Dio Creatore  

B344-A4

( assurdità del "caso" come origine )

Lezione di mons. Pollano: L'incontro con il Logos ( attraverso il creato )

Dalla lettera di San Paolo ai Romani 1,20: « Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute ».

Nota.

Il testo è di mons. Pollano, ma la suddivisione in capoversi ( cpv. ), le sottolineature e l'inserimento di parentesi con notazioni in corsivo di carattere più piccolo, o di lineette divisorie, sono della redazione, nel tentativo di facilitare la comprensione dei ragionamenti.

L'homo sapiens ( l'uomo attuale ) dispone di due interazioni ( due facoltà reciproche ) conoscitive: quella sensoriale ( mediante i cinque sensi ) e quella intellettuale ( mediante la mente ), sufficientemente distinte ( ad es., è distinto il suono del campanello, dal pensiero suscitato: "Chi sarà?" ).

Con l'interazione intellettuale, quando egli la fa diventare metodo matematico ( quando l'uomo esprime il suo pensiero mediante formule numeriche ), riesce a penetrare l'apparenza sensibile del cosmo ( non si ferma solo a ciò che vede, ad es., al cielo stellato ), e perviene a una struttura di esso ( cosmo ) che lo regge in modo immanente ( scopre un ordine, un sistema armonico ad esso intrinseco e inerente ), e ( ma ) che solo ( limitato ) in tale modo è in ( non ) raggiungibile ( non rivela di per sé come tale ordine sia stato costituito ).

Egli ( l'uomo ) incontra cioè ( però ) con la propria intelligenza un'altra intelligenza, e sapendo per esperienza propria che non si dà intelligenza senza soggetto intelligente, si trova, con evidenza intellettuale ( in modo chiaro ), di fronte a un soggetto intellettuale la cui intelligenza è proporzionata al cosmo intero, e alla quale come uomo non può arbitrariamente sottrarsi ( anche l'uomo fa parte del cosmo ).

Questo soggetto che regge matematicamente il mondo è quello a cui possiamo dare nome "Dio".

Ma e il "caso"?

Il "caso" è il concetto a cui dobbiamo ricorrere ogni volta che un esistente compare senza causalità a noi risultante ( senza una causa a noi manifesta ); ma il solo fatto della sua esistenza, come probabilità che si è realizzata, dice che una condizione non necessaria si è comunque verificata ( è avvenuto un fatto ), e dal momento che comincia a essere, ( tale fatto ) non si sottrae alla lettura intelligente di sé, nel limite del non-assoluto, ossia appunto dell'essere probabile.

Il "caso" è il nostro modo di dire che non siamo né possediamo l'assoluto - l'assoluto, idea extracosmica ( non riferibile al cosmo ) propria del nostro spirito -, e che tutto è variamente probabile; ma che sia tale non ha a che vedere con il fatto che se si verifica, allora è matematizzabile, se non come prevedibilità antecedente, certo come osservabilità conseguente ( per cui rientra in quanto è stato argomentato all'inizio del ragionamento ).