Il settimo comandamento

Scheda N° 17

Non rubare ( Es 20,15; Dt 5,19; Mt 19,18 )

Il rispetto dei beni altrui

2408 Il settimo comandamento proibisce il furto, cioè l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario.

Non c'è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario alla ragione e alla destinazione universale dei beni.

È questo il caso della necessità urgente ed evidente, in cui l'unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali ( nutrimento, rifugio, indumenti … ) è di disporre e di usare beni altrui ( CCC 2408 ).

Ogni modo di prendere e di tenere ingiustamente i beni del prossimo, anche se non è in contrasto con le disposizioni della legge civile, è contrario al settimo comandamento.

Così, tenere deliberatamente cose avute in prestito o oggetti smarriti;

commettere frode nel commercio; pagare salari ingiusti;

alzare i prezzi, speculando sull'ignoranza o sul bisogno altrui ( CCC 2409 ).

Il giusto salario

Il frutto legittimo del lavoro è il giusto salario.

La frode e lo sfruttamento nei confronti di chi lavora è una grave ingiustizia che offende sia il lavoratore che Dio, il quale ama tutti con giustizia e vuole il bene di tutti i suoi figli.

La destinazione universale e la proprietà privata dei beni

All'inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell'umanità, affinché se ne prendesse cura, la dominasse con il suo lavoro e ne godesse i frutti."

1 beni della creazione sono destinati a tutto il genere umano.

Tuttavia la terra è suddivisa tra gli uomini, perché sia garantita la sicurezza della loro vita, esposta alla precarietà e minacciata dalla violenza.

L'appropriazione dei beni è legittima al fine di garantire la libertà e la dignità delle persone, di aiutare ciascuno a soddisfare i propri bisogni fondamentali e i bisogni di coloro di cui ha la responsabilità.

Tale appropriazione deve consentire che si manifesti una naturale solidarietà tra gli uomini ( CCC 2402 ).

Il diritto alla proprietà privata, acquisita con il lavoro, o ricevuta da altri in eredità, oppure in dono, non elimina l'originaria donazione della terra all'insieme dell'umanità.

La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, dei diritto ad essa e del suo esercizio ( CCC 2403 ).

" L'uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri ".

La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri, e, in primo luogo, con i propri congiunti ( CCC 2404 ).

In sintesi dal CCC ( 2450 - 2463 )

" Non rubare " ( Dt 5,19 ).

" Né ladri, né avari, … né rapaci erediteranno il Regno di Dio " ( 1 Cor 6,10 ).

Il settimo comandamento prescrive la pratica della giustizia e della carità nella gestione dei beni terreni e dei frutti del lavoro umano.

I beni della creazione sono destinati all'intero genere umano.

Il diritto alla proprietà privata non abolisce la destinazione universale dei beni.

Il settimo comandamento proibisce il furto.

Il furto consiste nell'usurpare il bene altrui, contro la volontà ragionevole del proprietario.

ogni modo di prendere ed usare ingiustamente i beni altrui è contrario al settimo comandamento.

L'ingiustizia commessa esige riparazione.

La giustizia commutativa esige la restituzione di ciò che si è rubato.

La legge morale proibisce gli atti che, a scopi mercantili o totalitari, provocano l'asservimento di esseri umani, il loro acquisto, la loro vendita, il loro scambio, come fossero merci.

Il dominio accordato dal Creatore all'uomo sulle risorse minerali, vegetali e animali dell'universo, non può essere disgiunto dal rispetto degli obblighi morali, compresi quelli che riguardano le generazioni future.

Gli animali sono affidati all'uomo, il quale dev'essere benevolo verso di essi.

Possono servire alla giusta soddisfazione dei suoi bisogni.

La Chiesa dà un giudizio in materia economica e sociale quando i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono.

Essa si interessa del bene comune temporale degli uomini in funzione del suo ordinamento al Bene supremo, ultimo nostro fine.

L'uomo stesso è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economica e sociale, il nodo.

decisivo della questione sociale è che i beni creati da Dio per tutti, in effetti arrivino a tutti, secondo la giustizia e con l'aiuto della carità.

Il valore primario del lavoro riguarda l'uomo stesso, il quale ne è l'autore e il destinatario.

Mediante il lavoro, l'uomo partecipa all'opera della creazione.

Compiuto in unione con Cristo, il lavoro può essere redentivo.

Il vero sviluppo è quello dell'uomo nella sua integralità.

Si tratta di far crescere la capacità di ogni persona a rispondere alla propria vocazione, quindi alla chiamata di Dio.

L'elemosina fatta ai poveri è una testimonianza di carità fraterna:

è anche un'opera di giustizia che piace a Dio.

Nella moltitudine di esseri umani senza pane, senza tetto, senza fissa dimora, come non riconoscere Lazzaro, il mendicante affamato della parabola?

Come non risentire Gesù: " Non l'avete fatto a me" ( Mt 25,45 )?

Esercizio

- Commenta la risposta data da Gesù a Satana: "Non di solo pane vive l'uomo".

- Commenta questa parole di Pascal: "Amo la povertà perché Gesù l'ha amata;

amo i beni perché mi danno i mezzi per soccorrere i poveri".

Un Catechista sta particolarmente attento non solo a non rubare al prossimo ciò che gli appartiene, ma anche, e soprattutto, a non rubare a Dio ciò che è suo.