Tutto nel Verbo

B279-A4

Cristo ieri oggi sempre - Mons. Giuseppe Pollano

( In riferimento al motto del Giubileo 2000 facciamo seguire una particolare riflessione sul Prologo al Vangelo di San Giovanni. )

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era al principio presso Dio.

Tutto per mezzo di lui è stato fatto e senza di lui non è stato fatto nulla di ciò ch'è stato fatto.

In lui era vita, e la vita era la luce degli uomini.

E la luce splende fra le tenebre e le tenebre non l'hanno accolta.

Ci fu un uomo inviato da Dio; di nome Giovanni. Egli venne in testimonianza per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per lui; egli non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce.

Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene a questo mondo.

Egli era nel mondo e il mondo per mezzo di lui fu fatto, e il mondo non l'ha conosciuto.

È venuto nella sua proprietà e i suoi non l'hanno accolto.

A tutti quelli però che l'hanno accolto, a quelli che credono nel suo nome, ha dato il potere di diventare figliuoli di Dio; i quali, non da sangue ne da volontà di carne, ne da volontà di uomo, ma da Dio sono nati.

 Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi; e noi ne abbiamo veduta la gloria, gloria eguale a quella dell'Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli rende testimonianza e grida in questi termini: "Ecco colui del quale dissi: - Chi verrà dopo di me è stato fatto prima di me, perché egli era prima di me - ".

E della pienezza di lui tutti abbiamo ricevuto, e grazia su grazia.

Perché la legge è stata data da Mosè; la gloria e la verità sono venute da Gesù Cristo.

Nessuno ha veduto mai Dio; il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, ce l'ha fatto conoscere. ( Gv 1,1-18 )

Forse è questa la pagina più ampia e delicata di tutto il vangelo di Gesù.

Essa, per cominciare, ci rapisce nel "prima", là dove solo l'Eterno vive; e in questa regione ineffabile è desiderosa di presentarci i Protagonisti originari dell'essere.

Poi con due righe d'intensissima rivelazione colloca noi in rapporto a loro e in specie al divino Verbo: "Tutto è stato fatto per mezzo di lui".

Poi ancora tratteggia le due gigantesche possibilità che ci portiamo nell'anima: essere assunti nella luce vitale del Verbo stesso e diventare i figli di Dio: o resistere alla luce, combatterne l'aurora, serrarci nella nostra finitezza umana.

Infine annuncia con accenti di contenuta gloria che l'eterno s'è immerso nel tempo, e il Verbo ha camminato per le nostre strade, entusiasta del rivelarci il Padre e di trascinare la nostra povera esistenza in compimenti morali d'amore sovrano.

Il Prologo di Giovanni dovremmo studiarlo per un anno almeno a scuola.

Dall'affermazione d'un fisico, che l'"universo appartiene all'ordine del pensiero", a quelle d'un mistico, che "il tocco delicato del Verbo penetra sottilmente nella sostanza dell'anima e l'assorbe in delizie", l'intera gamma di ciò che definiamo "realtà" è chiamata in causa, ognuna secondo il suo modo di essere, e tutte testimoniano di esistere "sorrette dalla potenza della Parola".

Parola che giustifica lo spirito di geometria e quello di vibrazione d'amore, Parola che suscita la curiosità di Einstein e il fervore di Silvano del monte Athos, Parola che provoca la "razionalizzazione della vita" voluta da Weber e gli abissali avvenimenti interiori dei monaci di Scete.

Tutto risale al Verbo e per il Verbo nel crogiuolo trinitario della Vita; tutto in lui si compone, tutto da lui s'articola, tutto in lui si riassume, e non c'è nulla di ciò che esiste che possa sottrarsi alla sua logica universale.

Noi cristiani siamo chiamati a riconoscere e a contemplare questa logica, che ha voluto venire tra noi per tradursi, e tradurci, in vita.

Il prologo è la nostra vera dimora.

Impariamo lì quanto ci sia preclusa, per insufficienza totale, la finitezza pura e semplice del mondo; impariamo a sconfinare con semplicità mai superficiale da finito a infinito, per ancora discendere da infinito a finito; impariamo che non esiste frontiera insuperabile fra noi e l'Essere, che non regge con le sue ragioni la nostra disperazione, che l'esistenza non è "vicinissima e lontanissima" da lui, ma è piuttosto chiamata a risalire il fiume di se stessa, per arrivare umile là nel punto in cui sgorga "attraverso" il Verbo, e superate in lui quelle cateratte risonanti di dono, sfociare nella gloria di "partecipare alla divina natura".

Forse gli scienziati giungeranno a guardare nel misterioso "bigbang", con i loro calcoli e i loro strumenti; e quando avranno fatto questo lunghissimo viaggio potranno, se vogliono, scorgere anche non più solo con strumenti e calcoli - una potenza che ride oltre, una logica che chiama ancora.

Certo è che il prologo giovanneo è il "Tractatus" più sublime e sintetico fra tutti quelli che sono stati scritti da mano d'uomo.

Bisogna ascoltarlo, entrarvi, farsene assorbire.

Ecco come ci è offerto un vero viaggio cristiano.

Eterno Verbo, ti adoriamo senza fatica nel tuo eterno e nella tua manifestazione.

Logica suprema del mondo e dell'uomo, vibra in noi e rendici sapienti, nel possesso totale delle realtà che tu doni.

Amen.