Pietro Fonti, un protettore di più nel Cielo

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Catechista dell'Unione del Crocifisso e dell'Immacolata

È ritornato alla Casa del Padre, nel pomeriggio di sabato 28 u. sc., all'età di 95 anni, essendo nato a Torino l'11 marzo 1913, il prof. Pietro Fonti, ultimo dei tre fratelli, tutti catechisti consacrati, entrati sin dalla giovinezza nell'istituto secolare fondato dal ven. fr. Teodoreto FSC, che li ha direttamente formati.

Lucido sino all'ultimo nella preghiera continua, si è sempre prestato, anche nei momenti estremi, al colloquio edificante con chi ancora ricorreva al suo consiglio, pur tra i gravi acciacchi della vecchiaia, sopportati per amore del Crocifisso e dell'Immacolata.

Laico esemplare, temperamento forte e determinato, ha dedicato la sua vita, così come i suoi fratelli Giovanni e Francesco, all'esercizio della catechesi, con la parola nelle parrocchie, e con l'esempio in una conduzione limpida di vita anche nella secolarità – inerente alla sua consacrazione – nella professione da lui esercitata per vario tempo nell'impresa familiare "Fonti Eredi – Attrezzi ginnastici", condotta con i fratelli ad altissimo livello anche sul piano internazionale, tanto da aver fornito le attrezzature alle Olimpiadi di Tokio.

Ma sin dalla prima maturità la sua attività pressoché esclusiva l'ha svolta nella Casa di Carità Arti e Mestieri, l'ente di formazione professionale cattolico fondato dall'Unione e dai Fratelli S.C., di cui può considerarsi, con Francesco e Giovanni, uno degli artefici dello sviluppo conseguito dall'Opera nel dopoguerra, sia per la formazione del personale e dei quadri dirigenti, e l'organizzazione degli studi e dei laboratori, che per il sostegno economico.

La sua grande passione è stata l'amore a Gesù Crocifisso, particolarmente espresso nella pratica e nella diffusione dell'Adorazione alle Cinque Piaghe, composta dal Servo di Dio fra Leopoldo Maria Musso OFM, laico francescano, consigliere e amico di fr. Teodoreto.

E a testimonianza di tale suo zelo spirituale, mi piace riportare una delle ultime parole che il carissimo Pietro mi rivolse: "Sono in attesa che fra Leopoldo mi accompagni da Gesù".

Pietro e Francesco Fonti ( ai lati del card. Saldarini ) in un incontro per i ragazzi della C.d.C.


Ultimo saluto al prof. Fonti alla Casa di Carità

- Attilio Bondone -

Fonti: sostava lassù in cima alle scale ad accogliere al mattino ed al pomeriggio gli allievi, gli insegnanti e il personale, a salutare a mezzogiorno e a sera al termine di una giornata di scuola e di lavoro.

In quella presenza significativa e discreta, c'era uno stile costante, un modo di concepire l'educazione dei giovani lavoratori, una modalità di servizio che ciascuno di noi intuiva e si sforzava di mettere in pratica.

Certo i tempi sono profondamente mutati e con essi la società, i suoi bisogni, le famiglie e i giovani.

Ma io credo che per coloro di noi, che ricordano il prof. Fonti direttore, questo suo essere qui oggi rappresenti un momento vivo, emblematico, uno stimolo forte a ripensare, a riproporre il suo insegnamento a tutti i colleghi più giovani.

Un insegnamento fatto di impegno forte verso i giovani, di costante attenzione, di presenza sollecita, uno stile che ha permeato la Casa di Carità, che nonostante i tempi, è vivo ancora oggi e ai tanti che vengono qui fa dire ancora come ieri "qui si respira un'aria diversa", "siete un'altra cosa".

Sì, prof. Fonti stia certo, noi continuiamo a voler essere un'altra cosa, quella Casa di Carità che Lei ci ha insegnato a proporre ed amare per formare le nuove generazioni e per insegnare ai giovani le arti e i mestieri.

Grazie prof. Fonti.

La sosta della cara salma di Pietro alla Casa di Carità


Il saluto a Pietro Fonti da parte dei Catechisti formulato nella preghiera dei fedeli nel corso delle esequie

Leandro Pierbattisti - Presidente U.C.

Dio di bontà accogli il Catechista Pietro nella gioia del tuo Regno insieme con Cristo e con tutti i fratelli che ci hanno preceduto.

Dona a noi tutti la gioia di ritrovarci un giorno negli splendori della nuova creazione quando vedremo il tuo volto e saremo simili a Te.

Preghiamo per il Catechista Pietro, che nel battesimo ha ricevuto il germe della vita eterna e si è nutrito giornalmente dell'Eucaristia, perché il Signore lo accolga tra i fortunati abitatori del Cielo per cantare in eterno l'amore e la misericordia dell'Agnello immolato per la nostra salvezza.

Per noi che oggi, temporaneamente ci separiamo dal Catechista Pietro, perché il Signore, nella sua misericordia, per l'intercessione dell'Immacolata, del ven. fr. Teodoreto, di fra Leopoldo e sua, ci confermi nella fede e nell'unità, nell'attesa di ritrovarci ancora tutti insieme a contemplare il suo Volto nel fulgore della sua gloria.

O Dio grande e misericordioso, grazie per aver chiamato all'esistenza il Catechista Pietro ed avergli concesso di condividere con noi un lungo tratto della vita terrena.

Accogli ora nel tuo Regno questo tuo figlio che ha speso la vita per la salvezza dei giovani e per la formazione di nuove generazioni.

Per noi che abbiamo la certezza della futura risurrezione, perché la provvidenza del Padre ci assista e ci protegga nel cammino della vita, e sull'esempio di generosità e di dedizione dei fratelli Fonti, sappiamo accogliere l'invito del Signore quando chiama qualcuno di noi a seguirlo ovunque Egli vada.


Luigi Cagnetta

Pietro, Tu a conclusione dell'Adorazione per tre volte dicevi "Vergine dolorosissima prega per noi".

Con questa invocazione alla Madre del Crocifisso, ora Lei ti accompagna al cospetto del Figlio glorioso.

Pietro, il giorno 28 febbraio, alle 11,30, quando ci hai visti intorno a te, me Luigi, le mie sorelle Lina ed Emanuela, e l'amico Marco Bilewski, Tu con gli occhi bene aperti dimostravi di essere contento, e lo sei stato ancor più durante la recita dell'Angelus e poi con l'Adorazione.

Tu ci seguivi e ci guardavi con gli occhi sempre bene aperti e denotavi segni di gioia.

Abbiamo gioito con le lacrime, e ringraziamo il Signore che ci ha permesso di salutarci con questa gioia spirituale.

Così Tu sei rimasto nel nostro spirito.

Pietro, tu hai creduto al Detto: "Si faccia devotamente l'Adorazione al Crocifisso, come nel Venerdì Santo. E molte grazie e favori concederò a tutti quelli che in grazia di Dio si prostreranno ad adorarmi ".1

Ora siamo certi che Tu abbia ricevuto dal Signore Gesù, la grazia della sua visione in Paradiso.

Pietro, ti sei adoperato per tanti anni a diffondere l'Adorazione/Devozione, perché Gesù Crocifisso venisse conosciuto, amato e adorato.

Ora Tu certamente conoscerai le anime salvate da questa Adorazione ( è una promessa di Gesù ) e il Signore ti colmerà di beni spirituali.

Pietro, avevi davanti a Te un Crocifisso perché lo guardassi con amore nel corso della giornata, e di tanto in tanto gli baciavi le sue piaghe, in particolare il costato trafitto.

Ora quel Crocifisso da immagine Ti appare realmente e Ti ringrazia amorevolmente.

Agli amici di Pietro una esortazione: si faccia come Lui, praticare e diffondere l'Adorazione perché il chicco di frumento, caduto in terra, porti molti frutti.

Diceva Pietro, accettare le sofferenze per offrirle al Signore pregando, come dire soffrire, offrire, pregare.

Grazie Pietro!


Ricordo del prof. Fonti in chiesa al termine della S. Messa

- Attilio Bondone -

Ricordare la figura e l'opera del prof. Pietro Fonti è un compito arduo anche per chi gli è stato vicino per 22 anni, finché si ritirò dall'impegno di responsabilità attiva nel 1992 : la memoria si affolla di tante note, ricordi, fatti piccoli e grandi.

Un caleidoscopio di emozioni, di moti dell'animo che tracciano la figura di un uomo, la storia di un cristiano vero, la cui lunga vita ha attraversato tutto il secolo scorso e i primi anni di questo.

Scusate allora se traccerò la figura del Pietro Fonti che io ho conosciuto, del mio direttore, cui mi sono sempre rivolto dandogli del Lei e chiamandolo "professore" non riuscendo ad usare forme più famigliari cui pure lui mi aveva invitato.

Era il 1971. Sostenni il colloquio di assunzione alla Casa di Carità Arti e Mestieri con il prof. Pietro Fonti, incontrai il Presidente Francesco Fonti con il quale sottoscrissi il contratto di lavoro e alla prima riunione di coordinamento tra gli insegnanti di tecnologia e disegno conobbi Giovanni Fonti.

Venni così a contatto con questa singolare e stupenda famiglia di Catechisti, d'imprenditori, di educatori.

Così entrai alla Casa di Carità e imparai a conoscere il suo carisma.

Oggi, che siamo qui riuniti a salutare insieme l'ultimo dei fratelli Fonti, il prof. Pietro, voglio in particolare ricordare la sua dedizione profonda e il suo impegno continuo verso l'Opera della Casa di Carità.

Alcuni flash mi tornano sempre alla memoria e, per me almeno, rappresentano significativamente i tratti caratteristici di Pietro Fonti.

Noi tutti, insegnanti ed allievi della Casa di Carità, incontravamo il direttore quattro volte al giorno, nell'atrio nei momenti di entrata ed uscita dalle lezioni: in posizione defilata, discreto eppure visibilissimo, era un riferimento costante, significativo.

Rivolgeva una attenzione continua e premurosa al miglioramento del rapporto insegnamento – apprendimento: presiedeva sempre ai consigli di classe e agli scrutini, approfondiva le relazioni tra allievi e docenti, realizzava l'aggiornamento costante sui temi di pedagogia e didattica.

Certo dagli anni '70 ad oggi molte cose sono cambiate, i progressi della tecnologia e della scienza sono stati continui e rapidissimi. Ancor più è cambiata la società, gli allievi e le loro problematiche.

Pietro Fonti ci ha insegnato ad affrontare con coraggio ed entusiasmo ogni situazione nuova per complessa che potesse essere: ricordo i lavori di progettazione degli interventi formativi per la riqualificazione e l'aggiornamento dei lavoratori, per quella che allora si chiamava Aeritalia, e poi per la Vetro Europa, la Michelin, l'Alenia, e tante altre.

Ci buttavamo nell'impresa, studiando prima noi e poi affrontando in aula i lavoratori adulti, disillusi, demotivati.

Ricordo la sperimentazione, faticosa ed entusiasmante, degli anni '80, legata alla definizione delle fasce di professionalità che la Casa di Carità aveva progettato per conto del Ministero del Lavoro.

E poi ancora lo sviluppo, le nuove sedi, l'incorporazione di centri già esistenti: e il suo continuo impegno, l'assillo di portare il metodo, lo stile, ma innanzitutto lo spirito della Casa di Carità nelle realtà che si stavano costituendo o nelle quali subentravamo.

Sono innumerevoli gli episodi, le situazioni che oggi affollano la mia mente: ma voglio ricordare due tratti caratteristici, che hanno costituito per me un segno profondo ed hanno, ne sono convinto, condizionato profondamente la vita di molti di noi, certamente la mia.

Pietro Fonti è stato essenzialmente un uomo di preghiera.

La preghiera scandiva la sua giornata di lavoro.

Non abbiamo mai iniziato una riunione senza la preghiera, non intesa come un fatto routinario, consueto, bensì come elemento fondamentale per un impegno di lavoro corretto e significativo, fondata sull'Adorazione a Gesù Crocifisso e sulla preghiera a Maria SS.

E nei momenti di particolare impegno il ricorso alla preghiera diventava più intenso e più frequenti erano le sue visite alla cappella al terzo piano.

Da lui ho imparato, abbiamo imparato tutti, ad impegnarci all'estremo, a fare tutto il possibile per la migliore riuscita del nostro lavoro e nel contempo ad affidarci alla Provvidenza in un completo abbandono di fiducia e di speranza.

Pietro Fonti era un uomo di speranza, uno che faceva coraggio sempre.

Quando fui chiamato a prendere il suo posto, seppe accompagnarmi con grande carità e discrezione.

Seppe incoraggiarmi in una impresa che mi pareva impossibile: essere al suo posto, confrontarmi ogni giorno con la sua autorevolezza, con il suo ricordo.

Glielo dissi e lui, come sapeva fare, si schermì glissando l'argomento e subito dopo mi ammonì "dunsè da fè, ingegnè".

Era sempre vicino, soprattutto nei primi anni; la Casa di Carità affrontava nuove sfide, la certificazione di qualità, i primi progetti europei, la scelta dei direttori delle nuove sedi …

Mi incoraggiò sempre, invitandomi alla preghiera insieme a lui.

Nell'ultimo incontro mi salutò ancora augurandomi "coraggio, ingegnere, che il Signore l'accompagni sempre".

Professore, oggi ci sentiamo più soli e smarriti; ci conforta la certezza che Lei accompagnerà sempre la Casa di Carità e tutti noi.

Grazie, professore per tutto ciò che ha fatto, per tutto ciò di cui le siamo debitori.


1 Dal Diario di fra Leopoldo