La nostra missione quotidiana

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Riccardo Mottigliengo

Cristiani attraenti

[ …] "La Chiesa non fa proselitismo.

Essa si sviluppa piuttosto per attrazione", ha detto il Papa nel maggio scorso ai vescovi latino americani.

L'essere attraenti comincia obbligatoriamente nelle nostre chiese dove, intorno al tabernacolo, si celebrano le funzioni religiose, la santa messa, al termine della quale il sacerdote invita i fedeli: "andate a portare pace".

Quella pace che, come sottolinea Sant'Agostino, "non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti.

La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza.

È la 'tranquillità dell'ordine'"; quella pace che, secondo il Catechismo della Chiesa cattolica, è "frutto della giustizia ed effetto della carità".

Ecco la missione quotidiana, dovere iscritto nell'essere cristiano e reso possibile dalla comunione eucaristica: siamo impegnati a rifare il Vangelo nella nostra quotidianità.

Questa azione ha come scopo conseguente quello di cercare di far conoscere concretamente Gesù Cristo, porlo all'attenzione delle persone come evidente fondamento certo nelle continue scelte necessarie, obbligate, solo apparentemente banali, della quotidianità.

Il richiamo ad essere attraenti, e quindi n sintonia con Gesù Cristo, spinge alla nuova evangelizzazione che attraverso nuovi cristiani sia esempio di nuova forza vitale cristiana.

È questo il mezzo ed insieme il fine pieno di grazia, dono esclusivo per vivere la vera dimensione umana, perché la natura umana conservi quell'integralità che è la sola dimensione che può far scoprire il mistero della vita.

[ …]

… e i "chiamanti"

La missione che siamo abituati a considerare è quella che porta il Vangelo alle persone bisognose dei Paesi poveri, aiutandole anche concretamente: i missionari, specialisti in questa attività, dedicano loro la vita e incontrandole nella condivisione di ogni tipo di sofferenza costruiscono nuove realtà.

La santità di moltissimi missionari ne è una conferma anche storica.

Questa missionarietà è indubbiamente un elemento di forte rappresentazione di Gesù Cristo, del suo Vangelo nella storia e anche nella cronaca.

I missionari sono le più belle figure del nostro cattolicesimo e forse dell'umanità intera.

Credo si debba sentire fortissimo il desiderio di imitarli innanzitutto intorno a casa.

Senza missionarietà vissuta non c'è attrazione.

Il Gesù Cristo visto in azione è sempre e comunque assolutamente convincente.

La parte di Chiesa Cattolica, popolo di Dio, insieme canonico di chierici e laici, non in missione, vive di luce riflessa.

Si scalda a questa luce.

Cosa vuoi dire essere attraenti è di facile comprensione.

Difficile è esserlo davvero.

Le persone capaci di attrazione caritatevole, i "chiamanti", devono dimostrare una mancanza di obiettivi egoistici riguardo agli altri; una libertà gioiosa dai bisogni incatenanti, e non per inettitudine ma per signoria; una offerta di obiettivi più preziosi ( più umani, vantaggiosi, validi per tutti ); una vita "politica" e di "reciprocità" che sgorga da Dio.

Solo confrontando le nostre scelte con Gesù Cristo e attingendo alla sua ricchezza traboccante di grazia, possiamo farcela a convincere molti ad accettare la verità e quindi ad esprimere una nuova mentalità cambiando gradualmente modo di essere.

Siamo attraenti quando trabocchiamo d'amore, segno della presenza traboccante dei sentimenti di Gesù Cristo.

Il Signore dunque ci ha dato questo dono: di passare in mezzo agli altri come "non insignificanti".

Teniamo presente come l'insignificanza sia una sottilissima tentazione dell'antico serpente: quella di non farsi notare.

Ancora una volta l'umiltà, male interpretata, diventa un alibi tanto insidioso.

Punto di partenza, la Croce Vorrei concludere con questo passo tratto da "L'innalzamento del Figlio fulcro della vita morale" del teologo canadese Réal Tremblay ( PUL - Mursia 2002 ), che mi sembra importante porre a commento del Vangelo di Giovanni che riporta le parole di Gesù: "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ): … La nuova evangelizzazione non sarà proprio nuova se non rinunziando a comandare e spaventare l'uomo, preferendo attirarlo e sedurlo.

Per paradossale che ci possa apparire, il punto di partenza di questa ricerca del fondamento ultimodella morale cristiana sarà ciò che si presenta a prima vista come la realtà meno attraente che ci sia: la Croce di Cristo ( Is 53,2-3; Mt 15,33ss; 1 Cor 1,17ss ).

La sofferenza ispira il disgusto e l'avversione.

Spirando sulla croce in seguito ai supplizi della flagellazione romana, dell'incoronazione di spine, del portare la croce, Gesù non ha mancato di essere oggetto di tali reazioni.

Del resto, il profeta Isaia l'aveva già annunciato in termini insuperabili: non ha apparenza né bellezza [ …] disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti ai quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima" ( Is 53,2-3 ).

E tuttavia Giovanni parla, citando il profeta Zaccaria, dello sguardo fissato su colui al quale il soldato colpì il fianco: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" ( Gv 19,37; Zc 12,10 ).

Dentro l'infinità di questo mistero la nostra missione quotidiana ha bisogno, proprio perché si rivolge ad un "mondo primo" ricco di cultura speculativa ma certamente approfondita e provata, di grandissimo impegno nel tentare di trasformare la nostra cultura personale in comprensione sia attraverso la sperimentazione del pensare e del dire sia nello studio continuo delle reazioni conseguenti al nostro comportamento, che deve essere sempre una novità in rapporto agli standard che ci avviluppano, convinti in questo che l'impossibile-possibile ci attende.

Acquisiamo o scopriamo la necessaria, indispensabile, onestà intellettuale o almeno riconosciamo la nostra disonestà per non bruciarci la coscienza.

La persona umana lo impone per affermare e non solo sbandierare la propria dignità.

I pezzi di persona, a volte evidentemente muscolari, a volte espressamente intellettivi, a volte apertamente sessuati, che incontriamo hanno bisogno di noi, per scoprirsi ancora pronti a vivere e non a sopravvivere.

La differenza sta proprio nel fine che ci poniamo, senza rinunciare a scoprirlo nel doveroso incontro con la storia delle vite che troviamo raccontata, …magari partendo dalle "Confessioni" di Sant'Agostino, che 1600 anni fa ci guardava e ne soffriva.


Stralci dall'articolo del Catechista Riccardo Mottigliengo: "La nostra missione quotidiana", con sottotitolo: "Per la nuova evangelizzazione degli abitanti del primo mondo.

Senza missionarietà vissuta, senza un confronto delle nostre scelte con Gesù Cristo, non c'è attrazione".

Pubblicato sul fascicolo "Quaresima di Fraternità con il Terzo Mondo 2008, del Servizio Diocesano Terzo Mondo, supplemento al n°6 de "La Voce del Popolo" 10.02.2008