Caro Don Pollano  

B318-A3

Tu Tralcio di Gesù, Lui la tua Vite,1

avvinto alla sua Croce2

già saturo di linfa della Grazia

e tripudiante gioia,3

Tu resti segno vivo,

non flusso di memoria, ma presenza.

Pur radicato in terra

ma già rapito in Cielo,4

Ti aprivi ai tuoi fedeli assorto in Cristo,5

a Lui Tu li innalzavi nei responsi

che dalla sua Parola diffondevi.

Da Te irradiava l'aura

spirata dallo Spirito,

ma la tua mente eccelsa

dissemina tuttora la Sapienza6

dall'agape dei Santi,7

così come porgevi

il Pane della Vita,

e inebriavi i deboli

col Vino della Vite.

Il mondo settoriato nei suoi limiti,

barriere del finito,8

e frantumato in dedalidi abissi,

ci induci a ricomporre

nell'orizzonte immanente d'Immenso,

e il sussulto degli attimi di tempo

appiani nel ruotare dell'Eterno.

Scandisce la parola,

che verghi o che pronunci,9

la luce dell'idea

con forza di poeta.

Indomito è il tuo monito,

che svela pace al cuore:

"Perenne il desiderio

di Dio ci umanizza,10

e vacua fa l'angoscia

che impone a noi il retaggio

finito per natura".

Giuseppe, emulato come padre,11

seguivi nella trepida custodia

dei tanti figli e figlie

che provvida la Chiesa Ti affidava.

Polla non mai esausta12

nell'arte dell'umana convivenza13

feconda scaturisce

dal tuo ingegno fulgido,

lambisce fori14 e stanze di comando15

ed atri del sapere16

e cattedre di scuola.17

E gli indigenti assisti,18

pur umile, da savio

porgendo le tue mani,

e induci i facoltosi

a frutti di bontà:

proclami legge eletta

"la civiltà d'amore".

La musa della musica

e l'estro di pittore19

hai pure esaltato

per quanto articolati in frammenti,

ma già rivelativi

di rarefatto aere.

Ma dove le ali spieghi

è tra navate e altari:

dal pulpito sublimi e ci rapisci,20

assolvi nel silenzio dello scanno,21

e tra le arcate della Consolata

Ti stagli alto vate,

magnificando esulti

e annunci a noi Maria.22

Raggiante sei nell'anima,

di già trasfigurato trasumani

all'amore de Padre:

e qui tra noi, più forte dei ricordi,

reale è la tua mistica presenza.

V. M. ( Torino, 5.11.2012 )


1 Cfr. Gv 15,1-2

2 Il riferimento specifico è alla lunga e dolorosa malattia, dal febbraio 2010 al gennaio 2011, e di cui è deceduto, sopportata in spirito di partecipazione alle sofferenze del Crocifisso.

3 Ma se il periodo della malattia è stata la trasfigurazione - per così dire - della sua spiritualità per tutta la vita don Pollano è stato alla sequela di Cristo, e attivamente incorporato in Lui.

4 "Come in Cielo" è il titolo programmatico del suo primo libro di spiritualità, pubblicato a 28 anni, in cui traccia l'itinerario ascetico della sua vita, di un "cammino nel continuo amore di Dio". Edito nel 1955, e successivamente negli anni 1984 e 1989, inserito nella storia della letteratura spirituale "Bibliographia Internationalis Spiritualitatis 19, 1984. Ristampato nel 2009 da Effatà Editrice, via Tre Denti, 1. 10060 Cantalupa ( TO )

5 Era impressione di chi si confidava a Lui, che pur attentissimo al colloquio con l'interlocutore, non cessava tuttavia di essere assorto in Dio.

6 Si intenda che ci illumina tuttora con l'esemplarità della sua vita, e in particolare con i suoi scritti, pubblicati in libri, altri inediti in corso di esame.

7 Ossia dal Paradiso.

8 Si sintetizzano alcuni dei temi di fondo della sua fondamentale opera postuma "In Gesù Cristo salvati dal finito", Edizioni Studium, 2010, Roma. Come dichiara l'Autore "Il finito è finito, e da sé non dà senso a se stesso se non nel tentativo di essere perfettamente quello che è ( … ). Ecco perché a consolare questa nostra finitezza noi annunciamo con franchezza e gioia l'evento che è Gesù Cristo".

9 Parola che verghi è quella dei suoi scritti, parola che pronunci è quella detta nelle omelie, nei discorsi, nei colloqui, ambedue con tale intensità di significato propria dei grandi poeti, con una forza espressiva che si incide nella mente e nel cuore.

10 La consapevolezza della presenza di Dio dà significato e valore alla vita.

11 S. Giuseppe è qui ricordato non solo perché don Pollano porta il suo nome, ma perché a lui, quale patrono della Chiesa, si è riferito nell'esercitare il suo ministero pastorale e di padre alle anime affidategli.

12 Polla, intesa come sorgente. Qui però tale parola è usata anche per sottintendere, con parte della seguente, il suo cognome: Polla non, mentre il nome è riportato nella strofetta precedente, come indicato alla nota n.13: modesto giochetto di terminologia, per ricordarlo anche con i suoi nomi.

13 La sua profonda interiorità e il raccoglimento spirituale non gli impedivano di essere aggiornatissimo sugli avvenimenti sociali, politici e culturali, sempre attento a valutarli alla luce del Vangelo.

14 Fori, cioè tribunali, ma qui la parola è usata con significato più generale, con riguardo alle autorità e alle pubbliche istituzioni: tra le varie incombenze pastorali, don Pollano era stato coordinatore del Forum Chiesa - Città

15 Si fa riferimento anche agli Enti imprenditoriali, socialmente rilevanti, con cui intratteneva contatti.

16 Si intende il mondo della cultura, cui prestava attenzione e assistenza, come vicario diocesano per la cultura.

17 Oltre che della cultura, è stato vicario della scuola, settore nel quale si è dedicato con piena dedizione.

18 Pur tacitamente, e avvalendosi di eventuali intermediari, ha sempre aiutato i poveri.

19 Per quanto assorbito dalle incombenze del ministero sacerdotale e dallo studio, coltivava la musica, anche componendo canti sacri, e altresì il disegno, di cui sono un saggio le illustrazioni al suo libro "L'avventura di Cuoricino", una favola allegorica sempre a sfondo morale. Ma tali inclinazioni so rimaste strettamente nel suo ambito privato.

20 Le sue omelie alla Consolata attiravano una folla numerosa, con parecchi uditori muniti di registratori.

21 Con scanno si vuole intendere confessionale.

22 Il culto per Maria era intenso e delicatissimo, e lo infondeva ai fedeli e ai suoi discepoli. Con il termine magnificando ci si riferisce in particolare al cantico mariano Magnifica.

Basilica della Consolata