Potere sacerdotale di Gesù

19-11-2005

Don Mauro Agreste

Indice

1) Sfera del potere sacerdotale di Gesù
2) Il potere sacerdotale dei credenti si esprime con l'offrire le realtà umane
3) In modo straordinario abbiamo il carisma
4) È un carisma anche quello dell'adorazione
5) L'adorazione è preghiera?
6) Esercizio ordinario e straordinario del dono di Dio
7) Carisma del digiuno e carisma di preghiera
8) Attraverso le parole esprimiamo delle cose spirituali
9) Nell'esprimere certi valori esprimi tutto te stesso
10) Il carisma della preghiera
11) Lo Spirito Santo ti userà di più se tu dai di più materiale a sua disposizione
12) Riconsegnare a Dio ciò che è sfuggito dalle mani di Dio
13) Se tu ha una malattia, prima di tutto offrila a Lui
14) Quante preghiere sono monologhi
15) La preghiera è offrire a Dio tutto
16) Sacrificio deriva dal latino "Sacrum facere" rendere sacro qualche cosa
17) Condividere è esperienza di comunione, è ricapitolare tutto in Cristo
18) I figli di Dio hanno portato via dalle mani di Dio tutti i doni della creazione
19) Offri il potere che Dio ti ha concesso e questo diventerà servizio e amore
20) Il carisma delle lacrime
21) Il carisma della veglia
22) È vero carisma?

1) Sfera del potere sacerdotale di Gesù

Siamo nella sfera del potere sacerdotale di Gesù. Virtù della carità.

Intanto diciamo che carità deriva da charis, grazia; in sintesi sarebbe: Dio che ama.

Uno dice: carità, l'amore di Dio; allora noi per capire che l'azione di Dio, charis vuol dire grazia, Dio che ama, Dio nel suo essere che ama, non solo nell'azione di amare, ma anche nel suo essere profondo.

2) Il potere sacerdotale dei credenti si esprime con l'offrire le realtà umane

Allora da qui abbiamo in modo ordinario il potere sacerdotale dei credenti, che si serve della virtù della carità, che si esprime con l'offrire le realtà umane.

Quindi il potere sacerdotale che ognuno ha nel battesimo, si esprime per tutti i credenti nell'offrire.

Il sacerdote offre, il sacerdote fa il sacrificio, sacrum facere, rendere sacro qualche cosa.

Allora il sacerdozio comune oppure ordinario dei fedeli si esprime in modo ordinario nell'offrire le realtà umane, tutto il tuo lavoro, il tuo svago, la tua macchina ecc. lo offri in sacrificio di soave odore.

Offro a te questa realtà, questo tempo che vivo, questa situazione, questa famiglia, lo offre a Te, lo dedico a Te, Tu sei il Signore di questa realtà, di questo figlio, di questa moglie, di questo marito, di questa casa, di questa vacanza, ecc..

La dedicazione, però è più di una dedicazione, è offerta; come dire: hai l'autorità su questa realtà.

3) In modo straordinario abbiamo il carisma

Poi in modo straordinario, qui abbiamo il carisma, quindi abbiamo il digiuno e l'adorazione.

Qualcuno dirà: eh! Ma queste sono realtà umane, io posso digiunare ecc. No.

Non sto parlando della semplice attività di farlo, lo sto facendo come una spinta dello Spirito a farlo, allora può esserci il digiuno che io mi impongo e può esserci invece il digiuno spirituale, che è una mozione dello Spirito, cioè una volontà dello Spirito, che ti spinge a questa offerta.

4) È un carisma anche quello dell'adorazione

È un carisma, anche quello dell'adorazione.

Per es. alcune persone vengono svegliate di notte e sentono immediatamente che devono mettersi alla presenza di Dio in adorazione, e l'esperienza gli piace.

E dicono: ah! bene, da questo momento lo farò sempre. Sbagliato.

Lo farai quando lo Spirito ti dirà di farlo, non quando lo vuoi tu.

Un'altra cosa invece è l'adorazione del giovedì sera, che è liturgicamente organizzata, quindi tu partecipi, perché lo vuoi.

È un'esperienza di adorazione strutturata ecc. che puoi vivere mediante i carismi, mediante la preghiera ecc., ma non è l'adorazione carismatica che ti fa passare delle ore.

Domenico Savio che passa otto ore attaccato al tabernacolo con un piede sopra l'altro senza accorgersene e gli sembravano passati cinque minuti.

Ecco quello è carisma dell'adorazione.

5) L'adorazione è preghiera?

Domanda: adorazione è preghiera? Può capitare che uno sia spinto alla preghiera.

No, non è lo stesso. Se sono le preghiere, può essere una spinta dello Spirito alla compagnia con il Signore.

Si può intendere in maniera molto diverse adorazione in senso generico.

Ma io pensavo tu ti riferissi all'adorazione eucaristica, non è la stessa cosa.

Sentire la spinta a pregare, quella è intercessione.

Nell'adorazione sei davanti al Signore, puoi anche non dire niente, sei alla sua presenza, è un'esperienza di presenza spirituale di Dio.

Ti può comunicare qualche cosa, puoi tu comunicargli qualche cosa, c'è un'esperienza di grande intimità con il Signore.

Questa è esperienza carismatica voluta dalla Spirito.

Sta formando te oppure sta ascoltando le tue preghiere; può esserci anche l'intercessione in questo momento qui.

Dico adorazione per dire esperienza di intimità con il Signore.

Continuando nel discorso dei carismi e dei doni, eravamo arrivati a vedere il potere sacerdotale di Gesù Cristo.

6) Esercizio ordinario e straordinario del dono di Dio

L'ambito di azione è quello della carità, e si suddivide in un esercizio ordinario e straordinario.

L'esercizio del dono di Dio che può essere carisma in modo ordinario è offrire le realtà umane, la preghiera, l'offerta di sé.

Dal punto di vista straordinario noi troviamo per es. i carismi.

Si dice straordinario perché? Non perché siano delle cose pazzesche ecc. ma semplicemente perché sapete tutti che carisma è munera gratis data, ossia doni dati gratuitamente da Dio in modo libero.

Sono doni che Dio dà ai suoi figli che però non sono stabili, cioè a dire il Signore dà un certo carisma, una certa manifestazione particolare dello Spirito, quando ve ne sia bisogno, nelle situazioni in cui ve ne sia bisogno, a chi si rende disponibile in quel momento spiritualmente a esercitare questa azione di Dio in mezzo al suo popolo.

Mentre il dono è qualche cosa dato in modo stabile e serve non tanto per il servizio, quanto per la propria crescita personale nella santità.

Quindi è evidente che anche il dono ti abilita al carisma, quanto tu più modelli la tua vita all'abbandono, alla fiducia, alla disponibilità, all'azione dello Spirito, tanto più puoi essere utilizzato da Dio anche in un modo improvviso e inaspettato che noi possiamo chiamare carismatico.

7) Carisma del digiuno e carisma di preghiera

Allora nell'ambito straordinario dell'esercizio del potere di Gesù sacerdote sotto la luce della carità, troviamo per es. il carisma del digiuno; e sto dicendo carisma del digiuno non impegno del digiuno.

Carisma del digiuno è una mozione interiore per mezzo della quale lo Spirito dice al tuo Spirito, di rinunciare a qualche cosa, che non è necessariamente un cibo.

Il digiuno si riferisce a tante altre cose, con uno scopo.

Ora se siamo nell'ambito dell'esercizio del potere sacerdotale di Gesù Cristo, significa che in questo modo tu stai consacrando o riconsegnando a Dio qualche aspetto o qualche situazione per la quale ti stai impegnando.

Teniamo presente che i carismi del potere sacerdotale di Gesù Cristo sono generalmente carismi di preghiera, perché la preghiera è l'esercizio della riconsegna a Dio Padre di tutta la realtà umana.

Provate un po' a pensare, stamattina vi ho fatto riflettere su qualche piccolo aspetto del Padre nostro, ricordate?

Vi ho detto cercate di non dimenticare il significato degli aggettivi possessivi e dei pronomi personali che sono contenuti nelle parole del Padre nostro.

8) Attraverso le parole esprimiamo delle cose spirituali

Certe volte può sembrare un po' ridicolo, però attenzione, noi esprimiamo delle cose spirituali, quindi enormemente importanti, attraverso cosa?

Attraverso le parole. Dunque è molto importante che noi sappiamo che cosa stiamo facendo.

E anche quando eravamo piccoli e ci facevano fare l'analisi grammaticale, l'analisi logica, l'analisi del periodo non ne potevamo più, adesso vi rendete conto come è importante per noi conoscere vagamente queste cose.

A volte è opportuno andarsi a riprendere la grammatica proprio per essere sicuri di trattare la parola in un modo un pochino più dignitoso.

Con l'esperienza che noi abbiamo di vita vissuta ci rendiamo conto come sia importante esprimere delle cose fondamentali nel modo più comprensibile possibile, però capite che se noi non abbiamo la chiarezza, la comprensibilità di ciò che diciamo neppure noi stessi, come potremo comunicare al prossimo certi valori che non sono chiari neanche a noi stessi?

Per questo vi dicevo stamattina considerate l'importanza degli aggettivi possessivi e dei pronomi personali che sono contenuti nelle preghiere; quando noi preghiamo con le formule ci sono tutte queste cose?

Quando noi preghiamo in forma libera cioè esprimiamo dei concetti con delle preghiere libere, non scritte, non imparate a memoria, ci sono questi concetti da dire?

E ancora in maniera più esplicita, perché quando uno parla liberamente esprime una relazione.

Allora una persona in un incontro di preghiera dice: "Signore mi rivolgo a te", vedete ci sono già due pronomi personali, " per presentarti questa situazione" ecc. ecc. .

Allora attenzione, dobbiamo avere dentro di noi una struttura logica, se no che cosa diciamo al Signore?

Persino nel Padre nostro che ci viene suggerita come preghiera, ma anche come stato di vita, come stato di relazione tra la creatura e il creatore, noi abbiamo bisogno di esprimere quello che c'è dentro di noi.

Ritorna sempre il famoso concetto della struttura umana: Spirito, mente e corpo.

9) Nell'esprimere certi valori esprimi tutto te stesso

Se c'è tutta la persona umana allora tu esprimi questi valori e si capisce che tu esprimi tutto te stesso; se invece tu stai solo ripetendo mnemonicamente una cosa, si capisce che ci sono solo due livelli che sono coinvolti, manca il terzo livello, cioè è coinvolto il livello psichico, perché la memoria fa parte della psiche ed è coinvolto il livello fisico, perché la bocca fa parte del corpo e quindi ci sono solo questi due livelli che stanno pregando, diciamo stanno agendo, ma manca il livello spirituale che è quello del tuo spirito, il livello del luogo, la realizzazione del culto avviene proprio a livello dello spirito, perché è lì che c'è un legame reale, affettuoso, affettivo, interpersonale tra l'io e Dio.

Se manca quel livello lì anche il modo di esprimersi diventa un modo arido e noi non siamo trasmettendo nessuno stile di preghiera, perché non stiamo pregando.

Provate a dire la poesia a san Martino, vi ricordate? "La nebbia agli irti colli, piovigginando sale e sotto il maestrale biancheggia il mar, ma per le vie del borgo………."

Questo è dire la poesia, ma se tu fossi un attore e dovessi dire la poesia che cosa faresti?

Tu faresti entrare le persone che hai di fronte a te in quel luogo che tu stai descrivendo.

Allora tu capisci che diventa tutto un altro tipo di esperienza, e questi lo fanno per mestiere.

Tu non fai per mestiere il figlio di Dio, sei figlio di Dio e tu come figlio di Dio, per di più come cresimato, non è che tu faccia il catechista, tu sei catechista, perché il cresimato che abbia di fronte a sé una classe di bambini, di adulti, ecc, cui parlare di Gesù o che non l'abbia, è di per se stesso catechista, cioè comunicatore, di che cosa?

Di concetti o di esperienze?

10) Il carisma della preghiera

Ecco dunque, il carisma della preghiera è comunicazione di un'esperienza, è una comunicazione che si serve delle strutture umane, giusto?

Struttura umana è la lingua, la grammatica; certamente tu vieni usato dalla potenza dello Spirito, ma lo Spirito ti userà meglio nella misura in cui tu dai a disposizione dello Spirito più materiale.

Un medico che deve arrivare di corsa per le urgenze, arriverà sicuramente sia che tu gli dia una cinquecento che una Ferrari, però colla Ferrari probabilmente arriverà prima e la persona si salverà.

11) Lo Spirito Santo ti userà di più se tu dai di più materiale a sua disposizione

Così pure lo Spirito Santo ti userà meglio, ti userà di più se tu dai a disposizione dello Spirito Santo più materiale; per questo motivo la formazione del cristiano è qualche cosa di importante, perché significa offrire a Dio la possibilità di usarti meglio e di più, perché se tu hai più strutture a tua disposizione ti è più facile comunicare agli altri.

Lo Spirito Santo ti può arricchire di più interventi, perché tu conoscendo gli strumenti con cui hai a che fare, puoi veicolare meglio il passaggio della grazia dello Spirito Santo.

Ho conosciuto dei catechisti che sono andati a riprendersi la coniugazione dei verbi per non sbagliare i congiuntivi, per usare bene i condizionali, per sapere quando si usa l'imperfetto e come si usa; allora, sembrano cose ridicole, qualcuno dice: ah! ma io vado in crisi per tutte queste cose; vai pure in crisi, però esci pure dalla crisi, perché ricordati bene che ad un certo momento più cose tu dai allo Spirito Santo più egli potrà usarti.

Allora se tu fai queste cose per te stesso, certamente dici: ah! non voglio più farlo, se tu le fai perché sei figlio Dio, allora è una cosa normale che tu ti tenga il più possibile a disposizione del Signore.

Allora nel potere sacerdotale i carismi che si esprimono sono carismi di preghiera e la preghiera è offrire a Dio se stessi, il prossimo e il mondo.

12) Riconsegnare a Dio ciò che è sfuggito dalle mani di Dio

La preghiera è riconsegnare a Dio ciò che è sfuggito dalle mani di Dio.

Certo detto così sembra una cosa quasi eretica, però ricordatevi, il peccato originale nel giardino dell'Eden significa essere scappati dallo sguardo amorevole e benigno di Dio; avere ricercato l'autonomia e avere fatto l'esperienza della schiavitù.

Il peccato originale è stato una ribellione nei confronti di Dio, quindi ribellarsi a Dio significa scappare da Lui; Lui ti teneva nelle mani e tu sei scappato.

L'esperienza che tu hai fatto scappando dallo sguardo amorevole di Dio è stato piacevole o è stato di schiavitù?

Di schiavitù, perché il peccato è una schiavitù, non è una libertà.

Allora scappare dalle mani di Dio significa gettarsi nella schiavitù.

Ora la preghiera è ritornare nelle mani di Dio, cioè prendi quello che è stato portato via dalle mani di Dio e rimetterglielo lì; riconsegnare tutto a Dio.

L'apocalisse infatti ci parla del "ricapitolare ogni cosa in Cristo".

Le lettere di Paolo ci dicono la medesima cosa.

Riconsegnare significa rimettere sotto la guida, sotto l'autorità, sotto la signoria di Dio quelle cose che non lo sono.

13) Se tu ha una malattia, prima di tutto offrila a Lui

Per es. tu hai una malattia, preghi e la preghiera comune è: Signore toglimi questa malattia; ma la preghiera come carisma, cioè il senso profondo della preghiera è certamente anche chiedere al Signore di essere liberato da questa malattia che ti limita, ma è prima di tutto offrire a Lui questa situazione, offrire a Lui questa malattia, darla a Lui.

Ti do questo problema, lo metto sotto la tua autorità, pensaci tu, passi da me questo calice, tuttavia non la mia, ma la tua volontà.

Questa proprietà passa da me a te.

Quando si dice la tua volontà sia fatta, il concetto che tu devi avere dentro di te è il concetto dell'aggettivo possessivo; il possedimento passa da me, la proprietà passa da me a te.

Quando tu dici: occupati Tu di questo problema, il concetto è la proprietà di questo problema.

Ora se tu non hai dentro di te il concetto della proprietà allora come potrai fare una preghiera autentica.

Se tu un problema l'hai dato a Dio, vuol dire che non è più tuo; se non è più tuo come puoi usurpare e rubare una cosa che non è tua?

Evidentemente non gliela hai data prima.

Sono consapevole che il cammino di preghiera è un cammino faticoso, però è anche logico.

Se è una relazione è una relazione; io parlo a te oppure parlo a me?

14) Quante preghiere sono monologhi

Quante preghiere, fratelli e sorelle, invece di essere preghiere sono monologhi: io sto parlando a me stesso.

Sono delle consolazioni psichiche, in realtà la preghiera non è cercare una consolazione, è mettere nelle mani di Dio, ciò che non è nelle mani di Dio.

Per es. ti offro la mia vita, però ho questo problema che mi angoscia.

Allora che cosa fai, metti nelle mani di Dio il problema e non l'angoscia?

Allora non gli hai messo nelle mani il problema, perché l'intero problema comprende anche l'angoscia.

Quindi quando tu metti nelle mani di Dio il problema, devi mettergli anche le conseguenze del problema, se no rimane qualche cosa attaccato a te.

Uno dice il problema è la malattia, già ma connesso con il problema malattia c'è anche la paura, c'è anche l'angoscia, c'è anche la paura della sofferenza, della solitudine, ecc. ecc. tutte queste cose fanno parte del problema, la preghiera è mettere nelle mani di Dio tutto.

Ora io ho fatto semplicemente degli esempi di preghiera che riguardano dei problemi tristi delle persone, ma dimentichiamo che la preghiera non è solo situazioni tristi per cui implorare l'aiuto di Dio.

15) La preghiera è offrire a Dio tutto

La preghiera è se offerta, significa offrire a Dio tutto, non solo le cose tristi, anche le cose gioiose.

Quante persone si dimenticano che dato che la preghiera è una relazione in cui tu consegni tutto a Dio, gli consegni anche le cose belle e gioiose.

Se la preghiera è esperienza di comunione con Dio, allora perché non devi offrire a Dio anche ciò che è gioia per te?

In fondo, come possiamo dire, in una famiglia quando tutte le cose vanno bene, cosa vuol dire, che tu stai condividendo nella tua famiglia i dolori, le sofferenze, le fatiche e trovi giovamento da una famiglia che ti sostiene.

Ma quando tutte le cose vanno bene, vuol dire che non solo nella famiglia tu riversi le tue sofferenze, ma anche le tue gioie, le tue soddisfazioni, perché quando l'amore è autentico, la gioia di uno diventa la gioia di tutti, come la fatica di uno diventa la fatica di tutti, perché questa è l'esperienza della comunione che è condivisione.

La preghiera è quello stato per mezzo del quale tu entri in una comunione sincera, schietta, limpida, con Dio e quindi a Dio offri tutto.

Offri certo le tue fatiche, le tue paure, i tuoi dolori, le tue sofferenze, ma offri anche le tue gioie, le tue aspirazioni, le tue allegrie, le tue risate, tutto offri, tutto metti nelle sue mani, perché la preghiera fa parte del carisma sacerdotale.

Il compito sacerdotale è il compito dell'offerta, offrire a Dio, in sacrificio di soave odore, diceva il Libro del Levitino quando descriveva tutti i riti che i Leviti dovevano compiere alla presenza di Dio.

16) Sacrificio deriva dal latino "Sacrum facere" rendere sacro qualche cosa

Sacrificio, è una parola italiana che deriva dal latino, sacrum facere, fare qualcosa di sacro, rendere sacro qualche cosa.

Cosa vuol dire rendere sacro? Vuol dire dare a Dio; allora sacrificio non è penitenza, perché penitenza è un'altra cosa; non è sopportazione, perché sopportazione è un'altra cosa; sacrificio è dare a Dio qualche cosa.

Cosa dai a Dio? I tuoi dolori, le tue sofferenze, i pianti, le tue lacrime ecc. tutti sono capaci di fare questo: chi è che si ricorda invece che sacrificio è sacrificio di lode?

Cioè dare a Dio tutto; i tuoi successi glieli hai dati a Dio o te li sei presi tu?

Ah! sono stato bravo, ho avuto successo, ho avuto un avanzamento nella carriera, ecc. ecc.

Già e tu hai dato a Dio questa gloria di cui tu stai beneficiando?

Perché se tu ce l'hai, allora tutto ciò che fa parte di te, se tu sei essere di preghiera, "sei" essere di preghiera non "sai" essere di preghiera, allora tutto ciò che ti compete lo dai a Dio e forse hai dimenticato che dare a Dio non significa non averne più tu, significa condividere.

Chi ha capito che la preghiera non è privarsi, ma è condividere?

17) Condividere è esperienza di comunione, è ricapitolare tutto in Cristo

La preghiera non è privarsi, la preghiera è condividere, far parte di, esperienza di comunione, Signore ti racconto questo, Signore ti offro questa gioia, questa felicità quella che tu mi hai concesso di vivere, ecc. ecc.

Signore ti offro queste lacrime, questo tempo così difficile, così pauroso, ti offro questo tempo in cui ho paura e so che adesso siamo in due quindi la paura è già divisa a metà.

È condivisione, questo è ricapitolare tutto in Cristo, perché Gesù Cristo è sacramento primordiale, cioè è Lui che ha dimostrato, essendo verbo di Dio, figlio di Dio, ha dimostrato facendosi essere umano di condividere in tutto, fuorché nel peccato, la condizione e la situazione umana.

Allora la preghiera è questo, un'opera sacerdotale che è riservata a tutti i figli di Dio, cioè di riprendere tutte le cose del mondo che sono state portate via dalle mani di Dio che le offriva così e tutti gli uomini sono andati a perderle con il peccato originale.

18) I figli di Dio hanno portato via dalle mani di Dio tutti i doni della creazione

Ecco i figli di Dio che non sono semplicemente degli animali, ma sono i figli di Dio, che hanno portato via dalle mani di Dio il vassoio con tutti i doni della creazione a nostra disposizione.

E Dio non ha mica cambiato la sua idea! Dio è in posizione di offerta, offre a noi i suoi doni.

Consacrarli a Dio, offrirli a Dio, sacrificarli a Dio non significa non averli più noi, significa averli messi sul vassoio; sono tutti lì, a disposizione di tutti, perché Dio offre questo vassoio a tutti.

Certo per ricevere questi doni bisogna andare da Dio.

Allora finché i doni di Dio sono sparpagliati sul terreno, saranno immersi nel fango non sono più nella bellezza di quello che dovrebbero essere, allora l'essere di preghiera prende i doni che sono sparsi nel mondo coperti di fango, va sotto la croce, li lava sotto l'acqua che esce dal costato di Cristo e li ripresenta, li riconsegna a Cristo.

Quindi il potere è dono di Dio, ma è pieno di fango, perché le realtà umane lo riempiono di fango, vai ai piedi della Croce, lavi il potere sotto il cuore di Gesù Cristo con il sangue e l'acqua che escono dal costato di Cristo.

19) Offri il potere che Dio ti ha concesso e questo diventerà servizio e amore

E offri il potere che Dio ti ha concesso sul vassoio ed ecco che questo potere diventa servizio, diventa amore.

È sempre potere, ma è stato consacrato, reso sacro, diventa servizio, cioè esercizio dell'amore.

Con la tua possibilità puoi servire di più i tuoi fratelli e allora non diventa esercizio di tirannia, ma esercizio di amore.

Ho fatto semplicemente un esempio di che cosa significhi essere nello stato di preghiera.

Questo ti fa capire il carisma che scaturisce dal potere sacerdotale di Gesù Cristo e carisma di preghiera, carismi legati al potere sacerdotale di Gesù Cristo, vivono della carità.

Quindi abbiamo il digiuno, l'adorazione, ad os oris dal latino significa alla bocca, quindi "adorazione", far salire sulla bocca quello che c'è nel cuore.

L'adorazione della santa croce, si manifesta per es. con il bacio di Gesù crocifisso, l'adorazione eucaristica significa dire a Gesù Cristo quanto lo ami, quanto hai bisogno di Lui, quanto lo benedici, quanto lo invochi, ecc. ; adorazione significa lodarlo, portare alla bocca ciò che c'è nel cuore.

20) Il carisma delle lacrime

Ci sono altri carismi legati al potere sacerdotale tipo il carisma delle lacrime, il carisma della veglia.

Il carisma delle lacrime è carisma di, come possiamo dire, esperienza di grande partecipazione, comunione.

Non sono lacrime solo di pentimento; certo possono esserci lacrime di pentimento, in questo caso potrebbe essere un dono speciale che il Signore ti dà che si chiama della contrizione, il dolore del peccato, il dolore perfetto.

Ma il dono carismatico delle lacrime è qualcosa di diverso: una partecipazione spirituale al mistero di Dio che agisce in mezzo agli uomini.

La storia dei mistici è piena di racconti in cui si vedono grandi santi, grandi mistici che meditando sulla passione di Gesù, sprofondavano in profonde lacrime; questo è un dono di adorazione.

21) Il carisma della veglia

Poi c'è il carisma della veglia che si riferisce al Vangelo di Giovanni quando Gesù "et inno dicto exerrant", detto l'inno uscirono e andarono all'orto degli ulivi, Gesù disse: fermativi qui e fatemi compagnia.

Va a pregare nell'orto degli ulivi poi ritorna e li trova addormentati: come non siete riusciti a vegliare con me neppure per un'ora?

La veglia è un dono dello Spirito, cioè essere presenti, fare compagnia, un dono di compagnia, di intimità.

Signore se vuoi che questa notte ti faccia compagnia, svegliami e io questa notte ti farò compagnia.

È un dono, non è detto che debba avvenire, però c'è la tua disponibilità a farlo.

Da cosa ti accorgi che è un dono carismatico?

Da questo fatto che ti svegli all'ora precisa e ti rechi in un luogo appartato.

Se sei in una casa per esercizi probabilmente è più facile che in quella settimana il Signore ti chieda questo dono di veglia e te lo conceda.

Per cui a quell'ora di notte ti svegli, puoi andare nella cappella a fare l'adorazione, a stare con Lui, a fargli compagnia.

Può anche succedere a casa tua; tante persone hanno raccontato come questo sia avvenuto; venivano svegliate, sentivano una grande necessità di stare con il Signore, di vivere un tempo di intimità con il Signore e quindi vivevano un tempo che era il tempo che il Signore aveva determinato.

22) È vero carisma?

Da cosa ci si accorgeva che era carisma?

Dal fatto che alcuni passavano l'intera notte in adorazione senza accorgersi delle ore che erano passate e soprattutto il giorno dopo queste persone non accusavano nessun segno di stanchezza, né torpore, fatica, niente; questo è un piccolo segno che fa intuire l'azione dello Spirito nella vita della persona; quando il Signore ti chiede una cosa ti dà i mezzi per portarla a termine.

Non è una cosa che deve nascere dall'ostinazione, deve nascere dalla disponibilità, ossia Signore se vuoi eccomi.

Samuele che viene chiamato nel cuore della notte e il sacerdote Eli gli dice: se ti chiama ancora una volta tu dì: eccomi Signore, parlami, dimmi quello che mi vuoi dire e deve esserci una disponibilità.

Non è una cosa determinata che accadrà sicuramente, però il Signore sa che tu gli hai detto: se tu vuoi eccomi.

Non è insonnia, perché quando tu hai l'insonnia, hai anche il nervoso, perché dici: ecco , non riesco neanche a riposare e il giorno dopo, se tu un'ora sola non hai dormito per l'insonnia, lo avverti già, vero?