Le parole del Cardinale agli allievi

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1. Nel solco di fra Leopoldo e di fr. Teodoreto

La lettera di S. Paolo ai Filippesi che abbiamo ascoltato, è un po' difficile per voi ragazzi.

Ci ricordava il mistero, l'evento centrale della nostra storia, cioè la redenzione operata dal Figlio di Dio, che si è fatto uomo e si è immolato sulla Croce per la nostra salvezza.

Il Presidente, poi Fr. Gabriele e il Presidente dei Catechisti, vi hanno ricordato figure legate ai posti in cui si è snodata la mia vita.

Fra Leopoldo è di Terruggia, un paesino vicino a Casale Monferrato, dove io ho studiato, dove sono diventato prete e dove ho fatto il parroco.

Fratel Teodoreto, è di Vinchio d'Asti, località situata nella Diocesi di cui sono stato il Vescovo.

Poi sono venuto qui a Torino e ho trovato questa bella Opera che è la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Queste figure sono legate al mio percorso di vita, al mio ministero sacerdotale ed episcopale.

Sono contento, dopo qualche rimando, di essere qui per l'inaugurazione di questo salone e la benedizione di questa stupenda immagine del Crocifisso.

2. "Voi giovani, protagonisti di questo incontro"

Però prima, ragazzi, vorrei dire qualcosa a voi.

Mi sono domandato: chissà cosa hanno in testa questi ragazzi a fronte di quello che stiamo facendo e dicendo.

Magari essi stanno composti, ma per aspettare che finisca.

Perché alle volte le manifestazioni ufficiali sono un po' sopportate.

Vedete ragazzi, se qualcuno di voi sta qui aspettando che la cerimonia finisca, ebbene a questi sfugge una cosa importante.

Alla domanda: "Chi sono i principali protagonisti di questo nostro incontro?", voi direste: "Il Cardinale, don Filippo, gli insegnanti.

Noi viceversa siamo qui, cantiamo, facciamo quello che ci dicono di fare e aspettiamo che finisca".

Invece è vero il contrario. I protagonisti di questo incontro siete voi!

Le persone più importanti qui dentro siete voi, cari ragazzi!

Perché tutta quest'Opera, tutte queste persone che agiscono, si impegnano, organizzano progetti … tutto questo è fatto per voi.

Per aiutarvi a costruire la vita. È necessario che prendiate coscienza che tutto questo è fatto per voi.

Se tutte queste cose sono per voi, vuoi dire che voi siete importanti, siete preziosi.

Anche la formazione professionale qualcuno la può subire come un peso, mentre io desidero che la scopriate come un grande dono per voi.

Qui c'è gente che ha piacere e gioia di vedervi un giorno collocati nella società, nel mondo del lavoro, come persone che si costruiscono la vita, con le loro mani, esercitando una professione e collocandosi con una preparazione anche umana e spirituale che vi porti a camminare nelle strade a testa alta, perché capaci di gestire, di impostare, e di governare la vostra esistenza.

3. Il Crocifisso risposta di amore

Guardando questo Crocifisso, come diceva il dott.moccia, potremmo definirlo "Risposta". Bello!

Perché Gesù ci da una risposta. Chi mi vuoi bene? Chi si preoccupa di me? Chi pensa a me? Chi mi aiuta?

"Io ti aiuto - dice Gesù dalla Croce - perché ho dato la vita per tè, per insegnarti che cos'è che conta nella vita".

Conta non solo la ricerca egoistica di noi stessi, ma l'amore, la dedizione agli altri.

Però Gesù, che si offre come risposta a noi che cerchiamo amore, dicendoci: "lo sono al tuo fianco, lo sono il tuo amico, lo ti voglio bene", ci fa altresì una richiesta, di seguirlo come cristiani, di vivere secondo l'insegnamento che Lui ci da.

Ricordate l'episodio evangelico di quel giovane che chiede a Gesù: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna, una vita di piena beatitudine e una vita che non finisce mai?".

Gesù gli risponde: "Osserva i comandamenti, vivi come ti insegno lo e sarai felice".

Allora se Gesù ci da una risposta alla nostra domanda d'amore, noi da parte nostra dobbiamo pure dare una risposta a quello che Lui ci chiede.

Ricordate l'altro episodio, quando Gesù Risorto, dopo la pesca miracolosa, si fa riconoscere dagli apostoli, li accoglie alla riva, mangia insieme ad essi, poi chiede a Pietro: "Pietro, mi vuoi bene tu? Più degli altri?"

E per tre volte gli rivolge quella domanda. E per tre volte Pietro risponde: "Signore, tu sai che ti voglio bene".

4. La vostra risposta: la vita come vocazione

Allora ragazzi, sono contento di benedire questo Crocifisso, perché questo Crocifisso, così moderno, voi dovete saperlo interpretare e leggere.

È stato spiegato: ai piedi del Crocifisso c'è l'immagine quasi di un'anima, di una persona che abbraccia Gesù e che anela verso di Lui.

Ci ha spiegato il Presidente dei Catechisti che questa è la visione che ha avuto Fra Leopoldo.

Però voi ragazzi dovete sentire che guardando Gesù che ha dato la vita per noi, c'è in Lui il sostegno della vita futura.

Cosa farete voi da grandi? Mi direte: "Farò questo, quest'altro, sto imparando un mestiere …"

Molto bene. Ma io vorrei che anche diceste: "Io farò il cristiano, nella famiglia, nel lavoro".

Può darsi anche che qualcuno di voi possa fare il sacerdote … quello che il Signore vorrà.

Ma dove vi troverete, dovrete essere autentici cristiani.

Il cristiano è colui che nella Croce, nel Crocifisso vede l'emblema più elevato della carità.

Qualcuno vorrebbe cancellare il Crocifisso, mentre il Cristo resta l'immagine più alta dell'amore di Dio per noi.

Guai cancellare questo segno!

E allora con questa forza si affronta il futuro. Bello o brutto: la vita ha difficoltà.

Però sarete certi di un sostegno che ci viene da Lui.

Sono contento di vedere il Crocifisso, ma sono contento di guardarvi in faccia personalmente e ribadire che tutto questo che c'è qui è per voi!

Per aiutarvi a uscire di qui -alla fine della scuola, degli studi, della preparazione - preparati ad entrare nella vita con una vostra formazione, con delle idee cristiane, ma anche umane, equilibrate, giuste, che vi fanno camminare a testa alta.

Questo è l'augurio che vi faccio. Questa è la preghiera che elevo benedicendo il Crocifisso e questo nuovo salone, una preghiera specifica per voi, e per tutte queste persone che si impegnano perché voi possiate formarvi e sistemarvi.

Rivolgo un caloroso ringraziamento al Presidente della Casa di Carità Arti e Mestieri, al Presidente dell'Unione Catechisti e al Visitatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, perché questa Opera è un fiore all'occhiello nella testimonianza dell'attenzione che i nostri santi torinesi hanno sempre avuto per i ragazzi, per i giovani.

Ieri abbiamo celebrato la festa di S. Giovanni Bosco, il santo dei giovani, e la tradizione della dedizione alla gioventù continua anche in questa casa.

Vorrei davvero, ragazzi, che vi restasse impressa l'idea che il centro di quest'opera, i protagonisti dell'opera, le persone più importanti di quest'opera siete voi!

( Testo ricavato da registrazione non rivisto dall'Autore )