se parlate a dei ragazzi fate esempi da ragazzi, e abbiate dentro di voi quella libertà santa che vi da la possibilità di parlare di qualunque cosa, e quando dico di qualunque cosa vuol dire proprio qualunque cosa.

Se parlate a degli adolescenti, a dei giovani, a dei fidanzati, lì dovrete essere ancora più chiari e più specifici, per esempio su tutto quello che è l'ambito della morale sessuale.

Questo vuol dire che tu devi essere in pace dentro di te, devi avere una vita pura, secondo il tuo stato di vita, stato coniugale, stato religioso, stato celibatario, ecc.

E dev'essere una situazione che ti lascia nella libertà, una situazione con cui tu puoi parlare di tutte le cose che fanno parte della vita, magari anche della trasmissione della vita, ma con una serenità tale di fondo che chiunque ti ascolti faccia un'esperienza di Dio, non un'esperienza turpe.

Vorrei dire anche un'altra cosa: il tacere su queste cose produce le più gravi rovine.

Certo è necessario che si possa acquisire un modo per esprimere i grandi valori, che non sia solo un modo emotivo ma che sia anche un modo spirituale; dare le motivazioni, spiegare.

Ho insistito molto sull'Antropologia cristiana (spirito, mente e corpo) perché questi sono gli strumenti, che voi avete in mano, per spiegare agli altri come sono fatti, per capire noi stessi come siamo fatti ma anche per spiegarlo agli altri.

Il tuo corpo non è una propaggine di te, sei tu; il tuo corpo è il tempio di Dio, che abita veramente lì dentro.

Nel Credo si dice: "Credo nello Spirito Santo che è Signore che da la vita".

Probabilmente il punto più sacro.

Ai ragazzi che voi incontrate, voi non parlate di questo tema perché non è dignitoso.

Ma se non le dite voi queste cose, sapete chi gliele dirà?

I loro compagni, i loro insegnanti; i loro insegnanti che mentalità hanno?

Che insegnamento portano avanti?

13) Il senso del peccato, la salvezza, l'inferno

Tutto questo per dire che dobbiamo avere molto chiaro il senso del peccato per poter parlare della salvezza.

Bisogna manifestare prima noi stessi, avere la consapevolezza di tutto questo, ma anche manifestare agli altri che noi siamo salvati perché eravamo in pericolo.

Dio ci ha salvati, perché se Lui non ci salvava eravamo destinati alla rovina eterna.

Questa è la dottrina che io vi do.

Il modo con cui la concretizzerete lo sceglierete voi, però non avete il permesso di tagliare dalla Bibbia le verità che sono di fede.

Se qualcuno lo fa, affari suoi, coscienza sua, ma dell'esistenza della rovina eterna nessuno può dire che non esiste più!

Certo bisogna saper parlare di questo, non incutendo il terrore, però manifestando la possibilità del fallimento totale che si chiama Inferno.

Dove non ci sono le fiamme, ma i mistici, ad esempio mi pare che Santa Elisabetta della Trinità dica una cosa di questo genere: che l'anima ha la piena consapevolezza di quello che ha perso, e che tutto quello che essa desiderava più di ogni altra cosa, lo ha perso per sempre, e non c'è neanche più la morte che possa porre fine a questa disperazione per avere perso ciò che desiderava di più di ogni altra cosa.

Perché l'anima nel giudizio particolare si presenta davanti a Dio e lo vede, ha dunque fatto esperienza di cos'è Dio, e avendolo perso per tutta l'eternità, la sua più grande sofferenza è questo: la disperazione di avere perso quanto ci teneva più di ogni altra cosa e per sempre.

Dunque vedete che fiamme, forconi…sono raffigurazioni.

C'è un tipo di sofferenza che è molto peggiore di questo.

Allora abbiamo chiara nella mente la dottrina, e poi concretizziamola in base all'uditorio per non spaventare ma neanche per mistificare, ma per dire le cose come stanno.

14) La fornicazione, subito dopo l'omicidio come gravità di peccato

Ultima cosa e concludo.

Lo sapevate voi che la fornicazione viene subito dopo l'omicidio come gravità di peccato?

Pensate ai nostri giovani che hanno tutti i rapporti prematrimoniali del mondo e poi non si confessano di questo, perché dicono: "lo fanno tutti e quindi è una cosa lecita".

Non si confessano di questo, e ciò vuol dire che rende invalide tutte le confessioni che hanno fatto dopo, e rendono sacrileghe tutte le comunioni che hanno fatto.

Paolo dice: "Chi mangia e beve indegnamente del corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna", ci rendiamo conto in che stato siamo?

E noi non diciamo queste verità? Noi le dobbiamo dire!

Rendono invalide tutte le confessioni fatte dopo, perché se non lo hai detto oppure, dentro di te, pensi di continuare a fare ciò che vuoi significa che non hai chiesto perdono, e allora il Sacerdote ti ha dato l'assoluzione ma tu l'hai ricevuta? No.

Tu non l'hai ricevuta perché non c'è dentro di te lo sforzo della conversione, lo sforzo di cambiare.

Questo vuol dire che ci sono delle persone che sono 40 anni che non hanno fatto una confessione valida, e hanno fatto un sacco di comunioni sacrileghe.

Ecco come Catechisti abbiate chiara la motivazione, poi in seguito affronteremo anche questo tema specifico: per capire quello che specificamente è la morale speciale, la morale della vita fisica: la morale sessuale.

Come educatori voi non potete andare da una persona e dire: "non si fa, e basta!", dovete dire il perché.

L'educatore è uno che accompagna, e quindi spiega, insegna, illustra e illumina.

Il compito è proprio questo: di illuminare la verità.

La persona che sarà illuminata poi si convertirà, che non vuol dire che di colpo non commetterà più i peccati, ma avendone coscienza, adesso chiederà scusa e perdono a Dio nel sacramento, e quindi dopo la confessione il peccato non esiste più, è come se non fosse mai successo.

Teniamo presente che: salvezza, peccato, conversione sono temi fortissimi.

Se riesci a rivelare la necessità della salvezza ad una persona, tu l'hai salvata.

Per questo è necessario che tu parli con autorità, cioè che tu parli con lo spirito di Dio dentro di te, con l'amore di Dio che di dice: " Salvati, capisci che se continui a mangiare il veleno morirai."