Il coraggio della sofferenza

B287-A13

Con Gesù il Crocifisso Risorto

Lettera di Leandro Pierbattisti

Carissimi amici di Gesù Crocifisso,

a tutti il mio fraterno saluto unito all'augurio di un rinnovato slancio apostolico nell'ambito delle vostre famiglie e tra la gente dei vostri quartieri.

Il Papa, in occasione del venticinquesimo anno del suo pontificato, ci ha parlato del coraggio della sofferenza; questa sua affermazione, in linea con la nostra spiritualità, ci ha suggerito l'opportunità di sostituire l'antico titolo "Crociata della sofferenza", dato finora a questa nostra lettera, con il nuovo titolo: "Il coraggio della sofferenza con Gesù il Crocifisso risorto "

La coraggiosa offerta delle sofferenze giornaliere di quanti si uniscono alle sofferenze di Gesù per intercedere con Lui presso il Padre il prezioso dono delle vocazioni, rientra nelle finalità del Movimento Adoratori di Gesù Crocifisso i cui membri adorano ogni giorno, come fa la Chiesa il Venerdì Santo, le piaghe sanguinanti e gloriose del Signore.

Mossi da uno stupore sempre nuovo per l'amore infinito con il quale Gesù ha sopportato l'acerbo dolore della crocifissione per la nostra salvezza, quanti hanno il coraggio di soffrire con Lui, uniti a Maria SS. e con tutti gli Angeli e i Beati del Cielo, gli dicono, ogni giorno, con tutto l'amore di cui sono capaci, il loro più sincero e gioioso grazie e, con infantile confidenza, gli chiedono tutto ciò di cui hanno bisogno.

Questi generosi adoratori del Signore, dei quali facciamo parte, formano il suo esercito apostolico.

Non si tratta di un esercito che s'impone per vistose e roboanti iniziative, ma di un esercito invisibile.

Vi si arruolano le persone che nel silenzio adorante, noto solo a Dio, e in ascolto dell'invito di Gesù: "Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe", offrono a Lui, in unione al suo sacrificio, le gioie e le sofferenze di ogni giorno per il prezioso dono delle vocazioni; "La messe – infatti – è molta, ma gli operai sono pochi". ( Mt 9,37-38 )

Le vocazioni, già lo sappiamo, non le suscitiamo noi, esse sono opera dello Spirito Santo, perché solo Lui le suscita nel cuore degli uomini, nostro compito è solo quello di assecondare la sua azione attraverso la preghiera e l'offerta delle nostre gioie e sofferenze, perché i chiamati, sostenuti dalla Sua forza, abbiano a rispondere al suo invito con un "sì" pronto e gioioso.

La nostra preghiera sarà tanto più efficace presso Dio quanto più sarà umile, fiduciosa e tutta amore; una preghiera offerta in unione al sacrificio di Gesù, che nelle sue piaghe sanguinanti e trionfanti ci rivela che cos'è l'amore e quale deve essere la sua direzione per essere totalmente fedeli a Dio e ai fratelli.

Radicati nel cuore di Gesù

In questo tempo d'Avvento, da poco è iniziato, impegniamoci, carissimi amici, ad essere sempre più radicati nel cuore di Gesù nel quale ci è riservato un posto particolare per aver scelto con generoso coraggio di soffrire con amore con lui per il prezioso dono delle vocazioni.

Come umile lievito, siamo chiamati ad essere tra i nostri fratelli una presenza discreta, non appariscente, ma capace di far crescere, per l'azione dello Spirito, le comunità in cui viviamo, secondo l'insegnamento di Cristo e della Chiesa.

In questo primo incontro dopo lo stacco estivo e in alcuni incontri successivi desidero soffermarmi qualche tempo con voi sulla misericordia di Dio.

Cosa intendere per misericordia

La misericordia è una virtù morale che consiste nel sentire dispiacere per le sofferenze dei nostri fratelli, cercando di lenirle, è la virtù di chi "apre il suo cuore" al misero che soffre o sbaglia, ed è inclinato alla compassione e alla pietà verso di lui.

Nella Bibbia misericordia traduce il termine ebraico rahamin, che esprime tenerezza viscerale materna, affetto profondo del cuore.

L'origine dell'infelicità

L'infelicità deriva sempre, direttamente o indirettamente, dall'idolatria, dall'empietà e dalla libera opposizione al progetto di Dio.

Pur essendo tutti gli uomini assetati di gioia e di felicità spesso sono insoddisfatti e tristi, perché?

Questo accade quasi sempre perché essi cercano felicità e gioia in direzioni sbagliate, in sorgenti che non possono dissetare la sete di infinito che c'è nel cuore dell'uomo.

Per esperimentare la gioia occorre scostarci dalle vie che separano l'uomo da Dio, perché solo lui è la fonte della gioia, solo lui è la nostra pienezza di vita, di amore, di pace e di verità capace di riempire il nostro cuore.

Prendere coscienza e allontanarsi dalle vie distorte che ci allontanano da Dio è assolutamente necessario per chi vuole esperimentare la tenerezza e la misericordia di Dio.

Il peccato, origine di ogni nostra infelicità, è opposizione al fine per cui Dio ci ha creati; distruggere il peccato è la più grande opera di misericordia di Dio verso l'uomo

L'assurdità del peccato

Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza perché avesse pienezza di vita, di amore, di pace e di verità; con il peccato l'uomo respinge questi doni di Dio scegliendo di percorrere vie di morte, e questa è la più grande assurdità perché l'uomo è stato creato per accogliere in se la vita di Dio e per stabilire un rapporto di comunione con Lui e con i fratelli.

Con il peccato il peccatore respinge sia la Vita, che la comunione per le quali è stato creato e sceglie al loro posto il buio, il freddo, il gelo, l'odio che lo conducono inesorabilmente alla tristezza, al pessimismo, alla sfiducia, alla depressione e alla morte.

Per chi disgraziatamente si trovasse in questa tremenda situazione urge una radicale conversione per poter raggiungere il fine per cui è stato creato e non sprecare la propria esistenza percorrendo sentieri di morte la cui meta è l'inferno.

Sperare nella misericordia

Fra Leopoldo Maria Musso scrive nel suo Diario questo dialogo con Gesù: « Domandai al mio Gesù, se nella sua Misericordia mi fa salvo; il mio Gesù Crocifisso dolcemente mi rimproverò dicendomi:

"Guai a te, se oserai ripetere tale domanda! Dunque tutto quello che ti feci scrivere a che cosa serve? Fa' coraggio e mettiti in mente sempre che la Misericordia d'un Dio non ha misure e rileggi ciò che ti feci scrivere, perché il dubitare è ingiuria che tu fai al tuo Gesù Crocifisso che t'ama immensamente, e se ti faccio scrivere questo pensiero è per incoraggiare tutti i miei figli a sperare nella Misericordia, nella bontà d'un Dio Crocifisso che tende continuamente le braccia per abbracciar tutti quelli che a Lui si fanno vicino; con trasporto l'immenso amore me li stringo all'immenso mio Cuore, sempre dando loro il bacio del perdono" ». ( 6 settembre 1908 )

Il fine della vita è:

La comunione di Dio con gli uomini e degli uomini con Dio e fra loro in Cristo

Chi si scosta da questa comunione respinge l'amore di Dio, ma lo stato di chi rifiuta la comunione con Dio e con i fratelli si chiama inferno.

L'inferno in quanto eterna separazione da Dio bene infinito e nostra eterna felicità, e separazione dai fratelli, è la più grande infelicità e rovina dell'uomo, la triste situazione di una vita volontariamente sprecata e destinata, per propria scelta, a vivere per tutta l'eternità nell'odio, nella disperazione nel rimorso, nella maledizione e in una tremenda sofferenza.

Ma Dio che ama gli uomini perché sono suoi figli e vuole il meglio per loro non si rassegna a vedere la creatura fatta a sua immagine e somiglianza incamminarsi su sentieri di morte, e poiché è infinita misericordia vuole salvarla.

Dio salva l'uomo restituendogli la sua dignità di figlio di Dio con il perdono dei suoi peccati.

Fra Leopoldo riporta nel suo Diario i seguenti detti di Gesù sulla sua misericordia verso i peccatori.

"Tanti perché sono stati peccatori, disperano e credono perfino che io sia tanto crudele da non perdonarli e si turbano; scrivi che se propongono di far vita cristiana, io dimentico tutto, per me il passato è tutto dimenticato". ( Gesù 19 agosto 1914 )

"Quando un peccatore riconosce i suoi torti e il suo tormento più vivo è il dolore d'aver offeso il suo Dio, credi, figlio mio, io lo brucerei di santo amore; e nel medesimo tempo riduco in polvere tutti i peccati commessi e il soffio divino d'un vento impetuoso disperde la polvere infetta; e rendo all'anima la primiera salute, onde risplenda di luce come un angelo fedele che mi corteggia." ( Gesù 4 settembre 1908 )

Abitare nel cuore del Gesù

Per scoprire sempre più in profondità l'infinita misericordia di Dio per noi occorre "abitare" idealmente nel cuore squarciato di Gesù, perché è lì che possiamo cogliere i sentimenti purissimi del suo cuore divino e umano, perché è lì che si impara ad amare tutti i fratelli, e ad amarli sempre, anche quando non sono amabili.

"Abitando" ogni giorno nel cuore trafitto di Gesù verremo da lui salvati e resi capaci di aiutare anche gli altri a lasciarsi salvare da lui ogni volta che gli mostreremo le sue piaghe sanguinanti e gloriose…

E se questa azione su noi stessi e sugli altri potrà costarci generosi atti d'amore o faticose rinunce non desistiamo, andiamo avanti!

Offriamo generosamente al Signore le fatiche e le gioie che questo compito comporta per il prezioso dono delle vocazioni.

Gran parte dell'umanità ignora ancora il senso della vita e che Dio ha un preciso progetto su ognuno di loro di loro; lo ignorano perché nessuno glielo mostra, tocca anche a noi mostrarlo loro. In molti posti mancano o sono insufficienti i sacerdoti, le suore e i catechisti.

L'Unione Catechisti ha numerose e insistenti richieste di mandare dei catechisti, dei missionari Catechisti… specialmente in America Latina, ma non abbiamo nessuno da mandare.

Il Signore chiama anche noi

Tra voi che condividete le vostre sofferenze per le vocazioni con il Crocifisso risorto, o tra i vostri figli, amici o conoscenti, sono certo che il Signore chiami qualcuno a seguirlo più da vicino.

Chi si sente chiamato sia generoso e pieno di gioia per il grande onore che gli viene fatto: quello di essere stato scelto a seguire l'amabilissimo nostro Signore, l'Agnello immacolato e vincitore, dovunque egli vada.

Preghiamo il Signore che dia la forza di rispondere « sì » a quanti Egli chiama a dedicare la propria vita per rivelare al mondo il suo amore misericordioso.

Il Signore ci illumini, ci liberi dall'accidia e ci dia l'audacia dei santi.

Nella prossima lettera continuerò alcune riflessioni sulla misericordia di Dio; per intanto vi saluto tutti come sempre con fraterno affetto e vi faccio i miei migliori auguri per un sereno e santo Natale.