L'annuncio della salvezza

8-2-2003

Don Mauro Agreste

Indice

1) Della salvezza si parla poco
2) Il catechista è un educatore
3) Dio ci presenta un itinerario e la meta
4) Gesù è la via
5) Entrare a far parte della vita di Dio
6) Un itinerario che si dispiega giorno per giorno
7) Risposta dell'uomo con le proprie azioni e la proprie scelte
8) Il progetto della salvezza operata da Gesù
9) L'incarnazione ha due facce
10) Educare le persone alla risposta da dare a Dio
11) La libertà cristiana
12) Il messaggio della salvezza e il catechista
13) Possibilità di fallimento

1) Della salvezza si parla poco

La salvezza, raggiungimento del fine per il quale siamo stati creati, è un dono di Dio offerto a tutti.

Da un po' di tempo non si è più abituati a considerare questo che è l'aspetto fondamentale e che se non viene trattato da noi, verrà trattato da altri.

Quindi vale la pena di porre un punto molto fermo su questo argomento, di cui si parla poco, perché forse lo si dà per scontato: il raggiungimento del fine perché siamo stati creati.

Il fatto che non se ne parli non costituisce un'idea, per cui possiamo dire non esiste più questo problema.

Semplicemente noi ci siamo abituati a non parlarne più.

2) Il catechista è un educatore

Ci saranno delle idee che in qualche modo hanno condizionato questo nostro modo di ragionare, però dobbiamo ricordare che il catechista è per sua natura educatore.

Io dico Catechista, potrei benissimo dire cristiano, ma evidentemente la nostra assemblea è una assemblea di persone di persone che vivono intensamente il messaggio cristiano, fino al punto di desiderare di diventare catechisti, quindi mi è molto gradito poter fare una affermazione di questo genere.

Il catechista è per sua natura un educatore, un educatore a 360°, un educatore del modo di vivere e di agire: quindi cura la sfera corporea, è un educatore del modo di pensare, sfera mentale, un educatore soprattutto delle motivazioni spirituali.

3) Dio ci presenta un itinerario e la meta

Educatore, exducere = tirare fuori, quindi creare tutto sommato un itinerario, presentare un itinerario.

Se si tratta di presentare un itinerario, vuol dire che c'è una linea di partenza e una linea di arrivo, perché se non c'è la linea di arrivo nessuno parte.

Se non c'è una meta da raggiungere, una motivazione per fare qualche cosa, nessuno si sente né impegnato, né vincolato e neanche motivato a fare qualche cosa.

Dunque bisogna che noi sfatiamo e che allontaniamo da noi la tentazione di non presentare nessun tipo di itinerario e di qualche scopo, perché è la negazione del messaggio cristiano.

In fondo noi non possiamo desumere di essere migliori di Gesù, nessun allievo è superiore al suo maestro.

4) Gesù è la via

E Gesù, su questa cosa è stato fin troppo chiaro, perché ci ha fatto delle proposte e delle promesse molto allettanti: "Non sia turbato il vostro cuore, io vado a prepararvi un posto.

Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto ritornerò e vi prenderò con me, perché siate con me".

Questa è sicuramente una promessa che Gesù ha fatto, ma, unitamente a questa promessa, lui ci indica l'itinerario per raggiungere la sua strada quando dice : "Io sono la via, la verità e la vita".

È un itinerario anche esigente se vogliamo.

Gesù ci dice: "Larga è la via che conduce alla perdizione, ma voi cercate di passare dalla porta stretta".

Oppure: "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli".

Capite dunque, la promessa è molto allettante ed è una promessa grandiosa perché forse non ce ne rendiamo abbastanza conto della promessa del Padre.

5) Entrare a far parte della vita di Dio

La promessa del Padre è di entrare per diritto, entrare per amore, all'interno di quella che è la Trinità, cioè entrare a far parte della vita di Dio, non andare in paradiso e stare cioè in una poltrona a contemplare Dio tutto il tempo tutto, il tempo, no!

Gesù dice: "Tutti saranno tutti in Dio, Dio sarà in ognuno di loro".

Quindi Dio sarà tutto in tutti, fa capire che non si tratta di una divisione, Dio è per noi, si tratta di una comunione fortissima.

Spiegarlo in maniera semplice, non trovo che delle parole inadeguate: per esempio, provare le stesse cose che prova Dio.

Cioè ci rendiamo conto di che cosa significa avere dentro di noi le medesime sensazioni, le medesime vedute che ha Dio?

Tutto sommato è quasi una assurdità.

Da semplici creature noi passiamo dall'altra parte, diveniamo partecipanti al creatore, questa è la sua promessa.

6) Un itinerario che si dispiega giorno per giorno

Però lui ci dice anche è un itinerario esigente, è un itinerario impegnativo, non un itinerario dato di fatto, non scontato.

L'itinerario che seguirete vi impegnerà in prima persona.

C'è uno sviluppo, c'è un cammino da percorrere; quindi c'è una linea di partenza, un dispiegarsi della storia personale fino al raggiungimento di quella che è la promessa di Dio.

Come catechisti, come educatori, dobbiamo avere molto chiara che la vicenda umana la vita di ciascuno di noi non è predestinata, non è già preconfezionata.

La predestinazione è una teoria che si è sviluppata in modo particolare nell'ambito protestante, ma i luterani, per esempio, l'hanno sconfessata, non c'è più nessun luterano che la pensa come Lutero.

Questa idea era già presente, era una eresia dei primi secoli: con questa idea della predestinazione si voleva in qualche modo superare l'angoscia di fallire nel nostro cammino spirituale.

C'è questa difficoltà che lascia dentro di noi un senso di insicurezza.

Ossia io devo fare un cammino, e questo cammino produce sicuramente delle conseguenze che non sono insignificanti, ma sono delle conseguenze che hanno un valore.

Ogni mia azione, ogni mio pensiero ha un valore, ha un significato all'interno della storia della persona.

L'itinerario da percorrere da percorrere è un itinerario che non è semplicemente vissuto una volta per tutte, ma è un itinerario che si dispiega giorno per giorno fino al termine della nostra vita terrena.

Voi capite che parlare del raggiungimento del fine per cui siamo stati creati, significa insegnare a vivere alle persone.

Bisogna avere la chiarezza e anche la sicurezza di questo annuncio che noi diamo.

La chiarezza e la sicurezza ci giungono dalle promesse di Gesù.

Ascoltando la liturgia o leggendo per conto vostro la Scrittura, potreste trovare molte citazioni, o meglio molte altre promesse di Gesù a riguardo del destino della salvezza degli uomini.

Su queste parole di Gesù che noi diciamo, le parole della rivelazione, Gesù ha rivelato il pensiero del Padre su cui noi basiamo la nostra fede e il nostro agire.

7) Risposta dell'uomo con le proprie azioni e la proprie scelte

Il catechista è colui che comunica questo messaggio: l'uomo ha un fine da raggiungere.

L'uomo non ha raggiunto il suo fine, lo ha da raggiungere.

Ora c'è un po' di confusione tra i due piani: il piano dell'azione di Dio e il piano della risposta dell'uomo.

In questi ultimi tempi, sebbene a livello intellettuale sia ben chiaro che i due piani sono distinti, interagiscono tra di loro, ma sono distinti a livello pratico, molto spesso si è cercato di identificarli.

Ossia, Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza, quindi adesso l'uomo è salvo.

Bene questo è vero, però siamo dal punto di vista di Dio.

L'azione di Dio: Dio ha salvato l'uomo.

Questa salvezza dell'uomo, salvezza operata da Dio, non è automatica per l'uomo.

Ossia l'uomo ormai ha la salvezza nelle sue mani, ma deve rispondere con le sue proprie azioni, con le sue proprie scelte nell'accogliere questo tipo di salvezza.

È come se ad un certo momento, mentre la nave affonda, ti viene gettato il salvagente, c'è la zattera che ti aspetta e tu dici: oh c'è la zattera, sono salvo e te ne stai lì dove sei.

Affonderai anche tu con la nave.

Se invece ti viene offerta la salvezza e tu non fai quatto bracciate a nuoto per andare a prendere questo salvagente, il salvagente c'è e nessuno può dire che non sei stato salvato, ma sei tu che non ti sei dato da fare per il raggiungimento di quello che ti è stato offerto.

Ma come allora Dio non mi ha salvato?

Dio ti ha salvato, ma non soverchierà mai una tua libertà.

Questo significa, che sebbene Dio abbia già operato la salvezza di tutti gli uomini egli non la impone.

Ossia tutti sono salvi in Dio, ma ognuno per ricevere questa salvezza deve acquisirla, deve accoglierla, deve aprire il proprio cuore, diversamente la salvezza resterà fuori di lui e non dentro di lui.

Se tu sei nel deserto e ti viene data un otre di acqua fin quando tu non apri la bocca per bere, l'acqua resterà nell'otre e tu morirai di sete. Mi sono spiegato?

Il raggiungimento, del fine per cui noi siamo stati creati è un dono di Dio offerto a tutti, non imposto a tutti.

Invece c'è l'opinione piuttosto diffusa, secondo la quale poiché Dio ha già fatto tutto quello che è fatto, allora noi possiamo essere tranquilli, non abbiamo neanche bisogno di fare qualche cosa, poiché tanto Dio è buono e ha salvato tutti.

È una opinione piuttosto diffusa.

Qualcuno giunge persino ad asserire che la perdizione di un'anima sarebbe una grande sconfitta per Dio: significherebbe dire che Dio non è abbastanza onnipotente da salvare tutti.

Io penso che l'onnipotenza di Dio si riveli ancora di più nella capacità che lui ha di non inserirsi, di non ingerire nelle nostre iniziative umane, cioè nel lasciarci totalmente liberi.

Credo che per Colui che ha l'onnipotenza allo stato puro, debba essere veramente eroico limitare se stesso nel non invadere la nostra libertà umana.

Ci avevate mai pensato?

Ad un certo momento, scusami, se tu hai la possibilità di fare tutto, hai anche la possibilità di dire tutti salvi, senza bisogno di niente.

Se fai così tutte le persone che tu dici "le ho create libere" non sono più libere, sono marionette, non sono più persone.

Allora tu neghi te stesso e non rispetti, quindi non ami le creature che tu hai creato, tutto sommato.

Allora, voi capite che ci vuole un eroismo che è solo divino in questa capacità autolimitantesi di Dio cioè di frenare la sua infinita onnipotenza e la sua infinità volontà lasciandoci liberi di agire.

Certo poi lui interviene con la grazia, che è questa assistenza continua, quotidiana dello Spirito Santo che ci parla nella nostra coscienza, quindi la nostra libertà è una "libertà arbitrata" poiché Dio la guida.

Se noi ci lasciamo guidare, Dio non ci prende per il guinzaglio e ci trascina dove vuole lui, Dio propone e l'uomo dispone.

Quindi, vedete, i proverbi certe volte dicono la verità, ma certe volte questa verità, almeno dal punto di vista spirituale, deve essere corretta.

Dio propone la sua salvezza e l'uomo dispone di questa proposta decidendo per conto suo.

8) Il progetto della salvezza operata da Gesù

La salvezza è sicuramente l'opera di Dio, ma la salvezza è anche, come dice questa frase del documento che stiamo analizzando, il dono di Dio offerto a tutti, il fine per cui siamo stati creati.

Quando noi pensiamo alla salvezza, facilmente pensiamo ad una situazione di pericolo da cui siamo scampati.

Però, attenzione, il progetto di Dio è più ampio del semplice scamparci da un pericolo.

Quando Dio ha creato l'uomo non intendeva creare semplicemente delle creature, che lo servissero e che lo ubbidissero: lui intendeva creare una famiglia.

Il progetto di Dio si è dispiegato lungo i secoli fino all'incarnazione: Dio si è fatto uomo e ha operato la salvezza perché noi potessimo autenticamente diventare figli.

Quindi quando qui voi vedete scritto la salvezza non limitate il vostro pensiero spirituale solo al fatto che lui ci ha scampati dal peccato originale, ma molto di più, il progetto è molto più grandioso.

L'idea di Dio nel creare l'uomo era quella di avere una famiglia, gli uomini non semplici creature ma figli.

Quindi gli uomini, cosa pazzesca, entrano nella Trinità non da estranei, ma da figli.

Il progetto della salvezza va inteso nella sua globalità, Dio vuole dei figli nel figlio Gesù, e se questi figli sono ammalati lui li guarirà, ma sono sempre figli.

Nella salvezza operata da Gesù Cristo c'è la nostra guarigione, Isaia dice "per le sue piaghe siamo stati guariti".

L'incarnazione porta al massimo il progetto di Dio, compie il progetto di Dio, il fine per cui siamo stati creati.

Per quale fine noi siamo stati creati? Per entrare di diritto nella famiglia di Dio, per essere veri figli di Dio, in Gesù, ben inteso.

Il progetto di Dio era che tutti noi non fossimo gli uomini e Dio, ma che tutti noi fossimo la famiglia di Dio, tutti in Dio.

9) L'incarnazione ha due facce

Una cosa sola in lui, fino al punto che quasi non si può più distinguere ciò che c'è di umano in noi, da ciò che c'è di divino.

È la seconda parte dell'incarnazione.

Nell'incarnazione Dio si fa uomo perché gli uomini diventino Dio, dice San Giovanni Crisostomo Padre della Chiesa.

Quindi, attenzione, l'incarnazione ha due facce l'opera di Dio e il risultato degli uomini.

Quindi la salvezza è il raggiungimento del fine per cui noi siamo stati creati, il fine è essere figli di Dio ed essere in Dio: con Cristo, per Cristo, in Cristo a te Dio Padre onnipotente nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Il momento dell'elevazione è il momento culmine di tutta la liturgia eucaristica, perché si riassume lo straordinario mistero dell'incarnazione e lo straordinario mistero eucaristico.

Ci si rivolge al Padre e si dice per Gesù, con Gesù e in Gesù, mi offro a te, sono in te, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli, cioè per sempre.

È il mistero della Gloria rivelato in una piccola frase, quando partecipiamo all'Eucaristia pensiamo bene alle parole che pronunciamo o che il sacerdote pronuncia, perché sono un condensato di rivelazione e ci fanno molto bene.

10) Educare le persone alla risposta da dare a Dio

La salvezza, il raggiungimento del fine per cui siamo stati creati, ha questo duplice movimento: Dio che agisce, ha agito e continua ad agire mediante la sua grazia e la risposta dell'uomo.

Come catechisti siete chiamati a portare questo annuncio della salvezza, cioè ad educare le persone alla risposta da dare a Dio.

Dio propone e noi dobbiamo imparare come si fa a rispondere.

Occorre tutto quello che viene definito il grande ambito della morale: perché, se non ci fosse la possibilità di sbagliare, non ci sarebbe neanche la necessità di una morale e non ci sarebbe neanche la necessità di imparare a rispondere a Dio.

Se noi siamo già tutti santi, ma allora perché ci dobbiamo impegnare a fare qualche cosa ? Perché devo essere buono, generoso, accogliente?

Tanto Dio mi ha già salvato, posso fare qualunque cosa, perché tanto sono già salvo.

Dio ha già fatto questo, ma tu devi dimostrargli che ti interessa quello che lui ti offre, devi prendere quello che lui ti dà.

Tu potresti morire di fame, se non predi quello che ti viene offerto da mangiare.

Allora, Dio ti propone la salvezza, ma se tu non la fai tua, non agisci, non pensi, non ragioni come Dio, allora è come se tu quella salvezza non l'avessi presa, non avessi beneficiato di questa salvezza.

Dunque il compito del catechista è quello, tra i tanti compiti, di insegnare a rispondere a Dio.

La risposta che si dà a Dio non è una nostra limitazione.

Cioè, perché debbo ubbidire a Dio, io in qualche modo smentisco me stesso, la mia libertà.

Il catechista insegnando a rispondere a Dio, insegna alle persone ad essere autenticamente persone umane.

11) La libertà cristiana

La persona umana non è la persona libera di fare qualunque cosa.

La libertà cristiana non è la libertà di fare qualunque cosa, ma è la possibilità di fare la cosa giusta, la possibilità di ragionare nel modo giusto, la possibilità di essere autenticamente esseri umani.

Non esseri umani condizionati dalla cultura, dal tempo, dai ragionamenti degli altri.

Solo chi dentro di sé coltiva il pensiero di Dio, diventa autenticamente una persona piena, realizzata, una persona vera.

Diversamente siamo condizionati dalla cultura, dalla filosofia del tempo; e la cultura, la filosofia del tempo non vogliono il mio bene, cercano altri beni.

Solo Dio vuole il mio bene, quindi la mia massima realizzazione, la pienezza di tutti quelli che sono i valori e le potenzialità della persona umana.

Per questo la salvezza, affidata alla testimonianza dei Catechisti, significa educare, quindi portare tutte le potenzialità fisiche, mentali e spirituali tutte le potenzialità che abbiamo, portarle alla pienezza.

Non nel senso che dovete imboccare le persone, dovete insegnare alle persone come si fa a mangiare.

12) Il messaggio della salvezza e il catechista

Quindi il messaggio della salvezza, è un messaggio in cui voi sicuramente dovete imboccare le persone, ma poi dovrete insegnare loro come si fa a nutrirsi.

Il catechista che rende le persone succubi di sé, che si rende indispensabile ha fallito il suo compito.

Il catechista che è riuscito nel suo compito è quel catechista che vede che le persone che gli sono state affidate camminano con le proprie gambe.

È l'esperienza comune del genitore, che ha fallito il suo compito se il figlio non ragiona nel modo giusto, ma ragiona con quello che dicono gli altri.

È riuscito nel suo compito quando ha trasmesso il suo proprio pensiero i sui propri valori, non sono più i tuoi valori ed i valori di tuo figlio sono i nostri valori, cioè i tuoi valori sono diventati i valori del figlio.

Tenete presente, che l'itinerario per il raggiungimento della salvezza ci è già stato tracciato da Gesù.

13) Possibilità di fallimento

Io sono la via la verità e la vita, solo chi passa attraverso di me arriva al Padre.

Questo significa che è data la possibilità del fallimento.

Questo è un rischio molto grave e molto importante, tenete presente che nell'itinerario della vita cristiana, sebbene siamo avvolti dall'amore, dalla misericordia di Dio, non è esclusa la possibilità del fallimento.

Il successo si chiama Paradiso, il fallimento Inferno.

Quindi ricordiamoci bene che questa è una verità di fede che nessuno può permettersi di eliminare dal Credo.

Quindi, per eccessiva magnanimità evitiamo di rendere ciechi i nostri pulcini, perché abbiamo paura di avere paura di fallire. Perché se non facciamo questa parte, potrebbero fallire autenticamente e la colpa potrebbe essere nostra.

Quale genitore dà le chiavi della macchina al figlio e gli dice fai quello che vuoi, tanto hai una bella macchina.

Tu gli dai le chiavi della macchina e gli dici: "Stai attento, perché potresti avere un incidente".

Se siamo premurosi per le cose materiali, allora bisogna essere molto più premurosi e protettivi per i valori spirituali, perché la salvezza è un dato di fatto, ma la possibilità del fallimento è altrettanto un dato di fatto.

Quindi educare le persone ad essere nella pienezza, significa dirgli l'itinerario giusto: attenzione, guarda che nella storia della salvezza ci sono statati degli eventi in cui il fallimento è stato tragico, pensa solo alla storia di Lucifero.

Voi come catechisti dovete avere molto chiaro, queste idee che fanno parte della retta e autentica dottrina cristiana.

Le dottrine dei teologi tenetele come ipotesi, finché non sono Magistero della Chiesa sono solo delle idee e quindi non vanno predicate.

Quando diventano Magistero della Chiesa, che vuol dire insegnamento autentico, allora le possiamo insegnare come verità, ma fintanto che non lo sono, possiamo solo dire che sono ipotesi teologiche

Sia Lodato Gesù Cristo.