"Laudaro si"

B337-A1

L'importanza e la ripercussione a livello mondiale di tale enciclica è nota, e a distanza di oltre sei mesi dalla sua pubblicazione costituisce tuttora riferimento nelle questioni e nei dibattiti sulla ecologia.

Ne pubblichiamo una sintesi per generosa concessione di don Tuninetti, per chi non l'avesse ancora letta, ma altresì per un'ulteriore riflessione su tale fondamentale documento di Papa Francesco.

"Laudato si', mi' Signore ", cantava san Francesco d'Assisi.

In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l'esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia.

Così inizia la seconda enciclica di papa Francesco pubblicata il 18 giugno scorso.

Egli fa proprie le parole di lode di San Francesco al Signore per il bel dono della terra, nostra casa comune, cioè di tutti, di cui però, aggiunge, dobbiamo avere cura.

Perché?

1 - La nostra casa comune minaccia di crollarci addosso

Infatti, constata il Papa, e con lui noi e tanti scienziati, in questi ultimi due secoli,abbiamo fatto del male a questa casa comune, che è nostra sorella e nostra "bella madre".

Se non si cambia rotta, ossia se non cambiano le politiche degli stati e dei potenti e non mutiamo i nostri stili vita, che troppo sovente sono consumistici ed esprimono disprezzo e sfruttamento della nostra"madre terra", noi tutti, non soltanto stiamo distruggendo la nostra casa ma prepariamo la nostra distruzione, a non lunga scadenza, perché "noi stessi siamo terra.

Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà respiro e la sua acqua ci vivifica e ci ristora" ( n. 2 ).

Segni di distruzione e di morte sono sotto i nostri occhi: inquinamento dell'aria, dell'acqua e della terra; scioglimento dei ghiacciai; desertificazione progressiva; fenomeni atmosferici ( bombe d'aria, alluvioni … ) devastanti e sempre più frequenti; emigrazioni di popoli che si preannunciano sempre più massicce e forse ingovernabili, causate da numerose e distruttive guerre e dalla miseria, volute o tollerate da politici egoisti e miopi e dai trafficanti di armi.

2 - Che fare? Realizzare un'ecologia integrale

Trattandosi di casa comune in pericolo, nessuno di noi, se non è insipiente oltre che egoista, può dire: "Non m'interessa".

Il rimedio proposto dal papa è un'ecologia integrale, che presuppone una vera e propria conversione di tutti, pena il fallimento, come emerge dall'accorato appello dello stesso papa Francesco: "Purtroppo molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri ( … )

Abbiamo bisogno di una nuova solidarietà universale" ( n. 14 ).

Papa Francesco ne tratta nel capitolo quarto, articolato in cinque punti.

L'ecologia è detta integrale, perché, data l'interdipendenza profonda tra ambiente, uomini e società, legati quindi da una sorte comune, ha dimensioni non solo ambientali, ma anche umane e sociali.

a) Ecologia ambientale, economica e sociale.

Papa Francesco invita con coraggio ad avere" l'onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo", che hanno creato un mondo diseguale e ingiusto.

É il modello capitalista, il cui primo obiettivo non è creare una società più giusta ma di realizzare sempre più profitto, costi quello che costi.

Lo constatiamo con i nostri occhi in questi anni: dalle precipitose delocalizzazioni delle industrie alle spericolate e disastrose speculazioni finanziarie.

Dati alla mano di questi giorni: l'uno per cento delle persone possiede il 90% delle risorse mondiali.

Dunque più ricchezza non significa automaticamente più giustizia, come si voleva fare intendere.

b) Ecologia culturale.

Infatti "insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato" ( n. 143 ).

"La scomparsa di una cultura può essere grave come o più della scomparsa di una specie naturale animale vegetale" ( n. 145 ).

c) Ecologia della vita quotidiana, che significa miglioramento della qualità della vita, a livello personale e sociale: dalla disponibilità di alloggi e case alla vivibilità dei quartieri cittadini e di regioni rurali lasciate ai margini, se non allo sfruttamento e alla "cultura dello scarto" ( nn 147-155 ).

d) Il principio del bene comune, perché l'ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune ( obiettivo non soltanto dei governanti ma dei singoli cittadini ), così definito dalla Gaudium et spes del Vaticano II: " l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente".

La ricerca del bene di tutti è l'esatto contrario del puntare innanzi tutto ai propri interessi e a quelli del proprio gruppo sociale, come abitualmente si pratica.

L'attuazione concreta del vero bene comune richiede solidarietà e la scelta preferenziale dei più poveri ( n. 158 ).

e) La giustizia fra le generazioni.

É lo stesso bene comune che esige anche la solidarietà con le generazioni future, che quindi deve essere intergenerazionale, ma prima ancora intragenerazionale ( tra anziani, adulti e giovani ): è una questione di giustizia.

Quale mondo intendiamo lasciare alle prossime generazioni?

Dipende da noi, scrive il papa.

Conclusioni e impegni

Di fronte alla gravità e all'immensità dei problemi, istintivamente ci domandiamo: che ci posso fare?

Che concretamente può significare: non mi interessa e speriamo nella buona stella; è un pensare e un agire antievangelico e non cristiano.

Poi pensiamo che tocchi ai politici e ai grandi della terra, cui spetterebbe provvedere.

È anche vero, ma non basta.

In un mondo di individualisti e di egoisti, i politici, espressione di tale mondo, vi si adeguano e non fanno ciò che dovrebbero.

Di fronte all'impellente e grave appello di Papa Francesco, la vera e inevitabile domanda da parte nostra è questa: che debbo fare io, a livello personale, di famiglia e di comunità religiosa?

Almeno due cose, a me sembra.

Convertirci da una mentalità e da un sentire individualista, familista e di gruppo a un. comportamento solidale, inclusivo e non esclusivo ( vedi immigrati e profughi ).

Convertirci, anche sull'esempio di San Francesco d'Assisi e di papa Francesco, da uno stile di vita consumista a uno sobrio, aperto alla condivisione concreta.

Giuseppe Tuninetti