Libertà e legge naturale

B294-A6

- Fr. Enrico Trisoglio -

Ma si può fare tutto ciò che piace?

Prima di rispondere bisogna osservare dove si radica il piacere.

Ce ne sono di due specie e le aveva segnalate con chiarezza chi del piacere aveva fatto il cardine della sua filosofia.

Epicuro distingue infatti il piacere momentaneo, superficiale, frutto di un impulso: quello che lusinga ma passa in fretta e lascia la bocca amara e l'anima delusa.

Ed è il piacere che egli condanna.

Ne segnata poi un altro, duraturo, costante, regolato dalla ragione, che scende giù nel profondo delta coscienza e la pone in una pace rasserenante che rende bella e gioiosa la vita: ed è quello che egli approva.

Insomma, è valido il piacere che è cedimento alte passioni incontrollate ( mutevoli ed arazionali, se non proprio irrazionali ) o quello fondato sulla ragione, che è luminosa visione detta realtà, cioè della verità?

Nell'uomo si sovrappongono e si intrecciano questi due strati.

Egli è intelligenza, riflesso di quella somma di Dio, che egli gl'insufflò at momento detta sua creazione; ciò costituisce la sua natura intima e ne caratterizza la dignità; l'uomo supera immensamente tutti gli esseri dell'universo proprio in nome di questa "parentela" con Dio, che gli concesse il dono sublime di "capire" il cosmo, la storia, se stesso.

L'intelligenza: è una facoltà sulla quale, in generale, non riflettiamo, eppure è il fondamento di tutto il nostro essere.

L'intelligenza, cioè la capacità di ragionare, di scoprire la natura delle cose, il perché del loro esserci ed il fine per cui ci sono; ha un potere splendido ma anche fragile; la sua capacità di orientamento è soggetta alle raffiche dette passioni istintive, che possono farla "girare", come le banderuole segnalatrici del vento, in tutte le direzioni.

L'intelligenza, in coppia con la volontà, può ragionare secondo logica o lasciarsi travolgere dagli allettamenti accattivanti delle varie cupidigie.

L'uomo, nella sua dignità, chi segue? La ragione, netta sua integrità non pervertita, vede, deduce ed opera secondo una linea sicura e costruttiva; se viene lasciata procedere senza costringerla "non può fallire a glorioso porto" ( inf. 15,56 ).

Esemplifichiamo: perché la sessualità?

Questo dono mirabile, che fa incontrare due esseri umani in un amore che è un raggio dell'amore infinito di Dio, li potenzia tanto da renderti "capaci di dare la vita" competenza che è tipica di Dio, Dio creatore creò un uomo creatore; gli ha comunicato la sua somma prerogativa, se lo è assodato, questo è il piano divino: la famiglia è un incontro che realizza il progetto divino di un amore totale, e quindi assolutamente superiore a quella provvisorietà che scaturisce dal capriccio e dalla voglia effimera.

La struttura fisica e psicologica dell'uomo proclama, con evidenza, una compenetrazione completa ( quindi inseparabile ) dei due coniugi, i quali si sublimano nell'inscindibilità del figlio, che è uno, come nell'atto generativo formano uno i due genitori.

Questo è un processo stabilito dalla natura, cioè ideato da chi la natura ha programmata.

Esso emerge, includibile, dall'esame di una riflessione limpida e lineare.

L'indissolubilità detta donazione matrimoniale è un'esigenza detta natura più intima dell'uomo: la soddisfazione ( per non usare il termine fin troppo solenne di felicità ) sta proprio in questo lasciare che la natura si esprima e si esplichi netta sua piena genuinità.

Ogni distorsione è deviazione, è sbandamento, non può che produrre disastri, come ogni calcolo sbagliato causa il crollo dell'edificio che vi è stato costruito sopra.

La ragione, nucleo costitutivo detta natura umana, quando procede libera, esente da coazioni e da preconcetti, vede che esiste in lei una legge che finisce per identificarsi con lei stessa.

La ragione è visione di una norma ed è norma.

Da lei emana una via per razione che conduce atta piena affermazione di se stessi; l'adesione a questa legge è il fondamento detta libertà come lo è detta nobiltà spirituale.

Violentarla, oscurarla, comprimerla porta atto svilimento dell'uomo e, alla fine, alla sua infelicità: i frutti colti in dispregio di questa legge detta natura-ragione sono vistosi ma pieni di cenere, come quelli di Gomorra, il grande pittore spagnolo Goya affermò: il sonno detta ragione genera mostri.

La legge di natura, quale efflorescenza della ragione, non è coercitiva, poiché non proviene dai di fuori, emerge dal di dentro, da sé; è la voce di sé: è quindi l'attuazione delta libertà netta sua più tersa purezza.

Sostenere che l'abbandonarsi agli istinti del momento è progresso, è modernità, è superamento "dell'oscuro Medioevo" è un'aberrazione che vela la ragione: ciò è una realtà che si può vedere ma si può anche costringersi a non vederla.

L'essere disposti a vedere ciò che l'intelligenza mostra comporta sacrificio; si tratta però di arrivare a comprendere che una dose di sacrificio, consapevolmente assunta, è l'aroma che conferisce sapore alta vita e le impedisce di affondare nella nausea.

La legge naturale? È "un'evidenza oscura": tutto dipende se si ha l'onestà dì voler vedere davvero, di stare alta voce delta ragione, di essere disposti a guardare i problemi della vita .con occhio chiaro e con affetto puro. ( Par. 6,87 ).