Intervista all'ing. Bondone

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Presidente della Casa di Carità Arti e Mestieri e della Confap1

Ci vuole illustrare la situazione della formazione professionale in Italia e le differenze più marcate tra le Regioni?

"Mons. Bagnasco, che ringrazio per la grande attenzione e sensibilità dimostrata nei nostri confronti, ha giustamente posto l'accento su un fenomeno che in questo ultimo tempo ha assunto dimensioni preoccupanti e cioè la disattenzione che si verifica in molte Regioni nei confronti della formazione professionale dei giovani.

Ciò dipende da molti fattori: la denatalità, l'esigenza della scuola di mantenere le cattedre e quindi rincorrere le iscrizioni, l'innalzamento al 16° anno dell'età dell'obbligo di istruzione, l'orientamento scolastico al termine della Scuola media inferiore fatto in un modo parziale e a volte fazioso, i problemi finanziari delle Regioni stesse, le posizioni ideologiche e preconcette assunte da alcune Giunte regionali.

Abbiamo situazioni diverse ma possiamo dire che la formazione professionale è ancora presente in poche Regioni d'Italia: l'isola felice del Trentino Alto Adige, ove è riconosciuta e finanziata con pari dignità degli altri percorsi scolastici, e poi, con sfumature diverse e in alcuni casi preoccupanti in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Liguria, Lazio e Sicilia.

Troppo spesso e soprattutto nel Sud d'Italia non sono presenti corsi di formazione professionale se non in forma integrata con i percorsi dell'istruzione".

Significa forse che le Regioni del Sud sono meno sensibili alle esigenze di formazione dei loro giovani?

"Certamente, per quanto evidenziato prima, il Sud del Paese si trova in profonda difficoltà rispetto al tema della formazione.

Non credo si tratti tanto di una mancanza di sensibilità, quanto di una storia e di una cultura diversa.

È noto che nel Sud d'Italia si registrano i più alti tassi di istruzione scolastica superiore e universitaria mentre è fortemente carente una cultura che si rifà alle tecniche della produzione e alla operatività professionale dei giovani".

Alcuni sostengono che la formazione professionale sia superata.

"Respingiamo con forza l'idea che la formazione professionale dei giovani sia superata.

Lo dimostra il fatto che i giovani si presentano ai Centri di formazione nonostante tutte le controindicazioni di carattere operativo e psicologico presenti nel contesto socio culturale di oggi.

Credo che l'incomprensione di cui è oggetto la formazione professionale dipenda sostanzialmente da alcuni fattori che hanno lo loro radici in posizioni ideologiche preconcette".

La formazione professionale può prevenire la "dispersione scolastica" come dice mons. Bagnasco?

"I dati delle più recenti ricerche sull'argomento dimostrano che la dispersione è maggiore proprio dove non esiste la formazione professionale.

Certo potrebbe sembrare provocatoria la domanda sulla apertura di nuovi Centri di formazione professionale: credo che sia necessario interrogarci su questo fenomeno sociale, di disagio e dispersione, che sta emergendo in modo così preoccupante, e che certamente la società italiana non può permettersi".

Il governo Prodi ha chiuso il "doppio canale" previsto dalla riforma Moratti.

Ora che si potrà fare per valorizzare la formazione professionale?

"Il titolo V, parte II della Costituzione, assegna alle Regioni competenze esclusive sul tema della formazione professionale ed è una lettura certamente non raccordata al contesto nazionale che ha provocato disaffezione al tema e la situazione a macchia di leopardo che ho descritto precedentemente.

Occorre superare questo dualismo tra Stato e Regioni per consentire una lettura organica del tema della formazione professionale che deve trovare la sua giusta collocazione consentendo alle Regioni di valorizzare gli aspetti maggiormente significativi per il proprio territorio.

Occorre un grande lavoro che accanto alla valutazione delle situazioni dell'emergenza ( disagio sociale, dispersione, extracomunitari ecc … ) sappia cogliere gli aspetti di qualità del sistema.

Occorre inoltre unificare gli standard formativi minimi ai quali le Regioni si debbono adeguare".


1 Intervista effettuata dal SIR ( servizio informazione religiosa ) della CEI, al presidente della Confederazione nazionale formazione e aggiornamento professionale ( Confap ), Attilio Bondone.

La Confap è costituita da 40 tra enti e associazioni nazionali di ispirazione cristiana, con un totale di 320 Centri dì formazione professionale, oltre 6.000 operatori e 90.000 allievi formati ogni anno.

Bondone è presidente nazionale dal 2003, riconfermato nel 2006.

Rispetto al totale di oltre 2,6 milioni di iscritti alle scuole superiori, la formazione professionale rappresenta poco più del 10% delle scelte dei giovani.